Uno
spettro per la borghesia, un’altra concezione della democrazia - La Commune de
Paris
I
FANTASMI DEL PASSATO - L’angoscia della borghesia è storica,
ogniqualvolta sente parlare di attualità della Comune e, in generale,
dell’attualità dell’ideale comunista come massima espressione della democrazia
autogestionaria. (fe.d.)
Nella Comune di Parigi
i rivoluzionari più attivi risultarono i blanquisti. Comunisti, essi ponevano
in primo piano la necessità della conquista del potere politico. Per ottenere
questo risultato, ritenevano sufficiente l'organizzazione di un piccolo nucleo
di risoluti cospiratori, disciplinati ed efficienti che, una volta
impadronitisi del potere, avrebbero instaurato un governo dittatoriale,
necessario per stroncare ogni opposizione e, insieme, per attirare a sé le
masse popolari. Le trasformazioni sociali sarebbero avvenute più tardi: «il
comunismo non si realizza con i decreti» - aveva scritto Blanqui - «ma sulla
base di decisioni prese volontariamente dalla nazione stessa, e queste
decisioni possono avvenire solo sulla base di una larga diffusione
dell'istruzione». (A. Blanqui, Critique sociale, I, 1885, p. 109).
Tutti i blanquisti
parteciparono attivamente alla Comune: Casimir Bouis, Frédéric Cournet, Gaston
Da Costa, Émile Eudes, Théophile Ferré, Gustave Flourens, Ernest Granger,
Alphonse Humbert, Victor Jaclard, Eugène Protot, Raoul Rigault, Gustave Tridon,
Édouard Vaillant.
L’INSURREZIONE
È RIVOLUZIONARIA
L’influenza di Auguste
Blanqui (1805-1881) e del “blanquismo” sulla teoretica del movimento operaio
(+), è stata molto più estesa, in
maniera a volte esplicita, il più delle volte implicita, di quanto appaia.
Blanqui
et les blanquistes: Actes du Colloque Blanqui (French
Edition) - Editore: Sedes (réédition numérique FeniXX -1986)
/scheda/ trad. di
#SubalternStudiesItalia
- La tumultuosa vita di
Auguste Blanqui terminò nel 1881. Il centenario della sua morte nel 1981 fu
l'occasione per la Società per la Storia della Rivoluzione del 1848 e le
Rivoluzioni del XIX secolo per organizzare un colloquio internazionale su
Blanqui e i Blanquisti. Perché c'erano i blanquisti... L'uomo indomabile che fu
in prigione sotto quattro diversi regimi politici ("L'Enfermé", nota
dr) e che uscì dalla prigione o dall'ospedale solo per organizzare le barricate
successive fu anche un pensatore e un teorico; lasciò oltre a una memoria
romantica un'opera scritta e una teoretica, e ebbe discepoli almeno fino al
1914.
nota dr - Per aver trascorso, dal 1831
al 1879, complessivamente trentasei anni e cinque mesi in prigione, ci si
riferisce a lui come all'Enfermé (il Recluso).
Uomo d'azione più che elaboratore di teorie, egli era convinto che il proletariato potesse creare una società di liberi e di uguali solo mediante un'insurrezione armata guidata da una piccola minoranza ben organizzata e decisa ad imporre la propria “dittatura del proletariato”. Fu il primo ad elaborare questo concetto, poi ripreso da Marx e Engels, che lo specificarono in contrapposizione alla ”dittatura della borghesia”. L’esperienza della Commune de Paris fu prevalentemente a direzione blanquista: Édouard-Marie Vaillant ne era stato uno dei dirigenti più rappresentativi. , cfr. i giudizi sull’esperienza comunarda parigina repressa nel sangue nel 1871 in questo blog -
LA COMMUNE Next Revolution società regolata (Marx, Engels, Bookchin, Gramsci)
- Il teorico della “dittatura” rivelò, nella prassi della repubblica parigina,
il socialismo comunitario come massima estensione della “democrazia”
autogestionaria.
- Blanqui dedicò la sua
intera esistenza a questa causa, senza lasciarsi scoraggiare né dall'esilio né
dalle pene carcerarie cui fu ripetutamente condannato.
(+) per “teoretica del
movimento operaio” o “proletaria”, intendiamo le teorizzazioni e la fondazione
filosofica aristotelicamente ”prima” (’teoretica’ deriva da essa) legate all’azione che si sono susseguite
nella storia delle organizzazioni rivoluzionarie. /
#AugusteBlanqui
LA
PEDAGOGIA COMUNALISTA del blanquista VAILLANT. I GIORNI de LA COMMUNE DE PARIS
- Fin da marzo era
stata avanzata la questione dell'istruzione. La Società per una nuova
educazione aveva richiesto alla Comune la separazione della scuola dalla Chiesa
- nessuna istruzione religiosa e nessun oggetto di culto negli edifici
scolastici - e l'istruzione obbligatoria, gratuita e impostata su basi scientifiche.
La Comune si era dichiarata d'accordo e dal 21 aprile la Commissione istruzione
si occupò del problema.
Il 19 maggio fu emanato
il decreto sulla laicità della scuola. Nel suo manifesto del 18 maggio il
commissario Édouard Vaillant aveva scritto che «il carattere essenzialmente
socialista» della «rivoluzione comunale» doveva poggiare su «una riforma
dell'insegnamento che garantisca a ciascuno la vera base dell'eguaglianza
sociale, ossia l'istruzione integrale alla quale ogni cittadino ha diritto». Il
21 maggio furono raddoppiati gli stipendi dei maestri e a questi furono
parificate le retribuzioni delle maestre.
in Bruhat, Dautry, Tersen, La Comune del 1871, Editori Riuniti, 1971, p. 221.
Nella foto storica sotto Eduard Vaillant (1840
-1915), nei giorni della rivoluzione comunarda aveva dunque 31 anni
Édouard-Marie Vaillant (1840-1915) nella foto in
qualità di candidato alle elezioni presidenziali del 1913 in cui risultò terzo,
impegnato nella SFIO, il Partito socialista francese aderente alla Seconda
Internazionale, figura carismatica della gauche francese in quanto tra i
principali animatori rivoluzionari di ispirazione blanquista della Comune di
Parigi. - Copertina del testo citato che gli Editori Riuniti pubblicarono nel
centenario della Comune e che ha costituito la lettura formativa,
storico-informativa per centinaia di militanti comunisti
Uno spettro per la borghesia, un’altra concezione della democrazia - La Commune de Paris
LA
COMMUNE DI LOUISE
Louise Michel, La Comune, Edizioni Clichy - 2021, trad.
di Chiara Di Domenico - e.book (ed.or. del 1898, Paris)
/scheda/
Testimonianza
appassionata e in prima linea di Louise Michel, da maestra elementare a eroina
della prima democrazia d'Europa. La Comune è una cronaca ardente che racconta i
giorni e le notti che videro la strada prendere il potere, le barricate alzarsi
e cadere sotto i cannoni, migliaia di donne e bambini combattere accanto agli
uomini. Una storia corale di sangue, coraggio e passione, appassionante come un
romanzo e vera come la storia. Dedicata a chi ancora non ha smesso di lottare.
- Marx definisce la
Comune il primo governo del popolo operaio, Bakunin la prima rivoluzione della
città operaia contro lo Stato dei proprietari nobili e dei borghesi. Di certo,
è la prima vera guerra civile operaia, proletaria: a nemmeno cent’anni dalla
Rivoluzione francese, Parigi è la capitale di quel «socialismo del sentimento»
che non fa strategie, come invece succederà più tardi in Russia, ma assalta il
cielo, annega nel sangue, resta nella storia come un mito, una leggenda, e
continua ad accendere gli animi come solo chi muore giovane sa fare. Invece di
fare uno Stato, la Comune fa letteratura. O il successo, o la gloria: questo è
il dilemma. La Comune è, prima di tutto, una tragedia. Intesa come messa in
scena di un dramma umano che ancora oggi ci parla. A differenza della tragedia greca,
dura non un giorno, ma nove settimane. Nove settimane in cui una città messa
sotto assedio dall’ennesima guerra decide, anziché recitare la parte del solito
coro di vittime, di diventare protagonista corale di una rivoluzione. Tante
cose succedono per la prima volta a Parigi tra il 18 marzo e il 28 maggio 1871.
Per la prima volta sono gli operai a insorgere, per la prima volta almeno una
parte di loro gode dell’istruzione minima che gli permette di scegliere il
proprio destino e non vedere il padrone come un semidio a cui obbedire o
rubare. Per la prima volta sono le donne ad aprire le danze, impedendo ai
soldati governativi di portar via i cannoni di Montmartre che il popolo di
Parigi ha comprato con una sottoscrizione cittadina per difendersi dai prussiani.
E questa prima battaglia la vinceranno loro, «convertendo» molti soldati alla
rivoluzione. Donne, e insieme a loro tanti ragazzini, come i Ragazzi perduti,
leggendaria milizia di adolescenti che scelsero di morire combattendo piuttosto
che crescere servi. (..) Per la prima volta, i miserabili hanno deciso di
prendersi insieme al potere anche la parola. (..) La Comune di Louise Michel è
un testo quasi dimenticato. Perché non è bello, e a dirla tutta, nemmeno lei lo
è. E nemmeno la storia che stiamo per raccontare, così piena di sangue e di
dolore, di rabbia e di addii. Questo libro vuole testimoniare. Nella
letteratura dell’epoca è considerato un ibrido tra un diario, un racconto
corale, un saggio e una cronaca.
I fatti riportati
vengono raccolti dalla Michel al ritorno dalla colonia penale in Nuova
Caledonia, nel 1898, e dopo un’ulteriore reclusione di qualche anno. Molti dei
suoi scritti sono andati persi, come ammette lei stessa. Resta un ricco
epistolario, alcune opere poetiche, alcune opere teatrali. Ecco il teatro che
torna. Leggete questo lungo racconto come la mise en éspace di un immenso coro
di protagonisti. Non lasciatevi impressionare dalla mole capillare di fatti
raccontati, dalla pletora di nomi: lo fa perché è l’unico modo per permettere
di vivere in eterno a chi è morto per l’eternità dell’Idea. Tutti devono essere
ricordati, tutti sono importanti. L’edizione che avete tra le mani nasce sulla
traccia di quella italiana più popolare, pubblicata da Editori Riuniti e
allegata in omaggio agli abbonati di «Rinascita», nel 1969. -
Chiara
Di Donato, dalla prefazione all’edizione digitale cit.
NOI
SIAMO SPETTRI ANCORA VIVI IN MEZZO AI NOSTRI MORTI
- Oggi, la Comune è
pronta per la storia. A distanza di venticinque anni i fatti si delineano
nettamente, si scoprono nel loro aspetto più autentico. Visti da lontano, gli
avvenimenti si presentano come allora, con la differenza che ieri era insorta
solo la Francia, mentre oggi tutto il mondo si è risvegliato. Qualche anno
prima della sua fine l’impero rantolante si aggrappava a tutto, al ciuffo d’erba
come alla roccia, tutto gli sfuggiva e ciononostante si aggrappava sempre, con
gli artigli sporchi di sangue e i piedi sospesi nel baratro. Ma venne la
disfatta. La montagna, franando, lo schiacciò. Tra i giorni di Sedan e i nostri
le cose appaiono spettrali, e anche noi siamo spettri ancora vivi in mezzo ai
nostri morti. Quest’epoca è il prologo del dramma che cambierà le basi delle
società umane. Le nostre lingue imperfette non possono rendere esattamente
l’impressione magnifica e terribile del passato che si dissolve confondendosi
con l’avvenire che sorge.
Louise Michel, 1898
* Louise Michel
(Vroncourt-la-Côte, 29 maggio 1830 – Marsiglia, 9 gennaio 1905) è stata
un'anarchica, insegnante, scrittrice e rivoluzionaria francese, ricordata per
il suo ruolo preminente durante la Comune e il suo sostegno all'emancipazione
femminile.
- In Francia c’è il
Muro dei Federati della Comune, nel cimitero del Père-Lachaise a Parigi: il
muro contro cui vennero ammassati e fucilati migliaia di comunardi (cinquemila
in un sol giorno – maschi come femmine, vecchi come giovani, operai e artigiani
come piccoli commercianti, artisti come prostitute). Accadde tra il 21 e il 28
maggio, nella terribile “semaine sanglante” in cui la borghesia francese
scatenò la sua sete di vendetta e di morte.
I morti della Comune
non sono morti invano, e l’esempio della Comune ha innervato speranze,
organizzazioni, rivolte nel corso del tempo, nella storia e nella geografia del
nostro pianeta che non è soltanto “l’aiuola che ci fa così feroci” ma è e deve
tornare a essere nonostante tutto anche il luogo delle utopie indispensabili,
dei “domani che cantano”. Goffredo Fofi, I giorni
della Comune - Parigi 1871, con una cronologia di Mariuccia Salvati,
ed.e/o, 2021 - ed.digitale, pos.55 di 251
vedi anche:
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