Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 11 giugno 2025

SUBALTERN STUDIES E IL CANONE STORIOGRAFICO

 

A proposito dell’antiessenzialismo e i canoni storiografici 



Ranajit Guha (1923-2023) e Fernand Braudel (1902-1985)


Studi Subalterni

Il Subaltern Studies Group (SSG) o Subaltern Studies Collective è un gruppo di studiosi dell'Asia meridionale interessati alle società postcoloniali e post-imperiali con un'attenzione particolare a quelle dell'Asia meridionale, pur coprendo anche il mondo in via di sviluppo in senso generale. Il termine Studi Subalterni è talvolta applicato anche in senso più ampio ad altri che condividono molte delle loro opinioni. Il loro approccio anti-essenzialista [1] è quello di una “storia dal basso”,  focalizzata maggiormente su ciò che accade tra le masse ai livelli di base della società piuttosto che tra l'élite. [2] Alcune definizioni per iniziare: Decolonizzazione: il processo di rimozione di un potere imperiale su una regione colonizzata (1947-1997). Postcoloniale: dopo la fine della colonizzazione o quando la decolonizzazione è completa. Postcoloniale si riferisce anche a uno specifico tipo di storia: teoria / studi postcoloniali, lo studio delle regioni precedentemente colonizzate e il loro sviluppo indipendente o presunto tale, perchè non privo di critiche in quanto la società postcoloniale (India, Hong Kong, Zimbabwe, ecc.) risente ancora degli effetti dell'imperialismo. L’oggetto di studio è il soggetto subalterno e il suo riscatto. Gli storici che usano questo termine lo rilevano da Antonio Gramsci (1891-1937), marxista e comunista italiano che fu a lungo imprigionato dalla polizia di Mussolini (dal 1926) fino alla sua morte, avvenuta all'età di 46 anni. In carcere, scrisse quaderni di politica, storia e filosofia. Dichiarò che i subalterni erano la sottoclasse sottomessa in una società su cui il potere dominante esercita la sua influenza egemonica.

Rabi Rose, Q#1 Explain subaltern studies? Subaltern Studies, in Academia edu, pag.1

 

[1] L'antiessenzialismo è una visione filosofica che rifiuta l'idea che oggetti o concetti abbiano una natura o un'essenza fissa e intrinseca che li definisca. Sostiene che le cose non possiedono proprietà essenziali indipendenti dai nostri modi di definirle e classificarle. Gli antiessenzialisti sottolineano invece la contingenza dei concetti e l'importanza dei contesti sociali e storici. [AI Overview]

[2] Subaltern studies non cerca di svelare “le tracce di iniziativa autonoma delle classi subalterne” (Gramsci, Q.25 §5) solo attraverso la “storia dal basso” - “History from below” ovvero i canoni storiografici di “The Making of the English Working Class” del 1963 dello storico britannico Edward Thompson (1924-1993); ma il movimento sottolinea l'importanza di leggere i documenti storici delle élite con una prospettiva critica per svelare l'azione dei gruppi subalterni, interpretando così il ruolo di “storico integrale” descritto da Gramsci sempre nel Quaderno 25 di Formia (1934-1935). 



Edward Palmer Thompson (Oxford, 3 febbraio 1924 – Worcester, 28 agosto 1993) è stato uno storico, scrittore e attivista della sinistra di classe britannico. È noto per i suoi lavori sui movimenti radicali britannici di fine Settecento e inizio Ottocento, e in particolare per il suo libro “The Making of the English Working Class” (1963), una pietra miliare della storia sociale e della storia del lavoro.


L'antiessenzialismo può essere punto di congiunzione tra "Annales" e Subaltern studies

Ethnohistoire

"Una falsa analogia. Quella che il mondo di lingua inglese chiama anthropology è spesso etichettata in francese come ethnologie. Di conseguenza, ethnohistoire significa "antropologia storica" (ma sarebbe forse più esatto parlare di "storia antropologica"), piuttosto che ethno-history nell'accezione americana di storia dei popoli illetterati".

Peter Burke, Una rivoluzione storiografica- La scuola delle 'Annales' 1929-1989, Laterza, 2019 (ed.or. 1990), pag. 124.

Antropologia storica è quella di Ranajit Guha, fondatore dei Subaltern studies, che definisce, in contrapposizione ad Hegel, utilizzando le sue categorie, 'prosa del mondo' che si trasforma in 'prosa della storia', la storia delle classi subalterne in estensione rispetto ai popoli 'primitivi-illitterati' dell' ethno-history.

(cfr. in particolare Ranajit Guha, La storia ai limiti della storia del mondo - con un testo di Rabindranath Tagore e Introduzione di Massimiliano Guareschi, Sansoni, 2003).


in questo blog: DALLA PROSA del MONDO alla PROSA DELLA STORIA TO BACK. RANAJIT GUHA TRIBUTE - রণজিৎ গুহের প্রতি শ্রদ্ধা Raṇajiṯ Guha prati śrad'dhā

(a cura di Ferdinando Dubla)

 

Dall'histoire événemenentielle all'histoire globale

"Histoire événemenentielle - Un termine liquidatorio per designare la storia degli avvenimenti, lanciato da Braudel nella prefazione alla Méditerranée, ma già impiegato da Paul Lacombe nel 1915 (l'idea risale invero ancora più indietro nel tempo, a Simiand e Durkheim, e anzi addirittura al Settecento).

Histoire globale - Un ideale formulato da Braudel. "La globalità non è la pretesa di scrivere una storia totale del mondo... E' semplicemente il desiderio, all'atto di affrontare un problema, di oltrepassare sistematicamente i limiti" (Braudel, 1978, pag.245, trad.it., pag. 96). Così lo stesso Braudel ha studiato il suo Mediterraneo nel contesto del Più Grande Mediterraneo, dal Sahara all'Atlantico. Il termine sembra esser stato mutuato dalla sociologia di Georges Gurvitch.h                         "

Peter Burke, op.cit., pag.124


- F.Braudel, LaMéditerranée et le monde méditerranéen à l'époque de Phillippe II, Paris, Armand Colin, 1949, trad.it. Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II (2 voll.), traduzione di Carlo Pischedda, Collana Biblioteca di Cultura storica n.48, Torino, Einaudi, I ed. 1953-1985

F.Braudel, En guise de conclusion, in "Review", 1, 1978, trad.it. A mò di conclusione, in Braudel, I tempi della storia. Economie, società, civiltà, a cura di L.Meldolesi, Laterza, 1986

"Longue durée - Quest'espressione divenne un termine tecnico dopo essere stata impiegata da Braudel in un articolo famoso (Braudel, 1958). Un concetto analogo è alla base della sua Méditerranée, ma in questo libro egli parla di una histoire quasi immobile (per la durata lunghissima) e di una histoire lentement rythmée (per i cambiamenti lungo l'arco di un secolo o due). "


Peter Burke, ivi, pag.125.

F.Braudel, Histoire et sciences sociales: la longue durée, in "Annales", 17, 1958

 

La longue durée della civiltà contadina era destinata a restare sullo sfondo delle ricerche storiografiche fino a quando, anche in Italia, nuovi approcci dimostreranno che anche quel mondo e quei paesaggi erano carichi di storia. Nei secoli anteriori alla rivoluzione industriale le campagne avevano attraversato momenti di profonda trasformazione e di conflitto sociale, portando le tracce di un ricco patrimonio sedimentato, che attendeva strumenti adeguati di lettura". C. Tosco, Il paesaggio come storia, Bologna, Il Mulino, 2007, pp. 71-72.

Nuovi canoni storiografici prospettano una concezione vasta e interdisciplinare, oltre l’idea estetizzante di paesaggio, chiamando in causa fattori come la storia, l’ambiente naturale e i valori collettivi sedimentati, ottenendo un paesaggio che è punto di incontro tra storia e luoghi, prodotto di culture che vivono nel tempo e operano nello spazio. Il richiamo al paesaggio come storia impone pertanto alla ricerca un compito nel quale si sono cimentate diverse scuole di pensiero e diversi approcci metodologici.

 

Traduzione e note di Subaltern studies Italia

“La storia la devi respirare sul campo. Se non alzi lo sguardo dalle carte essa ti sfuggirà incuneandosi tra le pietre. Ma le pietre, i ruderi in macerie, le case diroccate, sono uno scrigno prezioso per il ricercatore di quel tanto astratto apparentemente “paradigma di civiltà” ora perduto o con tracce in via di estinzione o omologazione culturale che è la civiltà contadina dell’Italia meridionale.” da Subaltern studies 2., “contronarrazione meridiana”, http://ferdinandodubla.blogspot.com/2025/06/subaltern-studies-italia-2.html

 

Sulle Annales in questo blog:

LES ANNALES E IL DECENTRAMENTO DEL SOGGETTO

 

sulla 'controstoria'

 

STORIA, STORIE E CONTROSTORIA: la premessa di Domenico Losurdo

 

 

 

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martedì 10 giugno 2025

COMUNISMO, SUBALTERN STUDIES E TEORIA POSTCOLONIALE

 



Nissim Mannathukkaren Communism, Subaltern Studies and Postcolonial Theory: The Left in South India (English Edition), Routledge India, 2021

 

Il volume (450 pag.) presenta un nuovo approccio empirico alle critiche teoriche degli Studi Subalterni e della teoria postcoloniale, nel contesto della loro pluridecennale attività di ricerca in India. Esamina importanti momenti tematici della storia comunista del Kerala, tra cui i processi attraverso i quali ha stabilito la propria egemonia, i suoi interventi culturali, l'istituzione delle riforme agrarie e dei diritti dei lavoratori, il progetto di decentralizzazione democratica e, in ultima analisi, affronta la questione delle caste.

Un contributo significativo agli studi sulla democrazia e il concetto di modernità nel Sud del mondo, questo volume sarà di grande interesse per studiosi e ricercatori di politica, in particolare di teoria politica, democrazia e partecipazione politica, sociologia politica, studi sullo sviluppo, teoria postcoloniale, studi subalterni, studi sul Sud del mondo e studi sull'Asia meridionale.

Nissim Mannathukkaren is Associate Professor in the International Development Studies Department at Dalhousie University, Canada. He is the author of the book The Rupture with Memory: Derrida and the Specters that Haunt Marxism (2006). His research has been published in journals such as Citizenship Studies, Journal of Peasant Studies, Third World Quarterly, Economic and Political Weekly, Journal of Critical Realism, International Journal of the History of Sport, Dialectical Anthropology, Inter-Asia Cultural Studies, and Sikh Formations. He is a regular op-ed contributor to the English-language press in India.

“Questo libro è una storia tematica del movimento comunista in Kerala, la prima grande regione (in termini di popolazione) al mondo ad eleggere democraticamente un governo comunista. Analizza la natura della trasformazione portata dal movimento comunista in Kerala e le sue possibili implicazioni per altre società postcoloniali. Il volume affronta i concetti teorici chiave della teoria postcoloniale e degli Studi Subalterni, contribuendo al dibattito tra marxismo e teoria postcoloniale, in particolare nelle sue articolazioni più recenti.”, cit. pag. 4

“Il progetto Subaltern Studies fu fondato in India verso la fine degli anni Settanta da un gruppo di storici disillusi dalle tendenze storiografiche indiane esistenti. Ranajit Guha, il padre fondatore del progetto Subaltern Studies, sosteneva che una nuova forma di scrittura storica fosse un imperativo assoluto, poiché la storiografia del nazionalismo indiano fino ad allora era dominata da "elitarismo: elitarismo colonialista ed elitarismo nazionalista-borghese". Se la storiografia colonialista riduceva la storia del nazionalismo indiano agli sforzi dei "governanti, amministratori, politiche, istituzioni e cultura coloniali britannici", nella versione nazionalista, essa veniva "scritta come una sorta di biografia spirituale dell'élite indiana". D'altro canto, ciò che gli studi subalterni cercavano di realizzare era scrivere una storia che mettesse in primo piano "il contributo dato dal popolo da solo, cioè indipendentemente dall'élite, alla creazione e allo sviluppo del nazionalismo [indiano]". Anche la storiografia marxista fu oggetto di aspre critiche da parte dei subalternisti per il suo presunto riduzionismo di classe che non riesce a comprendere le modalità uniche di resistenza subalterna sotto il colonialismo.”, cit. da e.book, pos. 1163 e 1180

Il Kèrala o Keralam (in malayalam കേരളം, Kēraḷaṁ) è uno Stato dell'India meridionale, che occupa una stretta striscia della costa sud-occidentale del Paese. Chiamato Keralam dai suoi abitanti, il Kèrala è lo Stato indiano con il tasso di alfabetizzazione più elevato (oltre il 90% della popolazione).

L'attuale primo ministro è Pinarayi Vijayan del Partito Comunista d'India (Marxista) (CPI(M)) che guida il Fronte Democratico di Sinistra (LDF), a partire dal 2016 coalizione di governo, mentre all'opposizione c'è Ramesh Chennithala che è il capo del Fronte democratico unito (UDF), guidato dal Partito del Congresso Indiano. Il Kerala è stato il primo Stato al mondo ad aver eletto democraticamente un candidato comunista (E.M.S. Nampoothiripad), che divenne il primo ministro del Kerala nel 1956, dopo la riorganizzazione dei confini dello Stato, in seguito all'indipendenza ottenuta dall'India nel 1947.

La politica e l'essere membro di partito sono concetti molto sentiti in Kerala. Questo senso di appartenenza ed emancipazione si estende anche ai sindacati e alle unioni studentesche di movimento. Grazie alla politica avanzata di Welfare e alla partecipazione democratica promossa costantemente dal CPI(M) il Kerala vanta un tasso di alfabetizzazione del 91% (il più alto dell'India)e il più basso tasso di corruzione dell'intero Paese. Usando termini per lo più occidentali, potremmo dire che il Kerala costituisce una vera e propria "roccaforte rossa”.

[Cfr. anche “Vaikom Viswan: Kerala, Left Democratic Front, Central Committee, Communist Party of India (Marxist), Vadayar”, a cura di Lambert M. Surhone, Mariam T. Tennoe, Susan F. Henssonow, Betascript Publishing, 2010]

 

e sull'argomento vedi anche 




Alpa Shah - Judith  Pettigrew, Windows into a Revolution Ethnographies of Maoism in India and Nepal, Routledge, 2018

Questo volume offre approfondimenti etnografici sui movimenti maoisti nell'Asia meridionale, concentrandosi in particolare sui casi di Nepal e India. Esplora l'interazione tra violenza di stato e attività rivoluzionarie, evidenziando come le dinamiche sociali all'interno dei villaggi influenzino la traiettoria di questi conflitti. Analizzando casi di studio specifici, getta luce sulle più ampie implicazioni di questi movimenti per le società rurali e l'autorità statale nella regione.

 

su Academia.edu https://www.academia.edu/4698274/Windows_into_a_revolution_ethnographies_of_Maoism_in_South_Asia?email_work_card=title

 

SUBALTERN STUDIES - la critica a Guha e Spivak: il concetto di ‘subalterno’ è troppo ampio

Chi è un subalterno? Come è ovvio dalla terminologia utilizzata, gli studi subalterni, in particolare all'inizio, trassero ispirazione da Gramsci, che affrontò la questione dell'identità subalterna in una una cornice marxista. Pandey (n1) sostiene che il termine "subalterno" sia "una posizione relazionale nella concettualizzazione del potere" e nel linguaggio comune sia associato agli "emarginati, gli impoveriti, gli oppressi, gli umiliati e i disprezzati". Ranajit Guha, concettualizzò il subalterno come "la differenza demografica tra la popolazione indiana totale e tutti coloro che abbiamo descritto come élite'". Pandey prosegue sostenendo che, sebbene la subalternità sia più comunemente associata ai più oppressi, "miseria e umiliazione, si riferisce a individui e gruppi (..) che non sono palesemente poveri e oppressi, e persino ad alcuni che potrebbero essere descritti come élite subalterne". Queste descrizioni sono in effetti molto ampie e problematiche. Mentre Gramsci concepiva il subalterno, intendeva il "proletariato e le altre classi sfruttate".  Ahmad (n2)  definisce il troppo ampio e plurimo significato  del termine subalterno nella terminologia, a una caratteristica della sociologia borghese. Tuttavia, Spivak sostiene che è proprio perché il capitalismo non poteva sussumere sotto di sé tutte le parti della società che è stato utilizzato il termine di subalterni.  Critica quindi Chibber (n3)  per aver ridotto il subalterno al proletariato, rendendolo un "proclama utopico marxista meccanico". In precedenza, aveva sostenuto che l'uso originario del termine da parte di Gramsci (per eludere la censura in carcere) "si trasformava [negli Studi Subalterni] nella descrizione di tutto ciò che non rientra in una rigorosa analisi di classe. Questo perché è privo di rigore teorico". Il termine “subalterno” risulta vago quando si analizzano le storie empiriche concrete. Invece di una formulazione molto ampia, userò il termine subalterno per riferirmi principalmente ai contadini marginali, agli operai e ad altri gruppi sfruttati, in particolare a coloro che subivano il peso delle oppressioni di casta e di classe del sistema feudale e del nascente sistema capitalista. La classe operaia può essere, soprattutto al giorno d’oggi, ulteriormente differenziata sulla base di categorie come rurale-urbano, agricolo-non agricolo, qualificato-non qualificato, ecc., con diversi livelli di stratificazione di classe appropriati per il loro lavoro.

 

n1)  Ashok Kumar Pandey è uno scrittore e storico il cui lavoro si concentra principalmente sull'India moderna. Nato a Suggi Chauri, nel distretto di Mau, Uttar Pradesh, il 24 gennaio 1975, è un ex studente dell'Università di Gorakhpur, dove ha studiato economia. È autore dei bestseller in hindi "Kashmirnama", "Kashmir aur Kashmiri Pandit" e "Marxvaad ke Moolbhoot Siddhant".

 

n2) Aijaz Ahmad (1941-2022) è stato uno studioso e critico letterario indiano noto per i suoi contributi nel campo degli studi postcoloniali e della teoria critica. Filosofo marxista, tra le sue opere si annoverano “Lineages of the Present: Ideological and Political Genealogies of Contemporary South Asia”, Verso, 2001 e “On Communalism and Globalization: Offensives of the Far Right - Three Essays Collective”,  New Delhi, 2002, a cui si riferisce il testo di Mannathukkaren

 

n3) Vivek Chibber è una figura cruciale nel dibattito accademico, noto per la sua critica degli Studi Subalterni e della teoria postcoloniale. La sua argomentazione centrale, in particolare nel suo libro "Teoria Postcoloniale e lo Spettro del Capitale" (Verso Book, 2013) mette in discussione i principi fondamentali dei Subaltern studies e della critica postcoloniale, in particolare la loro comprensione della diffusione globale del capitalismo. Chibber è teorico sociale, editore e professore di sociologia americano alla New York University.

da  Nissim Mannathukkaren,  Communism, Subaltern Studies and Postcolonial Theory: The Left in South India (English Edition), India, 2021, e.book, pos. 1181-1197.

Traduzione e note Subaltern studies Italia 





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lunedì 2 giugno 2025

Subaltern studies Italia 2.

 

Subaltern studies 2.




“Contronarrazione meridiana. Saggi su Scotellaro, briganti, contadini e il Sud dei subalterni”, (a cura di Ferdinando Dubla ), Barbieri ed., 2025

Barbieri Edizioni

info@barbieriedizioni.it

tel. (+39) 099. 987.10.12

Cos’è la “contronarrazione meridiana” - se non la rimodulazione paradigmatica della storica “quistione meridionale” allargata ad un punto politico e non latitudinario, il Sud globale dei subalterni, il Sud dei subalterni. Come alberi di fronte ai ruderi della nostra millenaria identità, non più muti di fronte alla storia.



Lucera (FG)

 

“La storia la devi respirare sul campo. Se non alzi lo sguardo dalle carte essa ti sfuggirà incuneandosi tra le pietre. Ma le pietre, i ruderi in macerie, le case diroccate, sono uno scrigno prezioso per il ricercatore di quel tanto astratto apparentemente “paradigma di civiltà” ora perduto o con tracce in via di estinzione o omologazione culturale che è la civiltà contadina dell’Italia meridionale.” da Subaltern studies 2., “contronarrazione meridiana”, 30 maggio 2025.

 

IV. copertina

Riprendere i classici del meridionalismo storico politico di impostazione gramsciana per ridefinire un nuovo meridionalismo non latitudinario che può essere inscritto nella più generale critica postcoloniale alle forme della modernità. Da Scotellaro e Gramsci a Misefari, Cinanni e Zitara, hanno voce i briganti di Molfese, il bracciante di Ernesto de Martino, il Mezzogiorno di Panzieri. Necessaria è una nuova narrazione, necessario è un nuovo paradigma che parta dalle macerie per ricostruire una nuova soggettività storica. Se il meridionalismo è ancora latitudinario, da Sud geografico il Sud postcoloniale è Sud politico, è Sud culturale, è il Sud ai margini della storia, è il Sud dei subalterni.

 

La collana "Quaderni di Subaltern Studies Italia" - studi subalterni in Italia -  curata da Ferdinando Dubla, storico della filosofia, vuole essere un contributo all’analisi del presente storico. L’orientamento è quello dei Subaltern studies indiani fondati ed editi dallo storico di origini bengalesi Ranajit Guha e della sua metodologia di ricerca nella collezione originaria I-VI, una nuova narrazione dei subalterni nella forma del collettivo di ricerca, l’inchiesta sociale e l' immissione di autori di riferimento italiano nel solco delle tracce di iniziativa autonoma dei gruppi subalterni. 



Il narratore della storia subalterna si appropria del proprio oggetto storico attraverso un processo di inversione e di presa di coscienza negativa: l’essere subalterno si manifesta nello spazio di antagonismo delineato dalla coscienza ufficiale e colonialista, e ciò che ne emerge è un'immagine catturata in uno specchio deformante,

Ranajit Guha, Elementary Aspects of Peasant Insurgency in Colonial India, Delhi, 1983, Oxford University Press, pag.333



Il primo quaderno

I QUADERNI DI SUBALTERN STUDIES ITALIA - il primo numero

 

1. Saggi su Guha, Gramsci, de Martino e i margini della storia (a cura di Ferdinando Dubla)

 

vedi anche

SUBALTERN STUDIES ITALIA - pubblicazioni on line 1_2

 

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