L’anziana
Dalit addormentata è simbolo di Subaltern studies I edito da Ranajit Guha a
Delhi nel 1982
Il fotografo autore
dello scatto è Sanjeev Saith nato a New Delhi nel 1958. (foto)
Sanjeev
Saith ha studiato alla St. Columba’s High School, al St.
Stephens College e alla Delhi School of Economics e poi ha scalato l’Himalaya
per diversi anni, guadagnandosi da vivere vendendo le sue fotografie di
montagna. Negli ultimi vent'anni, le sue fotografie sono state pubblicate,
esposte e collezionate da diverse gallerie e musei internazionali tra cui la
National Gallery of Modern Art, Nuova Delhi, il Museum of Modern Art, New York
e la Photographers' Gallery, Londra. La sua collezione di ritratti, “Libertà”,
è apparsa in Granta 57.
https://granta.com/contributor/sanjeev-saith/
vedi anche: http://ferdinandodubla.blogspot.com/2021/12/ranajit-guha-e-i-subaltern-studies.html
• sistema delle caste
in India. La società indiana era divisa in quattro caste, in ordine di “importanza”:
sacerdoti (brahmana), guerrieri (ksatriya), mercanti e artigiani (vaisya),
servi (sudra). Infine, venivano i paria o intoccabili (dalit). Nel tempo,
questi gruppi si articolarono in un complesso sistema di sotto-caste. Si
appartiene a una casta fin dalla nascita.
• L’induismo. Il sistema delle caste era
giustificato dai precetti etici e religiosi propri dell’Induismo. I precetti
imponevano a un individuo di assolvere e rispettare unicamente i doveri
specifici della propria casta di appartenenza. La possibilità di una successiva
rinascita e reincarnazione in una casta superiore era vincolata all’adempimento
di tali doveri.
• Un sistema inviolabile. È possibile passare
a una casta superiore soltanto con la reincarnazione. Tra le varie caste
regnava una precisa separazione. Al punto che qualsiasi tipo di contatto (anche
solo parlarsi) tra membri di caste diverse era assolutamente proibito.
• Dalit, paria, intoccabili. La traduzione
corretta del termine dalit è “oppressi”. Si tratta della casta più bassa. I
dalit sono stati chiamati intoccabili perché a loro spettavano le mansioni
considerate impure: quelle a contatto con la nascita (come le ostetriche), la
morte (macellaio, conciatore di pelli) o la sporcizia (lavandaia, netturbino).
Il termine “paria” deriva da Paraiyan, uno dei gruppi dalit più numerosi.
• Diritti negati. Gli intoccabili devono
vivere isolati dal resto della comunità, perché possono rendere impuro un
membro di un’altra casta anche solo sfiorandolo con lo sguardo. Le loro “case”
si trovano al di fuori del villaggio. I dalit non possono utilizzare strade e
fontane pubbliche, entrare in negozi frequentati dalle caste più alte, leggere
e studiare i Veda (testi sacri).
• L’abolizione. Ufficialmente, il sistema
delle caste è stato abolito nel 1947, anno in cui l’India ha ottenuto
l’indipendenza. In realtà, e soprattutto nelle aree rurali del Paese, i dalit
sono ancora vittime di abusi ed emarginazione.
da Actionaid.it
https://academia.edu/resource/work/112536674
“La fattucchiera di
Colobraro”, alias Maddalena La Rocca, foto di Franco Pinna per la spedizione di
Ernesto de Martino in Lucania-Basilicata nel 1952, non doveva incutere il
timore della ‘strega’. ‘Strega’ benevola infatti la guaritrice, taumaturga dei
malanni, anche quelli esistenziali o che erano provocati dagli stati d’animo
sul corpo riarso dal sole dei contadini e delle contadine. La sua somiglianza alla ”vecchia dormiente” presente nel
logo dei Subaltern studies internazionali, è davvero significativa.
Come spiega de Martino,
nella bassa magia cerimoniale del meridione, il malocchio è inteso come
influenza maligna che si genera dallo sguardo invidioso che produce effetti
negativi sulla persona osservata, in brevissimo tempo. La ritualità era fondamentale nei gesti e
nelle parole, molto più efficace degli oggetti materiali. Ritualità poi
codificata nei simboli e liturgie religiose.
La fascinazione è
invece, lo stato sintomatologico di impedimento dovuto alle forze occulte
sprigionate che lasciano senza margine l’autonomia della persona. Il
trattamento della fascinatura (o affascino o malocchio) si fonde su di un
intervento cerimoniale ad hoc, fatto di formule, gesti e di stati oniroidi
controllati dalle fattucchiere-guaritrici che ripetono un modello metastorico
di cancellazione dei mali, invocando la SS. Trinità. Si rimanda però nello
specifico alla lettura di Ernesto de Martino, Sud e magia, Milano 1959.
Su Franco Pinna in
questo blog:
GLI
OCCHI DI DE MARTINO - Franco Pinna e la fotografia come storia
LE
TERRE del SILENZIO nella fotografia etnografica di FRANCO PINNA
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l'anziana dalìt è tra Antonio Gramsci e lo sguardo di Ernesto de Martino
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