1. LA CLASSE del MEZZOGIORNO: NICOLA ZITARA, (Siderno, 1927/2010) o dell’analisi postcoloniale del Sud italiano
-
Giornalista e “animatore” meridionalista, il suo giusnaturalismo teorizzava
l’autodeterminazione dei popoli per diritto naturale. Non riuscì a coniugare
compiutamente la ‘questione sociale’ della sua formazione socialista (nel
1964/1965 ricoprì la carica di segretario del PSIUP di Catanzaro) con la
‘questione politica’ dell’indipendenza/secessionismo (il suo eclettismo
teorico, presente negli scritti dei ‘Quaderni calabresi’, rivista diretta dal
giudice Francesco Tassone a Vibo Valentia, portò al fallimento del ‘Movimento
meridionale’). La “nazione meridionale” fu la risposta sbagliata a un’esigenza
giusta, che lo Zitara aveva solo intravisto nelle modalità postcoloniali della
riunificazione italiana, con la patina retorica della ‘patria’ a coprire l’ineguaglianza
strutturale dei modelli sociali capitalisti a egemonia finanziaria, che pure
furono oggetto della sua analisi. Il fantasma neoborbonico non aleggiava ancora
agli inizi degli anni ‘70, il periodo più interessante della scrittura dello
Zitara postcoloniale, con la categoria di ‘proletariato esterno’, la critica
all’’eurocentrismo’ coniugato al ‘colonialismo interno’; la perdita di più
vasta portata che il Mezzogiorno subisce infatti, è rappresentata dalla
spoliazione dell’energia creatrice di ogni ricchezza: le braccia e i cervelli
umani. L'autosufficienza delle campagne è stata falcidiata dall'onda lunga del
mercato capitalista, le ferite di una falsa industrializzazione coloniale sono
presenti come monito indelebile, mentre i guasti ecologici riportano al
paradossale conflitto tra lavoro e ambiente.
Sulla figura
e le tesi ‘giovanili’ di Zitara, Subaltern studies Italia tornerà esaminando la
sua opera prima, “L'Unità d'Italia: nascita di una colonia”, 1971, Jaca Book.
2. CAFONI e
INDIOS, i SUD della TERRA e la costruzione di un’altra idea della modernità
Luciano
Vasapollo, Dagli Appennini alle Ande. Cafoni e Indios, l'educazione della
terra, Jaca Books, 2011
/scheda/
La
situazione attuale ci obbliga a recuperare e inventare nuove e diverse modalità
di convivenza, con processi educativi, culturali e politici che riconsiderino
radicalmente il concetto stesso di sviluppo, praticando un cambiamento di
paradigma: dal capitale fondato sulla crescita esponenziale dei profitti che si
concentrano in poche mani alla valorizzazione dei fattori umani, sociali e
ambientali di cui le civiltà contadine e i popoli originari, da sempre, sono
promotori. Le loro forme di organizzazione sociale, basate su un sistema di
coesistenza tra natura e uomo, non sono state liquidate perché incompatibili
con il progresso o la modernità, ma perché incompatibili con la concentrazione
dei beni in base alle leggi di mercato, che ancora oggi continuano a voler
sopprimere l'educazione e il mondo socio-economico contadino, i popoli
indigeni, la loro cultura, la loro natura, il loro socialismo precapitalista,
la Madre Terra. Facendo la spola tra le due sponde dell'Oceano, attraverso un
volo ideale dagli Appennini alle Ande, raccontando storie e pratiche secolari
dei cafoni del nostro Meridione e degli indios boliviani, emerge in queste
pagine lo spaccato di un'educazione e una pratica sociopolitica di popoli
capaci di un equilibrio produttivo con la natura, di saggezza redistributiva
nell'amministrazione di ricchezze e risorse, portatrici di un'idea alternativa
di progresso che non si appiattisce sulla ricerca del profitto./
3. IL
COLONIALISMO INTERNO
“Francesco Tassone e Nicola Zitara
stanno certamente segnando un pezzo forte e centrale della storia intellettuale
e di trasformazione del meridionalismo militante del nostro paese. Al di là di
quelle che possono essere a volte differenze di impostazione, condivido con
loro l'idea di un popolo meridionale in cerca di giustizia sociale e di
democrazia, di internità alle classi popolari, ai contadini, agli artigiani che
vivevano e vivono un doppio regime di sfruttamento, quello del mondo di
produzione capitalistico e quello di una oppressione coloniale, ancora
irrisolto. È per questo che il libro di Nicola Zitara “L'unità d' Italia:
nascita di una colonia” rappresenta a tutt'oggi un caposaldo della letteratura
di classe su quella " questione meridionale" che rimane dentro una
lunga agonia iniziata già all'alba del processo di unificazione nazionale. La
questione contadina, che rappresenta la parte più viva della stessa
"questione meridionale", parte proprio dalla voluta esclusione delle
terre del Sud al processo risorgimentale e quindi allo stesso percorso
complesso e contraddittorio dell'unificazione nazionale. (..)
storia delle rivolte contadine del
nostro Sud, già da quelle innescate dalla conquista garibaldina, in risposta
alla quale il brigantaggio dà forma alla rivolta attraverso l'azione di
numerose bande armate contadine e si fa movimento duraturo per tutto il
decennio 1860-1870, dalla Puglia alla Calabria, dalla Basilicata alla Campania
fino a raggiungere il Molise, il Lazio e gli Abruzzi. (..)
Tribunali speciali, giudizi sommari,
fucilazioni sul posto trasformano la rivolta sociale in una faccenda puramente
repressiva e militare; metodo questo molto spesso usato anche dai giovani della
cosiddetta democrazia parlamentare post-Resistenza negli anni '50,'60,'70 del
XX secolo, per non parlare delle forme più sofisticate ma non meno dure e
repressive che anche oggi colpiscono movimenti sociali e sindacali e esprimono
con la loro conflittualità la volontà della trasformazione radicale e il
superamento dell' "Italia dei padroni ". (..)”
(..)
"l'unità d'Italia è
identificata proprio dalla nascita di questa colonia; tematica tutta politica
ben interpretata e analizzata sino in fondo da Antonio Gramsci nel suo
fondamentale scritto del 1930, Alcuni temi della questione meridionale. Gramsci
evidenzia che l'alleanza di classe capitalista del Nord e del Sud identifica,
nelle sue diverse forme, il blocco agrario-industriale imposto dalla borghesia
italiana per soffocare i movimenti rivoluzionari contadini e operai; e l'unica
risposta a ciò era necessariamente la proposta di una altrettanto forte
alleanza di classe tra gli operai sfruttati del Nord e i contadini sfruttati
del Meridione, creando così quel blocco sociale di classe rivoluzionario che
avrebbe potuto rompere l'assetto socio-economico capitalistico imposto con
l'unità d'Italia".
da Luciano
Vasapollo, Prefazione a Nicola Zitara, “L’unità d’Italia - Nascita di una
colonia, Jaca Book, 2010, (1^ ed. 1971), pp. 10/11/12/13
Nessun commento:
Posta un commento