Nel febbraio del 1985, dal carcere dove era finito dopo l’arresto avvenuto nel 1982 in seguito al quale divenne collaboratore di giustizia, Antonio Savasta scrisse una lettera a Gabriella, la vedova di Taliercio, nella quale si diceva:
“Suo marito, in quei giorni, è stato come lei lo descrive: pacato, pieno di fede, incapace di odiarci, e con una dignità altissima. È vissuto serenamente, anche se i suoi pensieri e le sue preoccupazioni andavano a voi. Era lui che tentava di spiegarci il senso della vita e io, in particolare, non capivo dove prendesse la forza per sentirsi sereno, quasi staccato dalla situazione drammatica che viveva. Ha lottato per affermare anche a noi, che parlavamo un linguaggio di morte, il diritto alla vita, suo e di tutti. Lo so, signora, che questo non le restituirà molto. Ma sappia che dentro di me ha vinto la parola che portava suo marito. (..) È stata un seme così potente che nemmeno io, che lottavo contro, sono riuscito ad estinguere in me. È stata un fiore che voglio coltivare per poter essere io, a mia volta, a donarlo. Se non ci foste stati voi, io sarei ancora perduto nel deserto.”
tratto da Pierluigi
Vito, I prigionieri, Augh! edizioni,
2021, pag. 253-254
Il racconto di Vito è una scrittura romanzata del sequestro e dell’omicidio di Giuseppe Taliercio, direttore del Petrolchimico di Porto Marghera (notte tra il 5 e 6 luglio 1981) ad opera delle Brigate Rosse. Cerca di dare voce ai protagonisti, ma attraverso testimonianze dirette dei brigatisti e ricostruzioni documentarie e atti processuali, comprese le confessioni di “Emilio”, Antonio Savasta, che sparò materialmente al dirigente industriale. La memoria è contenuta nei suoi interrogatori. -
Cfr. Senato della Repubblica - Camera dei deputati VIII legislatura - Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia - Atti giudiziari - Interrogatori resi da Antonio Savasta a varie autorità giudiziarie, Roma, 1993,
https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/284588.pdf
Contributo
per Wikipedia - sequestro e omicidio Taliercio - voce: Antonio Savasta
redatto da: Ferdinando Dubla
Il sequestro di un
dirigente di fabbrica in Veneto era stato ideato dalle BR agli inizi del 1981.
Il Comitato esecutivo aveva fondato il Fronte fabbriche, di cui Savasta era
parte dirigente, per individuare gli obiettivi da colpire, con la logica
politica della centralità operaia nella lotta di classe armata, per
un’organizzazione che era fortemente scossa dalle lacerazioni interne che
avevano provocato la scissione della colonna milanese della “Walter Alasia” e
l’autonomizzazione sempre più spinta del Partito-Guerriglia di Giovanni Senzani , appoggiato dal Fronte
carceri.[1]
Fu scelto l’ingegnere
Giuseppe Taliercio, 53 anni, direttore dello stabilimento del Petrolchimico
della Montedison di Porto Marghera, che era al centro di un’aspra vertenza
sindacale e che il 29 gennaio dell’anno precedente aveva già visto l’omicidio
di Sergio Gori, il vice direttore.[2]
Il 20 maggio 1981, alle
13,00, un commando di quattro brigatisti mascherati da finanzieri riuscirono ad
inserirsi nella sua abitazione di corso Milano, imbavagliarono la moglie e due
giovani figli, lo rinchiusero in un baule e fuggirono. Due di loro, dalle
ricostruzioni processuali e le confessioni di Savasta, rimasero ancora un’ora
nell’abitazione per sorvegliare i familiari imbavagliati e si cucinarono un
piatto di pasta. Erano lo stesso “Emilio” e Pietro Vanzi. Gli altri due erano Gianni Francescutti e
Francesco Lo Bianco, che portarono il rapito in un casolare di Tarcento (UD)
per sottoporlo a processo da parte di un ‘tribunale del popolo’. Dopo 47 giorni
di prigionia, l’ingegnere venne assassinato con 20 colpi con due diverse
pistole sparati contro il baule in cui era stato costretto a entrare. Fu Savasta a esplodere i colpi, come da sue
confessioni.[3]
Alle due di notte circa
del 6 luglio una Fiat 128 venne ritrovata a pochi passi da uno dei cancelli del
Petrolchimico di Marghera con il cadavere di Taliercio nel bagagliaio.
1) Cfr. Nicola Rao, Colpo al cuore - Dai pentiti ai “metodi speciali”:
come lo Stato uccise le BR. La storia mai raccontata, Sperling &
Kupfer, 2011, cit. da eBook, pos. 241
2)
https://www.vittimeterrorismo.it/vittime/sergio-gori/
3) di PABLO DELL'OSA, 20 maggio, su Il Centro, 19 maggio 2023.
a
cura di Ferdinando Dubla, Subaltern studies Italia
precedenti
Savasta e le Brigate Rosse:
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