”l’ocio non può
trovarsi là dove si combatte contra gli ministri e servi de l’invidia,
ignoranza e malignitade.”
“gravi tormenti, que’
razionali discorsi, que’ faticosi pensieri e quelli amarissimi studi”
- Un capolavoro
assoluto, la riconciliazione tra lirismo poetico e filosofia raziocinante per
il tramite di un pensiero magico, quello dell’infinito, che solo può cogliere
la matematica cosmica dell’unità del molteplice. Li lessi che ero liceale,
questi dieci dialoghi del Nolano e me ne innamorai. Come spiegare il “furore
eroico”? Innanzitutto esso è applicato alla conoscenza, non ad una persona. Ma
il soggetto di conoscenza è incommensurabile, e l’unico modo per dispiegarlo è
non spiegarlo, ma “sentirlo” con passione intensa, talmente intensa da divenir
furore ed eroica per la natura del soggetto stesso. Stampati a Londra nel 1585
- in un periodo per molti versi decisivo, in cui Bruno sviluppa in modo
organico i motivi centrali della propria ricerca - raccolgono gli esiti di un
confronto serrato con la tradizione neoplatonica e aristotelica, e sviluppano
una teoria della conoscenza intesa come autentica riforma interiore, per
trasformare il destino dell'uomo, strutturalmente limitato e finito, aprendolo
all'esperienza della verità infinita.
- “un uomo cogitabundo,
afflitto, tormentato, triste, maninconioso, per dovenir or freddo, or caldo, or
fervente, or tremante, or pallido, or rosso, or in mina di perplesso, or in
atto di risoluto;”
Lasciatemi,
lasciate, altri desiri. Importuni pensier, datemi pace. Perché volete voi ch’io
mi ritiri Da l’aspetto del sol che sì mi piace? Dite di me piatosi: — Perché
miri Quel che per remirar sì ti disface? Perché di quella face Sei vago sì? —
Perché mi fa contento, Più ch’ogn’altro piacer, questo tormento. Giordano
Bruno, “Gli eroici furori”, parte II, dialogo primo
Ma
andate via, lasciatemi, voi, altri desideri. Pensieri inopportuni, datemi pace.
Ma perchè volete che abbandoni la visione del sole che mi piace tanto? Voi mi
dite, pietosi: ma perchè guardi ciò che per guardare ti distrugge così? Perchè
di quella visione sei così invaghito? - Perchè mi rende contento, più di ogni
altro piacere, questo tormento.
(traslitterazione
Ferdinando Dubla)
Alzare gli occhi al cielo, al sole, come nel mito della caverna di Platone, fa male e può rendere ciechi. Ma tale è la bellezza di rimirar l’universo infinito e gli infiniti mondi, che piuttosto che farmi importunare dai pensieri effimeri di desideri caduchi, accetto felicemente il tormento che dà la conoscenza / (fe.d.)
Nel settimo discorso
del Commento al Convivio, Ficino descrive i vari gradi dell’ascesa dell’anima,
ascesa che culmina nell’unione con Dio. In primo luogo, Ficino osserva che
l’anima discende verso i corpi nel corso di un processo che si articola in
quattro gradi distinti. Il primo livello è costituito dall’intelletto, che si
identifica con la mente o νoνς di Platone; seguono, in ordine, la ragione,
l’opinione e la natura. Questo ultimo grado, come è indicato anche da una
analisi etimologica del termine, coincide con la nascita fisica. Osserva
infatti Ficino che «natura» deriva da «nascor», ed indica pertanto la totalità
delle cose generate. Per ritornare al suo principio divino, l’anima deve
percorrere a ritroso i tre livelli, attraverso un processo che spinge l’uomo ad
oltrepassare se stesso, a superare i limiti propri della sua natura,
abbandonandosi alla «follia divina». Il processo di ascesa dell’anima coincide
con un progressivo abbandono al «furor». Su questa base, Ficino osserva che
esistono quattro specie di «furor», che corrispondono ai quattro livelli della
ascesa: «il primo è il furore poetico; il secondo, il furore misteriale o
sacerdotale, il terzo è il furore profetico, e il quarto è l’affezione d’amore»
(Ficino, In Convivium, VII, XIX). [*De Amore o Commentarium in Convivium Platonis
(1469), ndr]
Bruno riprende qui il
concetto ficiniano secondo cui il furore poetico rappresenta il primo livello,
all’interno della gerarchia in cui sono ordinati i diversi tipi di furore.
Ricordiamo che, in Platone, l’ordine delle varie modalità in cui si manifesta
il furore, è invertito rispetto alla classificazione proposta da Ficino (cfr. Fedro, 244a-245b).
commento di Nicoletta
Tirinnanzi, Giordano Bruno, GLI EROICI FURORI - BUR Rizzoli, edizione digitale
2013
Vanni
Schiavoni (poeta).sx e Ferdinando Dubla (filosofo).dx nella rappresentazione
scenica "Fendo i cieli e all'infinito m'ergo" - reading
"Giordano Bruno nella terra del 'rimosso'". Sava (TA), 17.02.2024
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