Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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martedì 26 marzo 2024

PER UNA CRITICA DELLA TEORIA CRITICA - Wendy Brown ed Agnes Heller

 


Critica-critica alla teoria critica: Brown (1) Heller (2)

La cosiddetta “critica-critica”  che Marx ed Engels, con molta punta di ironia, mossero a Bruno Bauer e agli intellettuali politici (o che avevano influenza politica) della sinistra hegeliana (premessa di un’altra forte critica, quella a Feuerbach) nell’opera scritta nel 1844 titolata appunto ironicamente “La Sacra famiglia”, pone anche a noi il compito, sulla loro scia, di fare i conti con le teorie critiche del tempo nostro. Teorie critiche di che? Delle conseguenze del sistema capitalistico occidentale e della catena imperialistica. Vanno quindi riguardate con rispetto e confrontate con serietà, per diversi motivi, tra i quali 1. sono più lette e hanno più influenza di quelle non debitrici (come loro) ma espicitamente marxiste; 2. costringono a fare i conti con le modalità nuove con cui si presenta l’assetto sociale e le modalità concrete e specifiche e che mettono a prova effettuale i princìpi e i criteri del marxismo storico, i suoi strumenti ermeneutici, la sua teoretica e prassi politica.

Ecco perchè è interessante, ad es., confrontarsi con Wendy Brown e la Heller degli anni ‘70, per i meriti delle loro analisi (in sede critica del sistema) e i limiti dell’illusione democraticistica liberal-radical, il ‘soggettivismo’ che le sottende; sempre in senso costruttivo, però, per l’utopia concreta, per una progettazione democratica integrale collettiva. Perchè anche il marxismo, o è creativo o non è. Ha fatto più danni il dogmatismo integralista o la teoria critica democratica? Ritorniamo allo spirito della ‘critica-critica’ marx-engelsiana, dunque, sebbene con le cautele interpretative suggerite da Greg Godels, cfr. “Due marxismi? (o delle “sacre famiglie” degli intellettuali)”.  fe.d.

 

http://ferdinandodubla.blogspot.com/2019/06/due-marxismi-o-delle-sacre-famiglie.html


- WENDY BROWN: il KRATOS si rende autonomo dal DEMOS 




La Wendy Brown, scrittrice prolifica sempre generosa di opere anche nella forma del pamphlet ha scritto: “è l’ordine del mercato a determinare il regime politico più funzionale alla sua logica, che sia o meno democratico. (..) il neoliberalismo è arrivato a disfarsi della democrazia liberale pur di conservare la sua egemonia, ma agisce ancora più profondamente: il suo krátos porta a disfacimento lo stesso démos.“, in “Il disfacimento del démos - la rivoluzione silenziosa del neoliberismo”, ed.or.2015 - Luiss, e.book 2023. [nb.: Un sottotitolo proprio sbagliato: quella del neoliberismo non è una rivoluzione, è una “controrivoluzione preventiva” dei potentati economici oligarchici e delle loro espressioni politiche; e poi non è affatto silenziosa, per chi la vuol sentire].

- La filosofa statunitense di ‘Occupy Wall Street’ sembra credere a un presupposto, a nostro modo errato, e cioè che possa esistere una democrazia liberale “pura”, in cui principi sbandierati e pratica politica coincidano. Sbagliato. La sua riflessione, pur essendo debitrice del marxismo, a volte dichiarato a volte no, trova il suo limite in se stessa: perchè democrazia e capitalismo sono incompatibili, inconciliabili. Quale democrazia, poi: quella della Comune di Parigi e dell’attuale confederalismo democratico nel Kurdistan è la sperimentazione di una democrazia sostanziale, in cui la sovranità è autodeterminazione popolare; la democrazia formale borghese invece può avere il “peso” di diritti civili i più ampi cancellando le tutele sociali del Welfare di tradizione socialdemocratica, svuotando dunque le prerogative costituzionali.

Dario Gentili nella prefazione ha scritto: “Nonostante dopo <Walled States> – come Brown stessa dichiara – fosse impegnata a scrivere un libro su Marx, l’emergere nelle forme della democrazia di alterazioni che ne rivelano lo stato d’emergenza l’ha condotta ad approfondire in modo dettagliato il neoliberalismo e la sua razionalità peculiare”. Auspichiamo che la filosofa dell'Università di Berkeley riprenda il suo lavoro direttamente sui testi del rivoluzionario di Treviri e possa contribuire ad una feconda intersezione con l’altra sua passione di studio, Michel Foucault. Infatti possiamo grandemente convenire con lo stesso Gentili quando mette in evidenza che “le politiche securitarie e identitarie non rappresentano una reazione alla globalizzazione neoliberale dei mercati e all’incertezza e alla precarietà che il mercato produce, sono piuttosto complementari e addirittura funzionali all’ordine neoliberale.”

È necessaria quindi non un’ennesima generica “teoria critica” ma una critica rivoluzionaria alla teoria, al modo dei giovani Marx ed Engels de “La sacra famiglia” (1944) e della ‘critica-critica’ a Bruno Bauer e la sinistra hegeliana.

[le notazioni dal testo sono dall’e.book cit.]

SOGGETTIVISMO E TEORIE DEI BISOGNI



Il concetto di benessere collettivo non è la somma del soddisfacimento dei bisogni individuali (quali poi? quelli considerati primari, quelli solo definiti secondari, la misura di entrambi, quelli indotti dal capitalismo? cfr. Agnes Heller, La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli, 1974) + ma è il contesto di sistema entro il quale si maturano e sviluppano le inclinazioni e vocazioni naturali degli esseri umani ‘onnilaterali’ liberati, innanzitutto dall’alienazione a cui conduce il capitale. Fuori da questo, una concezione filosofica, pur originata dalla lettura di Marx, cade inevitabilmente nel soggettivismo, cioè, in questo caso, la centralità del soggetto individuale e non del soggetto collettivo.

 - Il sé si costituisce individualmente in quanto auto-valorizzazione e non più in quanto appartenente a un démos; le stesse istituzioni tradizionalmente rivolte al démos come la formazione, l’istruzione, l’amministrazione della giustizia – che Brown analizza a partire dalla realtà degli Stati Uniti ma che trovano puntuali conferme anche in Italia e altrove – rispondono ormai alla logica del mercato, che le configura in quanto ambienti per estrarre valore dall’investimento che ognuno e ognuna fa sul proprio capitale umano. (Dario Gentili, prefazione a  Wendy Brown 2023, cit.)

“il neoliberismo trasforma ogni ambito e sforzo umano, e gli esseri umani stessi, secondo un’immagine specifica di quello economico. Ogni condotta è una condotta economica; (..) l’homo oeconomicus di oggi è un pezzo di capitale umano profondamente costruito e governato, incaricato di migliorare e influenzare il proprio posizionamento competitivo aumentando il valore di portafoglio (monetario e non) in tutte le sue imprese e sedi.

(W.Brown, cit. da e.book, § corrispondenti)

+ Nota - Agnes Heller in Italia 

I “bisogni radicali”, che sono il centro dell’intero discorso critico con cui Heller interpreta Marx, sono anche la chiave che ci serve per comprendere la condizione che stiamo tuttora vivendo. (..) la soggettività è ridotta ogni giorno di più alla dimensione del consumatore (P.A.Rovatti, e.book, cit. § 63/500) con implicito riferimento alla “società liquida” di Zygmunt Bauman


(cfr.  OMOLOGAZIONE E ALIENAZIONE, http://ferdinandodubla.blogspot.com/2017/03/omologazione-e-alienazione.html

 

 + Pier Aldo Rovatti, studioso della Heller e prefatore delle varie edizioni negli anni della sua opera (1974, 1977, 2021)

 + Enzo Paci ospita negli stessi anni nella sua rivista Aut Aut i contributi della Heller, “il tema dei bisogni era già da tempo all’ordine del giorno nell’ambito di quell’incontro tra fenomenologia e marxismo che Paci aveva proposto all’inizio degli anni Sessanta e poi fatto crescere con libri, saggi e seminari (nel contesto del suo insegnamento di Filosofia teoretica all’Università Statale di Milano)”, P.A.Rovatti, cit. L’Aut Aut della rivista fondata da Paci nel 1951 in questo caso dall’opera di Kierkegaard che origina la teoresi storica dell’ esistenzialismo, diventa l’aut aut helleriano (superato) tra bisogni e desideri. + Le categorie utilizzate dalla filosofa per definire il concetto di bisogno sono ben sintetizzate al centro dell’articolo La teoria, la prassi e i bisogni umani pubblicato dalla rivista nel nr.135 del 1973.




“Seguendo l’impostazione di Marx, Heller inserisce un tipo particolare di bisogno qualitativo, chiamato bisogno radicale, che sorge nel contesto della società capitalistica ma, impossibilitato a esprimersi pienamente in tale tipo di società, punta al superamento della stessa [Heller A., op. cit., pp. 63; 81-104]. La Heller si allontana tuttavia da Marx: d’accordo con lui che i bisogni radicali siano prodotti dall’estraneazione del capitalismo stesso, ritiene tuttavia che con il sorgere della consapevolezza di tali bisogni irrompa nella storia l’elemento indeterminabile per eccellenza, la soggettività, la cui capacità di scegliere fra alternative esistenziali costituisce una condizione di imprescindibile libertà, più forte di qualunque necessità storicistica”, cfr. Michele Bortolini, “Agnes Heller e la teoria dei bisogni umani”, 

in Academia edu https://www.academia.edu/40607124/AGNES_HELLER_E_LA_TEORIA_DEI_BISOGNI_UMANI

 

Capitolo primo

Osservazioni preliminari: il concetto marxiano di bisogno

Riassumendo le proprie scoperte economiche, rispetto all’economia politica classica, Marx elenca i seguenti punti:

 1. Elaborazione della teoria secondo la quale il lavoratore vende al capitalista non il suo lavoro, ma la sua forza-lavoro.                       

 2. 2. Elaborazione della categoria generale del plusvalore e sua dimostrazione (profitto, salario e rendita fondiaria sono soltanto forme fenomeniche del plusvalore).

 3. 3. Scoperta del significato del valore d’uso (Marx scrive che le categorie valore e valore di scambio non sono nuove, ma sono riprese dall’economia politica classica). Se si analizzano le tre scoperte che Marx si attribuisce, non è difficile dimostrare che in qualche modo sono costruite tutte sul concetto di bisogno. [..]

anche la produzione di plusvalore soddisfa un bisogno (il “bisogno” di valorizzazione del capitale). Con i bisogni però Marx definisce anche la possibilità di produzione del plusvalore.

Attraverso l’intera opera di Marx riaffiora costantemente il pensiero che la possibilità di produrre plusvalore si realizza quando una determinata società è capace di produrre più di quanto basta per la soddisfazione dei suoi “bisogni vitali”. Marx non afferma certamente che la produzione di plusvalore avvenga in ogni caso del genere, ma solo che non è possibile senza questo surplus.

Agnes Heller, La teoria dei bisogni in Marx, con prefazione di Pier Aldo Rovatti, Mimesis, 2023, e-book,  § corrispondenti

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pregi e limiti #teoriacritica 

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