Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 9 aprile 2022

SCOTELLARO E SUBALTERN STUDIES: le tracce

 

TRACCE IN ELENCO E NON PIÙ IN ELENCO

 

L’inizio dell’elaborazione critica è la coscienza di quello che è realmente, cioè un «conosci te stesso» come prodotto del processo storico finora svoltosi che ha lasciato in te stesso un’infinità di tracce accolte senza beneficio d’inventario. Occorre fare inizialmente un tale inventario.

 (Antonio Gramsci, Quaderno 11 par.12, ed. Gerratana, Einaudi, 1975, pag.1376).

 


”Ogni traccia di iniziativa autonoma da parte dei gruppi subalterni dovrebbe perciò essere di valore inestimabile per lo storico integrale.”,

(Antonio Gramsci, Q.25, ed. Einaudi, 1975, pag. 2284)

 

L’inchiesta sociale, infatti, è narrazione senza mediazione, prezioso documento per lo storico di tracce in elenco e di quelle che in elenco non ci sono più o non ci sono mai state.

 /Subaltern studies Italia/

 

SUBALTERNITA' E SUBALTERN STUDIES

 

di Piero Onida


- Riprendendo il discorso relativo agli studi storici, che risulta essere ad oggi la branca più estesa ed approfondita dei Subaltern studies, è necessario porsi la questione riguardante l’impostazione metodologica data alla ricerca delle fonti storiche per la costruzione di una storia della subalternità. La difficoltà nella ricostruzione storica sta nel trovare voci subalterne autentiche, testimonianze non adulterate od edulcorate. La necessità primaria è legata alla riscoperta di fonti alternative o trascurate o, ancora, oscure agli ambienti degli studi accademici poiché facenti parte esclusivamente degli ambienti subalterni, distanti dalla critica e dal lavoro delle università. I membri del collettivo di Nuova Delhi propongono la riscoperta di fonti desuete (o improprie secondo parte della storiografia classica) quali i racconti orali, la memoria popolare o documenti scritti trascurati e frammentari. Posto ciò, la difficoltà sta nel trovare gli strumenti adatti all’interpretazione storica di testimonianze non propriamente accettabili come fonti storiche, si voglia a causa della loro frammentarietà, della loro non tracciabilità, della loro scarsa referenzialità ad altre fonti od autoreferenzialità. Oltre all’impostazione di dubbio sul rigore delle nuove fonti, gli studiosi della subalternità si pongono in atteggiamento critico anche per quanto riguarda le fonti ufficiali della narrazione storica egemone: se lo scopo del lavoro è quello di ricostruire la storia riconoscendo l’importanza di ogni strato sociale, è necessario rielaborare il discorso storico generalmente accettato, disconoscendo e rielaborando i punti di vista rappresentati, spesso celebrazione delle classi dominanti in salsa neocoloniale.


da Piero Onida, Subalternità e Subaltern studies, Relazione finale del corso Storia del colonialismo e della decolonizzazione, Università degli studi di Cagliari, 2014, pag. 5

 

ACCOSTAMENTI

 

In questa direzione l’opera rimasta incompiuta di Rocco Scotellaro, “Contadini del Sud” (pubblicata postuma da Laterza nel 1954) può essere riletta in questa chiave, relegando in secondo piano le critiche che furono mosse riguardo la metodologia utilizzata per essere considerato un testo sociologico di attendibilità accademica. [cfr.anche Alessandra Reccia, Rocco Scotellaro. Contadini del Sud. (pubblicato in «Il Ponte», gennaio 2011, pp. 103-110)] reperibile in 

https://www.academia.edu/11023851/Rocco_Scotellaro_Contadini_del_sud?email_work_card=view-paper




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