-
Come nacque e come morì la radio 'libera' che cercò, con l'informazione
e la musica, un nuovo modo di interazione comunicativa, tra cui l' organizzazione
di concerti. Iniziò il 1 maggio 1979, il 9 maggio dell'anno prima era stato
assassinato Peppino Impastato, con il suo modello di radio 'demoproletaria',
Radio Aut Aut. Si scelse il nome di 'Centofiori': “Che cento fiori sboccino, che cento scuole
di pensiero rivaleggino”, con questo slogan, nel 1956, Mao aveva invitato la
popolazione a criticare il sistema, suggerendo come migliorarlo: una “brezza
gentile o una mite pioggerella” utile a mantenere il partito comunista in linea
con il popolo. Dunque, via a mille idee e mille iniziative, si dia voce alla
società, ai cittadini e ai lavoratori, ai musicisti e ai creativi, stretti dal terrorismo
e dalle trame eversive di quegli anni diffcili.
Su iniziativa promotrice di un gruppo di 'figgiciotti', come venivano chiamati i giovani comunisti del PCI, ci si mise in testa di rimodulare il nostro impegno politico tramite la comunicazione aperta ma documentata in presa diretta, mediata, ma dalla stessa società a cui era rivolta: i consigli di fabbrica, i consigli comunali, i quartieri periferici, i giovani studenti delle scuole e dell'Università, le botteghe artigiane, dal locale al globale, con l'attenzione ai fenomeni internazionali, con analisi, commenti, dibattiti a microfono aperto. E la musica, attraverso l'organizzazione diretta dei concerti, E dal 1979 al 1981, senza pubblicità, perchè 'libera' non significava commerciale, ma 'libera' davvero. - fe.d.
intervista di Radio Campi a Alessio Ammannati, Ferdinando Dubla e Maurizio Izzo, 24 giugno 2022
COME NASCONO I
"CENTO FIORI"
Storia dell'emittente fiorentina tratta da alcuni estratti del libro
"CENTO FIORI : UNA RADIO DEGLI ANNI '80", di Maurizio Izzo, Aida,
2005
Siamo alla fine degli anni settanta ed in Italia ci si interroga sulle idee dei giovani e sulle loro inquietudini. Il Partito Comunista Italiano lo fa al suo interno chiedendosi perche' il rapporto comincia a farsi difficile e sopratutto cosa fare. Tra le tante proposte prese in considerazione alcune riguardano i mezzi di comunicazione, sopratutto riviste e radio, e la trasformazione di alcune proprietà immobiliari (case del popolo, circoli ecc.). A Firenze queste riflessioni si traducono in due proposte: la prima riguarda appunto la realizzazione di una radio, l'altra la trasformazione di una vecchia casa del popolo, il Vecchio Mercato, in un centro di aggregazione giovanile. In Fgci si forma un gruppo di lavoro di cui fanno parte tra gli altri Gianni Pini, che è anche in segreteria dell'organizzazione, Mauro Melozzi, Andrea Sbandati, Gianna Gironi, Dino Lorimer. Compito di questo gruppo è cominciare a tradurre in realtà quanto scritto nel documento del convegno sulle politiche giovanili e cioè mettere le basi per la nascita di una radio. Dalla Federazione Giovanile Comunista arriverà anche la disponibilità di un contributo economico, quattro milioni di lire. Il gruppo trasferisce presto le sue discussioni all'interno del Vecchio Mercato, dove si allarga e incontra altri giovani, anche di appartenenza politica diversa. Arriviamo alla fine del 1978 e per un paio di mesi un gruppo che arriverà a contare anche quaranta persone, aperto alla partecipazione di chiunque varchi la soglia della casa del popolo, discute di come dovrà essere la radio. Chi trasmette, cosa si trasmette, se ci debbono essere dei generi musicali preclusi, se si parlerà di sport o solo di politica, se si trasmetterà la pubblicità.
Ma soprattutto ci si interroga sul nome da dare alla radio. Già, come avrebbe dovuto chiamarsi questa radio che non voleva essere commerciale ma nemmeno di movimento, che nasceva figlia di un progetto politico e anche partitico ma ne voleva essere autonoma, che mirava a parlare ai giovani ma non dimenticava gli operai e nemmeno gli anziani? Se è difficile mettere d'accordo quaranta persone su qual'è la musica migliore, pretendere di trovarle d'accordo sul nome da dare a una radio è proprio impossibile. Si sentì di tutto. Ma poi rimasero due nomi a contendersi l'ambito premio: Radio Pegaso e Radio Cento Fiori. La spuntò il secondo, proposto da uno che poi nella radio non entrò, Celso Bambi. Cento Fiori piacque per il riferimento alla rivoluzione culturale cinese ma anche per un riferimento molto più semplice alla varietà di espressioni e opinioni.
Ora i giovani di via Guelfa avevano anche un nome, cosa mancava ? Praticamente tutto. Era il tempo di definire la natura giuridica del soggetto proprietario della radio. Chi l'avrebbe amministrata e come ? Una cooperativa, si disse subito. E cooperativa fu. La mattina del 7 aprile 1979 davanti al notaio Piccinini in Firenze si presentano in nove e fondano la cooperativa Radio Cento Fiori. Con Massimo Bellomo e Gianni Pini ci sono Dino Lorimer, Gianna Gironi, Ferdinando Dubla, Riccardo Fossi, Roberto Gambinossi, Francesco Carovani, Mauro Melozzi. Tutti studenti, età compresa tra i 21 e i 25 anni. Dalla nascita della cooperativa i tempi delle decisioni subiscono un'accellerazione e nel giro di poche settimane il progetto diventa realtà. Prima di tutto arriva la sede. Si tratta di una ex casa del popolo che ne aveva già viste di tutti i colori. Dietro le ex scuderie reali di Porta Romana c'era infatti un convento di suore ed una parte di esso era diventato una casa del popolo e ora si apprestava a diventare una radio. Siamo sulle pendici del piazzale Michelangelo a due passi dal Bobolino e dal giardino delle Scuderie di Porta Romana. Ci vorranno mesi di lavoro, volontario, per trasformare quello che fu un circolo e prima ancora un convento in studi e uffici. Mentre si cominciano a montare le pareti in truciolato e si insonorizza la regia con i contenitori delle uova si deve pensare anche a reperire i soldi per l'acquisto delle apparecchiature necessarie. Si stima occorrano circa tredici milioni così divisi, sei per l'alta frequenza (trasmettitore, antenna, modulatore di frequenza, ecc.), quattro per la bassa frequenza (mixer, piatti, ecc.). Il resto per l'allestimento, dischi e nastri (un milione) e spese varie. Nasce qui l'idea di organizzare un concerto per finanziare il progetto Cento Fiori. Gianni Pini ne parla all'Arci dove già avevano in mente di organizzare qualcosa per il 25 aprile e l'idea di coinvolgere la neonata cooperativa non dispiace. La scelta cade su Lucio Dalla e si pensa a chiedere al Comune di Firenze la concessione dello stadio. Il Comune dà l'autorizzazione e il pomeriggio del 25 aprile 1979 Firenze assiste al suo primo concerto allo stadio; Lucio Dalla canta davanti a circa 22.000 spettatori. Gli organizzatori si dividono l'incasso e la fetta per Radio Cento Fiori è sufficiente per cominciare a vedere le cose con discreto ottimismo.
Mentre con i primi soldi erano arrivati il trasmettitore e i materiali per l'alta frequenza acquistati dalla ditta Bonomelli di Brescia, è con la percentuale dell'incasso del concerto di Lucio Dalla che arrivano anche le apparecchiature di bassa frequenza,piatti, piastre e dischi. Gli stessi che giorno e notte fanno gli imbianchini, i muratori, gli antennisti, gli elettricisti e gli organizzatori di concerti, quando si riuniscono in assemblea discutono di come sarà la radio. La musica, per esempio, sembra facile ma niente è scontato. Ci vuole un documento approvato dall'assemblea e intitolato "Lo spazio musicale" per dettare le regole e garantire fedeltà al progetto originario. L'obiettivo resta quello di coinvolgere tutti in una crescita musicale e culturale sia individuale che collettiva. Insomma, si può ascoltare di tutto, ma attraverso programmi specifici bisogna far capire che non tutta la musica è uguale e offrire agli ascoltatori la possibilità di conoscere, scegliere e, perchè no, imparare. Il conduttore assume dunque in questo progetto un ruolo importantissimo. Insomma Radio Cento Fiori, radio cooperativa e di sinistra, alla fine degli anni '70 si appresta a trasmettere Blondie e Lena Lovich, i Village People e i Clash, la disco e il rock. Le classifiche commerciali accompagnate però da quelle realizzate tra i conduttori e anche quelle degli ascoltatori. Non ci saranno le dediche ma le scalette fatte dagli ascoltatori. Ci saranno rubriche di jazz, blues e country e anche di musica popolare e classica. E' prevista la registrazione di concerti dal vivo.
E l'informazione? Si dovranno fare almeno quattro edizioni del notiziario con grande attenzione alle notizie locali. Allacciarsi a un'agenzia giornalistica è uno dei primi obiettivi, ma accanto a questo c'e' anche la volontà di costruire una rete di collaboratori tra i sostenitori della radio. E' prevista una rassegna stampa, una locandina degli spettacoli e anche una rubrica quotidiana sul linguaggio dei giornali. Il primo palinsesto dell'informazione prevede un notiziario alle 8, seguito alle 10 dalla rassegna stampa e alle 11,45, 18,00 e 20,45 le altre edizioni del giornale radio. Alle 13,45 la locandina degli spettacoli.
Siccome un quarto di secolo fa "le stagioni non erano più quelle di una volta" il primo maggio piove. A Monte Morello, dove arriva un gruppo di pionieri guidati da Massimo Miniati, l'unico tecnico vero della banda, addirittura nevica. Grazie all'ospitalità di Tele Firenze si riesce a installare l'antenna e il trasmettitore sulla montagna che sovrasta Firenze e dove già da qualche anno sono sorte come funghi tutte le antenne di chi vuole farsi vedere o sentire a Firenze e provincia. Ma su quali frequenze trasmetterà Radio Cento Fiori ? Il dilemma a quei tempi si risolveva così: si trasmette dove c'e' posto. Ovvero si cerca una frequenza libera, non occupata da un'altra radio e la si occupa sintonizzando lì il trasmettitore. L'operazione di ricerca fu fatta in maniera assolutamente artigianale, per una settimana fu sintonizzato un apparecchio radio su una frequenza al momento muta, i 95.050. Se dopo una settimana quella frequenza fosse stata ancora muta quella sarebbe stata la frequenza di Radio Cento Fiori. E così fu. Quando Massimo Miniati accende il trasmettitore la radio è in onda. Dalla sede di Via Madonna della Pace un nastro trasmette gli oltre sette minuti di "Aqualung" dei Jethro Tull e la voce di Ferdinando Dubla che annuncia "state ascoltando Radio Cento Fiori", seguiva un numero di telefono. Nel pomeriggio per qualche ora al nastro si sostituiscono le voci dei primi due conduttori, accanto a Ferdinando arriva Dino Lorimer. Tra esperimenti e aggiustamenti l'operazione da un punto di vista tecnico può dirsi conclusa, anzi, pochi giorni dopo arriverà anche la seconda frequenza, quella dei 96.4.
Nel giro di poche settimane la radio trova un suo assetto quasi completo. Si parte ovviamente con la musica, ma subito anche con i programmi e la conduzione, quattro edizioni del notiziario e la rassegna stampa. Prima dell'estate Radio Cento Fiori trasmetterà anche i primi "fili diretti". Ospiti in studio e telefono aperto per discussioni, veri e propri dibattiti, che dai temi più strettamente politici a quelli sociali e perfino "privati" coinvolgeranno centinaia di persone. Non c'e' la pubblicità all'inizio, non perchè qualcuno abbia detto che non deve esserci, anzi da questo punto di vista la cooperativa ha sempre mostrato un grande senso di responsabilità individuando proprio nella raccolta pubblicitaria la principale forma di sostentamento della radio, ma semplicemente perchè non si fa nulla per raccoglierla. Eppure quel dato sulla mortalità delle radio che proprio nel 1979 e 1980 raggiungerà il suo massimo avrebbe dovuto allarmare. Le radio costano, anche se si parte da esperienze di tipo volontario, anche se all'inizio nessuno pensa di dover essere pagato per quello che fa. Già un anno dopo la sua nascita la radio costa, come si legge nel bilancio preventivo, centodieci milioni all'anno, la metà di quelli servono proprio materialmente alla sopravvivenza (energia elettrica, affitto sede e postazione alta frequenza, riparazioni, dischi, telefono).
Fin dai primi mesi del 1979 l'attività della radio viene affiancata da quella dei concerti e successivamente anche da proiezioni video, spettacoli itineranti e perfino dalla gestione di locali. Appena cinquanta giorni dopo quello di Lucio Dalla ecco che il cantautore bolognese torna nello stesso stadio con Francesco De Gregori nella famosa tournée. Da quel 30 giugno 1979 al settembre 1980 Radio Cento Fiori avrà organizzato 28 concerti, quattro nel solo mese di Settembre 1980, con artisti del calibro di Patti Smith, Lene Lovich, Iggy Pop, Lou Reed e Peter Gabriel, per non parlare di tutti i cantautori italiani da Guccini alla PFM passando per Pino Daniele e Edoardo Bennato.
Nel 1980 la cooperativa Radio Cento Fiori è per fatturato la terza cooperativa culturale della regione, dopo il gruppo teatrale La Rocca e l'Atelier. Le idee e l'ottimismo dilagano. Si pensa che chiunque collabori alla radio debba essere pagato e nel bilancio di previsione per il 1981 si arriva a ipotizzare la retribuzione di tredici persone. Il consiglio di amministrazione si riunisce tutte le settimane, l'assemblea dei soci una volta al mese. Si continua a discutere di tutto. Della pubblicità, che peraltro ancora langue ma che qualcuno non vorrebbe o vorrebbe solo se "buona", del tipo di musica da trasmettere, se i conduttori devono essere soci della cooperativa. Poco si discute dell'efficacia della radio e ancora meno degli investimenti che sarebbero necessari a potenziarla. Gli studi sono al piano di sopra, una stanza con i soffitti a volta è la prima sala dibattiti da cui, attorno a un tavolo, si trasmette in diretta. Di là dal vetro la regia e ancora dietro uno stanzino buio e senza finestre che per anni è stato lo studio e il luogo di registrazione dei programmi. Il corridoio presto si riempirà di scaffali e dischi. L'attività non direttamente radiofonica si sviluppa invece più tardi nella grande stanza al piano terra. Lo stanzone in pratica si adatterà a tutte le esigenze: ufficio concerti, ufficio pubblicità, redazione, magazzino ecc. Altre due stanze ospitano gli uffici veri e propri. La cantina ospiterà per lunghi anni la redazione, difesa da un piccolo deumidificatore che succhiava anche cinque litri di acqua al giorno. In questo marasma la radio però naviga abbastanza tranquilla. Si trasmette per sedici ore al giorno e alla fine quel documento di programmazione radiofonica uscito dalle lunghe discussioni notturne non è stato ne' inutile ne' disatteso.
Quando la struttura avrà preso corpo ci sarà un direttore nella persona di Dino Lorimer, un caporedattore in quella di Nazareno Bisogni, un responsabile tecnico, Massimo Miniati, oltre ovviamente alle responsabilità più strettamente politiche e amministrative affidate al consiglio di amministrazione e sopratutto al suo presidente. In linea di massima il palinsesto giornaliero prevede l'apertura alle 7,30 del mattino con la prima edizione del notiziario, seguita dalla rassegna stampa. Alle 9 l'inizio delle trasmissioni musicali. Quella della mattina è considerata una fascia aperta, c'e' cioè un conduttore che trasmette musica ma sono previste "incursioni" da parte della redazione per "fili diretti" con il pubblico, ospiti in studio, rubriche, ecc. Una volta alla settimana c'e' addirittura una rassegna stampa internazionale condotta da Ugo Fallani. Nella prima fase i programmi vengono organizzati in un vero e proprio palinsesto, il modello di riferimento (se proprio uno ci deve essere) è la Rai. E la musica ? C'e' un programma di disco music ma anche programmi di musica classica, jazz e di musica irlandese, condotto ovviamente dal direttore musicale, figlio di una famiglia, i Lorimer, che aveva dato vita ai "Whisky Trail" (storica formazione fiorentina dedita alla musica irlandese dapprima, e più in generale a quella celtica). Poco dopo arrivano anche un programma di musica popolare e uno dedicato ai cantautori italiani, condotto da Gino Francini. Aprire alla musica italiana, cantautori a parte, voleva dire aprire alla musica leggera nel senso più ampio del termine, insomma a quella commerciale. In ogni caso Radio Cento Fiori avrà pure una programmazione vasta ma si dice già allora "non generalista".
Più tardi si scoprirà che una delle fasce più ambite dai pubblicitari è quella della mattina, quando all'ascolto ci sono le casalinghe o per dirla più professionalmente "le responsabili degli acquisti". All'inizio, di questo importava poco e infatti i programmi che più caratterizzano la radio sono quelli del pomeriggio. Programmi ricchi e articolati, ogni conduttore aveva presentato un progetto per il suo programma, ne aveva individuato le caratteristiche, l'anima quasi. Si intrecciavano musica e parole, dischi e letture, romanzi e poesie. "Fragole e sangue" era quello condotto da Andrea Sbandati, "Fun in the sun" quello in cui Luca Venturi alternava Clash e vecchi brani anni sessanta. In campo musicale gli inizi furono caratterizzati da una programmazione che guardava molto all'America con tanto country e country rock (generi per la verità poco programmati all'epoca) ma più tardi i riferimenti in campo musicale diventano le riviste "Mucchio Selvaggio" e "Rockerilla". Il cambiamento avviene in modo abbastanza repentino tra la fine del 1980 e il 1981. Dino Lorimer, il direttore, lo ricorda così : "Partii militare ed eravamo tutti molto tardo rock con capelli lunghi e blue jeans, tornai e trovai i conduttori vestiti di nero e con un taglio trendy".
La programmazione musicale di base era garantita da dischi messi a disposizione dalla radio, mentre per i programmi specializzati i dischi li portavano da casa i conduttori. Ci furono vari casi di dischi che invece di essere portati "da casa" fecero il tragitto inverso. Qualche episodio antipatico che portò all'allontanamento di collaboratori sospettati di essersi "serviti". Mentre la programmazione del pomeriggio rappresentava l'anima della radio e la conduzione era garantita da una quantità di volontari che non sarebbe mai venuta meno, per la mattina si pensò presto a una soluzione diversa. Innanzitutto ci voleva una voce femminile che sapesse dare alla programmazione un tono più confidenziale, più popolare, meno specialistico. Al tempo stesso doveva essere in grado di interagire con la redazione e con altri conduttori che nella fascia mattutina avrebbero portato i loro contributi di notizie e di approfondimento. Per questo compito si pensa per la prima volta a collaboratori pagati. E ai microfoni si alternano belle voci ma anche belle trasmissioni. Sono quelle di Rossella Martini, di Elisabetta Mereu, di Alessandra Pagliai.
Già alla fine del 1980 la redazione può contare sull'allacciamento all'Ansa. I notiziari raddoppiano presto ma sopratutto si amplia la parte dedicata all'informazione locale, l'edizione delle 14 diventa interamente regionale. Si individuano i collaboratori locali e si allacciano rapporti con altre emittenti toscane. Nascono la redazione spettacoli, quella culturale e si prova anche a parlare di sport. Si alternano in tanti, Gabriele Rizza, Piero Forosetti, Alessandra Bacci, Benedetto Ferrara, Riccardo Chiari, Alessio Ammannati .... Negli anni di maggior attività, nella radio transitano, con varie occupazioni, dalla conduzione alla redazione, circa trecento persone. Alcuni programmi vengono affidati a gruppi, associazioni, collettivi ecc. E' il caso delle donne che condurranno con Gianna Gironi "Sì Mamma", ma anche di un gruppo di cattolici di base che con Valerio Bassetti, Silvia Gennaro e Paola Viti gestiranno un proprio spazio. Il mercoledì pomeriggio si ride con uno dei primi programmi realizzati da un gruppo di comici fiorentini, sono David Riondino, Andrea Panichi, Paolo Hendel.
La pubblicità langue ancora, ma si comincia a pensare che da sola non arriverà. Nel 1981 la radio entra nel circuito Sper, una concessionaria nazionale di pubblicità. Non è un passaggio indolore, nell'assemblea si discute animatamente se questo non significhi uno snaturamento della radio. Nella Sper, si dice, ci sono le radio commerciali : se ci siamo anche noi e se poi avremo la stessa pubblicità come faremo a dire che noi siamo diversi ? Una preoccupazione che curiosamente coglie anche le radio commerciali che invano tentano di opporsi all'ingresso di Radio Cento Fiori, definita una radio politica. I dirigenti della Sper rispondono con i dati d'ascolto alla mano, nel 1981 Radio Cento Fiori è tra le prime cinque radio della Provincia di Firenze, politica o no significa che l'ascolta ogni giorno qualche migliaio di persone. E le persone comprano e consumano, anche se di sinistra. L'ingresso nella Sper è il primo di una serie di tabù che la cooperativa infrange, non senza conseguenze. Infatti il passo successivo fu proprio l'assalto al simbolo del comunismo inserito nel proprio logo.
Il 1982 è l'anno in cui la radio cambia pelle. Nel senso che l'aspetto più evidente, più epidermico appunto, come il simbolo è oggetto di un'approfondita riflessione e critica. Quella falce e martello simpaticamente nascoste dentro la D di radio, ma anche quella stella (resa tristemente nota dalle Brigate Rosse), dicono i commerciali, sono "impresentabili", caratterizzano troppo la radio, la rendono politica e questo non aiuta la vendita della pubblicità. C'e' poi una riflessione più ampia che riguarda la collocazione politica della radio in un'area più ampia, meno legata ai partiti. Insomma, l'assalto al simbolo del comunismo è legittimo, portato su più fronti ed ha successo. Il simbolo che fu disegnato da Daniele Cavari e Stefano Rovai va in pensione e ne arriva uno nuovo. Già che ci siamo diamo uno scossone vero, che si senta, dicono i pubblicitari. Quello che viene proposto all'assemblea è un logo viola, in onore alla Fiorentina che quell'anno, dopo tanto, contenderà , alla fine senza successo, lo scudetto alla Juventus. La D di radio torna normale, dentro la O appare il giglio della città (e simbolo anche della squadra di calcio). Restano la chiave di violino e il fiore. Assieme al cambiamento di immagine ce ne sono anche di sostanza. Nei programmi, per esempio, che diventano più "leggeri". Arriva anche il quiz radiofonico, merce finora ritenuta ad esclusivo appannaggio delle emittenti commerciali. Tre giocatori della Fiorentina prestano la loro voce per dire Radio Cento Fiori, chi li indovina vince un abbonamento allo stadio. Arrivano anche i jingle cantati, il più celebre dice: "con cento fiori hai mille colori". Può ancora fare paura una radio così ?
Comunque sia, questo e quello successivo sono gli anni migliori per la pubblicità. Nonostante questo, nell'anno di maggiore splendore la radio ricava dalla raccolta pubblicitaria il 40% del fatturato, una cifra che a mala pena sarebbe stata sufficiente a tenere accesi gli impianti. Da questo punto di vista la scelta di fare una radio che è anche un soggetto culturale, un organizzatore musicale, un gestore di eventi e locali esce confermata. Di sola radio non si vive !
Così come repentina era stata l'ascesa della cooperativa, altrettanto rapido fu il declino. Nel 1983 si fanno i conti e, per la verità senza troppa sorpresa, si scopre che l'azienda accumula debiti. Mai ingenti, ma si tratta comunque di un' azienda fragile, senza capitalizzazione, con un valore patrimoniale tutto virtuale. Il sogno degli stipendi svanisce presto quasi per tutti, anche se la radio continua a essere frequentata ogni giorno da decine e decine di persone. In una cooperativa giovanile poi il gruppo dirigente deve anche fare i conti con l'obbligo militare e nel giro di due anni quasi tutti i "capi" della radio vanno sotto le armi. Il distacco più pesante è ovviamente quello del presidente, che mantiene la carica anche durante i dodici mesi di militare ma ovviamente senza poter garantire la direzione della cooperativa. Nel 1983 si comincia a discutere della crisi della radio e del suo modello. Nessuno mette in discussione la qualità delle trasmissioni radiofoniche e in fin dei conti neanche il progetto che aveva dato vita a questa radio, però gli anni passano e la cooperativa non e' in grado di garantire la pura sussistenza della radio. La grande stagione dei concerti è finita, la radio è conosciutissima ma dalle indagini di ascolto rimane tra la quinta e la sesta nella provincia di Firenze, che se era un buon risultato per il primo anno di attività non può esserlo dopo cinque anni di vita. La potenza e la qualità del segnale non permettono di andare oltre l'area metropolitana fiorentina e ovviamente non sono consentiti investimenti ne' per il potenziamento della struttura ne' per la sua promozione.
Nel corso del 1983 si comincia a pensare alla messa in liquidazione della cooperativa e matura la possibilità che un socio, Dino Lorimer, rilevi l'attività. Operazione non facile, visto che si trattava di una cooperativa e che non era previsto il semplice passaggio di quote. La soluzione scelta è quella della nascita di una nuova società che, previa valutazione, acquisisce i beni materiali in possesso della cooperativa. La testata sarà ceduta a titolo gratuito poco dopo. Con i soldi incassati la società cooperativa Radio Cento Fiori salda parte dei debiti accumulati e viene messa in liquidazione. Nel frattempo la radio continua a trasmettere sulle stesse frequenze e con lo stesso nome, ma questa è un'altra storia. La storia della cooperativa Radio Cento Fiori finisce nell'estate del 1984 con la sua messa in liquidazione.
Probabilmente le prime cause del fallimento dell'esperienza cooperativa di Radio Cento Fiori vanno ricercate proprio nella sbornia del primo anno. Quella crescita così impetuosa, il successo dei concerti, la straordinaria popolarità fecero sembrare tutto facile e possibile. Invece, mentre il nome Cento Fiori si faceva grande, la radio restava piccola. Piccoli gli investimenti per garantire qualità e potenza del segnale, limitato il raggio di diffusione, scarse o nulle le campagne promozionali, presuntuoso l'approccio con il mercato pubblicitario. Un progetto non commisurato ai mezzi necessari per sostenerlo.
Dino Lorimer, già socio fondatore della cooperativa, rileva le apparecchiature e la testata nel 1984. La speranza era che una legge sulla radiofonia, separata da quella sulle televisioni, portasse a delle concessioni che mettessero ordine nelle frequenze, favorendo chi aveva investito in qualità della programmazione anzichè in potenza di segnale, e dando valore alle cose fatte. La legge però non venne e nonostante gli sforzi e gli investimenti la "nuova" cento fiori non decolla.
Nel 1988 viene messa in vendita una delle due frequenze a una società che stava preparando l'avvio di Italia Radio. Con la frequenza residua la radio continua a trasmettere e c'e' un nuovo progetto che fa capo alla società che aveva rilevato l'Agenzia Nazionale (AREA) e che voleva mettere su una rete di radio locali nelle città più importanti. Il progetto andò avanti fino al 1990 quando fu ritenuto superato e la frequenza messa in vendita.
Il marchio non era mai stato registrato e nel 1995 è tornato alla ribalta con una radio commerciale. Le attrezzature di bassa frequenza invece furono date in comodato gratuito a Nova Radio (la radio dell'Arci di Firenze che cominciò a trasmettere poco dopo) assieme a quel che restava dei dischi. "Recentemente, ricorda Dino Lorimer, sono stato a Nova Radio e, mentre non ho visto praticamente più nulla delle attrezzature, in alcuni scaffali c'erano ancora un bel po' di vinili con il timbro di Radio Cento Fiori. Avranno almeno venti anni, forse venticinque, un quarto di secolo".