Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 21 agosto 2019

SOVRANISMO senza SOVRANITÀ


parafrasando il cantante, vorremmo trovare un senso alle parole che, molte volte, non hanno senso per come vengono utilizzate (fe.d.) 

Noterelle a margine di “Sovranità” di Carlo Galli

Si confonde il “sovranismo” con il populismo demagogico antipolitico e  antipartitico, quello che accarezza la pancia del popolo, con una missione antipedagogica e antiemancipatrice. La qualità della democrazia è indisgiungibile dalla sovranità costituzionale, concetto reso chiaro recentemente da Carlo Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all’Universita’ di Bologna, nel suo “Sovranità” (Il Mulino, 2019), secondo cui “la democrazia costituzionale è una riconnessione della figura giuridica e del corpo sociale e politico della sovranità”, (ivi, pag.67). Oggi i pericoli per la qualità della democrazia non provengono solo dalle “torsioni plebiscitarie” o da quello che Tocqueville individuava come “tirannide della maggioranza” e “apatia individualistica”: utilizzando categorie gramsciane, si può dire che siamo governati da un senso comune di massa in una democrazia rappresentativa senza più rappresentanza, immersi in una, pur moderna, “rivoluzione passiva”. Più che “apatia”, termine che originariamente sviluppa la resistenza alle sofferenze e tribolazioni (a/patos), virtù degli stoici, si tratta di una continua ricerca della delega che evita la partecipazione politica cosciente e dunque l’emancipazione della coscienza di classe. Le contraddizioni di sistema vengono velate come l’arcano delle merci, il conflitto sociale occultato dalle forme contemporanee di alienazione. Viene così mortificata una reale “capacità d’agire collettivo, un’interpretazione politica della complessità giuridica e sociale che la Costituzione contiene, esprime, e anticipa come progetto.”, proprio perché “la democrazia non implica la fine della sovranità, della soggettività politica collettiva”, (ivi, pp.69 e 70) e questa mette in discussione “la sovranità del mercato”.
Se non fosse che, nel sistema capitalistico, che richiede incessantemente lo svuotamento di prerogative democratiche, la sovranità’ politica non sur-determina la sovranità economica, ma è questa a sur-determinare quella.


E’ così che il “sovranismo” dei media del “politicamente corretto”, del senso comune di massa guidato dagli alfieri del sistema, si ritrova senza sovranità, quella reale s’intende, e costituzionale.
In quanto alla “rivoluzione passiva” al tempo dei social, ciò che appare, non è: non c’è trasformazione strutturale, ma nuove e antiche modalità di “passivizzazione” delle masse. Il populismo demagogico richiede deleghe, non partecipazione, senza sovranità.
~ fe.d. 


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