“Fendo i cieli e
all’infinito m’ergo”.
Tra le tante date
istituite dai poteri costituiti, alcune, come quella della memoria della Shoa,
davvero meritorie, contro l’orrore di cui sono stati capaci i nazifascisti e i
loro complici, altre un pò meno meritorie, ne manca una importante. Il 17
febbraio. In questa data nel 1600 viene arso al rogo in Campo dei Fiori a Roma
Giordano Bruno, condannato alle fiamme, concrete ed anche eterne da quella
fabbrica mortuaria che era il Tribunale dell’Inquisizione, santissimo e
benedetto, si capisce. Latitante nella sua travagliata vita di irregolare, il
Nolano era un filosofo visionario, un cantore in versi dell’infinito, con cui
si congiungeva nei plurimi mondi attraverso un furore chiamato ‘eroico’. Il
frate domenicano sfratellato aveva
trasformato “l’indiazione” dei mistici tardo antichi e alto medievali (la
congiunzione con il dio) con la congiunzione con gli infiniti mondi che
nell’universo costituivano paradossalmente il principio e la fine, cioè l’Uno,
in una vertigine che la mente umana può solo intuire, non capire. Come in una
matematica cosmica, l’Uno e l’infinito alfine coincidono e solo la magica
filosofia può cogliere questa unione.
Fra i tanti giorni dedicati
a x o y, questo al libero pensiero non è mai stato istituito. Ma lo istituiremo
noi, insieme ai liberi pensatori e irregolari di tutto il mondo. In scrittura
creativa collettiva è la piéce teatrante di strada “Fendo i cieli e
all’infinito m’ergo”, che si conclude con una danza intorno al fuoco come da
spirito demartiniano magico (Bruno era considerato anche tale e fu consegnato
ai sacri Uffizi della Chiesa da un infame delatore deluso dai suoi poteri
magici), una tarantinata altosalentina di furore eroico, che ricorda un
‘sabba’(o akelarre in basco) cioè un
convegno di streghe in presenza del demonio (un capro espiatorio già fauno nei
boschi, una trasformazione del dio Pan) che, insieme ai culti dionisiaci,
durante il quale venivano compiute pratiche magiche, orge diaboliche e riti
blasfemi, sono la base del rito delle tarantate studiato da Ernesto de Martino
ne ‘La terra del rimorso’. Ma noi siamo anche la terra del ‘rimosso’,
irregolari per antonomasia, i quali, si sa, una volta unitisi, volgono la loro
anima al diavolo, in crateri oscuri ove rilucono solo le fiamme dell’infinito
di Giordano Bruno.
UN
PENSIERO MAGICO in una SCRITTURA IN VERSI
In Bruno, ‘lirismo’ e
filosofia sono uniti in modo olistico da quello che lui chiama ”l’eroico
furore”. Per entrare nel suo mondo, anzi, nei mondi del Nolano, bisogna farsi
trasportare da questo furore. Il suo è effettivamente un pensiero magico. In
che senso? Non solo nel senso tipicamente rinascimentale, che è il suo tempo
storico, ma nel senso stupefacente dell’intuizione irriducibile alla ratio comune dell’intelletto. Non c’è
dunque una ‘spiegazione’ da cercare a da trovare nell’universo, ma è la pluralità
degli universi che rende la ‘spiegazione’ del principio unica, cioè l’infinito,
la stessa infinità dei mondi. Non c’è più contraddizione tra l’Uno e la
molteplicità. La vertigine del sentire al proprio interno la ricomposizione del
cosmo, è possibile solo con la poesia e la filosofia unite dai concetti che
esprimono l’inesprimibile. /
Impegnati in una
scrittura rappresentativa per il rogo di Giordano Bruno da ricordare ogni 17
febbraio, è necessario inserire una tarantinata altosalentina di furore eroico,
danza terapeutica base del rito delle tarantate.
TUTTO
è INFINITO, la natura è infinito, e nel pensiero dell'anima, il furore eroico,
l’uomo è l’infinito che assurge all’infinità del mondo
(fe.d.)
LA
PRIGIONE È LA TUA MENTE
“Verrà un giorno che
l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi
ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che
lo rende e lo tiene schiavo”.
Giordano Bruno, De l’infinito, universo e mondi, Dialogo
terzo
E chi mi impenna, e chi
mi scalda il core? | Chi non mi fa temer fortuna o morte? | Chi le catene ruppe
e quelle porte, | Onde rari son sciolti ed escon fore? | L'etadi, gli anni, i
mesi, i giorni e l'ore | Figlie ed armi del tempo, e quella corte | A cui né
ferro, né diamante è forte, | Assicurato m'han dal suo furore. | Quindi l'ali
sicure a l'aria porgo; | Né temo intoppo di cristallo o vetro, | Ma fendo i
cieli e a l'infinito m'ergo. | E mentre dal mio globo a gli altri sorgo, | E
per l'eterio campo oltre penetro: | Quel ch'altri lungi vede, lascio al tergo.
(dall'epistola, De infinito, universo e
mondi)
- - -
Chi mi fa sognare, e
chi mi scalda il cuore? / Chi non mi fa temere né il destino né la morte? / chi
riuscì a rompere le catene e aprir le porte/ da cui pure assai rari son
liberati o escon fuori? / Le epoche, anni giorni ed ore, le figlie e le armi
del tempo, questo mi ha assicurato dal furor di quella corte/ a cui non resiste
né ferro né diamante/ Quindi io porgo all’aria ali sicure/ né temo intoppi di
cristallo o vetro, / Ma fendo i cieli e mi ergo nell’ infinito./ E mentre dal
mio mondo altri ne vedo sorgere,/ per l’etereo spazio penetro oltre: / e lascio
dietro di me / chi mi vede da lontano /
G.Bruno, De l'infinito, universo e mondi
[traslitterazione
ferdinando dubla]
- Così si esprime Giordano Bruno in uno dei
tre sonetti premessi al dialogo italiano De infinito, universo e mondi del
1584.
Tu
mi fai sognare, tu mi scaldi il cuore. Permetti alla tua mente di volare, non
tarpare le ali alla tua mente, così poi si aprirà anche il tuo cuore. Lasciamo
dietro di noi chi ci vede, ma da troppo lontano. Fendi i cieli, vola
nell’infinito. L’eroico furore io lo conosco, penso per amare, amo per volare.
Solo chi non conosce l’animo tuo, può non volare. (fe.d.)
“Mentre
mi sollevo da questo mondo verso altri lucenti e percorro da ogni parte
l'etereo spazio, lascio dietro le spalle, lontano, lo stupore degli attoniti.”,
De immenso, 1591
In preparazione della
serata “Fendo i cieli e all’infinito m’ergo” dedicata a Giordano Bruno il 17
febbraio prossimo ogni 17 febbraio.
a cura di
Ferdinando Dubla
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