Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

Powered By Blogger

giovedì 25 marzo 2021

PCI e ANTIFASCISTI di terra jonica

 

"Non mi dilungo a mettere in rilievo la vastità e la pericolosità dell'organizzazione comunista soppressa, bastando a ciò il prospetto (..), che consente una cognizione particolareggiata e completa della struttura e della formidabile efficienza , raggiunta dal Partito Comunista nella città jonica, specialmente nei due maggiori stabilimenti militari: R. Arsenale e Cantiere Navale Tosi. Aggiungo soltanto che il movimento di che trattasi non era isolato. (..), 

relazione dell'Ispettore dell'OVRA Calabrese, 18/07/1934, Archivio Centrale dello Stato, 1934, busta 41

Il 27 febbraio 1932 il comitato esecutivo, sciolto in precedenza, veniva ricostituito con i seguenti nominativi. Antonio Turi, Pasquale Proietti, Umberto e Vincenzo Candelli, Giovanni Palumbo. (..).  La direzione del movimento con Amedeo Portone al confino e con il vecchio gruppo dirigente ancora in carcere (Latorre, Voccoli, Federico Mellone), passa a Turi. (..)

Quando nel marzo 1934 avvengono gli arresti, (..) il partito era organizzato con un comitato segreto o riorganizzativo, formato dal medico Michele Pierri, Giovanni Palumbo, Alfredo Campanelli, Emanuele Ninfole, Vincenzo Di Noia. Nicola Di Bello fu segnalato dalla polizia come "il maggiore responsabile del partito scoperto a Taranto, nel 1932 uno dei suoi costruttori.

cit. in A.Anzoino, Le grandi retate del 1931 e 1934, sta in AA.VV., Antifascismo di terra jonica - Studi e Documenti, a cura di Matteo Pizzigallo, Schena ed.,1989.

I nostri compagni Francesco, Federico e Umberto

I fratelli Francesco (1877 - +1928) e Federico Mellone (1892 - 1936)

- Federico Mellone “è il prototipo del comunista tronfio, protervo, integrale. Il suo odio antifascista e la sviscerata devozione alla causa del partito (..) rispondente alla più ortodossa dottrina comunista (..)”

Prefettura di Bari, 18/07/1934 nr. 00330 di Prot.

- i fratelli Mellone furono nuovamente arrestati, per attività "sovversiva" nel 1928. Federico e Francesco furono portati l'8 maggio di quell'anno davanti al Tribunale speciale ed alla corte fascista (Francesco, molto malato, vi fu portato in barella). Entrambi dichiararono, con coraggio e sprezzanti verso i nemici della libertà, di essere militanti comunisti. Solo per questo furono condannati rispettivamente a 10 e a 5 anni di carcere. Francesco dopo pochi mesi, non assistito, morì a causa del protrarsi della malattia. 

cfr. https://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/29338.html

- Umberto Candelli fu condannato con altri antifascisti nel 1938 a seguito dell’incendio di un magazzino di legname dei cantieri Tosi avvenuto nell’agosto dell’anno precedente. La sentenza parlava di un atto di sabotaggio. La Corte di Appello di Lecce, chiamata a rivedere nel 1961 su istanza di Alba Leggieri, vedova di Umberto, il processo, giunse alla conclusione della inattendibilità delle prove addotte e delle testimonianze estorte agli imputati comunisti.


venerdì 26 marzo, ore 18.45 / diretta FB su il PCI, l’antifascismo e la Resistenza in provincia di Taranto.




Francesco Mellone (1877/1928)

Federico Mellone (1892/1936)

Umberto Candelli (1895/1947) 







mercoledì 24 marzo 2021

VACCINI? NO, MISSILI NUCLEARI USA

 

editoriale di Tommaso Di Francesco su Il Manifesto, 23 marzo 2021

[integrale]

subtit: gli Stati uniti, in piena campagna di vaccinazione per loro trionfante perché «prima l’America», annunciano che in Europa arriverà un nutrito pacchetto di nuovi, ultramoderni missili ipersonici nucleari. (..) Non è una nuova guerra fredda. È molto peggio.

- La vaccinazione in Italia langue, ancorché a guida militare, sotto l‘alto profilo di Draghi e nelle mani di una grossa eterogenea quanto immobile coalizione di governo; in Europa è quasi peggio e nel caos alligna e torna la protesta oscura sulla «libertà» della destra ipernazionalista e populista.
Rifiutata la scelta radicale di sospensione dei brevetti e produzione diretta, siamo sottoposti all’autorità di mercato delle multinazionali del farmaco. Ma il morbo non si placa, la crisi sociale dilaga e meno male che c’è ancora la protesta sociale organizzata dei nuovi lavori. Così uno si aspetterebbe dagli alleati statunitensi almeno un soccorso. Hanno tanto sconvolto il mondo con tante guerre «umanitarie» che un po’ di umanitario vero non guasterebbe. Nei cortei del Pci degli anni 50, di fronte al Piano Marshall, si cantava «E ‘mo gli americani ce trattano da fratelli/ ce mannano dall’America la zuppa de piselli”: era una sconfitta, ma almeno la zuppa arrivava.
Invece ora gli Stati uniti, in piena campagna di vaccinazione per loro trionfante perché «prima l’America», annunciano che in Europa arriverà un nutrito pacchetto di nuovi, ultramoderni missili ipersonici nucleari.
Dunque il cattolico democratico Joe Biden fa della predicazione del papa contro la guerra una chiacchiera elettorale. E le chiacchiere stanno a zero.
Così facendo infatti trova allora spiegazione la sua recente alzata di voce – da innocente – contro il «killer» del Cremlino. Perché prima con l’annuncio del capo di stato maggiore Usa, il generale James C. McConville, poi con la conferma della Darpa, l’Agenzia per i progetti di ricerca avanzata della Difesa, sappiamo che sta per arrivare una «task force» – ridagli – di un’arma strategica semovente micidiale: pronta all’uso di missili ipersonici di nuova tecnologia, che hanno una precisione centimetrica, una gittata spaventosa e che sono armati con testate atomiche.
Saranno disposti nei Paesi europei – probabilmente in aree con già la presenza delle atomiche come l’Italia e la Germania, e sicuramente nella «democratica» Polonia che già vede posizionato il sistema dello Scudo antimissile, oppure nell’ormai atlantica e povera Romania, a poca distanza dal «nemico»: la Russia – e ce ne sarà anche per la Cina con due task force nel Pacifico.
Nell’incertezza della destinazione europea dei nuovi missili, è giusto sapere che le basi militari in Italia e in Europa diventano subito un bersaglio. Sì. Perché stavolta ci troviamo di fronte ad uno scellerato riarmo che coinvolge sia gli Stati uniti e i subalterni alleati atlantici ma anche la Russia di Putin. La quale rispondendo alla decisione del 2019 di Donald Trump di decretare la nascita della nuova branca della difesa statunitense, quella per la Guerra spaziale con relativi miliardi d’investimento, ha pensato «bene» di riarmare in tal senso approntando nuovi missili strategici ipersonici nucleari, altrettanto micidiali come quelli americani.
Di fatto sta fallendo quella che solo a parole era sembrata una scelta saggia, la riattivazione, da parte di Putin e poi di Biden, del Trattato Start stracciato da Trump.
Siamo alla riedizione di una nuova Comiso, che vedeva la dislocazione dei missili Cruise sul territorio italiano ed europeo simmetrica alla dislocazione degli Ss20 da parte dell’ancora viva Unione sovietica. La Russia di Putin accerchiata dallo scellerato allargamento a est della Nato, reagisce ora con l’unica e perniciosa eredità sovietica: il riarmo.
Non è una nuova guerra fredda. È molto peggio e bisognerà inventare una definizione per l’epoca orribile che ci si apre davanti. È peggio anche perché questi nuovi sistemi ipersonici sono inarrestabili (come bene spiega Manlio Dinucci qui). Decide l’intelligenza artificiale che ha già programmato a quanto pare la distruzione del pianeta e della sua umanità disperata quanto disattenta.
E stavolta, per la velocità della nuova arma ipersonica, non sarà possibile raccontare «dopo» il rischio atomico per il mondo con un film come il monito «fantascientifico» dello straordinario Stranamore di Kubrik.
È l’ora della protesta pacifista che come nel 1981 per Comiso e nella migliore tradizione della protesta comunista degli anni ’60 che voleva lo scioglimento sia della Nato – invece dura ancora – che del Patto di Varsavia – sciolto nel ’95 -, chieda lo smantellamento, a ovest come a est, di tutti i missili dal territorio europeo e gridi la priorità della pace contro ogni riarmo. Se non ora quando?



lunedì 22 marzo 2021

Il PRE-DOMINIO dell’ IMPERIALISMO USA in crisi - firma per l'abolizione dei brevetti


Una lettura secondo categorie leniniste e gramsciane (egemonia-dominio-crisi e imperialismo) può aiutare a capire l’inaudito attacco del nuovo imperatore del sacro americano impero Biden al presidente russo Putin. Nella competizione internazionale dal punto di vista innanzitutto economico - finanziario e dunque politico, l’impero cerca di rilanciarsi attraverso l’intimidazione. Non c’è nessun killer che possa pareggiare la violenta tracotanza di capibanda banditeschi che, persa l’egemonia, vorrebbero instaurare il dominio militare e imporre ora con la forza il pre-dominio. Il messaggio è anche alla UE, all’asse franco-tedesco, e come collaterale conseguenza ha implicita anche la richiesta di embargo dei vaccini di quei paesi in diretta concorrenza con il disegno, appunto, di pre-dominio. 

fe.d.

COMMUNISM vs.COVID-19

VACCINO, BENE COMUNE dell’UMANITA’ - CONTRO I PROFITTI SULLA PANDEMIA, firma per l’abolizione dei brevetti

- (..) All’Europa non restano che due soluzioni, in realtà non alternative. Una soluzione per uscire dalla situazione attuale è quella di aprire ai vaccini provenienti da Cuba, dalla Russia e dalla Cina per compensare i vaccini rubati dagli americani. Questo però implica riconoscere e prendere coscienza di due fatti. Il primo è che non esiste alcun “patto atlantico”, ma che questo è al contrario un accordo di soggezione europea agli americani. Al posto della supposta cooperazione esiste una competizione tra americani ed europei nel quadro di una superiorità americana che non può essere messa in discussione neanche nei rapporti con gli europei.(..)

Vista la situazione di crisi generale il vaccino va riconosciuto come un bene comune dell’umanità, come l’aria, non sottoponibile a diritto di proprietà esclusiva. Tutti dobbiamo respirare, non si può determinare un diritto di proprietà sulla stessa perché ne andrebbe della vita umana. Lo stesso dovrebbe essere per esempio per l’acqua, come dal risultato del referedum del 2011. E così deve essere per il vaccino. Il virus è una minaccia per la vita umana, non solo europea o occidentale, ma mondiale. Se queste ragioni umane non dovessero bastare, ci sono quelle economiche e politiche. Da questa pandemia non se ne uscirà finché tutto il mondo non sarà vaccinato. Compresi i popoli del sud, o quelli occidentali meno avanzati. La pandemia obbliga (o almeno spero che insegni) che il destino dell’umanità è comune. Se ne uscirà tutti insieme o non se ne uscirà.(..)

da La lotta per vaccini nel contesto economico e geopolitico odierno. Contro i profitti sulla pandemia.

di Lorenzo Battisti, PCI Parigi - leggi tutto sul nuovo sito del PCI [ilpartitocomunistaitaliano.it]

Se non hai ancora firmato, apponi anche la tua firma

https://noprofitonpandemic.eu










lunedì 8 marzo 2021

DEMOCRAZIA, PARTITO e ORGANIZZAZIONE

 

post di Gianni Fresu

La crisi storica del partito politico non può essere superata liberandoci di questo strumento di partecipazione popolare e selezione democratica, semmai rilanciando l'organizzazione come intellettuale collettivo.

L’attuale crisi (strutturale) del Movimento 5 stelle ci conferma una verità difficilmente contestabile: se non vogliamo ricorrere alla teoria delle élites, alla soluzione carismatica o a quella tecnocratica, non esiste alternativa democraticamente praticabile al moderno partito politico. Michels affermava che tra democrazia e organizzazione c'è un rapporto inversamente proporzionale, dunque, a suo dire, nelle società avanzate il grado di democrazia era destinato a diminuire con l'evolversi dell'organizzazione politico-sociale. Se in linea generale e in molti esempi concreti questo discorso aveva più di un fondamento, allo stesso tempo, possiamo concludere che senza organizzazione non esiste democrazia. Tuttavia, come scriveva Gramsci, l'efficacia di un partito risiede nel suo essere “funzione di massa”, nel suo saper sviluppare e moltiplicare i quadri dirigenti di una classe sociale trasformandola da insieme disgregato e amorfo in “esercito politico organicamente predisposto”. Dalla presenza di quadri di diverso grado e dalle capacità di questi si può verificare come un movimento d'opinione si trasformi in partito politico, perché il partito ha essenzialmente la funzione di creare, per le sue diverse funzioni, quadri dirigenti capaci. La crisi storica del partito politico non può essere superata liberandoci di questo strumento di partecipazione popolare e selezione democratica nato per sottrarre ai vecchi ceti di notabili la prerogativa della politica. La risposta alla crisi del rapporto di rappresentanza non può venire dall’assemblearismo movimentista, ma, semmai, superando i vecchi schemi naturalistici che riproducono nella forma partito (e nel suo rapporto con la base di massa) il rapporto dualistico e bonapartistico tra dirigenti e diretti, dunque con il prevalere di organismi il più possibile collettivi e diffusi di elaborazione e direzione politica. - g.fr., 27/02/2021

Su questi temi vedi anche

Ferdinando Dubla
DA GRAMSCI A SECCHIA
Il primato dell'organizzazione nella costruzione del PCI del dopoguerra (1945-1951)



Antonio Gramsci (1891/1937)



Manifesto per la nuova scuola

 

1) La scuola si occupa delle persone in crescita, non di entità astratte scomponibili e riducibili a una serie di "competenze". L'insegnamento e l'apprendimento toccano infatti tutte le dimensioni dell'essere umano - intellettuale, razionale, affettiva, emotiva, relazionale, corporea - tra loro interconnesse e inscindibili; bisogna sempre ricordare, in tal senso, che quello tra gli insegnanti e gli studenti è prima di tutto un rapporto umano.

L'idea che la scuola possa essere incentrata sulla semplice acquisizione di “competenze” è profondamente sbagliata, sia perché applica a un ambito, quello scolastico, categorie nate in tutt'altro ambito, quello cioè dell'azienda e della produttività lavorativa, sia perché esclude appunto la dimensione integralmente umana, centrale nella scuola e nei processi lunghi e non lineari dell'apprendimento e della crescita.

2) Poiché la scuola pubblica ha come finalità l'istruzione e la formazione umana e culturale delle persone in crescita, i decisori politici, prima di ipotizzare qualunque "riforma", dovrebbero interloquire con gli esperti della trasmissione culturale e quelli dell'età evolutiva - insegnanti, psicoanalisti, intellettuali, educatori - e non con i rappresentanti di associazioni private - Fondazione Agnelli, Treelle, Anp, Invalsi - che rappresentano e perseguono appunto interessi privati.

3) La formazione e il reclutamento degli insegnanti devono avere al centro la preparazione culturale, la conoscenza approfondita e di prima mano dei contenuti disciplinari - solo degli autentici esperti possono infatti trasmettere agli studenti la passione per il sapere e per le singole discipline - la motivazione e la propensione all'insegnamento, alla trasmissione culturale e alla relazione con le persone in crescita. Per quanto riguarda l’aspetto relazionale, gli insegnanti devono poter avere un confronto con psicoterapeuti e psicoanalisti di comprovata esperienza ed elevata professionalità, anche attraverso lo strumento dello sportello d'ascolto (v.oltre) per esaminare le dinamiche su cui si fonda il rapporto educativo e per poter sciogliere, dove occorra, eventuali nodi relazionali.

4) Per svolgere il compito che le è affidata dalla Costituzione, la scuola pubblica deve essere incentrata sulla conoscenza e sulla trasmissione del sapere, oltre che sul rispetto delle esigenze psico-fisiche di crescita dei giovanissimi. Solo attraverso il confronto con i contenuti culturali, la loro elaborazione e acquisizione - a partire da un'approfondita alfabetizzazione - gli studenti potranno diventare cittadini liberi e consapevoli, in grado di contribuire a un reale progresso della società. Senza l'istruzione delle nuove generazioni, la stessa democrazia è svuotata di sostanza.

5) Se è vero che la scuola deve essere fondata sulla conoscenza, sul sapere, sullo studio, tutti gli strumenti e i metodi dell'insegnamento, compresi quelli legati all'uso delle tecnologie digitali, devono rimanere o ritornare a essere dei semplici mezzi, da utilizzare se e quando le necessità della trasmissione culturale (che è continua attività dell'intelligenza e rielaborazione e attualizzazione delle conoscenze) lo richiedano, evitando i frequenti rovesciamenti tra mezzi e fini che hanno caratterizzato il "didattichese" degli ultimi decenni e nel pieno rispetto della libertà di insegnamento, di un'istruzione ricca e plurale e della responsabilità culturale ed educativa affidata agli insegnanti.

In qualunque ragionamento sui mezzi, non va poi dimenticato come l’uso sempre più pervasivo della tecnologia digitale - che il ricorso alla “didattica a distanza” ha reso preponderante anche a scuola, a discapito di ogni esigenza didattica ed educativa che richiedesse strumenti diversi - sia direttamente collegato ai disturbi da iperconnessione che colpiscono i giovanissimi, con i rischi del ritiro sociale, con il senso di insicurezza e gli attacchi di panico che insorgono anche in conseguenza della mancanza di rapporti che è possibile vivere solo in presenza e della negazione della dimensione fisico-corporea, la cui messa in gioco è fondamentale per le persone in crescita. Non dobbiamo dimenticare che la relazione, le parole, i gesti e tutto ciò che passa nella comunicazione non verbale sono i primissimi strumenti degli insegnanti, gli unici davvero indispensabili.

6) Autorevoli esponenti politici hanno chiesto che gli apprendimenti non acquisiti in “didattica a distanza” vengano recuperati attraverso un prolungamento dell’anno scolastico. Questa proposta, purtroppo, appare niente più di una boutade demagogica: chiunque conosca il mondo della scuola e le dinamiche dell’insegnamento/apprendimento – e non pensi che consistano in una rapida verniciatura di “competenze” - sa benissimo che in due o tre settimane, alla fine di un periodo terribile, non è possibile recuperare nulla di ciò che si è perso in un anno di mancata scuola in presenza. Dopo vent’anni di devastanti “riforme”, occorrerebbero invece interventi precisi e profondi, non ipocrite soluzioni al limite del ridicolo, per rilanciare la funzione della scuola, e cioè:

7) Restituire centralità all’ora di lezione disciplinare, un’ora squalificata e messa ai margini da una serie di attività che ne snaturano la funzione e la rendono un’attività residuale. Se davvero si vuole recuperare il tempo perduto, occorre prima di tutto eliminare ciò che non è apprendimento e insegnamento:

- via i ridicoli percorsi di “alternanza scuola-lavoro” (ora PCTO), da sostituire semmai con stage sensati e non obbligatori, se e quando ne valga la pena, fuori dall’orario scolastico e su decisione dei consigli di classe;

- via i test INVALSI, che sottraggono settimane di tempo all’attività scolastica senza che se ne siano mai chiariti il senso, la funzione e l’utilità;

- via tutti i progetti non indispensabili (ad eccezione ad esempio della mediazione linguistica e culturale per gli studenti stranieri e dello sportello d’ascolto psicologico, attività che andrebbero affidate a seri professionisti attraverso degli albi nazionali e non alla casualità di progetti improvvisati), che fanno dimenticare da decenni che l’unico vero, utile, indispensabile progetto che la scuola offre è l’ora di lezione;

- via il RAV e tutti quei documenti in cui la descrizione astratta e burocratica dell'insegnamento prende il posto dell'insegnamento stesso, in una continua e paradossale certificazione del nulla;

- via i PTOF cervellotici (quello che davvero offre qualunque scuola pubblica è l’insegnamento dell’italiano, della matematica, delle lingue, delle scienze, delle arti, delle tecnologie, della letteratura, della storia, della geografia, della storia delle idee, la conoscenza di sé e del proprio corpo anche attraverso l'attività fisica e la socialità scolastica…non basta? Quelli che dicono che non basta vogliono in realtà togliere di mezzo proprio ciò che di prezioso la scuola offre)

- via tutte le attività burocratiche che sottraggono tempo, attenzione ed energie agli insegnanti, che devono dedicarsi esclusivamente all’insegnamento. Perché questa rivoluzione sia possibile occorre però:

8) Mettere in discussione l’intero impianto fallimentare dell’ “autonomia scolastica”, che da oltre vent’anni a questa parte ha ha trasformato la Scuola pubblica nazionale, "organo costituzionale della democrazia" (Calamandrei) in una serie di para-aziende in assurda concorrenza tra loro per la conquista della clientela, in inutili progettifici, in centri di potere e di proliferazione burocratica fine a se stessa, nei quali l'ambigua figura del dirigente-manager subordina quasi inevitabilmente le finalità didattiche ed educative della Scuola, le uniche che la fanno esistere e le danno senso, a esigenze burocratico-gestionali ed amministrative.

9) Infine, occorre fare ciò che tutti annunciano e nessuno realizza: diminuire nettamente il numero di studenti per classe, in modo che gli insegnanti possano davvero dedicare tempo e attenzione alle esigenze di ogni studente. Operazione oggi più fattibile grazie ai previsti finanziamenti europei.



redazione e coordinamento di Luca Malgioglio a cura del gruppo FB La nostra scuola: cultura, passione e relazione

 https://www.facebook.com/groups/353958379089334





domenica 7 marzo 2021

NESSUNA TRANSIZIONE, ma RIVOLUZIONE

 

La transizione ecologica non esiste: esiste l’ecologia-mondo, il Capitalocene [Jason W.Moore] a cui bisogna sostituire un diverso paradigma di civiltà. Dunque non è Mi.TE la rivoluzione (nuova versione di Grillo). La rivoluzione così intesa è solo astrazione metafisica. La rivoluzione non è un pranzo di gala (Mao).

L’osservatorio laboratoriale è a Taranto: o si produce per la collettività con salubrità o si produce profitto privato e veleni. ~ linearossa

Perchè è importante leggere Jason W. Moore: 
“Noi dobbiamo capire che la crisi della modernità è una crisi singolare ma che ha molte forme di esprimersi. L'instabilità finanziaria, lo sconvolgimento climatico, la sesta estinzione delle specie, le disuguaglianze nel mondo, hanno una fonte comune: il capitalismo, che può anche essere definito come l'ecologia-mondo, vale a dire una maniera particolare di organizzare le relazioni fra gli esseri umani e la natura. Un tale ampio quadro di interpretazione permette ai movimenti sociali di creare delle alleanze costruttive che superino la divisione fra giustizia sociale e giustizia ambientale.” (..) Ma c'è un grande pericolo: quello di rafforzare l'idea di un capitalismo verde. Noi oggi abbiamo le capacità tecnologiche per ridurre significativamente il cambiamento climatico. Ma il problema non sono le tecnologie. Il problema è il capitalismo. “, 
 intervista a Jason Moore, di Joseph Confavreux e Jade Lindgaard
13 ottobre 2015, disponibile su 







venerdì 5 marzo 2021

VACCINARE MEGLIO VACCINARE TUTTI


Vaccini, bene comune, non profitti per le multinazionali. La ricerca scientifica, la salute e il benessere delle popolazioni non si mercanteggiano.

Il partito comunista organizzi una grande campagna su larga scala per abolire la proprietà privata della ricerca scientifica, per l’universalizzazione del diritto alla salute come inalienabile diritto al benessere sociale. Mobilitarsi e lottare per questi obiettivi significa alimentare la speranza di uscire migliori dalla calamità pandemica. ~ fe.d.

- - -
Un anno di coronavirus. È volato in un soffio e al tempo stesso è durato un secolo. Ci hanno raccontato che tutto sarebbe passato presto, che bastava aspettare, sospendere le nostre vite. Ci hanno chiesto di sacrificarci davanti all'isolamento e alla solitudine, all'angoscia per il futuro, alle tante difficoltà materiali con cui abbiamo dovuto fare i conti da soli.
Eppure, nonostante i nostri sforzi, il Covid-19 continua a diffondersi a macchia d'olio e le ultime notizie sulle nuove varianti del Coronavirus ci costringono a spostare ancora in avanti l'appuntamento con la fine della pandemia.
Il motivo è semplice: siamo tutti così intimamente connessi che tirarsi fuori da soli, da questo incubo, non è possibile.
DIRITTO ALLA SALUTE PER TUTTE E TUTTI!
Il diritto alla salute o è per tutti o non esiste per nessuno. Non è solo un principio sacrosanto di giustizia sociale: nessuno di noi potrà sentirsi al sicuro finché ci sarà qualcuno che resta tagliato fuori dalla possibilità di proteggersi dal contagio, dalla somministrazione di vaccini sicuri ed efficaci, in qualsiasi angolo del mondo, perché, fino ad allora, ci sarà sempre la possibilità di far ripartire la catena dei contagi e la tragedia in cui siamo immersi.
RICERCA PUBBLICA DEVE SIGNIFICARE CONTROLLO PUBBLICO
Abbiamo visto il meglio della nostra ricerca pubblica prestata agli interessi delle grandi multinazionali del farmaco. Ogni azienda ha speculato sulle scoperte della ricerca di base, intensificando le proprie sul solo sviluppo del vaccino e dei farmaci, pur di poter prevalere sulle altre, di accaparrarsi il massimo dei profitti sul mercato immenso che ha aperto la pandemia.
Avremmo avuto un maggior vantaggio se le forze fossero state comuni, se la ricerca, le tecnologie, fossero state messe al solo servizio delle nostre vite e dell'intera umanità. E invece, in nome dell'interesse di pochi, del principio di un nazionalismo fra Stati, pochi colossi industriali continuano a decidere chi debba vivere e chi debba morire, chi debba avere accesso ai vaccini, con che tempi e a quale prezzo, arrivando al punto di potersi permettere persino di venir meno agli impegni presi, disdicendoli unilateralmente.
SOSPENSIONE IMMEDIATA DEI BREVETTI E TRASPARENZA!
Tutto questo è reso possibile dai brevetti, che consentono un diritto d'esclusiva sullo sviluppo e la commercializzazione dei vaccini, ne limitano la disponibilità, aumentandone il costo. I brevetti sono l'ostacolo che impedisce oggi di sviluppare in tempi brevi il vaccino per tutti i popoli del mondo, come chiesto a gran voce da India e Sudafrica; sono il tappo a qualsiasi forma di trasparenza sugli studi condotti finora e sulla reale efficacia delle molecole attualmente disponibili, su tutto ciò che riguarda la loro commercializzazione, i contratti stipulati, i costi di produzione, per finire a quanti di questi costi siano stati scaricati sugli Stati acquirenti e quindi, indirettamente, sulle tasche di noi cittadine e cittadini.
UN VACCINO BENE COMUNE È POSSIBILE
Ma non è l’unico destino possibile. È notizia di questi giorni che a Cuba è partita la produzione delle prime 150.000 dosi di vaccino Soberana, con l'impegno a coprire il fabbisogno di tutti i Paesi esclusi dal mercato di Big Pharma, la disponibilità a vaccinare i turisti che approderanno sull'isola, di dare una mano in futuro anche ai Paesi del ricco Occidente, così come già fatto, nei mesi scorsi, con le brigate mediche che abbiamo visto giungere in nostro sostegno anche in Lombardia e Piemonte.
NO PROFIT ON PANDEMIC – NESSUN PROFITTO SULLA PANDEMIA!
Per fortuna anche qui in Europa c’è chi sta provando a imboccare questa strada.
Decine di migliaia di cittadine e cittadini europei stanno promuovendo la campagna No Profit On Pandemic (Nessun profitto sulla pandemia!) per rivendicare:
Salute per tutte e tutti. Non si può lasciare nelle mani di aziende private il potere di decidere chi abbia accesso a cure e vaccini e a quale prezzo.
Trasparenza, chiarezza, informazione: i dati sui costi di produzione, sui fondi pubblici investiti, i contratti tra le autorità pubbliche e le multinazionali di Big Pharma devono essere resi pubblici.
Controllo pubblico: visto che ai vaccini si è arrivati grazie alla ricerca finanziata dalle tasse dei cittadini e delle cittadine, il controllo di queste tecnologie deve rimanere nelle mani del popolo.
Nessun profitto sulla pandemia: il coronavirus è una minaccia collettiva che richiede una risposta improntata alla solidarietà, non alla volontà di profitto di qualche privato.
L’11 marzo sarà passato un anno da quando l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato l’emergenza pandemica da Covid-19. La campagna No Profit On Pandemic ha individuato questa data come giornata di mobilitazione internazionale per porre all’attenzione pubblica le ragioni dei nostri popoli contro quelle di pochi privati.
FACCIAMO APPELLO AFFINCHE' L’11 MARZO VENGA SOSTENUTO ANCHE NEL NOSTRO BELPAESE
individuando ogni possibile forma di mobilitazione collettiva perché la nostra salute non può essere privatizzata, né ridotta a mera questione di quotazioni che salgono o scendono in borsa.
Le nostre vite sono più importanti dei bilanci di Big Pharma.

PRIMI FIRMATARI
Potere al Popolo, Unione Sindacale di Base




 

mercoledì 3 marzo 2021

INTERIMPERIALISMO, SOVRANITÀ, VACCINI e GEOPOLITICA

 


SI INTENSIFICANO gli attacchi del nuovo vecchio presidente yankee Biden alla Russia su pretesti risibili come quello di Navalny, in realtà per ripristinare un’egemonia politico-economica in discesa con il dominio militare.
Il vaccino russo Sputnik V, il cubano Soberana e il cinese Sinopharm, pagano in Occidente per la loro approvazione e diffusione, gli interessi economici statunitensi, che i poteri forti rilanciano con la faccia del “demo”imperialista Biden al posto del truce Trump, ma ancora più aggressiva nei confronti di Russia, Cina, Cuba e Venezuela.

I principali conflitti sono interimperialistici, ma la ricaduta è le contraddizioni fra sovranità nazionale e oligarchie sovranazionali, su cui si giustappongono i diversi interessi imperialistici.
Infatti continua il furto di sovranità delle oligarchie dell’UE per la gestione delle risorse e per le politiche di contrasto alla pandemia ancora in chiave liberista. E’ la logica del Recovery e del MES.
- Intensificare i rapporti economici e commerciali con i paesi emergenti, la Cina, la Russia, l’India, sviluppare quelli con Cuba e i paesi latinoamericani e del sud del mondo, è necessario per il bene del nostro paese, per costruire una società libera, ecologica e produttiva, senza sottomissioni all’atlantismo guerrafondaio imperialistico a egemonia del capitalismo finanziario parassitario, targato USA-NATO.

Costruire un’opposizione sociale di massa è contribuire a una nuova visione dei rapporti internazionali, basati sulla fraternità dei popoli e sui loro reali interessi. ~ red. Lavoro Politico

 

IL PUNTO di Manlio Dinucci

- Al Consiglio Europeo il 26 febbraio, il segretario generale della Nato Stoltenberg ha dichiarato che «le minacce che avevamo di fronte prima della pandemia sono ancora lì», mettendo al primo posto «le azioni aggressive della Russia» e, sullo sfondo, una minacciosa «ascesa della Cina». Ha quindi sottolineato la necessità di rafforzare il legame transatlantico tra Stati Uniti ed Europa, come vuole fortemente la nuova amministrazione Biden, portando a un livello superiore la cooperazione tra Ue e Nato. Oltre il 90% degli abitanti dell’Unione Europea, ha ricordato, vive oggi in paesi della Nato (di cui fanno parte 21 dei 27 paesi Ue). Il Consiglio Europeo ha ribadito «l’impegno a cooperare strettamente con la Nato e la nuova amministrazione Biden per la sicurezza e la difesa», rendendo la UE militarmente più forte.

Come ha precisato il premier Mario Draghi nel suo intervento, tale rafforzamento deve avvenire in un quadro di complementarietà con la Nato e di coordinamento con gli Usa. Quindi il rafforzamento militare della UE deve essere complementare a quello della Nato, a sua volta complementare alla strategia Usa. Essa consiste in realtà nel provocare in Europa crescenti tensioni con la Russia, così da accrescere l’influenza statunitense nella stessa Unione Europea. Un gioco sempre più pericoloso, perché spinge la Russia a rafforzarsi militarmente, e sempre più costoso. Lo conferma il fatto che nel 2020, in piena crisi, la spesa militare italiana è salita dal 13° al 12° posto mondiale scavalcando quella dell’Australia.

Manlio Dinucci, extract da Il Manifesto, 2 marzo 2021





martedì 2 marzo 2021

GREGARIA IMMUNITA’

 

La vera immunità di gregge per il potere politico garante degli assetti economici e geopolitici dell’imperialismo e del capitalismo, è trasformare le classi sociali in popolo indistinto e poi in gregge. Appunto.     fe.d. 

Senso comune e filosofia
Cesare Luporini (1909-1993), filosofo
Quello del «senso comune» è uno dei grandi temi che Gramsci, fin dall'inizio dei Quaderni del carcere (febbraio 1929), si propose di scrutare e mettere a fuoco in tutte le sue attinenze e nella sua rilevanza politica. Non a caso esso attraversa gran parte della sua meditazione carceraria. L'odierno esteso uso del termine, almeno in Italia, nel linguaggio politico, si può dire che è stato largamente influenzato dalla diffusione postuma del pensiero di Gramsci. (..)
Gramsci generalizza questo modo di vedere proiettandolo nella sua rappresentazione dell'azione politica e rivoluzionaria. Una nuova concezione può aver risultati incisivi se riesce. ad agire anche nella sfera del senso comune, «modificare l'opinione media di una certa società», addirittura produrre «nuovi luoghi comuni».
In rapporto a ciò è da vedere anche l'ardita problematica svolta da Gramsci intorno alla nozione di «conformismo». «Esistono molti 'conformismi', molte lotte per nuovi conformismi [...]». (Quaderno 15, 1933), nel quadro strategico complesso «del rinnovamento intellettuale e morale» (che non può essere «simultaneo in tutti gli strati sociali»). Tutte questioni da riportarsi ai grandi parametri gramsciani relativi al tema «spontaneità e direzione», all'interno del discorso sulla «egemonia».
Cesare Luporini “Senso comune e filosofia”
FA PARTE DI: Antonio Gramsci. Le sue idee nel nostro tempo, Roma: Editrice l'Unità, 1987


- cfr. anche A. M. Sobrero , Folklore e senso comune in Gramsci , in “ Etnologia e antropologia culturale ” , 1 , 1976 ; e Id . , Culture subalterne e nuova cultura in Labriola e Gramsci , in F. Ferri ( a cura di ) , Politica e storia in Gramsci, Atti del convegno internazionale organizzato dall’Istituto Gramsci, Firenze 9-11 dicembre 1977, Ed.Riuniti, 1979

- “Era la normalità che l’attraeva; e tanto più in quanto gli si rivelava non casuale né affidata alle preferenze e alle inclinazioni naturali dell’animo bensì prestabilita, imparziale, indifferente ai gusti individuali, limitata e sorretta da regole indiscutibili e tutte rivolte ad un fine unico.”
Alberto Moravia, da “Il conformista”, 1951




ITALIA no SOBERANA -- Gino Strada su SOBERANA, il vaccino del popolo

 

E’ un caso che nessun vaccino geopoliticamente “scorretto”, il cinese, il russo Sputnik, il cubano Soberana, non sia neanche prenotato nè preso in considerazione nel nostro paese? Dove arriva il servilismo all’imperialismo delle multinazionali? Nella sostanza e al solito, i regimi liberali svuotano della sua essenza il concetto di libertà. Nella pratica, infatti, c’è obbligo di fatto di vaccino (com’è d’uopo) ma non effettiva libera scelta. ~ fe.d.

Gino Strada su SOBERANA, il vaccino del popolo
- Cuba produce l'unico vaccino anticovid pubblico, ovvero finanziato, sviluppato e prodotto interamente dallo Stato, diventando l'unica nazione autonoma da questo punto di vista in tutto il mondo.
Inoltre si prepara a distribuire entro sei mesi cento milioni di dosi ai paesi che non hanno le risorse per procurarselo, avviando la più colossale campagna di solidarietà internazionale della storia dell'umanità.
Bizzarro che proprio un “paese comunista", con tutti i limiti e le contraddizioni da superare, sia lo stato più evoluto del mondo.
Gino Strada 




Gino Strada