Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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giovedì 9 febbraio 2017

Luciano Raimondi (1916/1996) , il partigiano comunista che fondò i Convitti della Rinascita -- (1) la biografia


Partigiano comunista, Raimondi comprese, da insegnante di filosofia e da marxista, l’importanza dell’istruzione e della formazione, dando vita all’esperienza dei Convitti Rinascita, un esempio straordinario di nuova didattica e organizzazione scolastica, molto vicina alla pedagogia di Gramsci e Makarenko. In polemica con quella che considerava una deriva politica opportunista e moderata del PCI, nel 1955 costituì il primo raggruppamento organizzato alla sua sinistra, “Azione Comunista”. (fe.d.)
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Dal sito dell’ANPI
Luciano Raimondi
Nato a Milano il 29 giugno 1916, deceduto ad Appiano Gentile (Como) il 26 maggio 1996, insegnante di filosofia.
Figlio di un operaio socialista, aveva studiato filosofia con Antonio Banfi. Nel 1936 aveva aderito al Partito comunista clandestino e, subito dopo l’8 settembre, col nome di battaglia di “Nicola”, Raimondi fu nel gruppo fondatore, in Valtellina, della Brigata partigiana “Carlo Marx”. Catturato dai nazifascisti il giovane insegnante fu incarcerato a Como, ma riuscì ad evadere e a riparare in Svizzera. Dopo breve tempo, rientrato in Italia e raggiunta la Valdossola, “Nicola” entrò a far parte della X Brigata Garibaldi “Rocco”, nella quale si battè sino alla Liberazione come commissario politico della formazione. Nell’Italia liberata, fu Raimondi a fondare i “Convitti scuola della Rinascita”, che svolsero la loro attività in nove sedi del Nord del Paese e diedero un importante contributo alla preparazione culturale degli ex partigiani; per alcuni di loro rappresentò, allora, anche una prima scolarizzazione. Nel 1966 il prof. Raimondi si trasferì all’estero, dove svolse per anni gli incarichi di “addetto” e poi di direttore degli “Istituti Italiani di Cultura” a Città del Messico, Copenaghen ed Helsinki.
Dal sito
Stroncate dai governi democristiani le scuole partigiane, Raimondi torna ad insegnare storia e filosofia al liceo scientifico Vittorio Veneto, e poi al liceo classico Carducci. Continua la sua militanza nel Partito comunista, ma in pochi anni aumenta lo scontento per l’evoluzione politico-sociale italiana e per la risposta, giudicata insufficiente, del partito. All’inizio del 1955 una lettera ai delegati alla IV Conferenza nazionale osa esprimere un’aperta critica all’intera linea politica del PCI. La firmano Bruno Fortichiari, che era stato uno dei dodici fondatori del partito a Livorno, nel 1921, Luciano Raimondi, portavoce del partigianato, ed Emilio Setti, responsabile del lavoro sindacale di Milano. Poco dopo vengono tutti espulsi dal partito, e nasce il gruppo di “Azione Comunista”, che pubblica l’omonimo foglio mensile. E’ il primo gruppo a sinistra del PCI.
Nel giro di pochi anni nascono in tutta Italia gruppi marxisti-leninisti in polemica con il PCI, e spesso in polemica anche fra loro. Raimondi, con un paziente lavoro di tessitura, nel luglio 1966 riesce a unire i vari gruppi in una Federazione, che avrà come organo il giornale “Rivoluzione proletaria”. Ma sono ormai gli ultimi mesi della sua vita in Italia: infatti emigra all’estero, come addetto all’Istituto italiano di cultura di Città del Messico, dove resterà dieci anni. Altri anni li passerà negli Istituti italiani di cultura di Copenhagen e di Helsinki, occupandosi ovunque con grande impegno nella divulgazione della cultura italiana all’estero.
Tornato in Italia nel 1982, già minato da una grave malattia, non accetta la tessera del Partito comunista, che adesso gli viene offerta con tutti gli onori; nel 1992 si iscrive a Rifondazione comunista, con un’ultima speranza di trovarvi qualcosa di nuovo e politicamente valido. Muore nel 1996.


 
 
 
 

 

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