Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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domenica 27 marzo 2022

IL FANTASMA del DONBASS di Sara Reginella


La GEOPOLITICA che vi tacciono.

 

In realtà la guerra in corso tra Russia e Ucraina è guerra alla Russia dichiarata dagli USA, combattuta dalla NATO, servente l’UE, una volta annullata la Germania. E’ guerra del gas e per il gas. E’ guerra perché gli USA vogliono riconquistare il dominio politico tramite il dominio militare, avendo perso l’egemonia economica.

 

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LA DIFFERENZA

 

da Sara Reginella, autrice di ”Donbass - la guerra fantasma

nel cuore d'Europa”, Exorma ed., 2021

 

- Per me non c'è differenza tra il dolore di un bambino ucraino, di un bambino del Donbass o di un piccolo palestinese.

In questo percorso, mi limito a condividere la mia esperienza con chi è interessato a capire.

Cosa c'è da capire, al di là dell'odio e delle etichette?

Alcuni fatti, di cui non si parla nei grandi media, ovvero: come ti scateno una guerra, esportando la democrazia.

Tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014, a Kiev, in Ucraina, c'è stato un violento cambio di governo fomentato dall'Occidente e attuato con una manovalanza neonazista. Lo mostro nelle immagini dei miei reportage: politici occidentali sul palco a Kiev e ruspe, catene, spranghe, lanciafiamme contro la polizia nella piazza centrale e nelle strade della capitale.

Chi all'inizio manifestava pacificamente è stato tradito.

Il Donbass si è opposto a tutto ciò e con un referendum ha autoproclamato le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. L'Ucraina ha risposto con le armi, con il congelamento delle pensioni agli anziani, ai disabili e col blocco degli stipendi agli statali in Donbass.

Nei primi mesi del conflitto, la popolazione russofona ha iniziato a morire letteralmente di fame.

Interi villaggi sono stati distrutti nelle regioni del Donbass, negli scontri tra le milizie popolari e l'esercito ucraino.

Gli scontri sono continuati per otto anni, ma grazie alla diplomazia, con gli accordi di Minsk il conflitto è passato da un livello di alta intensità a un livello di bassa intensità.

Purtroppo però, si è continuato a morire. Per troppo tempo. E si è arrivati allo scorso anno.

Con l'esercitazione Defender Europe 2021, la più grande mai tenuta dalla fine della guerra fredda, la NATO ha schierato il proprio contingente militare lungo i confini della Federazione Russa.

Quest’ultima ha risposto mobilitando le proprie forze armate e ha chiesto ripetutamente garanzie sulla fine dell'attività militare nelle repubbliche ex sovietiche e sulla fine dell'oggettivo accerchiamento militare che perdura da trent'anni. Perché tale richiesta?

Perché un missile della NATO piantato sul territorio ucraino, che in pochi minuti è in grado di raggiungere Mosca, così come un missile russo piantato ai confini con gli U.S.A., che in pochi minuti è in grado di raggiungere Washington, in termini di equilibri di forze geopolitiche e sicurezza internazionale fa la differenza.

Chi sta nelle stanze dei bottoni conosce queste differenze.

Nonostante ciò, dall'Occidente non giunge alcun tipo di rassicurazione.

Piuttosto, si alza il tiro: alla fine del 2021, alla richiesta di garanzie da parte della Russia, gli Stati Uniti rispondono con lo stanziamento di altri fondi per gli armamenti in Ucraina.

Si attende un feroce attacco contro il Donbass dove in otto anni migliaia di cittadini, da apolidi hanno richiesto e ottenuto la cittadinanza russa.

Ma l'esercito russo entra in Donbass.

Il 24 febbraio 2022, in Occidente le persone si svegliano e scoprono che c'è una guerra.

Da quel giorno, il dolore del popolo ucraino diventa il nostro dolore.

extract. da Sara Reginella FB

 

MAIDAN e DONBASS, è da qui che parte la guerra

 

- Il movimento filoeuropeista, già protagonista della Rivoluzione Arancione, si era inserito a fianco del movimento di protesta in atto contro la crisi economica e la corruzione. Poi si erano aggiunti partiti e gruppi della destra ultranazionalista, come Svoboda e Pravy Sektor, il cosiddetto "Settore Destro”. All'interno di questo movimento di protesta, che fu chiamato "Euromaidan", iniziarono così a sventolare, accanto a quelle europee, bandiere rosso-nere del settore destro e drappi giallo-blu del partito Svoboda. Quest'ultimo, inizialmente denominato Partito nazional sociale ucraino, dal nome del Partito nazionalsocialista di Hitler, fu fondato nel 1991 da Andrij Parubiy, l'attuale presidente della Rada, il parlamento ucraino. Il wolfsangel, simbolo usato dalla divisione tedesca SS Das Reich, era anche il simbolo ufficiale del partito, poi sostituito nel 2014 da una surreale mano gialla.

Le proteste connesse al movimento Euromaidan portarono a febbraio 2014 a un violento colpo di stato, perlopiù descritto dai media occidentali come una rivoluzione democratica contro il presunto dittatore ucraino (democraticamente eletto) Viktor Yanukovyč.

In risposta a ciò, ad aprile dello stesso anno, nelle regioni di Donetsk e Lugansk, in Donbass, territorio del sud-est ucraino al confine con la Russia, dove le posizioni del movimento Euromaidan non erano condivise e il nuovo governo era considerato illegittimo, avvenne qualcosa di inaspettato. Furono

occupati gli istituti pubblici e la popolazione fece un salto indietro

nel tempo. Esplosero gli orologi e bruciarono i calendari: l'autoproclamazione delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk sancì, in quelle aree, il tentativo di ritornare a un'essenza passata, quella del mondo precedente alla dissoluzione dell'Unione Sovietica. L'Ucraina si spaccò ed ebbe inizio un conflitto che vide le milizie separatiste delle Repubbliche popolari del Donbass scontrarsi contro l'esercito ucraino del nuovo governo di Kiev. Si era tornati ai tempi della guerra fredda, una “nuova” guerra fredda in cui il ruolo dei "cattivi" veniva assegnato agli abitanti del Donbass, accusati di terrorismo e colpevoli di essersi opposti a quei movimenti filoeuropeisti e filoamericani che, a loro avviso, avrebbero contribuito alla svendita delle proprie terre. So che in questi luoghi di confine è molto forte e radicato il sentimento di appartenenza all’universo russo, quel mondo che avevo iniziato ad esplorare negli anni precedenti lo scoppio del conflitto. (..)

Una parte del mondo, infatti, vedeva la rivolta di Maidan come una rivoluzione democratica e la reazione separatista del Donbass come una svolta terroristica, veicolata dall'occupazione militare russa. L'altra parte del mondo vedeva, invece, gli eventi di Maidan come connessi a un colpo di stato e la risposta separatista del Donbass come una forma legittima di resistenza antifascista.

 

da Sara Reginella, Donbass - La guerra fantasma nel cuore d’Europa

pp.16/17 e 19

 




Sara Reginella nasce ad Ancona nel 1980. Lavora come psicologa a indirizzo clinico e giuridico e come psicoterapeuta. È regista e autrice di reportage di guerra. I suoi lavori integrano l’interesse per le dinamiche psicologiche con l’attenzione per l’attualità.

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