Guy Debord, Guy-Ernest
Debord
(Parigi, 28 dicembre 1931 – Bellevue-la-Montagne, 30 novembre 1994) /
situazionista marxista, Guy Debord fu fondatore nel 1952 insieme a G.J. Wolman
dell’Internazionale lettrista, un movimento di intellettuali parigini creativi
di “agitazione” che prendeva le mosse da “le lettrisme“ fondato a Parigi nel
1945 da Isidore Isou (pseudonimo del poeta e pittore di origini rumene
naturalizzato francese Ioan-Isidor Goldstein, 1925 - 2007), autore de
‘Manifeste de la poésie lettriste’ (1942).
La
sua forma tipica era il poema lettrista, testo-partitura destinato
all’esecuzione vocale, composto da suoni privi di significato, trascritti
mediante le lettere dell’alfabeto. Ma Debord andò oltre: creò il bollettino
d’informazione 'Potlatch' (1954-57) e il suo gruppo si fuse con il movimento
immaginista (fondato nel 1953 dal pittore Asger Jorn contro il funzionalismo
"industrialista" grafico della nuova Bauhaus di Ulma), dando vita
all’Internazionale situazionista (1957).
Lo
“spettacolare” incipit de “La società dello spettacolo” di Guy Debord (1967),
di estrema attualità. Qui la riferiamo al tema della guerra, ma va sviluppata
come ricerca sui nuovi media, le rappresentazioni dell'io e del collettivo nell'era
della digitalizzazione di massa, la cosiddetta 'intelligenza artificiale' e via
rappresentando spettacolarmente, compresa la formazione del senso comune di
massa (Gramsci) e l'analfabetismo funzionale. Al sistema capitalistico e
all'imperialismo, anche (e forse soprattutto) culturale.
1.
Tutta la vita delle società in cui regnano le moderne condizioni di produzione
si presenta come un’immensa accumulazione di spettacoli. Tutto ciò che era
direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione.
LE INTUIZIONI di DEBORD sulla
SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO
La guerra diventa
film e oggetto di consumo di massa, le popolazioni trasformate in spettatori
dai media che ne iterano le immagini, gli spettatori trasformati in tifosi, la
storia espulsa dal tempo ritorna agone della cronaca, propaganda di scudi
umani. L’Occidente capitalista ingloba la guerra come parte dell’immaginario
collettivo, l’imperialismo politico-militare sussume l’imperialismo culturale e
questo lo rende a sua volta egemone come falsa coscienza nelle dilaniate
coscienze dei subalterni.
153.
Il tempo pseudociclico consumabile è il tempo spettacolare, sia come tempo del
consumo di immagini, in senso stretto, sia come immagine del consumo del tempo,
in tutta la sua estensione. Il tempo del consumo di immagini, medium di tutte
le merci, è inseparabilmente il campo in cui si esercitano in pieno gli
strumenti dello spettacolo, e lo scopo che questi presentano globalmente, come
luogo e come figura centrale di tutti i consumi particolari. (..)
158.
Lo spettacolo come organizzazione sociale presente della paralisi della storia
e della memoria, dell’abbandono della storia che si erige sulla base del tempo
storico, è la falsa coscienza del tempo.
Guy Debord, La società dello
spettacolo, (1967), Massari, 2002, pp. 127 e 129
GUY DEBORD: IL PROLETARIATO COME
SOGGETTO E COME RAPPRESENTAZIONE
dal cap.
4 de La società dello spettacolo (1967)
73.
Il movimento reale che sopprime le condizioni esistenti governa la società a
partire dalla vittoria della borghesia nell’economia, e in modo visibile dopo
la traduzione politica di questa vittoria. Lo sviluppo delle forze produttive
ha fatto saltare i vecchi rapporti di produzione, e ogni ordine statico cade in
rovina. Tutto ciò che era assoluto diviene storico.
74.
Gettati nella storia, dovendo partecipare al lavoro e alle lotte che la
costituiscono, gli uomini si vedono costretti a considerare i loro rapporti in
modo disingannato. Questa storia non ha oggetto distinto da quello che essa
realizza in se stessa, benché l’ultima visione metafisica incosciente
dell’epoca storica possa considerare il progresso produttivo attraverso il
quale la storia si è sviluppata come l’oggetto stesso della storia. Il soggetto
della storia non può essere che il vivente che si produce da se stesso, che si
fa signore e padrone del suo mondo che è la storia, e che esiste come coscienza
del suo gioco.
75.
Come un’unica corrente si sviluppano le lotte di classe della lunga epoca
rivoluzionaria inaugurata dall’ascesa della borghesia e dal pensiero della
storia, dalla dialettica, dal pensiero che non si arresta più alla ricerca del
senso dell’essere, ma si eleva alla conoscenza della dissoluzione di tutto ciò
che esiste; e nel movimento dissolve tutte le separazioni.
(..)
77.
Quando il proletariato dimostra con la sua stessa esistenza pratica che questo
pensiero della storia non si è dimenticato di se stesso, la smentita della conclusione
è dunque anche la conferma del metodo.
78.
Il pensiero della storia non può essere salvato che divenendo pensiero
pratico; e la pratica del proletariato come classe rivoluzionaria non può
essere meno della coscienza storica operante sulla totalità del suo mondo.
Tutte le correnti teoriche del movimento operaio rivoluzionario sono uscite da
un confronto critico con il pensiero hegeliano, in Marx come in Stirner e
Bakunin.
(..)
81.
Ciò che lega strettamente la teoria di Marx al pensiero scientifico è la
comprensione razionale delle forze che agiscono realmente nella società.
Ma
essa è fondamentalmente un aldilà del pensiero scientifico, dove questo non
viene conservato se non in quanto viene superato: si tratta di una comprensione
della lotta e non della legge. «Noi non conosciamo che una sola scienza: la
scienza della storia», si dice nell’Ideologia tedesca.
composizione foto, dall’alto in
senso orario
basco parigino, prof. Francesco Morello e prof. Ferdinando Dubla
(Subaltern studies Italia), Guy Debord
a cura di Subaltern studies Italia
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