Critica-critica alla
teoria critica: Brown (1) Heller (2)
La
cosiddetta “critica-critica” che Marx ed
Engels, con molta punta di ironia, mossero a Bruno Bauer e agli intellettuali
politici (o che avevano influenza politica) della sinistra hegeliana (premessa
di un’altra forte critica, quella a Feuerbach) nell’opera scritta nel 1844
titolata appunto ironicamente “La Sacra famiglia”, pone anche a noi il compito,
sulla loro scia, di fare i conti con le teorie critiche del tempo nostro.
Teorie critiche di che? Delle conseguenze del sistema capitalistico occidentale
e della catena imperialistica. Vanno quindi riguardate con rispetto e
confrontate con serietà, per diversi motivi, tra i quali 1. sono più lette e
hanno più influenza di quelle non debitrici (come loro) ma espicitamente
marxiste; 2. costringono a fare i conti con le modalità nuove con cui si
presenta l’assetto sociale e le modalità concrete e specifiche e che mettono a
prova effettuale i princìpi e i criteri del marxismo storico, i suoi strumenti
ermeneutici, la sua teoretica e prassi politica.
Ecco perchè è interessante, ad es., confrontarsi con Wendy Brown e la Heller degli anni ‘70, per i meriti delle loro analisi (in sede critica del sistema) e i limiti dell’illusione democraticistica liberal-radical, il ‘soggettivismo’ che le sottende; sempre in senso costruttivo, però, per l’utopia concreta, per una progettazione democratica integrale collettiva. Perchè anche il marxismo, o è creativo o non è. Ha fatto più danni il dogmatismo integralista o la teoria critica democratica? Ritorniamo allo spirito della ‘critica-critica’ marx-engelsiana, dunque, sebbene con le cautele interpretative suggerite da Greg Godels, cfr. “Due marxismi? (o delle “sacre famiglie” degli intellettuali)”. fe.d.
http://ferdinandodubla.blogspot.com/2019/06/due-marxismi-o-delle-sacre-famiglie.html
-
WENDY BROWN: il KRATOS si rende autonomo dal DEMOS
La Wendy Brown,
scrittrice prolifica sempre generosa di opere anche nella forma del pamphlet ha
scritto: “è l’ordine del mercato a determinare il regime politico più
funzionale alla sua logica, che sia o meno democratico. (..) il neoliberalismo
è arrivato a disfarsi della democrazia liberale pur di conservare la sua
egemonia, ma agisce ancora più profondamente: il suo krátos porta a disfacimento
lo stesso démos.“, in “Il disfacimento del démos - la rivoluzione silenziosa
del neoliberismo”, ed.or.2015 - Luiss, e.book 2023. [nb.: Un sottotitolo
proprio sbagliato: quella del neoliberismo non è una rivoluzione, è una
“controrivoluzione preventiva” dei potentati economici oligarchici e delle loro
espressioni politiche; e poi non è affatto silenziosa, per chi la vuol
sentire].
- La filosofa
statunitense di ‘Occupy Wall Street’ sembra credere a un presupposto, a nostro
modo errato, e cioè che possa esistere una democrazia liberale “pura”, in cui
principi sbandierati e pratica politica coincidano. Sbagliato. La sua
riflessione, pur essendo debitrice del marxismo, a volte dichiarato a volte no,
trova il suo limite in se stessa: perchè democrazia e capitalismo sono
incompatibili, inconciliabili. Quale democrazia, poi: quella della Comune di
Parigi e dell’attuale confederalismo democratico nel Kurdistan è la
sperimentazione di una democrazia sostanziale, in cui la sovranità è
autodeterminazione popolare; la democrazia formale borghese invece può avere il
“peso” di diritti civili i più ampi cancellando le tutele sociali del Welfare
di tradizione socialdemocratica, svuotando dunque le prerogative
costituzionali.
Dario Gentili nella
prefazione ha scritto: “Nonostante dopo <Walled States> – come Brown
stessa dichiara – fosse impegnata a scrivere un libro su Marx, l’emergere nelle
forme della democrazia di alterazioni che ne rivelano lo stato d’emergenza l’ha
condotta ad approfondire in modo dettagliato il neoliberalismo e la sua
razionalità peculiare”. Auspichiamo che la filosofa dell'Università di Berkeley
riprenda il suo lavoro direttamente sui testi del rivoluzionario di Treviri e
possa contribuire ad una feconda intersezione con l’altra sua passione di
studio, Michel Foucault. Infatti possiamo grandemente convenire con lo stesso
Gentili quando mette in evidenza che “le politiche securitarie e identitarie
non rappresentano una reazione alla globalizzazione neoliberale dei mercati e
all’incertezza e alla precarietà che il mercato produce, sono piuttosto
complementari e addirittura funzionali all’ordine neoliberale.”
È necessaria quindi non
un’ennesima generica “teoria critica” ma una critica rivoluzionaria alla
teoria, al modo dei giovani Marx ed Engels de “La sacra famiglia” (1944) e
della ‘critica-critica’ a Bruno Bauer e la sinistra hegeliana.
[le notazioni dal testo
sono dall’e.book cit.]
SOGGETTIVISMO E TEORIE DEI BISOGNI
Il concetto di
benessere collettivo non è la somma del soddisfacimento dei bisogni individuali
(quali poi? quelli considerati primari, quelli solo definiti secondari, la
misura di entrambi, quelli indotti dal capitalismo? cfr. Agnes Heller, La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli, 1974) + ma è il
contesto di sistema entro il quale si maturano e sviluppano le inclinazioni e
vocazioni naturali degli esseri umani ‘onnilaterali’ liberati, innanzitutto
dall’alienazione a cui conduce il capitale. Fuori da questo, una concezione
filosofica, pur originata dalla lettura di Marx, cade inevitabilmente nel
soggettivismo, cioè, in questo caso, la centralità del soggetto individuale e
non del soggetto collettivo.
- Il sé si costituisce individualmente in
quanto auto-valorizzazione e non più in quanto appartenente a un démos; le
stesse istituzioni tradizionalmente rivolte al démos come la formazione, l’istruzione,
l’amministrazione della giustizia – che Brown analizza a partire dalla realtà
degli Stati Uniti ma che trovano puntuali conferme anche in Italia e altrove –
rispondono ormai alla logica del mercato, che le configura in quanto ambienti
per estrarre valore dall’investimento che ognuno e ognuna fa sul proprio
capitale umano. (Dario Gentili, prefazione a Wendy Brown
2023, cit.)
“il neoliberismo
trasforma ogni ambito e sforzo umano, e gli esseri umani stessi, secondo
un’immagine specifica di quello economico. Ogni condotta è una condotta
economica; (..) l’homo oeconomicus di oggi è un pezzo di capitale umano
profondamente costruito e governato, incaricato di migliorare e influenzare il
proprio posizionamento competitivo aumentando il valore di portafoglio
(monetario e non) in tutte le sue imprese e sedi.
(W.Brown, cit. da
e.book, § corrispondenti)
+ Nota - Agnes Heller in Italia
I “bisogni radicali”, che sono il centro dell’intero
discorso critico con cui Heller interpreta Marx, sono anche la chiave che ci
serve per comprendere la condizione che stiamo tuttora vivendo. (..) la
soggettività è ridotta ogni giorno di più alla dimensione del consumatore
(P.A.Rovatti, e.book, cit. § 63/500) con implicito riferimento alla “società
liquida” di Zygmunt Bauman
(cfr. OMOLOGAZIONE
E ALIENAZIONE, http://ferdinandodubla.blogspot.com/2017/03/omologazione-e-alienazione.html
+ Pier Aldo Rovatti, studioso della Heller e
prefatore delle varie edizioni negli anni della sua opera (1974, 1977, 2021)
+ Enzo Paci ospita negli stessi anni nella sua
rivista Aut Aut i contributi della Heller, “il tema dei bisogni era già da
tempo all’ordine del giorno nell’ambito di quell’incontro tra fenomenologia e
marxismo che Paci aveva proposto all’inizio degli anni Sessanta e poi fatto
crescere con libri, saggi e seminari (nel contesto del suo insegnamento di
Filosofia teoretica all’Università Statale di Milano)”, P.A.Rovatti, cit. L’Aut
Aut della rivista fondata da Paci nel 1951 in questo caso dall’opera di
Kierkegaard che origina la teoresi storica dell’ esistenzialismo, diventa l’aut
aut helleriano (superato) tra bisogni e desideri. + Le categorie utilizzate
dalla filosofa per definire il concetto di bisogno sono ben sintetizzate al
centro dell’articolo La teoria, la prassi
e i bisogni umani pubblicato dalla rivista nel nr.135 del 1973.
“Seguendo l’impostazione di Marx, Heller inserisce un tipo particolare di bisogno qualitativo, chiamato bisogno radicale, che sorge nel contesto della società capitalistica ma, impossibilitato a esprimersi pienamente in tale tipo di società, punta al superamento della stessa [Heller A., op. cit., pp. 63; 81-104]. La Heller si allontana tuttavia da Marx: d’accordo con lui che i bisogni radicali siano prodotti dall’estraneazione del capitalismo stesso, ritiene tuttavia che con il sorgere della consapevolezza di tali bisogni irrompa nella storia l’elemento indeterminabile per eccellenza, la soggettività, la cui capacità di scegliere fra alternative esistenziali costituisce una condizione di imprescindibile libertà, più forte di qualunque necessità storicistica”, cfr. Michele Bortolini, “Agnes Heller e la teoria dei bisogni umani”,
in Academia edu https://www.academia.edu/40607124/AGNES_HELLER_E_LA_TEORIA_DEI_BISOGNI_UMANI
Capitolo
primo
Osservazioni
preliminari: il concetto marxiano di bisogno
Riassumendo le proprie
scoperte economiche, rispetto all’economia politica classica, Marx elenca i
seguenti punti:
1. Elaborazione della teoria secondo la quale
il lavoratore vende al capitalista non il suo lavoro, ma la sua
forza-lavoro.
2. 2. Elaborazione della categoria generale
del plusvalore e sua dimostrazione (profitto, salario e rendita fondiaria sono
soltanto forme fenomeniche del plusvalore).
3. 3. Scoperta del significato del valore
d’uso (Marx scrive che le categorie valore e valore di scambio non sono nuove,
ma sono riprese dall’economia politica classica). Se si analizzano le tre
scoperte che Marx si attribuisce, non è difficile dimostrare che in qualche
modo sono costruite tutte sul concetto di bisogno. [..]
anche la produzione di
plusvalore soddisfa un bisogno (il “bisogno” di valorizzazione del capitale).
Con i bisogni però Marx definisce anche la possibilità di produzione del
plusvalore.
Attraverso l’intera
opera di Marx riaffiora costantemente il pensiero che la possibilità di
produrre plusvalore si realizza quando una determinata società è capace di
produrre più di quanto basta per la soddisfazione dei suoi “bisogni vitali”.
Marx non afferma certamente che la produzione di plusvalore avvenga in ogni
caso del genere, ma solo che non è possibile senza questo surplus.
Agnes Heller, La teoria dei bisogni in Marx, con
prefazione di Pier Aldo Rovatti, Mimesis, 2023, e-book, § corrispondenti
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