"Non mi dilungo a mettere in rilievo la vastità e la pericolosità dell'organizzazione comunista soppressa, bastando a ciò il prospetto (..), che consente una cognizione particolareggiata e completa della struttura e della formidabile efficienza , raggiunta dal Partito Comunista nella città jonica, specialmente nei due maggiori stabilimenti militari: R. Arsenale e Cantiere Navale Tosi. Aggiungo soltanto che il movimento di che trattasi non era isolato. (..),
relazione dell'Ispettore dell'OVRA Calabrese, 18/07/1934, Archivio Centrale dello Stato, 1934, busta 41
Il 27 febbraio 1932 il comitato esecutivo, sciolto in precedenza, veniva ricostituito con i seguenti nominativi. Antonio Turi, Pasquale Proietti, Umberto e Vincenzo Candelli, Giovanni Palumbo. (..). La direzione del movimento con Amedeo Portone al confino e con il vecchio gruppo dirigente ancora in carcere (Latorre, Voccoli, Federico Mellone), passa a Turi. (..)
Quando nel marzo 1934 avvengono gli arresti, (..) il partito era organizzato con un comitato segreto o riorganizzativo, formato dal medico Michele Pierri, Giovanni Palumbo, Alfredo Campanelli, Emanuele Ninfole, Vincenzo Di Noia. Nicola Di Bello fu segnalato dalla polizia come "il maggiore responsabile del partito scoperto a Taranto, nel 1932 uno dei suoi costruttori.
cit. in A.Anzoino, Le grandi retate del 1931 e 1934, sta in AA.VV., Antifascismo di terra jonica - Studi e Documenti, a cura di Matteo Pizzigallo, Schena ed.,1989.
I nostri
compagni Francesco, Federico e Umberto
I fratelli
Francesco (1877 - +1928) e Federico Mellone (1892 - 1936)
- Federico
Mellone “è il prototipo del comunista tronfio, protervo, integrale. Il suo odio
antifascista e la sviscerata devozione alla causa del partito (..) rispondente
alla più ortodossa dottrina comunista (..)”
Prefettura
di Bari, 18/07/1934 nr. 00330 di Prot.
- i fratelli Mellone furono nuovamente arrestati, per attività "sovversiva" nel 1928. Federico e Francesco furono portati l'8 maggio di quell'anno davanti al Tribunale speciale ed alla corte fascista (Francesco, molto malato, vi fu portato in barella). Entrambi dichiararono, con coraggio e sprezzanti verso i nemici della libertà, di essere militanti comunisti. Solo per questo furono condannati rispettivamente a 10 e a 5 anni di carcere. Francesco dopo pochi mesi, non assistito, morì a causa del protrarsi della malattia.
cfr. https://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/29338.html
- Umberto
Candelli fu condannato con altri antifascisti nel 1938 a seguito dell’incendio
di un magazzino di legname dei cantieri Tosi avvenuto nell’agosto dell’anno
precedente. La sentenza parlava di un atto di sabotaggio. La Corte di Appello
di Lecce, chiamata a rivedere nel 1961 su istanza di Alba Leggieri, vedova di
Umberto, il processo, giunse alla conclusione della inattendibilità delle prove
addotte e delle testimonianze estorte agli imputati comunisti.
venerdì 26 marzo, ore 18.45 / diretta FB su il PCI, l’antifascismo e la Resistenza in provincia di Taranto.
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