Amore
e infinito - l'infinito nell'amore - nei versi di Giordano Bruno
DE
IMMENSO E INNUMERABILIBUS
1591
Brano da De
immenso di Giordano Bruno
Etica
del coraggio e destino dell’uomo
Al filosofo è dato il volo: non l’ali di carne, ma
queste
che son ragione, memoria e ardente fantasia.
Chi osa e studia, rompe le tenebre del biasimo,
e naviga per i cieli come chi attraversa un mare.
Là scorge terre nuove, udendo voci e vedendo luci:
e quel che pareva mostro ai pigri giudizi si mostra
nato,
muto il timore, e la meraviglia diviene sapienza.
Sì, chi dimora nel coraggio porta lume a molti.
dunque:
Al filosofo è concesso il volo — non con ali di
carne, ma con quelle
della ragione, della memoria e di un’immaginazione
che arde.
Chi osa e indaga dissipa le tenebre del pregiudizio
e naviga i cieli come chi solca un mare aperto.
Lì scopre terre nuove, ascolta altre voci, vede
nuove luci:
ciò che ai pigri pareva mostruoso si rivela
naturale,
il timore tace e la meraviglia si trasforma in
conoscenza.
Chi vive con coraggio porta luce anche agli altri.
GIORDANO
BRUNO: “de la causa, principio et uno”
12.
Amore
Amore, per cui scorgo il vero più alto,
che apre porte di diamante e d’ebano;
per gli occhi entra il mio nume; e per vedere
nasce, vive, si nutre e regna eterno.
Fa scorgere ciò che hanno cielo, terra e inferno,
rende presenti le effigi degli assenti,
richiama le forze e, traendo diritto, colpisce,
cattura sempre il cuore e scopre ogni intimo.
O dunque, plebe vile, presta attenzione al vero,
porgi l’orecchio al mio dire infallibile,
apri, apri, se puoi, gli occhi insani e biechi.
Lo credi fanciullo perché poco comprendi;
perché muta in fretta ti pare fugace.
Poiché tu sei orbo, lo chiami cieco.
Causa, principio e uno sempiterno,
da cui dipendono l’essere, la vita e il moto,
che si estende in lunghezza, larghezza e profondità
quanto si dice in cielo, in terra e nell’inferno;
con i sensi, con la ragione e con la mente riconosco
che atto, misura e calcolo non comprendono
quel vigore, quella mole e quel numero
che si spingono oltre ogni inferiore, medio e
superiore.
Cieco errore, tempo avaro, rea fortuna,
sorda invidia, vile rabbia, iniquo zelo,
cuore crudele, empio ingegno, ardire straniero
non basteranno a rendere l’aria scura,
non porranno il velo davanti ai miei occhi,
non potranno mai impedire che il mio bel sole mi
illumini.
Londra, 1854
Dai
miei gemini lumi, io, povera terra,
sono
solito non lesinare umor al mare;
da
ciò che dentro il petto mi si stringe,
le
avare aure ricevono spiriti non esigui;
e
il vampo che dal cuore mi si dischiude
può
salire al cielo senza diminuire.
Con
lacrime, sospiri e tutto il mio ardore
do
ad acqua, aria e fuoco la mia parte.
Acqua,
aria, fuoco accolgono qualche frammento di me;
ma
la mia dea si mostra così iniqua e rea
che
né il mio pianto presso di lei trova posto,
né
la mia voce ella ascolta, né mai pietosa
si
volge al mio ardore.
da “Gli eroici furori”, Dialogo V
“Non han momento gli anni, Che vegga varïar miei
sordi affanni.”
Trionfatore invincibile di Farsaglia,+
quando i tuoi guerrieri erano quasi estinti,
al vederti i più valorosi in battaglia
si riebbero e sconfissero i loro superbi nemici.
Così il mio bene, pari al bene del cielo,
alla vista dei miei pensieri,
che l’anima orgogliosa aveva spento,
li riaccende più potenti dell’amore.
La sua sola presenza — o memoria di lei — tanto li
ravviva,
che con imperio e potere divino
doma ogni violenza contraria.
Ella mi governa in pace; e nondimeno
non fa cessare quel vincolo e quella fiamma.
+ Si tratta
di Gaio Giulio Cesare. La battaglia di Farsaglia (Pharsalus), nel 48 a.C., vide
Cesare sconfiggere Pompeo; il verso di Bruno richiama quell’immagine del
vincitore che ridà coraggio ai suoi, usata come metafora per la forza rivitalizzante
dell’amore o della memoria amata.
“Un tempo sparge, ed un tempo raccoglie; Un edifica,
un strugge; un piange, un ride: Un tempo ha triste, un tempo ha liete voglie;
Un s’affatica, un posa; un stassi, un side: Un tempo porge, un tempo si
ritoglie; Un muove, un ferma; un fa vivo, un occide; In tutti gli anni, mesi,
giorni ed ore M’attende, fere, accend’e lega amore. Continuo mi disperge,
Sempre mi strugg’e mi ritien in pianto, È mio triste languir ogn’or pur tanto,
In ogni tempo mi travaglia ed erge, Tropp’in rubbarmi è forte, Mai non mi
scuote, mai non mi dà morte.”
- Talvolta sparge, talvolta raccoglie;
uno edifica, un altro distrugge; uno piange, uno
ride:
talvolta è triste, talvolta ha liete voglie;
s’affatica, poi si riposa; ora sta, ora s’adagia.
Un tempo porge, un tempo si ritrae;
muove, poi ferma; dà vita, poi uccide.
In anni, mesi, giorni e ore
amore mi attende, mi ferisce, m’accende e mi lega.
Mi disperde senza posa;
sempre mi strugge e mi trattiene nel pianto;
è il mio triste languire, sempre così;
in ogni tempo mi tormenta e mi innalza.
È troppo potente nel rapirmi;
non mi scuote mai, non mi dà mai la morte.
-
traslitterazioni Ferdinando Dubla
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