Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 5 novembre 2022

LA COMMUNE Next Revolution società regolata (Marx, Engels, Bookchin, Gramsci)

 

LA COMMUNE - L’ARALDO GLORIOSO DI UNA NUOVA SOCIETÀ (Marx) - FRIEDRICH ENGELS SU LA COMMUNE DE PARIS -  LA COMMUNE è the next revolution (Murray Bookchin) - GRAMSCI E LA SOCIETA' REGOLATA


LA COMMUNE

 

Non è democrazia quella che diminuisce il controllo popolare, quella di chi non rappresenta più se non minoranze che hanno potere di classe e ne esigono il rafforzamento. Oppure che chiamano il popolo ‘direttamente’ a ratificare con plebisciti le deliberazioni castali e di cricca. Democrazia è sovranità popolare che rende stabile e forte, con strumenti diretti assembleari, il potere collettivo comune. È nel libertarismo socialista e comunista che può trovarsi l’architettura anche formale, ma soprattutto sostanziale, dell’inveramento della democrazia sociale nella democrazia politica. Costituisce il superamento delle differenze tra il pensiero anarchico (come quello di Murray Boockin) la filosofia della prassi di Gramsci (la ‘società regolata’ e l’’intelletto collettivo”) e lo stesso approccio caratterizzante che ebbero Marx ed Engels nella tragica esperienza prevalentemente blanquista (Édouard-Marie Vaillant ne era stato uno dei dirigenti più rappresentativi) della Commune de Paris (1871). La Commune è la ‘next Revolution’

 

 

L’ARALDO GLORIOSO DI UNA NUOVA SOCIETÀ (Marx)

 

Dovunque, in qualsiasi forma e in qualsiasi condizione, la lotta di classe prenda una certa consistenza, è semplicemente ovvio che i membri della nostra associazione siano al primo posto. Il terreno su cui essa sorge è la stessa società moderna. Essa non può venire sradicata da nessun massacro, per quanto grande. Per sradicarla, i governi dovrebbero sradicare il dispotismo del capitale sul lavoro, condizione della loro stessa esistenza di parassiti. Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno, come l’araldo glorioso di una nuova società. I suoi martiri hanno per urna il grande cuore della classe operaia. I suoi sterminatori, la storia li ha già inchiodati a quella gogna eterna dalla quale non riusciranno a riscattarli tutte le preghiere dei loro preti.

Karl Marx, da La guerra civile in Francia - 1870-1871, 30 maggio 1871 (cit. dall’ed.1974 Editori Riuniti, a cura di Palmiro Togliatti, pag. 114)

 

FRIEDRICH ENGELS SU LA COMMUNE DE PARIS

 

La Commune è superamento dello Stato nella democrazia comunista

 

- Una superstiziosa venerazione dello Stato e per tutto ciò che ha relazione con lo Stato, che subentra tanto più facilmente in quanto si è assuefatti fin da bambini a immaginare che gli affari comuni a tutta la società non possono venir curati altrimenti che come sono stati curati fino a quel momento, cioè per mezzo dello Stato e dei suoi ben pagati funzionari. E si crede d’aver già fatto un passo estremamente audace quando ci si è liberati della fede nella monarchia ereditaria e si giura nella repubblica democratica. Però lo Stato non è in realtà che una macchina per l’oppressione di una classe da parte di un’altra, nella repubblica democratica non meno che nella monarchia; nel migliore dei casi è un male che viene lasciato in eredità al proletariato riuscito vincitore nella lotta per il dominio di classe, i cui lati peggiori il proletariato non potrà fare a meno di amputare subito, nella misura del possibile, come fece la Comune, finchè una generazione, cresciuta in condizioni sociali nuove, libere, non sia in grado di scrollarsi dalle spalle tutto il ciarpame statale. Il filisteo socialdemocratico recentemente si è sentito preso ancora una volta da salutare terrore sentendo l’espressione: dittatura del proletariato. Ebbene, signori, volete sapere come è questa dittatura? Guardate la Comune di Parigi. Questa fu la dittatura del proletariato.

Friedrich Engels, Londra, 18 marzo 1891 / dall’Introduzione all’ed. tedesca del 1891 de La guerra civile in Francia di Karl Marx.

 

#FriedrichEngels #LaCommune #utopia concreta della #democrazia #comunista #comunalista

 

LA COMMUNE è the next revolution (Murray Bookchin)

 

Il municipalismo libertario non è una nuova versione del riformismo come il “possibilismo” di Paul Brousse alla fine dell’800. Piuttosto, è un esplicito tentativo di aggiornare il tradizionale ideale anarchico sociale della Federazione delle comuni o “Comune delle Comuni”, vale a dire, l’Unione confederale delle comuni comunista-libertarie, sotto forma di assemblee popolari che utilizzano la democrazia diretta, nonchè il controllo collettivo delle proprietà socialmente rilevanti. /

da La prossima rivoluzione - Dalle assemblee popolari alla democrazia diretta, BFS ed., 2018, pag.81 - tr.it. de The Next Revolution: Popular Assemblies and the Promise of Direct Democracy, raccolta di saggi edita nel 2015 da Verso Book per la cura di Debbie Bookchin e Blair Taylor.

 

Dalla recensione di Benjamin J. Pauli a Murray Bookchin, The Next Revolution in Logòs - a journal of modern society & culture, 2015 - link:

http://logosjournal.com/2015/review-murray-bookchin-the-next-revolution-popular-assemblies-and-the-promise-of-direct-democracy/

- La città di Kobane, nel nord della Siria, controllata dai curdi, ha attirato l'attenzione internazionale in quanto sede di alcuni dei più feroci combattimenti nella lotta contro l'ISIS. Nell'estate del 2014, le forze guidate dalle Unità di protezione del popolo curdo (YPG e YPJ) hanno sfidato ogni previsione respingendo l'assalto dell'ISIS per mesi, nonostante le fiduciose previsioni di osservatori esterni sulla caduta della città. Dopo che l'ISIS ha finalmente colpito Kobane in una grande offensiva a settembre e ottobre, le YPG/YPJ si sono raggruppate e, con l'assistenza degli attacchi aerei della coalizione e di un contingente di truppe peshmerga, sono riuscite a riconquistare la città nel gennaio di quest'anno. Ora, in una città ridotta in macerie e costellata di trappole esplosive dell'Isis, è iniziato il lavoro di ricostruzione.(..) Le spiegazioni di Bookchin della strategia municipalista libertaria nei saggi che compongono The Next Revolution rappresentano una miscela a volte sconcertante di realismo e utopismo. Da un lato, compie il passo eretico (per un anarchico autodefinito) di sostenere l'attività elettorale e le misure riformiste intraprese attraverso i consigli comunali stabiliti. E anche questi modesti sforzi per lavorare all'interno del sistema, ammette, saranno molto probabilmente all'inizio puramente "simbolici", poiché i municipalisti libertari lottano per raccogliere il sostegno popolare per la loro piattaforma usando i tradizionali e banali mezzi di persuasione e propaganda. Il progresso sarà senza dubbio minuziosamente lento, avanzando in modo non uniforme e incrementale attraverso piccoli trionfi, mezze vittorie e reset.(..) Se la ricezione delle idee di Bookchin in Kurdistan dimostra qualcosa, tuttavia, è che mantenere vive quelle idee significa adattarle, rivederle e applicarle a nuovi contesti, anche se ciò significa confondere le aspettative e le intenzioni dello stesso Bookchin. The Next Revolution ha il potenziale per aiutare a far rivivere il pensiero di Bookchin per una nuova generazione di radicali, ma solo se il suo lavoro è inteso non come un modello letterale per un movimento ma come una risorsa fondamentale che può essere utilizzata per stimolare una visione più riccamente democratica e ispirare una varietà di lotte.

Benjamin J. Pauli è Associate Professor di Scienze Sociali alla Rutgers University nel New Jersey (USA) il cui lavoro si concentra sulla storia e la teoria dell'anarchismo, le ideologie politiche, la religione e la politica.

traduzione di #SubalternStudiesItalia

 

GRAMSCI E LA SOCIETA' REGOLATA

 

Napoleone argomentava partendo dal concetto che se è vero l’assioma giuridico che l’ignoranza delle leggi non è scusa per l’imputabilità, lo Stato deve gratuitamente tenere informati i cittadini di tutta la sua attività, deve cioè educarli : argomento democratico che si trasforma in giustificazione dell’attività oligarchica. L’argomento però non è senza pregio: esso può essere «democratico» solo nelle società in cui la unità storica di società civile e società politica è intesa dialetticamente (nella dialettica reale e non solo concettuale) e lo Stato è concepito come superabile dalla «società regolata»: in questa società il partito dominante non si confonde organicamente col governo, ma è strumento per il passaggio dalla società civile-politica alla «società regolata», in quanto assorbe in sé ambedue, per superarle (non per perpetuarne la contraddizione), ecc.

Antonio Gramsci, Quaderno 6 §65 1930-32

ed. Einaudi 1975, pag.734

Così come per Marx il 'general intellect' (sapere e conoscenze condivisi) regola le forme della produzione definendone i rapporti +, così per Gramsci la società regolata e autoregolata dei produttori può definire l'approdo a cui tende il 'moderno Principe' inteso come intellettuale collettivo. Se la dialettica soprastrutturale è reale, non meramente concettuale, la società regolata è autodirezione della società civile, la società comunista. L'utopia, è un'utopia concreta.

Nello stesso Quaderno 6 al§12 Gramsci scrive:

confusione tra il concetto di Stato-classe e il concetto di società regolata. (..) Finché esiste lo Stato-classe non può esistere la società regolata, altro che per metafora, cioè solo nel senso che anche lo Stato-classe è una società regolata. Gli utopisti, in quanto esprimevano una critica della società esistente al loro tempo, comprendevano benissimo che lo Stato-classe non poteva essere la società regolata, tanto vero che nei tipi di società rappresentati dalle diverse utopie, s’introduce l’uguaglianza economica come base necessaria della riforma progettata: ora in questo gli utopisti non erano utopisti, ma concreti scienziati della politica e critici congruenti.

Ivi, pag. 693

 + K.Marx, Grundrisse, Lineamenti fondamentali dell'economia politica 1857-58, La Nuova Italia - 1971-74, presentazione, traduzione e note di Enzo Grillo.











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