dal sito del PCI, un'analisi di Michelangelo Tripodi, resp.naz. Enti locali, sul tentato furto di democrazia da parte delle oligarchie politiche. (fe.d.)
PROVINCE E CITTÀ METROPOLITANE SENZA CITTADINI, ISTITUZIONI SENZA DEMOCRAZIA
La straordinaria vittoria del NO al
referendum costituzionale del 4 dicembre non solo ha respinto la pesante
aggressione alla Costituzione promossa da Renzi e dal PD, ma ha anche
fatto emergere tutte le gravi incongruenze, contraddizioni, carenze e
scelte sbagliate che sono il prodotto della politica di Renzi che e’
fallita miseramente con la bocciatura del suo progetto di controriforma.
Sono innumerevoli i buchi istituzionali
che lascia aperti il disastro renziano che aveva costruito un certo tipo
di assetto dello Stato e delle istituzioni, dando per scontata la
vittoria del Si al referendum.
Il fatto più macroscopico e preoccupante
e’ la mancanza di una legge elettorale per il Senato, visto che il
famigerato Italicum vale, Corte Costituzionale permettendo, solo per la
Camera.
E’ il capolavoro di Renzi: ha lasciato una grande democrazia senza una legge per poter votare.
Ma non finisce qui. C’è un’altro
aspetto, non meno paradossale, che desta un forte allarme democratico e
riguarda le province e le città metropolitane.
Infatti, in vista dell’abolizione delle
province, inserita nella controriforma costituzionale, hanno approvato
la legge n. 56 del 7 aprile 2014, nota come “legge Delrio”, con la quale
hanno mantenuto le province e le citta’ metropolitane ma hanno
cancellato i cittadini, eliminando l’elezione diretta di questi enti.
Nel loro delirio di onnipotenza si sono portati avanti con il lavoro,
pensando che l’abolizione delle province fosse già cosa fatta. Le cose
sono andate diversamente e anche la scelta di Renzi e del Pd di abolire
le province e’ stata sonoramente sconfitta dalla volontà popolare.
Adesso si tratta di rispettare il
risultato del referendum e di ripristinare a tutti i livelli la
sovranità popolare, così come si farà direttamente per il Senato della
Repubblica che continuerà ad essere eletto a suffragio universale.
E suffragio universale dovrà essere
anche per l’ elezione dei presidenti delle province e dei consigli
provinciali nonché dei sindaci metropolitani e dei consigli
metropolitani per restituire ai cittadini il diritto di scegliere i
propri amministratori e consiglieri nelle province e nelle città
metropolitane e per favorire il massimo di democrazia e partecipazione
nella gestione dei servizi fondamentali per la popolazione.
Il PCI ritiene assolutamente necessario
ridare la piena legittimità costituzionale a tutti gli enti ricompresi
nell’art. 114 della Costituzione, che e’ stato confermato a furor di
popolo.
L’ art. 114 recita: “La Repubblica e’
costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Citta’ metropolitane, dalle
Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Citta’ metropolitane e
le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni
secondo i princıpi fissati dalla Costituzione.”
Ebbene la vittoria del No al referendum richiede un’immediata risposta politica ed istituzionale.
Pertanto, ci rivolgiamo al Presidente
della Repubblica affinché si faccia realmente garante del rispetto della
Costituzione e chiediamo che venga abrogata o quantomeno profondamente
cambiata la famigerata “legge Delrio” che ha introdotto l’elezione di
secondo grado per province e città metropolitane.
In tal senso sarebbe auspicabile
procedere fin da subito alla sospensione dei rinnovi degli organi delle
province previsti a partire dal prossimo 8 gennaio 2017, con elezioni di
secondo grado che escludono i cittadini e calpestano la democrazia.
Per i comunisti non ci debbono essere più, province e città metropolitane senza cittadini e istituzioni senza democrazia.
Roma, 30.12.2016
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