Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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martedì 25 ottobre 2022

UNA PIAZZA E I SUOI BRACCIANTI

 

Vi presentiamo il documentario di Pino Adriano (scritto e girato in collaborazione con Silvana Pintozzi) Braccianti a Minervino Murge, girato tra il 1978 e il 1979 (andato in onda sulla RAI il 3 marzo 1979) attraverso le recensioni apparse sull'Unità dell'epoca.

trascrizione dall'Unità del 3 marzo 1979

- Sulla Rete 1 un programma su Minervino Murge
Seconda puntata di Foto di gruppo che presenta questa volta un programma su Minervino Murge, centro agricolo pugliese. A Silvana Pintozzi e Pino Adriano abbiamo chiesto di illustrare la loro trasmissione.

- Arrivammo a Minervino Murge una sera di novembre all'imbrunire, a conclusione di un faticoso sopralluogo nel quadrilatero dell'Alta Murgia compreso tra le "città contadine" di Altamura, Gravina e Spinazzola e, appunto, Minervino. Il paese si affacciava come un balcone di pietra bianca dalla Murgia sassosa sulla fertile piana del Vulture, con le sue piccole case aguzze disposte longitudinalmente su file parallele come denti di una sega. Apparentemente intatto, non sembrava aver risentito delle devastazioni del tempo, nè degli effetti ben più disastrosi dell'emigrazione e del conseguente fittizio boom economico che aveva distrutto il tessuto urbano e sociale delle "città" consorelle. Imboccata l'arteria principale, arrivammo in piazza: gremita all'inverosimile da una folla di uomini di mezza età, con i volti bruciati dal sole che a noi sembravano tutti eguali, raggruppati a due e a tre, ronzava un brusio assordante. Un altoparlante annunciava una riunione sindacale per i braccianti e i piccoli contadini, mentre un cartello affisso sul portone della Biblioteca comunale comunicava per la stessa ora una seduta della costituenda Cooperativa agricola dei giovani disoccupati. "Finalmente!" ci dicemmo con animo sollevato. "Non solo un paese che vive ancora di agricoltura, ma con una gioventù piena di spirito d'iniziativa, che reagisce e si organizza in nuove forme produttive". E, con rinnovato entusiasmo, affrontammo la cooperativa e i rappresentanti sindacali.
Doveva essere quello il primo di ripetuti soggiorni che ci tennero a Minervino per più di due mesi durante i quali ci sforzammo di comprendere con pazienza e semplicità la realtà del paese. Il primo problema fu quello di convincere i minervinesi che eravamo là proprio per capire e raccontare la loro storia e non per girare un film di soggetto esotico ambientato nei vicoli saraceni della rocca. Pur spogliandoci d'ogni saccenteria, mostrammo documenti trovati negli archivi del comitato di solidarietà di Bari relativi ai processi subiti dai braccianti dal '54 al '60 per invasione di terre, blocchi stradali, radunate sediziose, ecc., raccontammo episodi rintracciati qua e là nella scarsa letteratura esistente, insistemmo per chiarire fatti avvolti nel mito: frequentammo i numerosi circoli ricreativi, i bar, sostammo ogni sera a lungo nella piazza, entrammo nelle case. Ci conquistammo una certa credibilità e conoscemmo autentici personaggi di straordinario interesse umano e sociale che, un episodio dopo l'altro, con dignità, grande efficacia espressiva e arguzia, ricucirono col filo della memoria, sulla base della propria esperienza personale, cinquant'anni di storia, dalle lotte antifasciste, all'insurrezione del dopoguerra, all'occupazione delle terre, al fallimento della Riforma agraria, alla massiccia emigrazione degli ultimi decenni. Braccianti e contadini poveri, da sempre in lotta per un pezzo di terra, per una giornata di lavoro, per il diritto di sopravvivere, segnati dalle profonde cicatrici di ripetute amare sconfitte, avviliti dall'ingiustizia dei governi e dal disinteresse del potere politico, oggi i minervinesi non credono più nella possibilità di cambiamenti radicali: "E' sempre la stessa storia", dicono. "Fame, lotta e galera! Non finirà mai!". E i giovani della cooperativa? Abbiamo seguito passo passo anche la loro vicenda e continuiamo a seguirla. Da più di un anno si battono per l'assegnazione di terreni comunali, contro tenaci e cieche opposizioni, contro intimidazioni e denunce, per dimostrare che anche a Minervino si può vivere dignitosamente senza sussidio di disoccupazione, senza pensione di invalidità, senza raccomandazioni politiche, senza emigrare. E' ancora "sempre la stessa storia" o forse l'inizio di un futuro diverso per quanto difficile? "Mah, forse..." dice il giovane bibliotecario.
"E' difficile, vivendo qui, circondati dall'abbandono e dalla sfiducia, avere sempre la forza, o l'illusione, di dire che domani sarà tutto diverso".

f.to Silvana Pintozzi e Pino Adriano

Il 5 marzo 1979 l''Unità si occuperà ancora del documentario con un articolo, sempre nella pagina degli spettacoli, dal titolo "Un paese in lotta da quattro generazioni", a firma p.c., in cui si legge: "Questi giovani non chiedono la 'proprietà del 'fazzoletto' di terra; si organizzano per poter restare, lavorare insieme sulla terra, con la forza che deriva dall'essere in tanti e uniti; mettono sotto accusa una politica che ha voluto il "miracolo economico" sulla pelle dell'agricoltura e delle aree interne; parlando di risorse, di programmazione, lo stesso linguaggio dei politici e degli economisti più avveduti".
ivi, pag. 6.

Su questo blog vedi anche 

LO SGUARDO DEL BRACCIANTE di MINERVINO in Ernesto de Martino


A Minervino era stato girato anche il film d’esordio di Lina Wertmuller, “I basilischi” (1963).


Il documentario (durata 1h11') è nella sezione Movie Subaltern del nostro canale video. Questo il link #documentario



Braccianti a Minervino Murge (BA) RAI 1





martedì 18 ottobre 2022

DEMOCRAZIA, UN'UTOPIA CONCRETA - dibattito ad Avetrana con Subaltern studies Italia - report

 

”I più larghi orizzonti consentono di allargare lo sguardo oltre le nubi, laddove c’è il sole“

  • Next revolution: la prossima rivoluzione
  • Solidarietà fraterna e solidarietà strumentale
  • La Comune di Parigi: Marx e il presente
  • Per Gramsci
  • Espropriare gli espropriatori (Marx)
  • Next Revolution - Communalism - Comunism

Intensa serata ad Avetrana di conoscenza e sostegno al popolo curdo e al confederalismo democratico del Rojava. Sul concetto filosofico di democrazia e in particolare di democrazia diretta, dalle origini greche, a Marx, Gramsci, Murray Bookchin e il sogno realizzato e da realizzare di un altro Occidente, la next revolution. Relazione #FerdinandoDubla - #SubalternStudiesItalia

assistenza #RobertaGalati #MilviaRenna #PierfrancescoGalati, e con la partecipazione del direttore della Scuola di Filosofia “Giulio Cesare Vanini” di Manduria prof. senior #OronzoCaprino.

I video a cura dell’Associazione culturale ‘Hortus animae’

https://www.facebook.com/profile.php?id=100063857542662

Si ringraziano il Sindaco Antonio Iazzi e l’Assessore alla Cultura Emanuele Micelli di Avetrana (TA) per la loro partecipazione e per l’ospitalità nella Sala Consiliare.

Progettata nel dibattito la solidarietà attiva al popolo curdo e al confederalismo democratico nel Rojava attraverso i possibili aiuti materiali e la ricerca collettiva seminariale sugli studi subalterni al #MeridianoSUD 

 

La filosofia incontra la democrazia, la democrazia e l’Occidente, il concetto e la sua realizzazione, l’utopia e la realtà. Il concetto di democrazia e la filosofia politica, una ricerca necessaria per alimentare continuamente la democrazia politica con la democrazia sociale. La critica della ragione politica diventa critica della ragione democratica. Per la “guerra di posizione” diventa transizione verso la società autoregolata perchè autodeterminata (il Marx di Gramsci) con la soggettività antagonista dell’’intellettuale collettivo’. Per un’altra idea di Occidente. “Rojava" (/roʒɑˈvɑ/), il  termine in lingua curda significa "l'Occidente".

NEXT REVOLUTION: la prossima rivoluzione.

La ‘Next Revolution’, il progetto di società prossima ventura, è un altro concetto di democrazia come utopia concreta, confederale e dal basso, di un altro occidente che comprenda tutti i sud del mondo, di una ricerca, incessante e continua, del sogno scientifico approdo del comunismo di Marx, del comunalismo libertario della democrazia politica come democrazia sociale di Murray Bookchin, del socialismo dell’autoregolazione e dell’autodeterminazione dell’’intelletto collettivo’ di Antonio Gramsci.

È possibile riannodare il filo ‘comune’ della suggestione libertaria di Murray Bookchin, l’analisi di Marx (il giudizio sulla Commune di Paris e l’approdo al comunismo come società in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti, il ‘general intellect’), la riflessione di Gramsci prima sui consigli operai autogestionari, poi sull’’intelletto collettivo’ e la società autoregolata dei produttori nei Quaderni?  Nel Rojava (Kurdistan occidentale), dove è in atto la sperimentazione del confederalismo democratico, credono di sì. È lì che nascerà un nuovo Occidente? Il Rojava, un altro Occidente, comprende tutti i Sud del mondo.

§ 55. Originalità e ordine intellettuale. Una massima di Vauvenargues: «È piú facile dire cose nuove che metter d’accordo quelle che sono già state dette». Si può analizzare questa massima nei suoi elementi. È piú difficile instaurare un ordine intellettuale collettivo che inventare arbitrariamente dei principi nuovi e originali. (..) Nella pretesa dell’originalità c’è molta vanità e individualismo, e poco spirito creatore.

Antonio Gramsci, dal Quaderno II - <Introduzione allo studio della filosofia>

Anche il concetto di ‘società regolata’ Gramsci lo approfondisce da Marx e in particolare riguardante il tema dell’approdo di una nuova società dell’uguaglianza nella libertà e, in quanto democraticamente autodeterminata, in grado di ‘dileguare’ la stessa ‘dittatura del proletariato’ come fase centrale della transizione. Dunque non è, come sostengono alcuni critici, sinonimica della stessa.

 

SOLIDARIETÀ FRATERNA e SOLIDARIETÀ STRUMENTALE

 

C’è un modo non solo per solidarizzare ma fraternizzare con il popolo iraniano e in particolare con il movimento femminile laico che sostiene il duro scontro con l’impero teocratico confessionale e reazionario dei pope al governo: il sostegno attivo a chi ha combattuto e combatte il fanatismo cruento dei tagliagole terroristi dell’ISIS, le straordinarie milizie femminili del Kurdistan - Rojava (l’amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est), l’Unità di Protezione delle Donne o Unità di Difesa delle Donne (curdo: Yekîneyên Parastina Jin; AFI: /jɛkiːnɛjeːn pɑːɾɑːstɯnɑː ʒɪn/), impegnate a difendere, sviluppare e rafforzare la sperimentazione politica del confederalismo democratico, basato sulla democrazia diretta, su un'economia solidale ed ecologica, sulla liberazione sociale delle donne e assoluta parità di genere. Se il regime fascioteocratico iraniano accusa per ‘i disordini’ il complottismo esogeno dell’imperialismo statunitense e il suo braccio armato del governo israeliano, questi ultimi si guardano bene dal solidarizzare con l’YPG e la resistenza curda, perchè il loro sostegno al movimento iraniano sviluppatosi dopo la morte di Masha Amini e che vede ora coinvolta la nostra connazionale #AlessiaPiperno, è solo strumentale.

 

La Comune di Parigi: Marx e il presente

 

La Comune di Parigi è stata un evento e un modello. Un evento capace di determinare una discontinuità radicale, una possibilità che prima non esisteva. Nel caso della Comune, questa possibilità era quella di un ‘governo del popolo per il popolo’. Un modello perché capace di ispirare un secolo di pensiero rivoluzionario: “Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno, come l’araldo glorioso di una nuova società”, scrive Marx chiudendo il testo.

Riconsiderare oggi l’importanza, il valore e l’attualità della Comune, significa quindi ragionare su tre piani: la sua specificità storica; la lettura che ne ha dato Marx e il suo significato nell’opera marxiana; i legami tra i valori e le sperimentazioni di cui è stata promotrice e le trasformazioni politiche dei nostri giorni.

 

PER GRAMSCI

 

”La Comune rappresenta per Gramsci il punto limite della capacità espansiva della borghesia e del capitalismo. Il dinamismo sociale determinato dal capitalismo conduce i ceti subalterni ad assumere un ruolo attivo, innalzandosi a ruoli dirigenti, migliorando le proprie condizioni di vita o lottando per espandere la sfera della cittadinanza.”, Loris Caruso, La Comune di Parigi: Marx e il presente

Feltrinelli, 2019, pag. 8

 

ESPROPRIARE GLI ESPROPRIATORI (Marx)

 

Si, o signori, la Comune pretendeva di abolire quella proprietà speciale di una classe che fa del lavoro di tutti la fortuna di pochissimi. Essa voleva espropriare gli espropriatori, essa voleva fare della proprietà individuale una verità trasformando i mezzi di produzione, la terra ed il capitale, oggi strumenti potenti per assoggettare e sfruttare il lavoratore, in semplici strumenti di lavoro libero ed associato. – Ma ciò è comunismo, comunismo «impossibile». – E che perciò? Forse che i membri della classe dominante i quali sono tanto intelligenti per vedere che il sistema attuale non è durevole (e sono molti) non sono divenuti i malaugurati e numerosi apostoli della produzione cooperativa? Se la produzione cooperativa non deve restare una chimera od una trappola, se essa deve rimpiazzare il sistema capitalistico, se le società cooperative riunite debbono regolare la produzione nazionale con un piano comune, ponendola sotto il loro controllo, e terminando, in questo modo, l’anarchia costante, le convulsioni periodiche, conseguenze della produzione capitalistica, che cosa sarebbe ciò, o signori, se non del comunismo, del comunismo «possibile»? Karl Marx, da La guerra civile in Francia del 1870-71, a cura di Palmiro Togliatti, editori Riuniti, 1974

 

NEXT REVOLUTION - COMMUNALISM - COMMUNISM

 

«Il Communalism rappresenta una critica della società gerarchica e capitalista nel suo insieme»

 

Il Communalism nella sua predisposizione teorica e il municipalismo libertario nella sua pratica sperimentale non costituiscono «una delle numerose tecniche pluralistiche attraverso le quali conseguire un vago e indefinito orizzonte sociale. Sono una sorta di destino dell’umanità, grazie al [loro] elemento fondamentalmente democratico e strutturalmente non-gerarchico, e per nulla una fattispecie di strumentazione politica o strategica da adottare o dismettere al fine di conquistare il potere. In realtà, il municipalismo libertario si sforza di definire i contorni istituzionali di una nuova società anche allorquando offre un messaggio pratico per una politica radicalmente innovativa adeguata ai giorni nostri» / Murray Bookchin, The Next Revolution. Popular Assemblies and the Promise of Direct Democracy, a cura di Debbie Bookchin e Blair Taylor, Verso, London-New York, 2015, pag.89.

Il concetto di ‘Next Revolution’, la prossima rivoluzione, permette di far convergere socialismo scientifico e anarchismo nel comunalismo ecologista ed egualitario, con un’architettura concreta per l’esercizio della democrazia diretta. Non è utopia teorica, ma sperimentazione politica in Rojava e nel Kurdistan turco (Siria settentrionale e Turchia sud orientale). Democrazia costituita da consigli e reti assembleari nel pensiero libertario del filosofo Murray Bookchin (1921-2006) ripreso da Ocalan. La rigenerazione del concetto di democrazia in Occidente può partire dal popolo invisibile, i curdi, che con le loro milizie femminili hanno combattuto e ancora combattono i tagliagole dell’ISIS. Implicitamente, l’ispirazione dello stesso Bookchin e del confederalismo democratico curdo, è la Comune di Parigi (Marx, Le guerre civili in Francia 1870-1871) e l’”intelletto collettivo” e la società autoregolata dei produttori di Antonio Gramsci (‘Ordine Nuovo’ e ‘Quaderni dal carcere’). La ‘Next Revolution’ supera la dicotomia tra anarchismo e comunismo. Non con un dibattito accademico, lo fa con una sperimentazione politica che bisogna sostenere con forza.

#NextRevolution, #prossimarivoluzione, #Communalism, #MurrayBookchin, #communism





Ferdinando Dubla (1956) ricercatore Subaltern Studies Italia, testimonial Rojava 


mercoledì 5 ottobre 2022

CRITICA DELLA RAGIONE POLITICA (Murray Bookchin)

 

E oggi, la critica della ragione politica, diventa critica della ragione democratica.

 

Oggi, quel che chiamiamo «politica» è in realtà governo dello Stato. Essa è professionismo, non controllo popolare; monopolio del potere da parte di pochi, non potere dei molti; delega a un gruppo «eletto», non processo democratico diretto che comprenda il popolo nella sua totalità; rappresentazione, non partecipazione. Oggi, la «politica» è una cruda tecnica strumentale per mobilitare elettori al fine di ottenere obiettivi pre-selezionati, non mezzo per istruire la popolazione alla cittadinanza, con i suoi ideali di autogestione civica, oppure per formare forti personalità. I politici trattano la gente da elettorato passivo il cui compito politico è quello di votare ritualmente per candidati di scelta partitica, non per delegati il cui unico mandato è di gestire le politiche formulate e deliberate dai cittadini. I professionisti della gestione statuale vogliono obbedienza, non impegno, distorcendone persino il significato fino a ridurlo a un atteggiamento di pura passività, da spettatore, nel quale il singolo è smarrito nella massa e le masse stesse sono frammentate in atomi isolati, frustrati e impotenti.

Murray Bookchin, filosofo anarchico (1921-2006)

da Democrazia diretta, Eleuthera, Milano 1993, cit. da formato e.book, pos.266/1462

 

- - Oggi, al Communalism di Bookchin si ispira il confederalismo democratico del Rojava (Kurdistan siriano) per il tramite della lettura datane da Abdullah Öcalan, rinchiuso nelle carceri turche. «Il Communalism rappresenta una critica della società gerarchica e capitalista nel suo insieme», Murray Bookchin, The Next Revolution. Popular Assemblies and the Promise of Direct Democracy, a cura di Debbie Bookchin e Blair Taylor, Verso, London-New York, 2015, pag.19.

Anche nell’Occidente capitalista, per l’incompatibilità tra profitto privato e benessere collettivo, dunque tra democrazia e capitalismo, la democrazia formale si svuota di contenuti e tende a regimi oligarchici di fatto. Inserire istituti di democrazia diretta con potere deliberativo, all’interno di un’architettura democratica realmente rappresentativa, è la ricerca dunque necessaria per alimentare continuamente la democrazia politica con la democrazia sociale. La critica della ragione politica diventa critica della ragione democratica. Per la “guerra di posizione” diventa transizione verso la società autoregolata perchè autodeterminata (il Marx di Gramsci) con la soggettività antagonista dell’’intellettuale collettivo’.

 

#MurrayBookchin, #Communalism, #criticadellaragionepolitica



Murray Bookchin (New York 1921-Burlington 2006)






lunedì 3 ottobre 2022

UTOPIA CONCRETA: IL CONFEDERALISMO DEMOCRATICO E LA NEXT REVOLUTION IN ROJAVA

 

Un'altra idea di democrazia, un altro Occidente

[Rojava (/roʒɑˈvɑ/)(/occidente/]

 

L’intellettuale collettivo è l’intellettuale ‘organico’ alla classe (Gramsci): l’intellettuale collettivo è il collettivo stesso nella sua capacità di organizzazione delle classi subalterne e con l’autoregolazione degli obiettivi politici nelle fasi storiche analizzate “organicamente“ alla soggettività motrice della trasformazione rivoluzionaria. / ferdinando dubla,

#SubalternStudiesItalia, ottobre 2022

 

 

  • L'Unione delle Comunità del Kurdistan
  • Dall'utopia alla scienza
  • Critica della ragione politica
  • Kobane è qui
  • La frontiera dei subalterni è senza frontiere
  • Revolution in Rojava

 

 

 

L'UNIONE DELLE COMUNITA' DEL KURDISTAN

 

L’Unione delle Comunità del Kurdistan (in curdo Koma Civakên Kurdistanê, KCK) è un'organizzazione politica curda impegnata nella realizzazione del confederalismo democratico in Kurdistan.

Del KCK fanno parte i quattro partiti politici che fanno riferimento politico ad #Apo [A.Ocalan] del Kurdistan: il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK, turco), il Partito dell'Unione Democratica (PYD, siriano), il Partito per la Vita Libera in Kurdistan (PJAK, iraniano) e il Partito della Soluzione Democratica del Kurdistan (PÇDK, iracheno).

- La KCK è stata indicata da Abdullah Öcalan come l'organizzazione fondamentale per l'applicazione del confederalismo democratico, un sistema politico alternativo a quello statale, fondato su ecologismo radicale (la riflessione di Murray Bookchin), assoluta eguaglianza di genere e istituti di democrazia diretta che dovrebbero realizzare una convergenza tra socialismo scientifico anarchismo e comunitarismo. Una sperimentazione politica rivoluzionaria del XXI secolo.

“Più forte è la partecipazione, più è potente questo tipo di democrazia. [...] In questo modo, quello che chiamiamo democrazia è quindi l'applicazione di processi decisionali democratici dal livello locale a quello globale, nell'ambito di un processo continuo.” (Abdullah Öcalan)

 

Quando dopo la Prima Guerra Mondiale l’Impero Ottomano venne smembrato dalle potenze vincitrici, le zone di insediamento curde inizialmente diventarono zone di mandato e di influenza francesi e britanniche e poi vennero spartite tra gli odierni quattro Stati, Turchia, Siria, Iraq e Iran. Le curde e i curdi quindi parlano di Kurdistan del nord/Bakûr (Turchia), Kurdistan occidentale/Rojava (Siria), Kurdistan del Sud/Başȗr (Iraq) e Kurdistan dell’est/Rojhilat (Iran).

Anja Flach, in Lower Class Magazine - Un’utopia concreta, Le montagne del Kurdistan e la rivoluzione in Rojava: un diario di viaggio, Red Star Press, 2018, pag.207

La rivoluzione in Kurdistan è importante per tutto il mondo perchè mostra un’alternativa al capitalismo. Il suo significato è universale. Le curde e i curdi lottano, ma non è una lotta solo curda. È la nostra comune lotta per la pace e la democrazia. Ognuna e ognuno può andare lì e esserne parte. ivi, pag.16

Anja Flach (etnologa)

- Anja Flach è un'etnologa e membro del consiglio delle donne Rojbîn ad Amburgo. Dal 1995 al 1997 come internazionalista ha fatto parte dell’esercito di donne YAJK (Unione Patriottica delle Donne del Kurdistan). Diverse le sue pubblicazioni sulla sua esperienza con il movimento rivoluzionario delle donne curde.

 

 

DALL’UTOPIA ALLA SCIENZA

Dalle nazioni alle comunità autodeterminate: il confederalismo democratico tra ideali e realtà nella sperimentazione politica del Rojava (Murray Bookchin e Abdullah Öcalan)

MURRAY BOOKCHIN e ABDULLAH OCALAN

- Fra i vari movimenti che si rifanno attualmente al pensiero di Murray Bookchin (1921-2006) vi è quello di Abdullah Öcalan e del Partito dei Lavoratori del Kurdistan che stanno tentando di realizzare a Kobane, nel Rojava e in tutto il Kurdistan, un "confederalismo democratico" basato sulla democrazia diretta, su un'economia solidale ed ecologica e sulla liberazione sociale delle donne. Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) è un'organizzazione politica in Turchia, che ha combattuto lo Stato turco dal 1980 per rivendicare maggiori diritti politici e culturali per i curdi del paese. Genealogicamente fondato sugli ideali marxisti leninisti, il PKK ha integrato, arricchito e articolato il suo marxismo con l’ecologia sociale, il comunitarismo e il libertarismo propri della riflessione di Murray Bookchin, dopo la cattura e la prigionia del suo leader, Abdullah Ocalan, nel 1999. Ocalan ha iniziato la lettura dei testi del filosofo statunitense, diventato punto di riferimento dei movimenti ambientalisti, socialisti e anarchici di tutto il mondo, mentre era in carcere, e ha concepito, nella teoria sociale bookchiniana, una ricaduta pratico-sperimentale nel confederalismo democratico, costituito da istituti di democrazia diretta che tendono a superare il concetto di Stato-nazione per un municipalismo libertario controllato dal basso. Esperimento che affonda le sue radici ne La Commune parigina del 1871 soffocata nel sangue.

Ocalan ha tentato all'inizio del 2004 di organizzare un incontro con Bookchin attraverso i suoi avvocati, e descrive se stesso come "studente" di Bookchin desideroso di adattare il suo pensiero alla società mediorientale. Sebbene Bookchin fosse troppo malato per accettare la richiesta, gli ha mandato un messaggio di sostegno. Quando Bookchin è morto nel 2006, il PKK ha salutato il pensatore americano come "uno dei più grandi scienziati sociali del XX secolo", e ha promesso di mettere la sua teoria in pratica, dall’utopia alla scienza. "Confederalismo Democratico", la variazione sul Communalismo o Municipalismo Libertario, sviluppato da Öcalan nei suoi scritti e adottato dal PKK, non cerca solo la difesa dei diritti dei curdi nel quadro della formazione di uno Stato indipendente curdo separato dalla Turchia. Il PKK sostiene che il suo progetto non è visto come rivolto solo ai curdi, ma è per tutti i popoli della regione, indipendentemente dalla loro etnia, o religione nazionale. Piuttosto, promulga la formazione di gruppi e organizzazioni che iniziano a livello di base a diffondere i loro ideali in un contesto non statale che inizia a livello locale. Si pone anche una particolare attenzione sulla costruzione emancipatrice e liberazione nell’assoluta parità di genere. Il PKK ha avuto un certo successo nell'attuazione del suo programma, attraverso organizzazioni come il Congresso della Società Democratica (DTK), che coordina attività politiche e sociali in Turchia, e la Koma Civakên Kurdistan (KCK), che lo fa in tutti i paesi in cui vivono i curdi.

Cfr. conferenza organizzata ad Amburgo, in Germania, il 3-5 febbraio 2012. Il tema era "La Sfida alla Modernità Capitalistica: Concetti Alternativi e la Questione Curda". La relazione presentata a quella conferenza fu di Janet Biehl, scrittrice che, lavorando insieme a Murray Bookchin ha contribuito a definire il concetto di ecologia sociale.

 

http://znetitaly.altervista.org/art/16538?fb_ref=Default&fb_source=message&doing_wp_cron=1652797837.6110930442810058593750&fbclid=IwAR0CQBydREPJFWVwqfdLg98WL8Vi3bvzaSFFKqYnOYXMAfA2RGAgKcwz804

 

#SubalternStudiesItalia, #ConfederalismoDemocratico, #Kurdi

 

CRITICA DELLA RAGIONE POLITICA (Murray Bookchin)

Oggi, quel che chiamiamo «politica» è in realtà governo dello Stato. Essa è professionismo, non controllo popolare; monopolio del potere da parte di pochi, non potere dei molti; delega a un gruppo «eletto», non processo democratico diretto che comprenda il popolo nella sua totalità; rappresentazione, non partecipazione. Oggi, la «politica» è una cruda tecnica strumentale per mobilitare elettori al fine di ottenere obiettivi pre-selezionati, non mezzo per istruire la popolazione alla cittadinanza, con i suoi ideali di autogestione civica, oppure per formare forti personalità. I politici trattano la gente da elettorato passivo il cui compito politico è quello di votare ritualmente per candidati di scelta partitica, non per delegati il cui unico mandato è di gestire le politiche formulate e deliberate dai cittadini. I professionisti della gestione statuale vogliono obbedienza, non impegno, distorcendone persino il significato fino a ridurlo a un atteggiamento di pura passività, da spettatore, nel quale il singolo è smarrito nella massa e le masse stesse sono frammentate in atomi isolati, frustrati e impotenti.

Murray Bookchin, filosofo anarchico (1921-2006)

da Democrazia diretta, Eleuthera, Milano 1993, cit. da formato e.book, pos.266/1462

 

- - Oggi, al Communalism di Bookchin si ispira il confederalismo democratico del Rojava (Kurdistan siriano) per il tramite della lettura datane da Abdullah Öcalan, rinchiuso nelle carceri turche. «Il Communalism rappresenta una critica della società gerarchica e capitalista nel suo insieme», Murray Bookchin, The Next Revolution. Popular Assemblies and the Promise of Direct Democracy, a cura di Debbie Bookchin e Blair Taylor, Verso, London-New York, 2015, pag.19.

Anche nell’Occidente capitalista, per l’incompatibilità tra profitto privato e benessere collettivo, dunque tra democrazia e capitalismo, la democrazia formale si svuota di contenuti e tende a regimi oligarchici di fatto. Inserire istituti di democrazia diretta con potere deliberativo, all’interno di un’architettura democratica realmente rappresentativa, è la ricerca dunque necessaria per alimentare continuamente la democrazia politica con la democrazia sociale. La critica della ragione politica diventa critica della ragione democratica. Per la “guerra di posizione” diventa transizione verso la società autoregolata perchè autodeterminata (il Marx di Gramsci) con la soggettività antagonista dell’’intellettuale collettivo’. / #SubalternStudiesItalia

 

Rojava (/roʒɑˈvɑ/)(/occidente/)

 

KOBANE È QUI

 

C’è tanto da lavorare per ricostruire e fare ripartire la società. L’obiettivo comune non è solo ricostruzione della città, ma fondare una società con una coscienza ambientale, una società che creda nella parità per tutti, minoranze e non, in un’economia ecologica e sociale. Una visione che rispetta gli equilibri naturali e le risorse del territorio. Tutto con un’ottica che non guarda ai confini degli stati ma ai diritti. Obiettivo fondamentale di un percorso di questo tipo non può che essere aperto alla convivenza. Nel Rojava, in città come Cizire, la maggioranza della popolazione è curda, ma vivono anche arabi e si parlano tre lingue, tra cui quella assira. Sono tante anche le minoranze religiose presenti. Anche ad Afrin e Kobane, le persone vivono liberamente la loro identità culturale, etnica e religiosa. Le donne hanno un ruolo molto importante. Questo significa che c’è il giusto terreno per affrontare le questioni più spinose, come quella religiosa, oltre alla parità dei diritti senza distinzione di genere, i processi di rappresentanza, l’ambiente e altro ancora attraverso un sistema di democrazia diretta, per dare autonomia ai luoghi partendo dalle istanze elencate. È nostra convinzione che per risolvere i problemi sul territorio il sistema migliore è quello della democrazia diretta e dell’autonomia democratica. Inoltre il termine autonomia per noi non è un limite geografico, ma una proposta progettuale che si può manifestare e organizzare in ogni angolo del mondo.

dall’Introduzione di Yilmaz Orkan a: Ivan Grozny Compasso, Kobane dentro. Diario di guerra sulla difesa del Rojava, Agenzia X, 2016 - cit. da e.book

 

/scheda/ Tra i deserti e le montagne a sud della Turchia è nata una ginestra, preziosa quanto la poesia di Giacomo Leopardi. Una pianta che resiste alle invasioni armate dei gruppi islamici e alla brutalità dei padroni del mondo. Un fiore che restituisce dignità al nostro tempo devastato dalla guerra. Questa ginestra si chiama Rojava, regione autonoma curda. Nel dicembre 2014 Ivan Grozny Compasso è stato tra i pochi a entrare dentro a Kobane, riuscendo a divulgare nel web informazioni in diretta dall'interno della città assediata, dove le donne e gli uomini della resistenza curda combattono contro l'avanzata dell'esercito dell'Isis. "Kobane dentro" è il diario dettagliato di sette giorni di permanenza a stretto contatto con i guerriglieri e il loro straordinario sistema di autogoverno influenzato dagli studi in carcere di Abdullah Öcalan sul pensiero libertario di Murray Bookchin. Sette notti con il sottofondo dei mortai tra gli incubi di terrore e morte che si mischiano ai sogni di una futura idea di umanità. A completare il volume una lunga carrellata di fotografie scattate dall'autore e alcuni approfondimenti teorici, tra i quali la Carta del contratto sociale del Rojava. Introduzione di Yilmaz Orkan, presidente dell'Ufficio d'informazione del Kurdistan.

 

LA FRONTIERA dei SUBALTERNI è SENZA FRONTIERE

 

Dalle nazioni alle comunità autodeterminate: il confederalismo democratico tra ideali e realtà nella sperimentazione politica del Rojava (Murray Bookchin e Abdullah Öcalan)

«Il diritto all’autodeterminazione dei popoli include il diritto a un proprio Stato. Tuttavia la fondazione di uno Stato non aumenta la libertà di un popolo. Il sistema delle Nazioni Unite che si basa sugli Stati-nazione è rimasto inefficace, e gli Stati-nazione sono divenuti veri ostacoli per qualsiasi sviluppo sociale. Il confederalismo democratico è il paradigma di contrasto dei popoli oppressi. Il confederalismo democratico è un paradigma sociale non statuale. (…) I suoi processi decisionali sono all’interno delle comunità».

scheda da Abdullah Öcalan, Confederalismo democratico, Edizioni Iniziativa Internazionale, 2013

Descrizione

In questo opuscolo Abdullah Öcalan sviluppa in modo sistematico il suo progetto politico, il confederalismo democratico. Ad una critica fondamentale dello stato nazione segue una descrizione della sua possibile alternativa, una democrazia transnazionale dal basso.

Il testo di questo opuscolo è stato composto a partire da libri recenti di Öcalan non ancora tradotti.

Testo integrale in pdf:

 

https://ocalanbooks.com/downloads/it-confederalismo-democratico.pdf?fbclid=IwAR1l2EcwApvILuevcCdAK932ZTunKo_Aw0KM3UHpQBqpdAwvlPNObolQhkw

 

REVOLUTION IN ROJAVA

 

Rete Kurdistan Italia segue e traduce da tempo i testi che i redattori del “Lower Class Magazine” pubblicano sia sul loro sito sia sul quotidiano berlinese “junge Welt”, di cui apprezziamo i contenuti dal punto di vista informativo e politico. -

- In particolare dopo la guerra di aggressione e la successiva invasione del Cantone di Afrin da parte dell’esercito turco e dei mercenari jihadisti loro alleati, deve essere chiaro a tutte e tutti che in questo momento l’unica vera forza sulla quale il popolo curdo può contare oltre alla propria, non solo per difendere la rivoluzione del Rojava, ma la vita stessa del Presidente Abdullah Ocalan e di tutto il popolo curdo che sta affrontando un vero e proprio tentativo di genocidio politico, culturale e fisico, è la solidarietà internazionale.

Rete Kurdistan Italia - https://www.retekurdistan.it/

Il 18 marzo 2018 vi fu la conquista di Afrin per mano dell'esercito turco e delle bande jihadiste da esso sostenute. Ne seguì pulizia etnica, rapimenti, sequestri, femminicidi, deportazione degli oppositori, confisca di terre e proprietà ed esecuzioni sommarie. Infine, si contarono tra i 1000 e i 1500 combattenti caduti: per capirci, quasi il triplo dei martiri di Kobane durante l'epica resistenza contro lo Stato islamico.

È una lotta per i valori umani e una coscienza libertaria democratica. Questa lotta contiene il tentativo di costruire sulla base della libertà delle donne un’alternativa, una rivoluzione socialista e democratica. Anja Flach, dalla prefazione all’ed.italiana di Lower Class Magazine, op.cit.



Kurdistan


Lower Class Magazine - Un’utopia concreta, Le montagne del Kurdistan e la rivoluzione in Rojava: un diario di viaggio, Red Star Press, 2018