[Secondo Hegel] “I gradi descrivono la trasformazione della
prosa del mondo nella prosa della storia come progresso dello spirito verso la
libertà e l’autocoscienza”. +
- Il tentativo dello
storico Ranajit Guha di portare le storie delle classi subalterne all'interno
della corrente principale degli studi storici, si confronta con il pensiero di
Hegel e le sue categorie di ‘prosa del mondo’ e ‘prosa della storia’.
Compulsando il filosofo tedesco sulla filosofia della ‘storia del mondo’, (Guha
prende in esame in particolare Estetica, II, Einaudi, 1997, pp.1088-1106 e le
Lezioni sulla filosofia della storia, La Nuova Italia, 1941, pag.167 e passim,
le edizioni più vicine a quelle cui lo storico indiano si avvale, Lectures on
the Philosophy of World History, a cura di H.B. Nisbet, Cambridge University
Press, 1975-1982) se non c’è storia senza costruzione dello Stato, tappa
cruciale del cammino dello spirito verso l’autocoscienza, i popoli subalterni,
coloniali, dominati dagli Imperi, sono fuori della ‘prosa della storia’, sono
popoli senza storia, costituiscono la ‘prosa del mondo’, esseri ‘alienati’ e
‘frammentati’. La ‘spiritualizzazione’ della storia, identificata con lo stesso
progresso lineare, pur carico di tensioni e conflitti, è completa. Ma la
contraddizione hegeliana, secondo Guha, esclude il processo di riconoscimento:
“La prosa del mondo in cui gli esseri umani si rendono intellegibili gli uni
agli altri nel corso della loro lotta quotidiana per il riconoscimento
reciproco si impregna quindi di storicità”. (cfr. Guha, La
storia, cit. pag.38).
- Una nuova narrazione
dei subalterni, nella forma del collettivo di ricerca, che va oltre lo
"statalismo" fino all'essere-nel-mondo quotidiano, alle fonti di un
narrare dominante che lascia ‘tracce subalterne’ per chi le sa seguire, (+1)
(+2) alla riappropriazione della propria ‘presenza’ storica e la conquista
della coscienza di classe con l’insorgenza.
Viene chiamata infatti
‘prosa della controinsurrezione’ - controinsurgencia - la narrazione delle
classi dominanti contro l’insorgenza delle classi subalterne, che si manifesta
in diverse forme e modi riferiti alle specifiche connotazioni
politico-culturali con cui si struttura il dominio senza egemonia.
+ Guha, Ranajit Guha, La storia ai limiti della storia del mondo - con un testo di
Rabindranath Tagore e Introduzione di Massimiliano Guareschi, Sansoni, 2003,
pag.49.
+1. “un grande acume
nell’interpretazione delle fonti quanto mai necessario per chi si arrischia nel
difficile compito di scrivere la storia dei Subalterni sulla base degli archivi
prodotti dai dominatori. I subalterni infatti, per definizione, non producono
le proprie fonti; di esse parlano le fonti di chi cerca di mantenerli in uno
stato di soggezione. Eppure Guha è riuscito a riconoscere la soggettività dei
subalterni negli archivi e nei racconti dei dominatori. Queste tracce sono
state lasciate dai subalterni proprio nel momento in cui hanno scelto di
rovesciare l’ordine che li condannava alla miseria e alla sottomissione.”,
Paolo Capuzzo, da Gramsci, le culture e
il mondo, Viella 2009, ed. e.book, pos.384 di 3249.
+2. Nel delineare una
metodologia di analisi delle fonti, Guha si affida ai risultati della
linguistica così da poter decrittare l’intero corpus degli scritti
storiografici per andare oltre l’aura ingannevole di «perfetta neutralità». La
critica ha origine nell’«esame delle componenti del discorso, veicolo di ogni
ideologia», e quindi dall’individuazione dei segmenti, classificati secondo la
loro finalità in funzioni– ruolo indicativo – e indizi– ruolo interpretativo.
Successivamente, attraverso un’operazione metalinguistica, si assegna un nome
ai diversi segmenti; emerge in questo modo la struttura narrativa del discorso
storico e l’intreccio tra il carattere metonimico – il racconto dei fatti – e
quello metaforico di elaborazione. La decostruzione e l’analisi sequenziale
consentono così di individuare tra le «fessure del tessuto narrativo» il codice
della controinsurrezione e la conseguente distorsione della storiografia. -
Anna Cerchi, Ranajit Guha e i Subaltern
Studies: fonti e metodi della storiografia subalterna, su Academia.edu
Il narratore della storia
subalterna si appropria del proprio oggetto storico attraverso un processo di
inversione e di presa di coscienza negativa: l’essere subalterno si manifesta
nello spazio di antagonismo delineato dalla coscienza ufficiale e colonialista,
e ciò che ne emerge è una “immagine catturata in uno specchio deformante”,
precisamente «image caught in a distorting miror»,
Ranajit
Guha, Elementary Aspects of Peasant
Insurgency in Colonial India, Delhi, 1983, Oxford University Press, pag.333
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