Tra i
palazzi del quartiere Tamburi di Taranto, a ridosso delle ciminiere dell’
imponente e sfiammeggiante impianto siderurgico più grande d’Europa, si consuma
la vita di Cervo Nero, l’ultimo nativo. La sua alienazione è da sradicamento,
perdita della presenza, che può reintegrarsi solo con il grande spirito
dell’appartenenza ancestrale, mentre nel mondo intorno si uccide per il
profitto, il denaro, il falso amore, la produzione e ci si rincorre a vuoto
sulle terrazze contigue dei condomini popolari con un’umanità violenta perchè
dolente, con vero impazzimento sociale. Il film più demartiniano di Sergio
Rubini con un superbo Rocco Papaleo.
durata 1’57”
Girato a Taranto, sullo sfondo dell’ imponente Ilva sulla
città e sulle vicende umane, il film è uscito nelle sale cinematografiche
italiane il 9 maggio 2019. Un piccolo malvivente decide di appropriarsi del
bottino di una rapina effettuata in città. Inseguito dai suoi ex complici,
ferito, si rifugia in una terrazza, dove vive Renato (Rocco Papaleo) un uomo
con problemi psichici, che si crede un Sioux e si fa chiamare Cervo Nero. È
proprio quest’ultimo il vero rappresentante dello spirito del film: come i nativi
americani, è lo sradicamento del senso di appartenenza ad avergli fatto
smarrire ‘la presenza’, di demartiniana memoria. Nasce così un sodalizio e
un'amicizia che aiuta entrambi a sopravvivere in un mondo reale più triste e
violento del far west immaginato da Renato.
Nessun commento:
Posta un commento