Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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giovedì 31 agosto 2023

“LA FINE DEL MONDO“ COME PERCORSO DI LIBERAZIONE - su De Martino, Marx e Gramsci

 

Negli appunti de “La fine del mondo” di Ernesto de Martino, scritti dopo la pubblicazione de “La terra del rimorso” del 1961 e fino al 1965, anno della sua morte, sottotitolati “Contributo all'analisi delle apocalissi culturali”, tema centrale in quegli anni delle sue indagini di natura antropologico-filosofica; poi classificati, riordinati e interpretati dalla sua allieva Clara Gallini con la supervisione iniziale di Angelo Brelich per la prima edizione Einaudi del 1977, molti (+) hanno visto una ‘cesura’ nella riflessione dell’etnologo partenopeo, una vera e propria ‘rottura filosofica’ con il lavoro di ricerca precedente, in particolare con l’inchiesta antropologica sulle popolazioni contadine del Mezzogiorno. Lo stesso Gramsci verrebbe ‘reinterpretato’ (insieme a Marx e al marxismo). In realtà non si tratta di nessuna ‘rottura’, difficile da concepire in un autore che spese tutta la sua vita in quello studio: piuttosto si tratta di un allargamento dello sguardo, presente già nell’anteriore coscienza filosofica demartiniana, storicista eretico perchè dialettico, antinaturalista e ora più compiutamente antipositivista e conseguentemente antideterminista. I troppi -ismi utilizzati poi, potrebbero far velo alla comprensione, perchè di quello sguardo l’antropologo volle utilizzare uno dei suoi cardini principali, e cioè l’”ethos del trascendimento”. Che integra la filosofia della prassi gramsciana rendendola cogente e attiva nella ricerca dei percorsi di liberazione rivoluzionaria dei subalterni, piuttosto che implicarla nelle metafisiche dell’astrattezza ontologica. / fe.d.

+ per un’introduzione sommaria a questo dibattito cfr. Book Forum, Ernesto De Martino - La fine del mondo, a cura di Antonio Maria Pusceddu e Antonio Fanelli, Annuario Università di Cagliari, Vol. 10, n° 2, dicembre 2021: 49-109 link:

 UniCa.it

https://ojs.unica.it › anuac › article › download

 

Riproponiamo l’articolo scritto per L’analisi e la classe dell’agosto 2021 e che parte da una lettura filologica del testo demartiniano.

Il Gramsci di de Martino ne “La fine del mondo”

cfr. su questo blog:

http://ferdinandodubla.blogspot.com/2021/08/il-gramsci-di-de-martino-ne-la-fine-del.html

Il robusto filo che riconnette gli appunti de "La fine del mondo" alla ricerca antropologica sul campo, tra i contadini lucani e le ritualità catartiche delle tarantate, è il costante tentativo di una fondazione filosofica del cammino umano per l’evitamento di questo ‘infinito perdersi’ e dei percorsi/processi di liberazione possibili, fondamenti che riplasmino (per usare un’espressione cara a de Martino) una comprensione integrale, olistica, della psiche umana, individuale, e collettiva in termini di ‘civiltà’. 

La critica al marxismo è ai suoi “limiti”, non al suo impianto, all’assenza di una fondazione presupposta alle condizioni materiali di vita che determinano l’essere sociale e la sua coscienza collettiva, è un tentativo di “oltrepassamento”, di allargarne lo sguardo.

Riplasmazione, reintegrazione e riscatto in Ernesto de Martino: Marx, Gramsci e “la fine del mondo"

cfr. su questo blog:

http://ferdinandodubla.blogspot.com/2020/08/riplasmazione-reintegrazione-e-riscatto.html

 

a cura di Ferdinando Dubla - Subaltern studies Italia



domenica 6 agosto 2023

OUR THE NEXT REVOLUTION - LA NOSTRA PROSSIMA RIVOLUZIONE

 

L’unico aggettivo appropriato accanto a comunista è rivoluzionario: rivoluzionari perchè comunisti, comunisti perchè rivoluzionari. L’abolizione degli -ismi, le sedimentazioni dell’esperienza storica del socialismo, passa per una riflessione rinnovata dei fondamenti teoretici del comunismo. Per la nostra prossima rivoluzione.

1. Intelletto e inconscio collettivo

Bisognerebbe lavorare intorno al nesso intelletto collettivo - inconscio collettivo. Molti punti teoretici sulla riflessione del comunismo come felicità collettiva non sono di interesse dell’accademia, da sempre funzionale agli apparati egemonici di potere, tranne lodevoli eccezioni s’intende. Ma la crisi del comunismo realizzato nel corso del XX secolo è dovuto anche a questo, cioè alla perdita di fascino dell’ideale comunista dovuto alla troppa durezza delle condizioni storiche. Il che è paradossale: il comunismo marxiano nasce come risposta ai bisogni umani fondamentali e sovrastrutturali, cioè il soggetto proletario irrompe nella storia e rompe il dominio della borghesia, sia in termini economici, sia in termini di felicità collettiva, benessere sociale, la cultura per tutti, rendendo ridicoli i falsi valori della im/moralità borghese.

Ma di collettivo c’è anche l’inconscio, la relazionalità interpersonale che diventa modalità del comunismo come realizzazione psicologica dell’ideale teoretico.

La tesi psicoanalitica di Jung e dei suoi allievi Erich Neumann e Marie Louise von Franz sulla «grande madre» come archetipo è questa relazione.

L’inconscio collettivo, virtuale e imprendibile, può essere colto attraverso nuclei di significato, gli «archetipi», aventi matrici comuni perché connessi alle condizioni fondamentali di vita sulla terra. L’ARCHETIPO permette di rafforzare la coscienza individuale e di respingere le conflittualità della psiche.

- Come Subaltern Studies si tratta di ricercare il doppio sguardo di Gramsci e De Martino (post in successione) cercando anche di trarli fuori dalle secche dell’accademia, ad esempio portarli con noi nella sperimentazione politico-sociale delle nostre compagne e compagni del Rojava del confederalismo democratico, della assoluta parità di genere, del dibattito circolare per la deliberazione collettiva, del superamento della nazione e la convivenza delle culture dei popoli nella libertà e nell’autodeterminazione. / ferdinando dubla

seguirà 2. Our next Revolution - la nostra prossima rivoluzione e il pensiero eretico libertario

3. Il superamento degli ismi

#SubalternStudiesItalia

OUR THE NEXT REVOLUTION - la nostra prossima rivoluzione

DALLE PAGINE DI MURRAY BOOKCHIN, COMUNALISTA ANARCHICO IRREGOLARE

Occorre una nuova e totale prospettiva rivoluzionaria che sia in grado di affrontare, in modo sistematico, le varie problematiche che possono portare potenzialmente la maggior parte della società a opporsi a un sistema capitalista in continua evoluzione e cambiamento [per] una società che, oltre che rendere piacevole la vita dei suoi membri, può renderla tranquilla al punto di consentirgli di impegnarsi nello sviluppo intellettuale e culturale necessario per creare una civiltà e una vita politica vivace, (..) una società libera, fondata sulla condivisione dei valori umani fondamentali. (1.)

 

(1.) Il passo è tratto da Il progetto comunalista, novembre 2002, in Murray Bookchin, La prossima rivoluzione - dalle assemblee popolari alla democrazia diretta, BFS ed., 2018 (ed.or. 2015), pp. 39-42.

 

L’ecologia sociale [è] una visione coerente di sviluppo sociale che analizza l’impatto reciproco di gerarchia e di classe nella storia della civilizzazione umana, ha per decenni sostenuto che dobbiamo riorganizzare i rapporti sociali in modo che l’umanità possa vivere in un sano equilibrio con il mondo naturale. (..) Il comunalismo attinge alla migliore tradizione delle vecchie ideologie di sinistra - marxismo e anarchismo o, più propriamente, la tradizione socialista libertaria - offrendone una visione più vasta e rimarchevole per il nostro tempo. Dal marxismo deriva il progetto fondante di formulare un socialismo razionale, sistematico e coerente che integri la filosofia, la storia, l’economia e la politica. Dichiaratamente dialettico, esso tenta di integrare la teoria con la pratica. Dall’anarchismo trae la sua determinazione antistatalista e confederalista, così come il suo riconoscimento che la gerarchia è un problema di fondo che può essere superato   solo con una società socialista libertaria. (1.)

 

1.) Il passo è tratto da Il progetto comunalista, novembre 2002, in Murray Bookchin, La prossima rivoluzione - dalle assemblee popolari alla democrazia diretta, BFS ed., 2018 (ed.or. 2015), pp. 40-41.



Murray Bookchin (1921-2006)