Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 17 aprile 2024

LO SPETTACOLO DI DEBORD

 


Guy Debord, Guy-Ernest Debord (Parigi, 28 dicembre 1931 – Bellevue-la-Montagne, 30 novembre 1994) / situazionista marxista, Guy Debord fu fondatore nel 1952 insieme a G.J. Wolman dell’Internazionale lettrista, un movimento di intellettuali parigini creativi di “agitazione” che prendeva le mosse da “le lettrisme“ fondato a Parigi nel 1945 da Isidore Isou (pseudonimo del poeta e pittore di origini rumene naturalizzato francese Ioan-Isidor Goldstein, 1925 - 2007), autore de ‘Manifeste de la poésie lettriste’ (1942).

La sua forma tipica era il poema lettrista, testo-partitura destinato all’esecuzione vocale, composto da suoni privi di significato, trascritti mediante le lettere dell’alfabeto. Ma Debord andò oltre: creò il bollettino d’informazione 'Potlatch' (1954-57) e il suo gruppo si fuse con il movimento immaginista (fondato nel 1953 dal pittore Asger Jorn contro il funzionalismo "industrialista" grafico della nuova Bauhaus di Ulma), dando vita all’Internazionale situazionista (1957).

Lo “spettacolare” incipit de “La società dello spettacolo” di Guy Debord (1967), di estrema attualità. Qui la riferiamo al tema della guerra, ma va sviluppata come ricerca sui nuovi media, le rappresentazioni dell'io e del collettivo nell'era della digitalizzazione di massa, la cosiddetta 'intelligenza artificiale' e via rappresentando spettacolarmente, compresa la formazione del senso comune di massa (Gramsci) e l'analfabetismo funzionale. Al sistema capitalistico e all'imperialismo, anche (e forse soprattutto) culturale.

 

1. Tutta la vita delle società in cui regnano le moderne condizioni di produzione si presenta come un’immensa accumulazione di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione.

 

LE INTUIZIONI di DEBORD sulla SOCIETÀ DELLO SPETTACOLO

La guerra diventa film e oggetto di consumo di massa, le popolazioni trasformate in spettatori dai media che ne iterano le immagini, gli spettatori trasformati in tifosi, la storia espulsa dal tempo ritorna agone della cronaca, propaganda di scudi umani. L’Occidente capitalista ingloba la guerra come parte dell’immaginario collettivo, l’imperialismo politico-militare sussume l’imperialismo culturale e questo lo rende a sua volta egemone come falsa coscienza nelle dilaniate coscienze dei subalterni.

153. Il tempo pseudociclico consumabile è il tempo spettacolare, sia come tempo del consumo di immagini, in senso stretto, sia come immagine del consumo del tempo, in tutta la sua estensione. Il tempo del consumo di immagini, medium di tutte le merci, è inseparabilmente il campo in cui si esercitano in pieno gli strumenti dello spettacolo, e lo scopo che questi presentano globalmente, come luogo e come figura centrale di tutti i consumi particolari. (..)

158. Lo spettacolo come organizzazione sociale presente della paralisi della storia e della memoria, dell’abbandono della storia che si erige sulla base del tempo storico, è la falsa coscienza del tempo.

Guy Debord, La società dello spettacolo, (1967), Massari, 2002, pp. 127 e 129



GUY DEBORD: IL PROLETARIATO COME SOGGETTO E COME RAPPRESENTAZIONE

dal cap. 4 de La società dello spettacolo (1967)

73. Il movimento reale che sopprime le condizioni esistenti governa la società a partire dalla vittoria della borghesia nell’economia, e in modo visibile dopo la traduzione poli­tica di questa vittoria. Lo sviluppo delle forze produttive ha fatto saltare i vecchi rapporti di produzione, e ogni ordine statico cade in rovina. Tutto ciò che era assoluto diviene storico.

74. Gettati nella storia, dovendo partecipare al lavoro e alle lotte che la costituiscono, gli uomini si vedono costretti a considerare i loro rapporti in modo disingannato. Questa storia non ha oggetto distinto da quello che essa realizza in se stessa, benché l’ultima visione metafisica incosciente dell’epoca storica possa considerare il progresso produttivo attraverso il quale la storia si è sviluppata come l’oggetto stesso della storia. Il soggetto della storia non può essere che il vivente che si produce da se stesso, che si fa signore e padrone del suo mondo che è la storia, e che esiste come coscienza del suo gioco.

75. Come un’unica corrente si sviluppano le lotte di classe della lunga epoca rivoluzionaria inaugurata dall’ascesa della borghesia e dal pensiero della storia, dalla dialettica, dal pensiero che non si arresta più alla ricerca del senso dell’es­sere, ma si eleva alla conoscenza della dissoluzione di tutto ciò che esiste; e nel movimento dissolve tutte le separa­zioni.

(..)

77. Quando il proletariato dimostra con la sua stessa esistenza pratica che questo pensiero della storia non si è dimenticato di se stesso, la smentita della conclusione è dunque anche la conferma del metodo.

78. Il pensiero della storia non può essere salvato che dive­nendo pensiero pratico; e la pratica del proletariato come classe rivoluzionaria non può essere meno della coscienza storica operante sulla totalità del suo mondo. Tutte le cor­renti teoriche del movimento operaio rivoluzionario sono uscite da un confronto critico con il pensiero hegeliano, in Marx come in Stirner e Bakunin.

(..)

81. Ciò che lega strettamente la teoria di Marx al pensiero scientifico è la comprensione razionale delle forze che agi­scono realmente nella società.

Ma essa è fondamentalmente un aldilà del pensiero scientifico, dove questo non viene conservato se non in quanto viene superato: si tratta di una comprensione della lotta e non della legge. «Noi non cono­sciamo che una sola scienza: la scienza della storia», si dice nell’Ideologia tedesca.



composizione foto, dall’alto in senso orario

basco parigino, prof. Francesco Morello e prof. Ferdinando Dubla 

(Subaltern studies Italia), Guy Debord


a cura di Subaltern studies Italia




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