Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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martedì 12 novembre 2024

ALCUNI TEMI

 

La “questione meridionale”, su cui Gramsci scrisse pagine straordinariamente acute nel 1926 (poi pubblicate nel 1930 sulla rivista teorica del PCd’I “Lo Stato operaio“ edita a Parigi) può essere letta in termini di ‘modello’ sviluppista deterministicamente ‘progressista’ o in termini di ‘paradigma di civiltà’. Da cambiare, da trasformare, da rivoluzionare. Il Sud si è riposizionato. Ed è Sud globale. I sud-diti insorgono. Ma non è questione di latitudine geografica, è il pensiero radicale critico del capitalismo e dell’imperialismo che pone all’ordine del giorno il riscatto delle classi subalterne dal dominio coloniale delle élite, colonialismo esterno, dell’imperialismo occidentale atlantista fautore di guerra, e del colonialismo interno, la secessione sotto la ridicola retorica patriottarda dell’unità nazionale (la ‘nazione’, lo ‘Stato’!)  mentre riproducono le diseguaglianze sociali e l’egemonia del capitale finanziario. Attualità delle lezioni marxiste leniniste e gramsciane.

ALLE ORIGINI DEL “BLOCCO STORICO”

“Gli operai d'officina e i contadini poveri sono le due energie della rivoluzione proletaria. Per loro specialmente il comunismo rappresenta una necessità essenziale: il suo avvento significa la vita e la libertà, il permanere della proprietà privata significa il pericolo immanente di essere stritolati, di tutto perdere fino alla vita fisica. Essi sono l'elemento irriducibile, la continuità dell'entusiasmo rivoluzionario, la ferrea volontà di non accettare compromessi, di proseguire implacabilmente fino alle realizzazioni integrali, senza demoralizzarsi per gli insuccessi parziali e transitori, senza farsi troppe illusioni per i facili successi. Sono la spina dorsale della rivoluzione, i ferrei battaglioni dell'esercito proletario che avanza, rovesciando con l'impeto gli ostacoli o assediandoli con le sue maree umane che sgretolano, corrodono con opera paziente, con indefesso sacrificio. Il comunismo è la loro civiltà, è il sistema di condizioni storiche nelle quali acquisteranno una personalità, una dignità, una cultura, per il quale diventeranno spirito creatore di progresso e di bellezza. Ogni lavoro rivoluzionario ha probabilità di buona riuscita solo in quanto si fonda sulle necessità della loro vita e sulle esigenze della loro cultura. Ciò è indispensabile comprendano i leaders del movimento proletario e socialista. Ed è necessario comprendano come urga il problema di dare a questa forza incoercibile della rivoluzione la forma adeguata alla sua psicologia diffusa.

 

Antonio Gramsci, “Operai e contadini”, L’”Ordine Nuovo”, 2 agosto 2019

#subalternstudiesitalia le origini della categoria di “blocco storico” e dell’analisi della #questionemeridionale nel Gramsci ordinovista.


Copertina dall’ed. 2012 di CreateSpace Independent Publishing Platform

 

IV di cop. dall’ed. Editori Riuniti del 1995 di “Alcuni temi della questione meridionale” scritto nell’ottobre 1926

 

Il saggio di Giacomo Tarascio su Historia magistra- Rivista di storia critica a.IV, nr.9, 2012

Gramsci e la Questione meridionale. Genesi, edizioni e interpretazioni

estratto

 

 

Alcuni temi della quistione meridionale rappresenta l’unico testo organico di Antonio Gramsci; scritto nel 1926 su pochi fogli senza alcuna cancellatura, vergati con lo stile deciso tipico del Sardo; il saggio, in quasi un secolo di vita, ha suscitato letture e discussioni sia storiografiche, sia politiche. I Temi, non a caso, furono concepiti nella contingenza politica, a partire da una piccola polemica che coinvolse alcune delle vette intellettuali più alte del meridionalismo italiano; la nascita dei Temi è da collegarsi al saggio-manifesto di Guido Dorso La Rivoluzione meridionale (1.)

 

(1) G. Dorso, La Rivoluzione meridionale. Saggio storico-politico sulla lotta politica in Italia, Gobetti, Torino 1925, poi Einaudi, Torino 1945. Secondo qualcuno i Temi possono considerarsi  come «una vasta ed articolata recensione al libro dorsiano» (F.S. Festa, Introduzione, in G. Dorso, La Rivoluzione meridionale. Saggio storico-politico sulla lotta politica in Italia, Mephite, Atripalda 2003, p. 104 n.).

[..]

Iniziato nell’ottobre del 1926, lo scritto venne portato a sostanziale compimento prima dell’arresto, ed era probabilmente destinato alla pubblicazione in una nuova serie de «L’Ordine Nuovo» considerata, in quell’autunno, d’imminente uscita (2)

 

(2) F. Giasi, I comunisti torinesi e l’“egemonia del proletariato” nella rivoluzione italiana. Appunti sulle fonti di Alcuni temi della quistione meridionale di Gramsci, in Egemonie, a cura di A. d’Orsi, Dante & Descartes, Napoli 2008, p.152 n.

 

Tuttavia, dato il carattere fondamentale che questo tipo di pubblicazione aveva all’interno del progetto gramsciano di penetrazione comunista nel Meridione, non è da escludere come destinazione del saggio una nuova rivista destinata specificamente al mondo rurale, sulle orme di quella che era stata l’esperienza de «Il Seme» (3)

 

(3) Quindicinale diretto ai contadini fondato nel 1924; questa pubblicazione rientrava in un  programma editoriale più vasto da articolare fra gli strati contadini e le regioni italiane; tuttavia, tale programma non si concretizzò a causa della censura fascista. «Il Seme», organo dell’Associazione di difesa dei contadini poveri voluta da Gramsci e guidata da Giuseppe Di Vittorio, era sostenuto finanziariamente dal Krestintern (l’Internazionale contadina facente capo al Comintern).

 

Il manoscritto di quattordici pagine dal titolo, barrato e sostituito da quello universalmente noto (4),

 

(4) L’evidente differenza di scrittura rende difficile pensare che sia stato lo stesso Gramsci ad effettuare la correzione

 

Note sul problema meridionale e sull’atteggiamento nei suoi confronti dei comunisti, dei socialisti e dei democratici,  fu recuperato a Roma nella casa di via Morgagni – l’ultima dimora del deputato Gramsci, presso la famiglia Passarge – da Camilla Ravera, su indicazione dello stesso Gramsci (5),


(5) C.Ravera, Diario di trent'anni 1913-1943, Editori Riuniti, 1973, pag.253

e da lei affidato a Palmiro Togliatti a Parigi nel marzo del 1927.





a cura di Ferdinando Dubla, Subaltern studies Italia

 

 

su Camilla Ravera vedi in questo blog

la maestra CAMILLA, la segretaria del PCI

 

su Antonio Gramsci e la "questione meridionale" 

(Peter Mayo)

Dalla “Questione meridionale” alla “The Southern Question“


venerdì 8 novembre 2024

TORNIAMO A GRAMSCI. E AL SOGGETTO POLITICO. RIVOLUZIONARIO. *

 


Gli studi subalterni permettono un’estensione delle categorie concettuali con cui si pensa, per agire politicamente, il presente storico, nè la loro reductio nè il loro dissolvimento.

Il proletariato viene esteso ai gruppi subalterni e, da astrazione di classe presupposta, diventa reale motore della lotta delle classi, perchè inserito nella contesa egemonica. Che è il vero grimaldello che Gramsci offre nel Quaderno 25 - “Ai margini della storia-Storia dei gruppi sociali subalterni“  / Il passaggio dalla subalternità all’egemonia è dato però dall’autonomia, che è politica ma anche culturale. Che fa scaturire la “soggettivazione”, il soggetto storico agente nella prassi. Gramsci non è un filosofo “innocuo”, depotenziato della sua carica eversiva, genericamente nazional-popolare. Gramsci è un pensatore e uomo politico d’azione, marxista e rivoluzionario. / fe.d.

SUBJETIVACIÓN, REBELIÓN SUBALTERNA, TRANSFORMACIÓN REVOLUCIONARIA



Secondo Modonesi, l’autonomia, l’indipendenza di classe, è il ponte tra la subalternità e l’egemonia. La costituzione del soggetto politico rende autonoma la classe. Il processo di “soggettivazione” rende capaci i gruppi subalterni di contesa egemonica, sviluppando un processo rivoluzionario, formando e interpretando una “volontà collettiva”. In questo senso il “moderno Principe” è il partito, organizzazione della classe. Riferimento concreto della filosofia della prassi, è innanzitutto la prassi politica. Che è prassi rivoluzionaria con la conquista dell’autonomia del soggetto e dei gruppi subalterni ricomposti dalla frantumazione e disgregazione. È l’autonomia che trasforma la subalternità in un’egemonia che è combinazione di coercizione e consenso: non nel senso dell’egemonia borghese.

 

Sul libro di * Massimo Modonesi, Gramsci e il soggetto politico, Bordeaux, 2024

“la costituzione del soggetto politico culmin[a] nella formazione di una volontà collettiva”.

“Le collettività diventano soggetti politici grazie a fattori fondamentali che si realizzano processualmente, si alimentano e si interconnettono: coscienza-volontà collettiva e organizzazione del partito”.

“è in definitiva la lotta di classe a regolare il processo storico e politico”.

pp.38-39

“La volontà collettiva, pur poggiando sul solido terreno dei rapporti sociali materiali, si nutre di catarsi e di passione, di miti e di utopie, elementi di cui Gramsci si appropria criticamente e che inserisce nella sua visione originale della configurazione del soggetto storico”.  p.41

 - La condizione subalterna non può configurarsi come ‘subalternismo’; sebbene bisogna considerare che la stessa condizione di frantumazione e divisione dei gruppi subalterni, derivata anche da una coscienza di classe latitante o primitiva, porta all’”assoggettamento” in assenza di “soggettivazione”. Un “assoggettamento” dovuto all’offensiva nella contesa egemonica del dominio di classe che muta e trasforma le relazioni sociali e i rapporti di dominio nella “rivoluzione passiva”: rivoluzione perchè trasformazione, passiva per l’”assoggettamento”, appunto, dei subalterni.

Con l’espressione “rivoluzione passiva”, coniata da Vincenzo Cuoco, “Gramsci intende inquadrare un progresso politico che si verifica come reazione delle classi dominanti all’emergere delle istanze dei gruppi subalterni, accogliendone parte delle rivendicazioni in un processo di assorbimento e di restaurazione”. (G.Tarascio, Nazione e Mezzogiorno, Ediesse, 2020, pag.15)

 

La critica alla propria condizione ‘esistenziale’ non porta deterministicamente alla critica agli assetti sociali che producono i ruoli e le posizioni sociali. È necessario allora che il processo di ‘soggettivazione’ abbia il ‘soggetto politico’ che ricomponga la frantumazione e disgregazione in autonomia e coscienza di classe.

 

“dalla concettualizzazione e caratterizzazione della condizione subalterna parte il filo rosso che porta dalla passività all’attività o all’attivazione, alla prassi, a cui corrispondono nei Quaderni le nozioni più concrete di ‘azione politica’ o ‘azione collettiva’, espressioni che Gramsci usa con una certa frequenza - più la prima che la seconda -, come quando afferma, ad esempio, che l’”azione politica tende appunto a far uscire le grandi moltitudini dalla passività” (Q7,6,857). “ p.41

In questo blog cfr.

Il problema del soggetto rivoluzionario e la natura dialettica del concetto di subalterno




a cura di Ferdinando Dubla, Subaltern studies Italia