martedì 20 aprile 2010
Dichiarazione da sottoscrivere in difesa di Cuba
A proposito della risoluzione dell’11 marzo del Parlamento Europeo su Cuba, noi, intellettuali, accademici, che lottiamo per la società, pensatori critici e artisti della Rete In Difesa dell'Umanità dichiariamo:
1.Che condividiamo la sensibilità mostrata dai parlamentari europei circa i prigionieri politici. Come loro, ci pronunciamo per l'immediata e incondizionata liberazione di tutti i prigionieri politici, in tutti i paesi del mondo, compresi quelli dell'Unione Europea.
2. Che ci rammarichiamo profondamente, come loro, per il decesso del prigioniero comune Orlando Zapata, ma non ammettiamo che la sua morte, la prima "… in quasi quarant’anni", secondo lo stesso Parlamento, sia travisata a fini politici molto diversi e contrari a quelli della difesa dei diritti umani.
3. Che sollecitare "... le istituzioni europee affinché diano appoggio incondizionato e incoraggino senza riserve l'inizio di un processo pacifico di transizione politica verso una democrazia pluripartitica a Cuba" non è solo un atto di ingerenza che disapproviamo in virtù del nostro impegno sui principi di non intervento e di autodeterminazione dei popoli - difesi anche dall'ONU -, e contro la colonizzazione, ma presuppone anche un modello unico di democrazia che, di sicuro, si mostra ogni volta di più insufficiente e discutibile. La ricerca e l’approfondimento della democrazia implica, tra le altre cose, di superare i suoi livelli formali e di inventare nuove forme autenticamente rappresentative che non necessariamente sono ristrette al pluripartitismo che, come ben si sa, frequentemente cela il fatto che le decisioni sui grandi problemi mondiali sono prese unilateralmente da piccoli gruppi d’interesse con immenso potere, al di sopra del regime di partiti.
4. Che pretendere di giustificare un'intromissione negli affari politici interni del popolo cubano manipolando mediaticamente il caso di Orlando Zapata - delinquente comune e in nessun modo prigioniero politico -, coincide con le politiche anti-ribellione che si stanno applicando in America Latina per fermare o distorcere i processi di trasformazione emancipatrice che sono in corso, e si somma al criminale blocco al quale è stato sottoposto il popolo cubano, per il semplice fatto di non accettare imposizioni e di difendere il suo diritto a decidere il proprio destino con dignità e indipendenza.
5. Che condividiamo la preoccupazione mostrata dai parlamentari sul rispetto dei diritti umani a Cuba ma la estendiamo al mondo nella sua totalità. Così come li preoccupa il caso del delinquente morto (che non ha nessun antecedente simile in 40 anni), li invitiamo ad esigere la fine dell'occupazione di Gaza e della vessazione del popolo Palestinese, che ha provocato non uno ma migliaia di morti; dell'intervento in Iraq e in Afghanistan seminando morte e terrore in paesi e città; dei bombardamenti in quei luoghi con il pretesto di difendere la democrazia; la fine della doppia occupazione di Haiti; la chiusura della prigione di Guantanamo e la consegna di quel territorio a Cuba a cui appartiene; la restituzione delle isole Malvinas all'Argentina; e, ovviamente, la fine di un blocco che viola i diritti umani del popolo cubano e che può mettere in dubbio la qualità morale di chi esige un trattamento umano per un delinquente quando lo si nega a un popolo intero.
L'assillo economico e mediatico al quale è sottoposta Cuba, anche da prima del decesso del prigioniero comune Orlando Zapata, costituisce un attentato contro i diritti umani e politici di un popolo che ha deciso di percorrere una strada diversa.
Esigiamo rispetto per i processi interni del popolo cubano per definire ed esercitare la sua democrazia, e coerenza con i principi universali di non intervento accordati dalle Nazioni Unite
Red En defensa de la Humanidad
Per firmare questo appello:
entrare nel sito web En defensa de Cuba www.porcuba.org
1.Che condividiamo la sensibilità mostrata dai parlamentari europei circa i prigionieri politici. Come loro, ci pronunciamo per l'immediata e incondizionata liberazione di tutti i prigionieri politici, in tutti i paesi del mondo, compresi quelli dell'Unione Europea.
2. Che ci rammarichiamo profondamente, come loro, per il decesso del prigioniero comune Orlando Zapata, ma non ammettiamo che la sua morte, la prima "… in quasi quarant’anni", secondo lo stesso Parlamento, sia travisata a fini politici molto diversi e contrari a quelli della difesa dei diritti umani.
3. Che sollecitare "... le istituzioni europee affinché diano appoggio incondizionato e incoraggino senza riserve l'inizio di un processo pacifico di transizione politica verso una democrazia pluripartitica a Cuba" non è solo un atto di ingerenza che disapproviamo in virtù del nostro impegno sui principi di non intervento e di autodeterminazione dei popoli - difesi anche dall'ONU -, e contro la colonizzazione, ma presuppone anche un modello unico di democrazia che, di sicuro, si mostra ogni volta di più insufficiente e discutibile. La ricerca e l’approfondimento della democrazia implica, tra le altre cose, di superare i suoi livelli formali e di inventare nuove forme autenticamente rappresentative che non necessariamente sono ristrette al pluripartitismo che, come ben si sa, frequentemente cela il fatto che le decisioni sui grandi problemi mondiali sono prese unilateralmente da piccoli gruppi d’interesse con immenso potere, al di sopra del regime di partiti.
4. Che pretendere di giustificare un'intromissione negli affari politici interni del popolo cubano manipolando mediaticamente il caso di Orlando Zapata - delinquente comune e in nessun modo prigioniero politico -, coincide con le politiche anti-ribellione che si stanno applicando in America Latina per fermare o distorcere i processi di trasformazione emancipatrice che sono in corso, e si somma al criminale blocco al quale è stato sottoposto il popolo cubano, per il semplice fatto di non accettare imposizioni e di difendere il suo diritto a decidere il proprio destino con dignità e indipendenza.
5. Che condividiamo la preoccupazione mostrata dai parlamentari sul rispetto dei diritti umani a Cuba ma la estendiamo al mondo nella sua totalità. Così come li preoccupa il caso del delinquente morto (che non ha nessun antecedente simile in 40 anni), li invitiamo ad esigere la fine dell'occupazione di Gaza e della vessazione del popolo Palestinese, che ha provocato non uno ma migliaia di morti; dell'intervento in Iraq e in Afghanistan seminando morte e terrore in paesi e città; dei bombardamenti in quei luoghi con il pretesto di difendere la democrazia; la fine della doppia occupazione di Haiti; la chiusura della prigione di Guantanamo e la consegna di quel territorio a Cuba a cui appartiene; la restituzione delle isole Malvinas all'Argentina; e, ovviamente, la fine di un blocco che viola i diritti umani del popolo cubano e che può mettere in dubbio la qualità morale di chi esige un trattamento umano per un delinquente quando lo si nega a un popolo intero.
L'assillo economico e mediatico al quale è sottoposta Cuba, anche da prima del decesso del prigioniero comune Orlando Zapata, costituisce un attentato contro i diritti umani e politici di un popolo che ha deciso di percorrere una strada diversa.
Esigiamo rispetto per i processi interni del popolo cubano per definire ed esercitare la sua democrazia, e coerenza con i principi universali di non intervento accordati dalle Nazioni Unite
Red En defensa de la Humanidad
Per firmare questo appello:
entrare nel sito web En defensa de Cuba www.porcuba.org
sabato 10 aprile 2010
venerdì 2 aprile 2010
QUELL'ITALIA TRADITA
Come è difficile commentare il voto delle regionali 2010!
Siamo infatti avvolti da una grancassa mediatico-propagandistica che cerca di celebrare trionfi laddove ci sarebbe invece bisogno di un’analisi attenta e pacata, nonché molto, moltissimo preoccupata.
E’ andato in secondo piano il dato più rilevante di tutti: l’alto tasso di astensionismo, ormai quasi il 40% dell’elettorato avente diritto, che dimostra una crisi grave della politica del nostro paese, una disaffezione che sta crescendo sempre di più, una risposta certamente sbagliata, ma rimarchevole, che diminuisce i già angusti spazi della nostra democrazia che sta assomigliando sempre più ad un regime soffocante e autoritario.
Il PDL sta cantando la vittoria del suo duce, quando, in voti assoluti, rispetto alle europee, ha perso 2 milioni e mezzo di elettorato!!
E il PD, che ne ha perso un milione, minimizza per non riflettere a fondo sui tanti, troppi errori commessi, in specie in Piemonte, Lazio, Campania e Calabria. E si sarebbe aggiunta anche la Puglia, se non ci fosse stata la fermezza di Nichi Vendola che li ha trascinati obtorto collo alle primarie e alla fine, con la sua vittoria, ha lasciato aperta la porta di una possibile speranza di rinnovamento del quadro politico a sinistra.
I veri vincitori di queste elezioni, purtroppo, oltre gli astensionisti, sono stati i leghisti del nord, senza dei quali la destra sarebbe alle pezze. E c’è davvero da amareggiarsi se si pensa che stiamo andando alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. E’ un’Italia tradita quella del Risorgimento, che tanto costò in vite umane e sacrifici inenarrabili.
Non c’è bisogno della retorica patriottica, di cui la destra è piena solo a parole, ci sarebbe bisogno invece di una rinnovata coesione sociale nelle politiche attive e nella salvaguardia dei nostri principi costituzionali.
I meridionali che votano a destra, si rendono conto che stanno consegnando l’Italia a questa banda di razzisti xenofobi che solleticano i bassi istinti delle loro popolazioni? La Lega si avvantaggia del vuoto di speranze e prospettive: si presenta addirittura come partito anti-sistema, di protesta, quando occupa tutto il potere, al governo e nelle istituzioni: i miracoli all’italiana!
E i migliori alleati dei leghisti sono, qui al Sud, le mafie, le attività della criminalità organizzata, l’ignobile voto di scambio, il clientelismo malato che trasforma il diritto in favoritismo (vedi le denunce circostanziate di Roberto Saviano e di Rifondazione Comunista in Campania).
La sinistra fuori del PD ha difficoltà a radicarsi in una società civile ammalata e corrotta, che non vota secondo ideali, secondo valori, secondo limpide opzioni politiche: la unitaria Federazione della sinistra (Rifondazione con il PdCI come assi portanti) sconta un clima avvelenato, in cui, tra sbarramenti elettorali e discriminazioni inaccettabili, si vede privare di molti consensi tra le fasce più deboli e esposte al ricatto occupazionale. Non basta avere ragione: è necessario anche contare nelle stanze del potere, altrimenti si rischia l’estinzione.
Qualche segnale positivo c’è stato dal responso delle urne: il declino di Cito qui a Taranto, che ha visto l’affermazione di Vendola oltre il 50%, la non elezione del leghista Castelli e del ministro fannullone Brunetta a sindaci di Lecco e Venezia. Bene, ma troppo poco. La battaglia deve continuare, anche (e soprattutto) a urne chiuse.
Che una vera Pasqua di resurrezione sia vicina.
Siamo infatti avvolti da una grancassa mediatico-propagandistica che cerca di celebrare trionfi laddove ci sarebbe invece bisogno di un’analisi attenta e pacata, nonché molto, moltissimo preoccupata.
E’ andato in secondo piano il dato più rilevante di tutti: l’alto tasso di astensionismo, ormai quasi il 40% dell’elettorato avente diritto, che dimostra una crisi grave della politica del nostro paese, una disaffezione che sta crescendo sempre di più, una risposta certamente sbagliata, ma rimarchevole, che diminuisce i già angusti spazi della nostra democrazia che sta assomigliando sempre più ad un regime soffocante e autoritario.
Il PDL sta cantando la vittoria del suo duce, quando, in voti assoluti, rispetto alle europee, ha perso 2 milioni e mezzo di elettorato!!
E il PD, che ne ha perso un milione, minimizza per non riflettere a fondo sui tanti, troppi errori commessi, in specie in Piemonte, Lazio, Campania e Calabria. E si sarebbe aggiunta anche la Puglia, se non ci fosse stata la fermezza di Nichi Vendola che li ha trascinati obtorto collo alle primarie e alla fine, con la sua vittoria, ha lasciato aperta la porta di una possibile speranza di rinnovamento del quadro politico a sinistra.
I veri vincitori di queste elezioni, purtroppo, oltre gli astensionisti, sono stati i leghisti del nord, senza dei quali la destra sarebbe alle pezze. E c’è davvero da amareggiarsi se si pensa che stiamo andando alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. E’ un’Italia tradita quella del Risorgimento, che tanto costò in vite umane e sacrifici inenarrabili.
Non c’è bisogno della retorica patriottica, di cui la destra è piena solo a parole, ci sarebbe bisogno invece di una rinnovata coesione sociale nelle politiche attive e nella salvaguardia dei nostri principi costituzionali.
I meridionali che votano a destra, si rendono conto che stanno consegnando l’Italia a questa banda di razzisti xenofobi che solleticano i bassi istinti delle loro popolazioni? La Lega si avvantaggia del vuoto di speranze e prospettive: si presenta addirittura come partito anti-sistema, di protesta, quando occupa tutto il potere, al governo e nelle istituzioni: i miracoli all’italiana!
E i migliori alleati dei leghisti sono, qui al Sud, le mafie, le attività della criminalità organizzata, l’ignobile voto di scambio, il clientelismo malato che trasforma il diritto in favoritismo (vedi le denunce circostanziate di Roberto Saviano e di Rifondazione Comunista in Campania).
La sinistra fuori del PD ha difficoltà a radicarsi in una società civile ammalata e corrotta, che non vota secondo ideali, secondo valori, secondo limpide opzioni politiche: la unitaria Federazione della sinistra (Rifondazione con il PdCI come assi portanti) sconta un clima avvelenato, in cui, tra sbarramenti elettorali e discriminazioni inaccettabili, si vede privare di molti consensi tra le fasce più deboli e esposte al ricatto occupazionale. Non basta avere ragione: è necessario anche contare nelle stanze del potere, altrimenti si rischia l’estinzione.
Qualche segnale positivo c’è stato dal responso delle urne: il declino di Cito qui a Taranto, che ha visto l’affermazione di Vendola oltre il 50%, la non elezione del leghista Castelli e del ministro fannullone Brunetta a sindaci di Lecco e Venezia. Bene, ma troppo poco. La battaglia deve continuare, anche (e soprattutto) a urne chiuse.
Che una vera Pasqua di resurrezione sia vicina.
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