Serata seminariale al Circolo Cittadino di Manduria
della Scuola di Filosofia “Giulio Cesare Vanini”. 27.09.2022
I GRANDI MESSAGGI
MORALI E MODELLI ETICI DEL PENSIERO ANTICO
· - Report
· - Gli schiavi nel Giardino epicureo e il 'lathe biosas'
· - Etica epicurea
· - Caro Lucrezio, Lucrezio Caro
Relazioni
- prof. Enzo Caprino: I messaggi
morali di Socrate, Platone e Aristotele
- prof.
Ferdinando Dubla: I messaggi morali
dell’età ellenistica.
Report
“I principi
dell’Etica a Nicomaco di Aristotele coincidono con la vita attiva dell’impegno
per la polis, dell’essere umano come ‘animale politico’, cioè sociale in quanto
organizzatore della vita collettiva”, dalla relazione del prof. Enzo Caprino.
“Epicuro
rappresenta la crisi dell’assolutizzazione delle categorie morali dominanti e
con gli epicurei inizia la nuova era dell’ellenismo; la dannazione che già
nella figura di Lucrezio Caro è presente, si acuirà con l’avvento del
cristianesimo. L’etica universalistica toglierà spazio alla morale relativa, quella
della felicità, della serenità, del benessere psico-fisico, della cooperazione
e sostegno reciproci”, dalla comunicazione del prof. Ferdinando Dubla.
- Per strade
diverse, i filosofi antichi sono alla ricerca della felicità (eudamonia) e del
buon ordinamento della vita sociale.
- Studi subalterni e filosofia antica -
GLI SCHIAVI NEL GIARDINO EPICUREO e il ‘lathe biosas’
Nel
‘Giardino’ di Atene (e prima nelle scuole da lui fondate a Mitilene e Lampsaco)
Epicuro (341-270 a.C.) accoglieva gli esclusi: le donne (tra cui la Leonzia
presente nelle biografie del De mulieribus claris del Boccaccio) e gli schiavi,
considerati, nella sua società, al pari degli animali da lavoro (concezione,
questa, ben presente negli scritti di Aristotele). D’altra parte, omen nomen,
il suo destino era iscritto nel nome: in greco antico, Ἐπίκουρος, Epíkouros,
significa "alleato" o "compagno, soccorritore". In quanto
al suo ‘lathe biosas’, il vivere nascosto, appartato, non sembra perorazione
per un distacco aristocratico dalla partecipazione alla vita politica, della
polìs, appunto, visto tra l’altro il suo appoggio non occulto al governo
macedone e alle imprese di Alessandro, nè una sdegnosa indifferenza alle sorti
collettive per una società giusta di liberi e uguali; semmai, seguendo lo
splendido proemio al II libro del De rerum natura di Lucrezio, il non farsi
trascinare nel vortice dei procellosi mari in cui vanamente si dibatte
l’esistenza umana (vedi commento 1.) con i suoi dis/valori effimeri.
ETICA
EPICUREA
È arduo estirpare la convinzione che
epicureo non sia aggettivo che qualifica chi si dedichi esclusivamente ai
piaceri in sè e per sè (semmai l’edonismo di matrice cirenaica, Aristippo,
allievo di Socrate) ma il saggio che cerca non invano di praticare l’atarassia,
l’assenza di turbamento, trovando in pace serenità e benessere psico-fisico. Il
saggio ricerca il piacere catastematico, che è statico, cioè permanente, non
soggetto al transeunte dell’eterna insoddisfazione una volta soddisfatti i
bisogni fondamentali dell’essere umano. I piaceri della mente, soprattutto,
gestiti con la sobrietà della ragione, quelli fisici essendo cinetici,
dinamici, legati come sono agli istinti.
- I tumulti dell’anima sono dovuti
alle vicende esterne a sè, dunque si tratta di affrontarle ricercando
l’equilibrio interiore.
Proprio perché il piacere è il nostro bene più importante ed innato, noi non
cerchiamo qualsiasi piacere; ci sono casi in cui noi rinunciamo a molti piaceri
se ce ne deriva un affanno. Inoltre consideriamo i dolori preferibili ai
piaceri, quando da sofferenze a lungo sopportate ci deriva un piacere più
elevato. Quando diciamo che il piacere è il nostro fine ultimo, noi non
intendiamo con ciò i piaceri sfrenati, e nemmeno quelli che hanno a che fare
con il godimento materiale, come dicono coloro che ignorano la nostra dottrina.
La saggezza è principio di tutte le altre virtù e ci insegna che non si può
essere felici, senza essere saggi, onesti e giusti. Le virtù in realtà sono
un'unica cosa con la vita felice e questa è inseparabile da esse.
Epicuro, Lettera
sulla felicità (a Meneceo), traduzione di Angelo Maria Pellegrino, Stampa
alternativa, Milano 1992.
Non è
possibile vivere felicemente senza anche vivere saggiamente, bene e
giustamente, né saggiamente e bene e giustamente senza anche vivere
felicemente. A chi manchi ciò da cui deriva la possibilità di vivere
saggiamente, bene, giustamente, manca anche la possibilità di una vita felice.
Epicuro,
Massime Capitali, V, traduzione di Giulia Mancinelli, edizione digitale www.epicuro.org
In quanto
all’amicizia, essa è il legame forte con cui si fraternizza intellettivamente,
ricercando in comune la via della felicità collettiva.
“L'amicizia
trascorre per la terra annunziando a tutti noi di destarci per darci gioia l'un
con l'altro.”, Sentenze Vaticane, 52, Gnomologio Vaticano Epicureo (nel 1888,
C. Wotke ritrovò, nel codice greco 1950 della Biblioteca Vaticana, 81 sentenze
epicuree). L’oblìo a cui lo costrinse per tanti secoli l’accusa dei Padri della
Chiesa dal II secolo, di eretico ateo e peccaminoso, senza etica, se non quella
del piacere, e per cui il suo pensiero visse appartato, fu rotto solo dal
filosofo Pierre Gassendi (1592-1655). E dalla forza della natura delle cose
(‘de rerum natura’), naturalmente.
Vivere
secondo natura e cultura, non con timori, ansie e paure.
a cura di Subaltern studies Italia
CARO LUCREZIO, LUCREZIO CARO
È dolce, mentre nel grande mare i venti sconvolgono le
acque,
guardare dalla terra la grande fatica di un altro;
non perché il tormento di qualcuno sia un giocondo
piacere,
ma perché è dolce vedere da quali mali tu stesso sia
immune.
Dolce è anche contemplare grandi contese di guerra
apprestate nei campi senza che tu partecipi al
pericolo.
Titus
Lucretius Carus, incipit del libro II del "De rerum natura”
vedi in questo blog - La via della scienza e conoscenza e i valori effimeri (Lucrezio Caro)
http://ferdinandodubla.blogspot.com/2015/04/la-via-della-scienza-e-conoscenza-e-i.html
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