Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 5 febbraio 2025

GLI OCCHI DI DE MARTINO - Franco Pinna e la fotografia come storia

 


Maddalena La Rocca, "la fattucchiera" di Colobraro,  foto Franco Pinna, 1952 


Le fotografie di Franco Pinna fanno da commento visivo agli scritti dell’antropologo e filosofo Ernesto de Martino durante le spedizioni in Lucania dal 1952 al 1956 e nel Salento del 1959, poi confluite nelle opere “Morte e pianto rituale nel mondo antico”, “Sud e magia”, “La terra del rimorso”, detta anche ‘trilogia meridionalista’ e considerate classiche del pensiero meridiano su scala internazionale. Per rendere centrale lo sguardo etnologico, il fotografo deve compenetrarsi nelle categorie concettuali introdotte dal ricercatore partenopeo già dallo scritto “Il mondo magico” del 1948, in particolare la ‘crisi della presenza’ e la ‘destorificazione del negativo’ che Pinna deve trasformare da astratte a concrete, fermando il tempo storico con la macchina fotografica Leica e “senza corredi sofisticati”, come scriverà  Diego Carpitella. Con Franco Pinna nacque la fotografia etnologica in Italia, con Franco Pinna la fotografia entrò sia nel movimento culturale neorealista sia nelle visioni oniriche di Federico Fellini. / fe.d.

 

Cosa fu, infatti, la documentazione sociale-visiva (e sonora, aggiungerei) americana degli anni della crisi e del conseguente progetto roosveltiano? Partiva dal presupposto  quacchero e moralistico, che bisognasse documentare la realtà per denunciarla e quindi trasformarla.

Che questi presupposti di missione sociale, e politica, fossero anche nelle spedizioni di de Martino, negli Anni '50, non vi è alcun dubbio: dietro non ci sarà stato il moralismo protestante di un paese spiccatamente industriale, ma c'era invece tutto il tormento della questione meridionale, che, attraverso solo pochi attendibili scrittori o le notarili inchieste, da quelle napoleoniche a quelle postunitarie, volevano documentare una realtà: i poveri, i contadini poveri, il latifondo, la fatica, la povertà, materiale e psicologica, l'ingiustizia sociale, la mediazione del potere attraverso il clero, anch'esso sovente povero. Questo intendimento vi era dietro la facciata, apparentemente più intellettuale ed erudita, dei viaggi etnografici in Lucania, Calabria e Puglia degli anni ‘50, ai quali Pinna partecipò costantemente.

Diego Carpitella, Franco Pinna e la fotografia etnografica, in "La Ricerca Folklorica" (https://www.jstor.org/journal/ricefolk) No. 2, Antropologia visiva. La fotografia (Oct., 1980), pp. 69-74

 

Franco Pinna (1925-1978), collaborò tra il 1952 e il 1959 con Ernesto de Martino che, proprio in quegli anni, stava realizzando uno studio multidisciplinare in Lucania-Basilicata.

Lucania*-Basilicata.

*[riconducibile alla radice protoindoeuropea *leuk-. Una leggenda vuole che il nome fosse dato da un popolo diretto verso Sud (probabilmente genti centro-italiche di lingua ‘osca’) una volta giunto in una terra dalla quale si vedeva sorgere il sole, e che il nome Lucania indicasse quindi "terra della luce"].

La straordinaria Lucania nelle foto di Franco Pinna

Pinna è stato un fotogiornalista tanto atipico quanto riconoscibile nell’Italia del secondo Novecento. Fotorepoter, certo, ma anche direttore della fotografia, militante del partito comunista, nonché fondatore di una sorta di “Magnum" all'italiana, la cooperativa Fotografi Associati e, prima della sua precoce scomparsa nel ’78, uno dei fotografi di scena prediletti dal maestro Federico Fellini.

L’occasione la offre il nostro Archivio, che tra i suoi tesori conserva fotografie di Pinna scattate in Basilicata durante gli anni di collaborazione con l’etnologo Ernesto de Martino. (..)

I ritratti ambientati di Pinna fanno da commento visivo agli scritti di De Martino e soprattutto contribuiscono a diffondere, per la prima volta, un'immagine diversa e meno stereotipata del Sud Italia. Ad affascinare Pinna è in particolare il mondo della campagna, ritenuto quasi arcaico. Le scene sono ritratte con un'impronta neorealista.

cfr. LA STRAORDINARIA LUCANIA DI FRANCO PINNA NELLE FOTO DEL NOSTRO ARCHIVIO, di Fabrizio Milanesi, Touring Club Italiano, febbraio 2020, https://www.touringclub.it/notizie/archivi-touring/la-straordinaria-lucania-di-franco-pinna-nelle-foto-del-nostro-archivio

 

 

Il rapporto con de Martino fu conflittuale * ma portò alla maturazione del linguaggio stilistico di Franco Pinna, dal foto-testo al fotodocumentario tipico di “Cinema Nuovo”, rivista cinematografica italiana fondata da Guido Aristarco nel 1952 e principale strumento critico culturale del neorealismo.

* cfr. in questo blog

LE TERRE del SILENZIO nella fotografia etnografica di FRANCO PINNA

 


Leica, la macchina fotografica di Franco Pinna per le spedizioni con Ernesto de Martino, nelle tipologie 1950 (sopra) e 1956 


LA SCOPERTA FOTOGRAFICA DEL SUD ITALIA

Dalla collaborazione fra Franco Pinna e de Martino nasceranno alcuni volumi come "Sud e Magia", del 1959, e "la Terra del Rimorso" del 1961. I ritratti ambientati di Pinna fanno da commento visivo agli scritti di de Martino e soprattutto contribuiscono a diffondere, per la prima volta, un'immagine diversa e meno stereotipata del Sud Italia. Ad affascinare Pinna è in particolare il mondo della campagna, ritenuto quasi arcaico.(..)

”La fattucchiera di Colobraro”, foto scattata nell’ottobre 1952  è una delle piu’ celebri foto di Pinna, diventata poi rappresentativa dell’intero movimento neorealista italiano. La sua somiglianza alla ”vecchia dormiente” presente nel logo dei Subaltern studies internazionali,  è davvero significativa. (foto in fondo alla pagina)

Foto e riti del mondo antico: Pinna, de Martino e la fattucchiera

Nel 1952 Franco Pinna, collaborando alle indagini condotte da Ernesto de Martino nell’entroterra della Lucania, realizzò una serie di fotogrammi nei quali ritrasse Maddalena La Rocca, fattucchiera del piccolo centro isolato di Colobraro, a pochi chilometri da Matera: il ritratto, potente e nero, di un’anziana vedova vestita a lutto, i cui giovani figli e il marito le erano stati strappati dall’ultimo conflitto mondiale. La fotografia in questione fu pubblicata in: Ernesto de Martino, “Sud e magia”, Milano,1959. 



Una madre culla il figlio nella "naca", la caratteristica culla di Albano di Lucania (1952) / foto Franco Pinna 




Ernesto de Martino sale verso Albano di Lucania in groppa ad un mulo guidato da un contadino del posto. È l’11 agosto 1956.  Della spedizione fa parte anche Franco Pinna, giovane fotografo trentenne, che seguiva l’antropologo partenopeo dal 1952. Sardo d’origine, romano d’adozione, Pinna inaugurò la fotografia etnologica in Italia., ma non solo. Oltre che con de Martino, con cui i rapporti si deteriorarono dopo la pubblicazione de “La terra del rimorso” nel 1961, in cui non vennero citati i suoi crediti (lo stesso de Martino aveva fatto con Scotellaro dieci anni prima), collaborò con il regista Federico Fellini. Realizzerà infatti le foto di scena del capolavoro felliniano “Giulietta degli spiriti” nel 1965. 



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