da Su alcuni sviluppi del concetto di
"Società politica" : Uno sguardo ai Subaltern Studies
di Tito
Marci,
FA PARTE DI
Sociologia :
rivista quadrimestrale di scienze storiche e sociali: XLX, 2, 2016
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riproduciamo dal paragrafo 3 “L’influenza di Gramsci nei Subaltern Studies
indiani”, stralcio e note 20 e 21
- Subaltern
Studies, nome che indica, al contempo, un gruppo di storici e una collana di
volumi dedicata allo studio delle classi subalterne (20) . Il riferimento a
Gramsci, come si può ben capire, è già nel nome del collettivo e rimanda
essenzialmente al numero 25 dei Quaderni del carcere, intitolato, appunto, Ai
margini della storia (Storia dei gruppi sociali subalterni) (21).
20) Il
Collettivo dei Subaltern Studies, formatosi all’inizio degli anni Ottanta in
India attorno all’Università di Delhi, costituisce una delle scuole
fondamentali degli studi culturali sviluppatisi in India (insieme a quelle del
Centre for the Study of Developing Societies e del Centre of Contemporary
Studies). Riunito intorno allo storico Ranajit Guha, si era posto, fin dai suoi
esordi, il fine di ricostruire la storia del subcontinente indiano, dando
ascolto e voce ai subalterni, che la storiografia dominante - quella di stampo
eurocentrico dei colonizzatori britannici da un lato, e quella dell’élite
nazionalista dall’altro - avevano in qualche modo occultato. Secondo Guha e gli
altri membri del gruppo originale - tra cui Partha Chatterjee, Gyanendra
Pandey, Shahid Amin, David Arnold,David Hardiman e Dipesh Chakrabarty, a cui presto
se ne aggiungeranno altri, quali Gayatri C. Spivak e Bernard Cohn - tutti i
resoconti della storia indiana risultavano incompleti e parziali, perché non
trattavano del ruolo essenziale svolto nella formazione della nazione dai
movimenti autonomi delle masse ‘subalterne’. Guha illustra chiaramente la
situazione nel saggio On Some Aspectsof the Historiography of Colonial India,
specie di ‘manifesto programmatico’ che, nel 1982, apre il primo volume della
collana Subaltern Studies. Writings on South Asian History and Society,
pubblicazione ufficiale dell’omonimo collettivo di Delhi, oggi arrivata al
dodicesimo volume. Il collettivo, formatosi in India, si è presto espanso,
attraverso gli studi postcoloniali, in tutta l’area anglosassone, ed è
diventato un filone intellettuale riconosciuto a livello internazionale
specialmente da quando Edward W. Said ha agevolato, con una sua introduzione,
la pubblicazione negli Stati Uniti di un’antologia dei loro scritti (R. GUHA,
G. C. SPIVAK(eds.), Selected Subaltern Studies, New York-Oxford, Oxford
University Press, 1988), tradotto poi anche in Italia con una presentazione di
S. Mezzadra (R. GUHA, G. C. SPIVAK, Subaltern Studies. Modernità e
(post)colonialismo, con Introduzione di E. W. Said, Verona, Ombre corte, 2002).
Gramsci e lo stesso Said, insieme ad una lettura eterodossa del marxismo,
costituiscono in qualche modo i punti di partenza del discorso subalterno
formulato dal Collettivo indiano - il primo in quanto iniziatore di una
direttrice del marxismo occidentale a cui gli studiosi indiani fanno continuo
riferimento, il secondo, che pure si rifà al pensiero gramsciano, in quanto
caposcuola del discorso postcoloniale orientalista (il suo Orientalism è del
1978); un discorso che Guha e gli altri studiosi riprendono ed approfondiscono
ulteriormente. Molteplici, infatti, sono i punti di riferimento dei diversi
membri del collettivo: si rifanno, ad esempio, a Frantz Fanon e a storici come
Edward P. Thompson, Eric Hobsbawm e Carlo Ginzburg; si confrontano con lo
strutturalismo, il post-strutturalismo e il decostruzionismo, ovvero, con
Roland Barthes, Michel Foucault e Jacques Derrida. Da qui, ragionando per
problemi concreti, i loro interessi si aprono a nuove tendenze e orientamenti
di pensiero - il femminismo, gli studi di genere, quelli legali - contribuendo
così a realizzare, in maniera intertestuale e interculturale, un’analisi
genealogica problematica e complessa degli attuali processi della
globalizzazione. Per quanto riguarda la ricezione e la discussione italiana di
tale indirizzo di studio si segnalano, tra gli altri, S. MEZZADRA, La
condizione postcoloniale. Storia e politica nel presente globale, Verona, Ombre
corte, 2008; AA.VV., Saperi in Polvere. Una introduzione agli studi culturali e
postcoloniali, Verona, Ombre corte, 2012 e L. CANGEMI, L’elefante e la
metropoli. L’India tra storia e globalizzazione, Bari, Dedalo, 2012.
21)
Ricordava Hobsbawm: “La fiorente scuola storica di ‘studi subalterni’ che ha il
suo centro a Calcutta sostiene che l’influenza gramsciana sia tuttora in
espansione. Gramsci è sopravvissuto alle congiunture politiche che furono alla
base del suo primo successo internazionale. È sopravvissuto allo stesso
movimento comunista europeo” (E. J. HOBSBAWM, Gramsci in Europa e in America,
Roma-Bari, Laterza, 1995, pp. IX-X).
SOCIOLOGIA -
Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali dell'Istituto Luigi
Sturzo, diretta da Andrea Bixio.
Tito Marci è attualmente Preside della Facoltà
di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione della “Sapienza” Università di
Roma e Professore Ordinario di Sociologia giuridica presso il Dipartimento di
Scienze Politiche dello stesso Ateneo. Professore
visitatore in diverse università Indiane e relatore in seminari, conferenze e
convegni in università degli Stati Uniti d’America, del Messico e della
Turchia.
di Tito Marci vedi
anche “Verso una concezione «costituente» della cittadinanza. Critica dei Subaltern studies e nuovi modelli di partecipazione politica”, Sociologia,
nr.2/2013
https://www.ibs.it/verso-concezione-costituente-della-cittadinanza-ebook-tito-marci/e/9788849257755