Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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martedì 9 dicembre 2025

Al filosofo è dato il volo

 

Amore e infinito -  l'infinito nell'amore - nei versi di Giordano Bruno

 

 

DE IMMENSO E INNUMERABILIBUS

1591

Brano da De immenso di Giordano Bruno




Etica del coraggio e destino dell’uomo

Al filosofo è dato il volo: non l’ali di carne, ma queste

che son ragione, memoria e ardente fantasia.

Chi osa e studia, rompe le tenebre del biasimo,

e naviga per i cieli come chi attraversa un mare.

Là scorge terre nuove, udendo voci e vedendo luci:

e quel che pareva mostro ai pigri giudizi si mostra nato,

muto il timore, e la meraviglia diviene sapienza.

Sì, chi dimora nel coraggio porta lume a molti.

 

dunque:

Al filosofo è concesso il volo — non con ali di carne, ma con quelle

della ragione, della memoria e di un’immaginazione che arde.

Chi osa e indaga dissipa le tenebre del pregiudizio

e naviga i cieli come chi solca un mare aperto.

Lì scopre terre nuove, ascolta altre voci, vede nuove luci:

ciò che ai pigri pareva mostruoso si rivela naturale,

il timore tace e la meraviglia si trasforma in conoscenza.

Chi vive con coraggio porta luce anche agli altri.

 

GIORDANO BRUNO: “de la causa, principio et uno”

 

 

12. Amore

 

Amore, per cui scorgo il vero più alto,

che apre porte di diamante e d’ebano;

per gli occhi entra il mio nume; e per vedere

nasce, vive, si nutre e regna eterno.

 

Fa scorgere ciò che hanno cielo, terra e inferno,

rende presenti le effigi degli assenti,

richiama le forze e, traendo diritto, colpisce,

cattura sempre il cuore e scopre ogni intimo.

 

O dunque, plebe vile, presta attenzione al vero,

porgi l’orecchio al mio dire infallibile,

apri, apri, se puoi, gli occhi insani e biechi.

 

Lo credi fanciullo perché poco comprendi;

perché muta in fretta ti pare fugace.

Poiché tu sei orbo, lo chiami cieco.

 

Causa, principio e uno sempiterno,

da cui dipendono l’essere, la vita e il moto,

che si estende in lunghezza, larghezza e profondità

quanto si dice in cielo, in terra e nell’inferno;

con i sensi, con la ragione e con la mente riconosco

che atto, misura e calcolo non comprendono

quel vigore, quella mole e quel numero

che si spingono oltre ogni inferiore, medio e superiore.

 

Cieco errore, tempo avaro, rea fortuna,

sorda invidia, vile rabbia, iniquo zelo,

cuore crudele, empio ingegno, ardire straniero

non basteranno a rendere l’aria scura,

non porranno il velo davanti ai miei occhi,

non potranno mai impedire che il mio bel sole mi illumini.

 

Londra, 1854

 

Dai miei gemini lumi, io, povera terra,

sono solito non lesinare umor al mare;

da ciò che dentro il petto mi si stringe,

le avare aure ricevono spiriti non esigui;

e il vampo che dal cuore mi si dischiude

può salire al cielo senza diminuire.

Con lacrime, sospiri e tutto il mio ardore

do ad acqua, aria e fuoco la mia parte.

Acqua, aria, fuoco accolgono qualche frammento di me;

ma la mia dea si mostra così iniqua e rea

che né il mio pianto presso di lei trova posto,

né la mia voce ella ascolta, né mai pietosa

si volge al mio ardore.





da “Gli eroici furori”, Dialogo V

“Non han momento gli anni, Che vegga varïar miei sordi affanni.”

 

Trionfatore invincibile di Farsaglia,+

quando i tuoi guerrieri erano quasi estinti,

al vederti i più valorosi in battaglia

si riebbero e sconfissero i loro superbi nemici.

Così il mio bene, pari al bene del cielo,

alla vista dei miei pensieri,

che l’anima orgogliosa aveva spento,

li riaccende più potenti dell’amore.

La sua sola presenza — o memoria di lei — tanto li ravviva,

che con imperio e potere divino

doma ogni violenza contraria.

Ella mi governa in pace; e nondimeno

non fa cessare quel vincolo e quella fiamma.

 

 + Si tratta di Gaio Giulio Cesare. La battaglia di Farsaglia (Pharsalus), nel 48 a.C., vide Cesare sconfiggere Pompeo; il verso di Bruno richiama quell’immagine del vincitore che ridà coraggio ai suoi, usata come metafora per la forza rivitalizzante dell’amore o della memoria amata.

 

“Un tempo sparge, ed un tempo raccoglie; Un edifica, un strugge; un piange, un ride: Un tempo ha triste, un tempo ha liete voglie; Un s’affatica, un posa; un stassi, un side: Un tempo porge, un tempo si ritoglie; Un muove, un ferma; un fa vivo, un occide; In tutti gli anni, mesi, giorni ed ore M’attende, fere, accend’e lega amore. Continuo mi disperge, Sempre mi strugg’e mi ritien in pianto, È mio triste languir ogn’or pur tanto, In ogni tempo mi travaglia ed erge, Tropp’in rubbarmi è forte, Mai non mi scuote, mai non mi dà morte.”

- Talvolta sparge, talvolta raccoglie;

uno edifica, un altro distrugge; uno piange, uno ride:

talvolta è triste, talvolta ha liete voglie;

s’affatica, poi si riposa; ora sta, ora s’adagia.

Un tempo porge, un tempo si ritrae;

muove, poi ferma; dà vita, poi uccide.

In anni, mesi, giorni e ore

amore mi attende, mi ferisce, m’accende e mi lega.

Mi disperde senza posa;

sempre mi strugge e mi trattiene nel pianto;

è il mio triste languire, sempre così;

in ogni tempo mi tormenta e mi innalza.

È troppo potente nel rapirmi;

non mi scuote mai, non mi dà mai la morte.

- traslitterazioni  Ferdinando Dubla





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