Un “irregolare”
eretico dissimulatore, ateo “non virtuoso” e fuggitivo, il Vanini, che ha
riaperto le frontiere della filosofia al laicismo e alla libertà di pensiero e
che erano costate la vita, diciannove anni prima, a Giordano Bruno da Nola.
Se in Giordano Bruno la filosofia dell’infinito (gli ‘infiniti mondi’) inverava l’alchimia rinascimentale, in quanto esoterismo, magia e cabala supportavano i linguaggi attraverso cui può svelarsi l’infinito stesso nei margini di conoscenza possibili dettati da un ”eroico furore”; +
in Giulio Cesare Vanini la filosofia ridiventa corpo, materia, natura, viene irrisa per dissimulazione la presunta logica della trascendenza, la mistica apofatica degli idoli, il dottrinarismo che si struttura, tramite la trasformazione filosofica, in teologia, che annulla il corpo, sottomette la materia, che è bruta, all’eccellente Spirito, sostituisce alla natura il demiurgo plasmatore per profezie di salvezza. Marino Marsenne, nelle “Quaestiones celeberrimae in Genesim” (1623) definisce il filosofo salentino ‘flagitium’, un criminale, depravato dissoluto e turpe, perchè un ateo senza Dio non può che accompagnarsi a condotte morali riprovevoli. Giudizio ripreso da David Durand contro il filosofo Pierre Bayle che nei suoi “Pensieri sulla cometa” (1682) aveva caratterizzato il Vanini come esempio di ‘ateo virtuoso’. Il Durand, nel suo scritto del 1717 (“La vie et les sentimens de Lucilio Vanini”) porrà invece paradossalmente e implicitamente in crisi l’assioma dell’ateo depravato.
I passaggi sillogistici verso l’Illuminismo dunque si svilupperanno attraverso un’architettura aristotelica: 1. Siccome è ateo, dunque è di condotta immorale; 1.bis. Se è di condotta immorale, allora è ateo 2. Ma nonostante sia ateo, ha una eccellente condotta morale; 3. L’ateo, dunque, può avere condotta morale eccellente o immorale; 4. La condotta morale non si giudica dall’orientamento religioso.
+ ogni tribolazione umana, nel rispecchiamento che Bruno opera di Lucrezio del “De rerum natura”, dunque profondamente epicureo, è da considerarsi effimera, perché caduchi i valori caduco il destino umano. A meno che, la forza in interiore homine, non ci faccia apprezzare il vero valore della vita, senza lo sgomento tipico del timor degli dei, qualsiasi cosa accada. E ciò che comprensibile non è immediatamente, lo è, ma mediamente, attraverso la magia. Il cuore della nostra testa, cioè, lo specchio del microcosmo nell’infinito.
Vanini, dissociato,
pentito, sovversivo: un “irregolare”.
Nefandezze
e nequizie furono dette dopo la sua tragica e ingiusta morte, quasi a
giustificare il rogo. È ora che la sua “terra avita” gli restituisca la parola.
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“Anche quando non faceva che ripetere, qualche volta trascrivendole letteralmente, innocue riflessioni di altri, i suoi discorsi, così come si sviluppano nel contesto dei suoi libri, acquistavano sempre un significato sovversivo, diventando pericolosi per l’ordine sociale e per la religione dominante.”
A.Nowicki, Le categorie centrali della filosofia di Vanini, in Le interpretazioni di Giulio Cesare Vanini, a cura di G.Papuli, Congedo, Galatina, 1975, pag.157.
“Inviso tanto alle alte gerarchie ecclesiastiche della
Chiesa anglicana che lo avevano accolto nel 1612, quando, da Padova, aveva
cercato rifugio in Inghilterra per sfuggire al provvedimento disciplinare
inflittogli dal Generale dell’Ordine dei Carmelitani, quanto a quelle della
Chiesa cattolica che lo avevano riaccolto nel 1614, profondamente risentite
dall’insincerità del suo pentimento.”
Simona Apollonio, sta nel vol. Giulio Cesare Vanini nella cultura filosofica francese del Seicento e del Settecento. Dal Libertinisme érudit all’Illuminismo, scritto con M.Carparelli e D.M. Fazio per La scuola di Pitagora editrice, 2019, pag.70.
Le immagini di Vanini che caratterizzeranno il filosofo libertino dopo la sua atroce morte nella Francia del Seicento: mostro, satanista, corruttore della gioventù, libertino, plagiario, campione insuperato di ateismo, dissimulatore, cattivo maestro. François De Rosset, scrittore di fama, 1619: “filosofo estremamente dotto, ma di una dottrina del tutto diabolica”; “quell’uomo era il più abominevole che mai si fosse visto”; “lo spirito più empio che mai si sia visto tra gli uomini”. Cit. in Histoire véritable da Mario Carparelli in Il più bello e maligno spirito che io abbia mai conosciuto. Giulio Cesare Vanini nei documenti e nelle testimonianze, Il Prato, Saonara, 2013, pp. 181/186.
Fu costruita e diffusa anche una vera e propria leggenda nera in base alla quale Vanini sarebbe stato uno dei dodici (secondo alcuni, undici o addirittura quattordici) apostoli di Satana a cui sarebbe stato assegnato il compito di diffondere l’ateismo in Francia, particolarmente a Parigi.(..) La leggenda nera su Vanini sarà, (..) messa in circolazione nel 1621 dal gesuita francese Jacques Gaultier e diffusa in Francia da Marin Mersenne, François Garasse ed Edmond Richer, teologo francese (..): “A questo dodicesimo Apostolo di Satana la lingua fu tagliata ben presto, poi fu fatto trainare su un carro, strangolato, bruciato, e le sue ceneri furono sparse al vento il sabato precedente la quinquagesima, 9 febbraio 1619.” Jacques Gaultier, 1621, cit. da Carparelli, op.cit., pp.29-30.
Parafrasando Spinoza (1632/1677): Che cos'è la natura se non quella sub specie aeternitatis che rende gli uomini liberi? (fe.d.)
https://t.me/scuolafilosofiaVanini
dall'intervento di Ferdinando Dubla alla tavola rotonda su Giulio Cesare Vanini, con Oronzo Caprino e Mario Carparelli - Avetrana, 14 gennaio 2023
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