Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 27 maggio 2023

DALLA PROSA del MONDO alla PROSA DELLA STORIA TO BACK. RANAJIT GUHA TRIBUTE - রণজিৎ গুহের প্রতি শ্রদ্ধা Raṇajiṯ Guha prati śrad'dhā

 

[Secondo Hegel] “I gradi descrivono la trasformazione della prosa del mondo nella prosa della storia come progresso dello spirito verso la libertà e l’autocoscienza”. +

- Il tentativo dello storico Ranajit Guha di portare le storie delle classi subalterne all'interno della corrente principale degli studi storici, si confronta con il pensiero di Hegel e le sue categorie di ‘prosa del mondo’ e ‘prosa della storia’. Compulsando il filosofo tedesco sulla filosofia della ‘storia del mondo’, (Guha prende in esame in particolare Estetica, II, Einaudi, 1997, pp.1088-1106 e le Lezioni sulla filosofia della storia, La Nuova Italia, 1941, pag.167 e passim, le edizioni più vicine a quelle cui lo storico indiano si avvale, Lectures on the Philosophy of World History, a cura di H.B. Nisbet, Cambridge University Press, 1975-1982) se non c’è storia senza costruzione dello Stato, tappa cruciale del cammino dello spirito verso l’autocoscienza, i popoli subalterni, coloniali, dominati dagli Imperi, sono fuori della ‘prosa della storia’, sono popoli senza storia, costituiscono la ‘prosa del mondo’, esseri ‘alienati’ e ‘frammentati’. La ‘spiritualizzazione’ della storia, identificata con lo stesso progresso lineare, pur carico di tensioni e conflitti, è completa. Ma la contraddizione hegeliana, secondo Guha, esclude il processo di riconoscimento: “La prosa del mondo in cui gli esseri umani si rendono intellegibili gli uni agli altri nel corso della loro lotta quotidiana per il riconoscimento reciproco si impregna quindi di storicità”. (cfr.  Guha, La storia, cit. pag.38).

 

- Una nuova narrazione dei subalterni, nella forma del collettivo di ricerca, che va oltre lo "statalismo" fino all'essere-nel-mondo quotidiano, alle fonti di un narrare dominante che lascia ‘tracce subalterne’ per chi le sa seguire, (+1) (+2) alla riappropriazione della propria ‘presenza’ storica e la conquista della coscienza di classe con l’insorgenza.

Viene chiamata infatti ‘prosa della controinsurrezione’ - controinsurgencia - la narrazione delle classi dominanti contro l’insorgenza delle classi subalterne, che si manifesta in diverse forme e modi riferiti alle specifiche connotazioni politico-culturali con cui si struttura il dominio senza egemonia.

 

 + Guha, Ranajit Guha, La storia ai limiti della storia del mondo - con un testo di Rabindranath Tagore e Introduzione di Massimiliano Guareschi, Sansoni, 2003, pag.49.

 

+1. “un grande acume nell’interpretazione delle fonti quanto mai necessario per chi si arrischia nel difficile compito di scrivere la storia dei Subalterni sulla base degli archivi prodotti dai dominatori. I subalterni infatti, per definizione, non producono le proprie fonti; di esse parlano le fonti di chi cerca di mantenerli in uno stato di soggezione. Eppure Guha è riuscito a riconoscere la soggettività dei subalterni negli archivi e nei racconti dei dominatori. Queste tracce sono state lasciate dai subalterni proprio nel momento in cui hanno scelto di rovesciare l’ordine che li condannava alla miseria e alla sottomissione.”, Paolo Capuzzo, da Gramsci, le culture e il mondo, Viella 2009, ed. e.book, pos.384 di 3249.

+2. Nel delineare una metodologia di analisi delle fonti, Guha si affida ai risultati della linguistica così da poter decrittare l’intero corpus degli scritti storiografici per andare oltre l’aura ingannevole di «perfetta neutralità». La critica ha origine nell’«esame delle componenti del discorso, veicolo di ogni ideologia», e quindi dall’individuazione dei segmenti, classificati secondo la loro finalità in funzioni– ruolo indicativo – e indizi– ruolo interpretativo. Successivamente, attraverso un’operazione metalinguistica, si assegna un nome ai diversi segmenti; emerge in questo modo la struttura narrativa del discorso storico e l’intreccio tra il carattere metonimico – il racconto dei fatti – e quello metaforico di elaborazione. La decostruzione e l’analisi sequenziale consentono così di individuare tra le «fessure del tessuto narrativo» il codice della controinsurrezione e la conseguente distorsione della storiografia. - Anna Cerchi, Ranajit Guha e i Subaltern Studies: fonti e metodi della storiografia subalterna, su Academia.edu

Il narratore della storia subalterna si appropria del proprio oggetto storico attraverso un processo di inversione e di presa di coscienza negativa: l’essere subalterno si manifesta nello spazio di antagonismo delineato dalla coscienza ufficiale e colonialista, e ciò che ne emerge è una “immagine catturata in uno specchio deformante”, precisamente «image caught in a distorting miror»,

Ranajit Guha, Elementary Aspects of Peasant Insurgency in Colonial India, Delhi, 1983, Oxford University Press, pag.333

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