Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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giovedì 13 luglio 2017

UNA PEDAGOGIA PER LA RIVOLUZIONE


abstract
La filosofia dell'educazione nei 'Quaderni' di Gramsci e la 'pedagogia della prassi ‘ sovietica
di Ferdinando Dubla
La pedagogia di Gramsci, che si configura come filosofia umanistica dell'educazione, è parte integrante della prassi marxista. Negli stessi anni, in URSS, educatori e maestri, tra i quali la N.K.Krupskaja e A.S.Makarenko, cercavano, con l'impostazione e l'interpretazione del collettivo e dell'educazione sociale, una pedagogia della rivoluzione che, interpretando la lezione leninista, investisse sulla cultura e la scienza per l'"uomo nuovo" dello stato socialista.
 
Risulta evidente l'estrema attualizzazione della riflessione gramsciana sulla scuola, snodo fondamentale di un possibile rinnovamento sociale, e il collegamento alla filosofia di Marx e alle più generali categorie di Gramsci di analisi politica. 
La scuola sovietica, sotto la spinta della “pedagogia della prassi” di carattere rivoluzionario, fu considerata, quasi universalmente, una delle conquiste più significative ed efficaci per la formazione delle giovani generazioni nello stato socialista. Attraverso dibattiti e sperimentazioni, l’estensione di massa della cultura e del sapere e la natura gratuita e obbligatoria della frequenza, il legame con il mondo del lavoro, della produzione, della scienza e della tecnica, si edificò una delle realizzazioni strutturali tra le più importanti della storia dell’educazione di tutti i tempi. 
  • Pedagogia della rivoluzione fu quella della Krupskaja, che non fu solo la moglie di Lenin, ma una forte personalità di maestra dell’educazione dell’”uomo nuovo” sovietico, l’uomo ‘onnilaterale’ di Marx, in cui cultura umanistica e cultura scientifico-professionale non fossero separate come funzionalmente nella divisione del lavoro capitalista, ma unificate attraverso il metodo del collettivo e della cooperazione. Dalla raccolta dei suoi scritti di pedagogia editi dalle edizioni Progress di Mosca in Italia nel 1978, è palese come la K. cerchi una creativa applicazione della metodologia di lavoro di Lenin e della sua analisi dialettica, fino all’elaborazione di una didattica disciplinare per il lavoro dell’insegnante. 
- Un’altra delle eredità più interessanti dell’esperienza sovietica degli anni ’20 e ’30, e che finora non si è riusciti a eliminare o ridurre nella ricerca pedagogica mondiale da parte dell’egemonia culturale liquidatrice dell’esperienza sovietica, è quella della cosiddetta “didattica del collettivo”, praticata e teorizzata in quegli anni da Anton Semenovic Makarenko (1888/1939).
 

mercoledì 12 luglio 2017

Comunicato congiunto dei Comitati Regionali del PCI di Puglia e Liguria sul ‘risanamento’ dell’ILVA

 
 


La nuova proprietà Ilva affronterà il cosiddetto “risanamento dell’ILVA” scaricandone comunque i pesi finanziari e sociali sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie.
Infatti sono dati certi dell’accordo sia il licenziamento di poco meno della metà degli occupati del gruppo, sia una consistente riduzione dei salari per i “fortunati” che conserveranno il loro posto di lavoro, ed assai incerti e fumosi sono gli impegni di risanamento ambientale; al contempo il prezzo d’acquisto rimane modesto ma sufficiente a restituire i soldi a chi li anticipa, e l’ambientalizzazione rimane sostanzialmente indefinita e a carico di terzi: un vero affare per i nuovi padroni come lo fu 22 anni fa per Emilio Riva garantito nell’acquisizione dal Governo Dini.
Gravi, enormi e reiterate sono dunque le responsabilità del Governo (attuale e precedenti), del suo giovane ministro spocchioso ed incompetente, e degli attuali “ragionieri” delegati a dare un parere sulle proposte di acquisto in campo.
Si è voluta determinare una situazione di difficilissima gestibilità anche per i sindacati, trattati da comprimari, invitati a cose praticamente fatte, per assumere il ruolo di umiliati certificatori.
Il Partito Comunista Italiano che rifiuta e si oppone a queste logiche nefaste, invita gli operai di tutti gli stabilimenti ILVA a unirsi nella lotta : il destino di uno deve essere il destino di tutti! e propone la tenuta di un referendum nazionale sull’accordo, come lo è stato per Alitalia. Due vicende assai simili.
I lavoratori devono tornare a essere classe e unire Taranto, Genova e gli altri stabilimenti del gruppo. Senza questa unità i lavoratori potranno forse ottenere vittorie momentanee, ma, alla lunga, come i fatti insegnano, prevarranno le logiche distruttive del capitale e la battaglia sarà definitivamente persa.
Occupazione e risanamento ambientale sono due questioni strettamente legate che devono essere affrontate e risolte congiuntamente, per depotenziare il ricatto occupazionale e avviare contestualmente una vertenza che leghi gli interessi dei territori a quelli dei lavoratori.
Il Partito Comunista italiano è al fianco dei lavoratori ILVA per sostenere tutte le iniziative di lotta e di mobilitazione collettiva, contrarie all’assurdità della svendita di un settore ritenuto “strategico per il PIL nazionale”, anche direttamente presso le sedi Istituzionali del Governo e del Parlamento.
Il Partito Comunista Italiano ribadisce la necessità di ri-nazionalizzare la fabbrica, e di ricomporre i diritti dei lavoratori e dei cittadini unendoli in una lotta comune, per fermare l’ulteriore privatizzazione di tutto un patrimonio pubblico.
I lavoratori ILVA e i cittadini di Taranto, di Genova e delle altre città in cui ha sede l’industria siderurgica non sono merce da svendere agli interessi capitalistici; solo una lotta unitaria che aggreghi le forze e gli interessi di tutti potrà salvare l’occupazione e garantire la salute di tutti.
Il Partito Comunista Italiano a tal fine propone alle forze sindacali, alle forze politiche ed alla cittadinanza attiva di organizzare e tenere a Taranto un convegno nazionale sulla siderurgia.

 Taranto , Genova, li 10.07.2017
 
PCI -- comitato regionale Puglia-Liguria
 


martedì 11 luglio 2017

UN GIACIMENTO INESTIMABILE: in rete le opere complete di Lenin


le opere complete di Lenin, scaricabili, leggibili e fruibili collettivamente e oggi ce n'è un gran bisogno
un grazie a chi lo ha reso possibile nel centenario della grande rivoluzione d'Ottobre. (fe.d.)

https://www.marxists.org/italia…/lenin/lenin-opere/index.htm





lunedì 10 luglio 2017

Pionieri del futuro. Una proposta pedagogica comunista


dal nr. del 2017 di Marxismo oggi on line, diretto da Alex Hobel, un saggio pedagogico tra passato e futuro del socialismo e della sua proposta educativa
di Paola Pavese
(estratto su)

Lev Vygotskij

Lev Vygotskij fu lo studioso sovietico che individuò nella Zona di Sviluppo Prossimale quelle potenzialità che nel bambino possono svilupparsi o meno e in misura variabile a seconda di quanto vengano stimolate dall’ambiente circostante, in particolare nel rapporto con le persone che gli sono vicine e che già hanno acquisito competenze in quello stesso ambito.

La peculiarità della pedagogia di Vygotskij è infatti quella di mettere in luce il rapporto tra educato ed educatore e il progressivo dispiegarsi delle potenzialità che andranno ad accrescersi progressivamente sino alla maturità del soggetto e ancora oltre. La sua non fu dunque una fascinazione verso l’infanzia, ma verso le potenzialità dell’essere umano. Questo gli permise di mettere in luce, con particolare evidenza, le responsabilità educative e il ruolo degli adulti, senza dimenticare quanto i ragazzi sappiano aiutarsi vicendevolmente.

Ma di più, Vygotskij fu lo studioso che più di ogni altro mise il bambino all’interno del suo contesto sociale e l’uomo nel suo contesto storico, evidenziando come la formazione stessa della coscienza e le possibilità linguistiche di concepirla ed esprimarla siano atti possibili per l’essere umano sono all’interno del contesto sociale e di come questo contesto sociale muti costantemente.

La raffinatezza e la profondità della sua visione, dei suoi studi e delle sue sperimentazioni - sempre lontana da ogni tentazione puramente deterministica e meccanicistica -  non si astrasse mai dal momento storico che stava vivendo e dall’impegno che assunse nella costruzione concreta del socialismo. Il suo impegno lo portò a spaziare, fin dove fosse necessario, tra arte, psicologia e pedagogia, seguendo le tracce che potessero svelare i meccanismi del linguaggio  e  del pensiero per poi utilizzare quella chiarezza nei compiti concreti che l’Unione Sovietica doveva affrontare nell’educazione del popolo.

La sua acutezza lo portò a vedere possibilità e a distinguere così sottilmente, che non tutti furono in grado ed ebbero il tempo, in quegli anni convulsi, di valutare appieno il suo apporto alla causa sovietica. Restano però i suoi scritti. A noi il compito di farli nuovamente vivere, nell’orizzonte politico e umano che lui scelse: la costruzione del socialismo.

tutto il saggio lo trovi qui

http://www.marxismo-oggi.it/saggi-e-contributi/saggi/206-pionieri-del-futuro-una-proposta-pedagogica-comunista

                                  Lev Vygotskij (1896/1934)



mercoledì 5 luglio 2017

I temi educativi sostenuti da Lenin (franco cambi): pratiche pedagogiche nell'edificazione socialista in URSS (1917/1936)


I temi educativi sostenuti da Lenin furono alla base delle realizzazioni scolastiche del primo periodo post-rivoluzionario in Russia, che va dal 1917 al 1930. In questi anni caratterizzati da un forte entusiasmo costruttivo e da una volontà di profondo rinnovamento delle istituzioni, per merito di vari pedagogisti, ma soprattutto di Anatolij Vasilevič Lunačarskij (1875-1933) e di Nadežda Konstantinovna Krupskaja (1869-1939), moglie di Lenin, si viene compiendo un aggiornamento pedagogico e didattico, collegandosi in particolare all’esperienza della «scuola del lavoro» di Kerschensteiner. Venne così realizzata quella «scuola unica del lavoro» che, marxianamente, ricongiungeva lavoro intellettuale e manuale (produttivo), che si afferma come una scuola «di cultura generale e politecnica», fondata sull’unione di lavoro, natura e società. Tuttavia raramente si riuscì ad andare oltre una organizzazione del lavoro artigianale (falegnameria o cucito) e non fu possibile unificare realmente il lavoro intellettuale con quello produttivo, in modo da mettere in esecuzione i principi cardinali della teoria marxista. Le conquiste furono raggiunte piuttosto nella battaglia contro la vecchia scuola: furono aboliti il suo contenuto religioso e nazionalistico, i suoi metodi d’insegnamento ed i suoi libri di testo, anche se, in questo campo, si dovettero correggere spesso tendenze estremistiche che esaltavano una esclusiva finalità pratica dell’istruzione oppure che valorizzavano la comune-scuola (una scuola-fabbrica in miniatura) dove il lavoro produttivo era posto al centro del processo formativo. Con l’avvio del primo piano quinquennale anche le prospettive della scuola mutano: ritorna in auge il lavoro culturale e vengono varati nuovi programmi che limitano sensibilmente il ruolo del lavoro. Con l’avvento di Stalin al potere si ha un più deciso richiamo alla priorità del momento culturale nell’istruzione, si esige, contro ogni forma di estremismo, una più sistematica conoscenza delle scienze. Ciò condusse ad una riorganizzazione della scuola secondo principi più tradizionali (divisione in classi, ripristino delle «lezioni», di orari e programmi, uso di manuali, voti e disciplina) e ad un ripudio radicale di ogni forma di «attivismo». Nel 1934 la scuola veniva riorganizzata in un corso elementare di quattro anni, in un corso medio incompleto (di sette anni) o completo (di dieci anni), venivano inoltre mantenute scuole «professionali», ma scompariva la centralità del lavoro di fabbrica. Nel 1936 fu condannata la «pedologia», che tendeva ad elaborare una teoria pedagogica, al tempo stesso, a base materialistica ed attivistica e che aveva riscosso ampie adesioni nel mondo pedagogico, per i suoi richiami alla specifica natura del fanciullo e agli studi di psicologia infantile.

estratto da Franco Cambi, Manuale di storia della pedagogia, Feltrinelli ed., 2003 -- par. Modelli di pedagogia marxista (1900/1945)

       

N.K.Krupskaja: teoria e pratica pedagogica (1917/1939)

 
 
N.K.Krupskaja (1869/1939)
contributo scritto per Wikipedia:
Krupskaja: teoria e pratica pedagogica, 1917/1939

In questi anni, assieme a figure come Lenin e Lunačarskij, partecipa come pedagogista alla realizzazione di una nuova scuola, cercando di rendere attuale la riflessione di Marx sull'esigenza di un "uomo nuovo" sviluppato "onnilateralmente" attraverso l'abitudine al lavoro collettivo e una preparazione politecnica, prendendo le distanze dalla "scuola del lavoro" di Kerschensteiner. Questa scuola viene definita di "cultura generale e politecnica" e si propone di integrare lavoro intellettuale e lavoro manuale (produttivo). Secondo alcuni studiosi, questo progetto ebbe difficoltà nell'integrazione con il lavoro intellettuale sistematico e non direttamente finalizzato alla produzione, artigianale o su scala industriale, che avrebbe portato alla realizzazione pratica degli ideali marxisti. (1)
Per tutto il periodo dell'edificazione socialista, e in particolare dopo la morte di Lenin nel 1924, cercò di stimolare la formazione politecnica, l'educazione sociale e la pedagogia del collettivo. Il suo sforzo di pedagogista fu volto a indirizzare e rafforzare le strutture giovanili come l'Organizzazione dei pionieri di tutta l'Unione, che raggruppava bambini dai 9 ai 14 anni e il Komsomol, l'Unione comunista leninista della gioventù pansovietica, nell'intento di attualizzare nel concreto il leninismo attraverso metodologie pedagogiche finalizzate al primato della politecnicizzazione. La K. teorizzava il superamento della separazione tra teoria e prassi, scienza, tecnica e cultura, proprie, a suo parere, delle pedagogie praticate nel mondo capitalista borghese, funzionali alla divisione in classi della società.
Una Risoluzione del Partito Comunista del 4 luglio 1936, escluse le ore di lavoro dal piano didattico delle scuole, riequilibrando il rapporto a favore dello studio e dell’istruzione non direttamente finalizzata alla professionalizzazione, rendendo più efficiente l’intero sistema scolastico. La cosiddetta “pedologia”, termine con cui si intendeva la psicologia sperimentale applicata alle metodologie didattiche attiviste, fu dichiarata una “pseudoscienza”, ed anche la K., aperta, seppur criticamente, ai contributi della pedagogia attivistica, prese le distanze da essa, continuando a sviluppare l’idea del politecnicismo. (2)
L'"uomo collettivo", sviluppato "onnilateralmente", doveva divenire l'"uomo nuovo" dell'epoca della società comunista.
Negli anni 1937-38, la K. redasse anche lo Statuto del giardino d'infanzia, approvato dal Commissariato del popolo per l'istruzione, in cui sottolineava la necessità, anche per l'attività prescolastica, dell'educazione sociale, "perché il gioco e tutte le altre attività sviluppino [nei bambini] il senso del collettivismo, li abituino ad agire in modo organizzato, a rispettare le regole interne." (3)

  1. ^ F. Cambi, Le pedagogie del Novecento, 2006.
  2. Andrea Daziano,, La scuola nell’Unione Sovietica, Feltrinelli ed., 1963, pag. 17
  3. ^ N.K.Krupskaja, Scritti di pedagogia, ed. Progress Mosca, 1978, pag. 74.