Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

Powered By Blogger

sabato 24 febbraio 2024

NOTE SU "ORIENTALISMO", FILOSOFIA e COMPARAZIONI 'INTERSEZIONALI'

 



NOTE SU ORIENTALISMO e FILOSOFIA

 

- Il libro "Orientalismo" ha rotto la comprensione convenzionale di vecchia data della relazione culturale tra Oriente e Occidente nei circoli accademici occidentali, ha analizzato e criticato l'imperialismo culturale e ha aperto una nuova prospettiva del rapporto tra Oriente e Occidente, in particolare il rapporto culturale.

Author: Edward W. Saïd, Orientalism

Pantheon Books, Publication date 1978

Edward Said, l’”Orientalismo” e la “traveling Theory”

- Said ha utilizzato la "Traveling Theory" (+) per spiegare lo specifico processo di formazione dell'orientalismo: l'orientalismo con immagini orientali rappresentate e ritratte da viaggiatori, missionari e colonizzatori è stato prodotto in un contesto storico specifico, a causa della variazione del contesto del testo quando si è diffuso da est a ovest; l'orientalismo, che originariamente cercava di diventare "conoscenza oggettiva", si trasformò in orientalismo come immagine creata dai poteri dominanti costituenti; per dirla con Gramsci, dall’ideologia del ‘senso comune’ e, con Marx, dalla ‘falsa coscienza’. Di fronte a questa situazione, Said ha sottolineato che abbiamo certamente bisogno di una teoria, ma abbiamo soprattutto bisogno di efficacia ermeneutica, cioè di coscienza critica.

(+) La "teoria del viaggio" di Edward Said si riferisce alla trasmissione e all'adattamento di idee attraverso diversi contesti e discipline.

 

- Il libro di Said “Orientalismo” (1978) è diventato una base classica e teorica per la cosiddetta critica post-coloniale. Le discipline orientaliste hanno rappresentato il tentativo di controllare i territori colonizzati attraverso la determinazione della loro immagine, l'immaginario a loro legato e la narrativa che li rappresenta. Con Said si sviluppa ulteriormente la categoria, che è concettuale e politica insieme, di imperialismo culturale.

Tipico delle teorie definibili come orientaliste è dunque la tendenza a considerare grandi complessi culturali, come l'Islam, l'India o addirittura l'intera Asia, riassumibili in pochi caratteri generali, quali ad esempio spiritualismo, irrazionalismo, fanatismo, dispotismo, e di considerare questi caratteri come immutabili. il pensiero indiano, ad esempio, tenderebbe per natura al misticismo; l'Islam, invece, tenderebbe al fanatismo, e in generale tutti i popoli asiatici sarebbero per natura impossibilitati a costruire una "vera" democrazia. —

Ma può essere la filosofia a rompere gli stereotipi della cultura dominante occidentale? E se sì, quale filosofia?

Geospazio, temporalità e categorie del punto di osservazione. Nord-Sud, Oriente-Occidente.

- Gli stereotipi scompaiono appena si entra nel merito dei contenuti, come al solito. La geografia diventa anch’essa filosofia. Contemplazione, meditazione, concentrazione, ascesi, misticismo, spiritualità, da una parte e riflessione, raziocinio, scienza e coscienza dall’altro? Niente affatto. Sia l’una tradizione filosofica che l’altra contengono nelle modalità contestuali della loro storia, l’interrogazione costante dell’essere umano su se stessi, la propria vita di relazione, soggettività ed oggettività, ermeneutica e costruzione del mondo, la meraviglia, che è aristotelica e zaratustriana insieme, dell’infinito che sovrasta gli stessi orizzonti del limite, quello che mirabilmente Ernesto de Martino chiamava “ethos del trascendimento” e Plotino l’estasi, l’ex-stasis, l’uscire fuori di sè, perdere la presenza nella vertigine di un assoluto che si presuppone come tale.

 

Said, oriente e occidente, Gramsci e Foucault -

 

Secondo Gramsci, una certa forma culturale può dominarne un’altra; Gramsci chiamò questa forma culturale dominante "egemonia culturale". Il capitalismo usa i dis/valori che lo permeano e la ‘narrazione’ egemonica, per raggiungere l'identità culturale conformistica del senso comune di massa. Edward Said (1935-2003) il prestigioso intellettuale di origini palestinesi docente alla Columbia University e autore del testo che ha dato origine e sviluppo a “criticism and postcolonial studies“, “Orientalism” (1978), ha assorbito questa teoria come riferimento, e l'ha inserita nel rapporto di potere tra cultura occidentale e cultura orientale. L'orientalismo rappresentato dai paesi occidentali è una nuova politica coloniale stabilita dall'imperialismo. Esso restringe le differenze tra i paesi orientali e occidentali in superficie, ma l'obiettivo ultimo è ancora quello di stabilire un nuovo tipo di relazione di potere diseguale tra coloniale e colonizzato. L'orientalismo è una manifestazione di egemonia culturale, il concetto di egemonia culturale conferisce all'orientalismo il potere di sostenersi.

 

Said discute l'orientalismo anche nel senso del discorso di Foucault, considera l'"Oriente" come l'altro della cultura autoidentificata occidentale e stabilisce la cosiddetta "essenza" e il valore dell'Occidente nel diverso ordine dei concetti che vengono imposti dalla grammatica del potere. Pertanto, l'Oriente è l'"Oriente" creato dalla cultura occidentale. Che sia come regione geografica o come concetto culturale, è la "costruzione" della storia e della cultura occidentale, ed esiste come l'opposto, l'"altro" della cultura occidentale. /

 

“Chi di voi non è filosofo, scagli la prima pietra”. (fe.d.)

 

TRA ORIENTE E OCCIDENTE, LA RICERCA ‘INTERSEZIONALE’

 

Il neoplatonismo -

La figura dello studioso irlandese Eric Dodds è emblematica della fecondità di una ricerca condotta con gli strumenti plurimi delle scienze umane. Non è solo uno storico del pensiero rigoroso, filologico e insieme interpretativo, è anche un antiaccademico, (*) oggi si direbbe ‘intersezionale’, perchè introduce, nella sua disamina analitica, strumenti ermeneutici antropologico-culturali e psicologico-psicanalitici. Fondamentale rimane, tuttora, “The Greeks and the Irrational“ del 1951, tradotta in varie lingue tra cui l'italiano, in cui vengono elaborate alcune categorie ermeneutiche ancora utilizzate, come, ad esempio, cultura della vergogna (shame culture), cultura della colpa (guilt culture) e timore della libertà (fear of freedom).

Credo però che una delle sue opere più rilevanti in questo senso sia “Temi fondamentali del Neoplatonismo. Filosofia e spiritualità nel pensiero tardo-antico (reperibile oggi nell’edizione a cura di D. Iezzi, Mimesis, Milano-Udine, 2021). La pedanteria filologica con cui va studiata la complessità di una teoresi astratta come quella della tarda antichità, in cui si forma l’intero apparato teoretico del cattolicesimo, apparato presente ai giorni nostri per inciso (per coloro che credono nell’anacronismo di ricerche e studi non apparentemente e strettamente legati all’attualità: stiamo parlando dell‘autoaffermata “cultura egemone” della sedicente “civiltà occidentale”! ), la meraviglia che può venire dalla lettura delle Enneadi di Plotino, filosofo egiziano ponte tra oriente e occidente, il parallelismo ‘anacronistico’ con la teoria dell’illuminazione del buddismo, gli stili di vita e l’approccio all’alimentazione vegetariana come filosofia del suo allievo Porfirio, devono superare gli stereotipi disciplinari, altrimenti non si fa storia della cultura, ma, come diceva il mio maestro Cesare Luporini, una sola cultura come storia.

 

(*) quando parliamo di ‘antiaccademia’ semplifichiamo, forse troppo: è la chiusura nello specialismo di ricerca che impedisce la capacità trasversale dell’interpretazione di testi e autori.

 

sabato 24 febbraio ore 18.30 al circolo cittadino di Manduria un convegno organizzato dalla Scuola di Filosofia ‘Giulio Cesare Vanini’ sulle filosofie orientali e l’”orientalismo”: Confucio, Mo-Ti, il Buddha e il buddismo come filosofia e psicoterapia, la scomposizione delle coordinate geografiche per le coordinate filosofiche di categorie come ‘occidentalismo’ e ‘orientalismo’.

La filosofia stessa è ponte tra oriente ed occidente, che da coordinate geospaziali diventano teoretiche. A sua volta il tema dell’”illuminazione” è un ponte tra filosofia d’oriente e d’occidente. (fe.d.)

L’oppositore di Confucio, Mo-Ti, filosofo cinese vissuto nel V secolo a.C., fu iniziatore di una scuola filosofica affermatasi prima dell'unificazione imperiale, ma non lasciò grande traccia di sè se non come oppositore di Confucio. Mo-Ti era contrario alla sacralità dei riti e della tradizione, affermava che la guerra è una forma di brigantaggio e per ovviare ai mali sosteneva che occorreva vivere frugalmente, con rispetto delle leggi, timore degli dei e degli spiriti, pratica dell'amore universale. Il confucianesimo, al contrario, sosteneva una gerarchia di affetti in relazione ai particolari rapporti esistenti fra gli individui. (or.cap.)

- a cura della scuola di Filosofia “Giulio Cesare Vanini” di Manduria.

#ScuolaFilosofiaVanini #convegno #filosofiaorientale #orientalismo

 

Nelle religioni asiatiche, come l'induismo, il taoismo, e soprattutto il buddismo, l'estasi è il momento sacro in cui avviene l'illuminazione, ed è il pieno sviluppo delle potenzialità e delle qualità naturali presenti nell'individuo. Questo stato è anche chiamato onniscienza oppure saggezza suprema e perfetta, dal sanscrito anuttarā-samyak-saṃbodhi, comunemente detta semplicemente Bodhi, e corrisponde all'illuminazione del Buddha; è lo stato in cui la mente diventa illimitata e non più separata dal resto del mondo, il punto in cui il microcosmo della persona si fonde con il macrocosmo dell'universo.

 

 

Diventa così possibile una condizione di nirvana alla quale ci si allena sotto la guida di un maestro tramite la meditazione, cioè la concentrazione su di sé e la consapevolezza della propria energia.

 

Secondo Plotino (filosofo ellenistico neoplatonico del III secolo d.C.), l'estasi è il culmine delle possibilità umane, che avviene dopo aver compiuto a ritroso il processo di emanazione dalla divinità: essa è un'autocoscienza, ed è la meta naturale della ragione umana, la quale, desiderando ricongiungersi col Principio da cui emana, riesce a coglierlo non possedendolo, ma lasciandosene possedere. Il pensiero cioè deve rinunciare ad ogni pretesa di oggettività abbandonando il dinamismo discorsivo della razionalità, ovvero negando se stesso. Tramite un severo percorso di ascesi, che si serve del metodo della teologia negativa e della catarsi dalle passioni, la ragione riesce così a uscire dai propri limiti, superando il dualismo soggetto/oggetto e compenetrandosi con l'Uno. Quello di Plotino non è tuttavia un semplice panteismo naturalistico, poiché per lui l'estasi è essenzialmente un percorso in salita verso la trascendenza. Appunto, un “ethos del trascendimento”.

(vedi concezione del rito e del mito in Ernesto de Martino)

Il tema dell’”illuminazione” è il ponte tra filosofia d’oriente e d’occidente.

Come teoreticamente sia possibile funzionalizzare punti dirimenti di teorie filosofiche, attraverso la comparazione ’intersezionale’ , ma filologicamente corretta, abbracciando una gamma molto più ampia di ipotesi interpretative. Qui, studiando Plotino, si arriva all’ethos del trascendimento dell’antropologia culturale di Ernesto de Martino, cioè non all’ascendenza, ma alla similitudine con le teorie dell’”illuminazione” dei tipi di buddismo come mistica apofatica, ma sia sacrale e religiosa sia laica, desacralizzata e agnostica, di natura psicologica.

DALL’EX/STASIS (uscire fuori di sè) ALLA COSCIENZA del SÈ



  • In questo schema, ripreso dalla filosofia delle Enneadi di Plotino (Leopoli, 203/205 - Campania, 270) c’è tutta la comparazione ’intersezionale’ tra la filosofia d’oriente e filosofia d’occidente, in questo caso l’origine del (neo) platonismo e la teoria dell’”illuminazione” del Buddha e della “buddità”. * Tra l’altro, Plotino era filosofo egizio, un ponte naturale, l’Egitto, tra Sud -Oriente-Occidente.
    * Come scaturisce dal Principio il mondo, molteplice e in divenire, di cui facciamo esperienza? secondo Plotino, non possiamo che parlare per immagini; in particolare la seguente: l’Uno produce il mondo, inizialmente come “mondo delle idee”, per generazione - ma Plotino parla anche di illuminazione o irradazione [èklampsis], emanazione o processione ecc. - servendosi, cioè, di diverse metafore, tutte, evidentemente, allusive e inadeguate ad esprimere l’inesprimibile scaturigine del tutto dall’Uno. L’inesprimibile è apofatico, cioè muto non perchè senza voce, ma solo ascoltabile nella coscienza-specchio di chi l’ascolta. Che è anche il presupposto paradossale di un possibile agnosticismo: il movimento immanente e trascendente è voce interiore, è la divinità in se stessi, è essere se stessi consapevoli del trascendimento, l’”ethos del trascendimento” di Ernesto de Martino.
    + Voglio ricordare che Plotino non è un cristiano, ma è stato ’saccheggiato’ dai cristiani, a tal punto da vedersi sviluppare, dal suo misticismo, la teoretica cattolica. La comparazione ’intersezionale’ permette una vicinanza di questo ’sentire filosofico’ con i capisaldi del buddismo e di altre teoretiche mistiche, di natura religiosa, ma anche laica e agnostica e finanche psicoterapica, come la lunga via che, attraverso la relazione con gli altri, giunge nuovamente a se stessi attraverso il trascendimento senza divinità esterne.

 

Per l'ermetismo il tema è il rapporto tra uomo e il dio  e il modo in cui l’uomo può coglierne l’essenza, può cogliere cioè l’essenza divina, elevando il proprio stato di coscienza attraverso la gnosi, un processo di natura sovrarazionale ottenibile attraverso l’illuminazione.

 ///

 

stralcio comunicazione Ferdinando Dubla al convegno Scuola di Filosofia ”Giulio Cesare Vanini”, Manduria (TA) il 24 febbraio 2024.

 

ARGOMENTI TRATTATI: Confucio, Mo-Ti, il buddismo come pratica spirituale e come filosofia, l’”orientalismo” e l’imperialismo culturale dell’Occidente, il metodo di studio e di ricerca delle comparazioni ‘intersezionali’.

Convegno a cura della Scuola di Filosofia “Giulio Cesare Vanini” di Manduria.

Telegram: https://t.me/scuolafilosofiaVanini





Nessun commento:

Posta un commento