Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 9 aprile 2022

CLASSE e MEZZOGIORNO: NICOLA ZITARA e l’analisi postcoloniale del Sud

 

1. LA CLASSE del MEZZOGIORNO: NICOLA ZITARA, (Siderno, 1927/2010) o dell’analisi postcoloniale del Sud italiano

 

- Giornalista e “animatore” meridionalista, il suo giusnaturalismo teorizzava l’autodeterminazione dei popoli per diritto naturale. Non riuscì a coniugare compiutamente la ‘questione sociale’ della sua formazione socialista (nel 1964/1965 ricoprì la carica di segretario del PSIUP di Catanzaro) con la ‘questione politica’ dell’indipendenza/secessionismo (il suo eclettismo teorico, presente negli scritti dei ‘Quaderni calabresi’, rivista diretta dal giudice Francesco Tassone a Vibo Valentia, portò al fallimento del ‘Movimento meridionale’). La “nazione meridionale” fu la risposta sbagliata a un’esigenza giusta, che lo Zitara aveva solo intravisto nelle modalità postcoloniali della riunificazione italiana, con la patina retorica della ‘patria’ a coprire l’ineguaglianza strutturale dei modelli sociali capitalisti a egemonia finanziaria, che pure furono oggetto della sua analisi. Il fantasma neoborbonico non aleggiava ancora agli inizi degli anni ‘70, il periodo più interessante della scrittura dello Zitara postcoloniale, con la categoria di ‘proletariato esterno’, la critica all’’eurocentrismo’ coniugato al ‘colonialismo interno’; la perdita di più vasta portata che il Mezzogiorno subisce infatti, è rappresentata dalla spoliazione dell’energia creatrice di ogni ricchezza: le braccia e i cervelli umani. L'autosufficienza delle campagne è stata falcidiata dall'onda lunga del mercato capitalista, le ferite di una falsa industrializzazione coloniale sono presenti come monito indelebile, mentre i guasti ecologici riportano al paradossale conflitto tra lavoro e ambiente.

Sulla figura e le tesi ‘giovanili’ di Zitara, Subaltern studies Italia tornerà esaminando la sua opera prima, “L'Unità d'Italia: nascita di una colonia”, 1971, Jaca Book.

 

2. CAFONI e INDIOS, i SUD della TERRA e la costruzione di un’altra idea della modernità


Luciano Vasapollo, Dagli Appennini alle Ande. Cafoni e Indios, l'educazione della terra, Jaca Books, 2011

/scheda/

La situazione attuale ci obbliga a recuperare e inventare nuove e diverse modalità di convivenza, con processi educativi, culturali e politici che riconsiderino radicalmente il concetto stesso di sviluppo, praticando un cambiamento di paradigma: dal capitale fondato sulla crescita esponenziale dei profitti che si concentrano in poche mani alla valorizzazione dei fattori umani, sociali e ambientali di cui le civiltà contadine e i popoli originari, da sempre, sono promotori. Le loro forme di organizzazione sociale, basate su un sistema di coesistenza tra natura e uomo, non sono state liquidate perché incompatibili con il progresso o la modernità, ma perché incompatibili con la concentrazione dei beni in base alle leggi di mercato, che ancora oggi continuano a voler sopprimere l'educazione e il mondo socio-economico contadino, i popoli indigeni, la loro cultura, la loro natura, il loro socialismo precapitalista, la Madre Terra. Facendo la spola tra le due sponde dell'Oceano, attraverso un volo ideale dagli Appennini alle Ande, raccontando storie e pratiche secolari dei cafoni del nostro Meridione e degli indios boliviani, emerge in queste pagine lo spaccato di un'educazione e una pratica sociopolitica di popoli capaci di un equilibrio produttivo con la natura, di saggezza redistributiva nell'amministrazione di ricchezze e risorse, portatrici di un'idea alternativa di progresso che non si appiattisce sulla ricerca del profitto./

 

3. IL COLONIALISMO INTERNO 


“Francesco Tassone e Nicola Zitara stanno certamente segnando un pezzo forte e centrale della storia intellettuale e di trasformazione del meridionalismo militante del nostro paese. Al di là di quelle che possono essere a volte differenze di impostazione, condivido con loro l'idea di un popolo meridionale in cerca di giustizia sociale e di democrazia, di internità alle classi popolari, ai contadini, agli artigiani che vivevano e vivono un doppio regime di sfruttamento, quello del mondo di produzione capitalistico e quello di una oppressione coloniale, ancora irrisolto. È per questo che il libro di Nicola Zitara “L'unità d' Italia: nascita di una colonia” rappresenta a tutt'oggi un caposaldo della letteratura di classe su quella " questione meridionale" che rimane dentro una lunga agonia iniziata già all'alba del processo di unificazione nazionale. La questione contadina, che rappresenta la parte più viva della stessa "questione meridionale", parte proprio dalla voluta esclusione delle terre del Sud al processo risorgimentale e quindi allo stesso percorso complesso e contraddittorio dell'unificazione nazionale. (..)

storia delle rivolte contadine del nostro Sud, già da quelle innescate dalla conquista garibaldina, in risposta alla quale il brigantaggio dà forma alla rivolta attraverso l'azione di numerose bande armate contadine e si fa movimento duraturo per tutto il decennio 1860-1870, dalla Puglia alla Calabria, dalla Basilicata alla Campania fino a raggiungere il Molise, il Lazio e gli Abruzzi. (..)

Tribunali speciali, giudizi sommari, fucilazioni sul posto trasformano la rivolta sociale in una faccenda puramente repressiva e militare; metodo questo molto spesso usato anche dai giovani della cosiddetta democrazia parlamentare post-Resistenza negli anni '50,'60,'70 del XX secolo, per non parlare delle forme più sofisticate ma non meno dure e repressive che anche oggi colpiscono movimenti sociali e sindacali e esprimono con la loro conflittualità la volontà della trasformazione radicale e il superamento dell' "Italia dei padroni ". (..)”

(..)

"l'unità d'Italia è identificata proprio dalla nascita di questa colonia; tematica tutta politica ben interpretata e analizzata sino in fondo da Antonio Gramsci nel suo fondamentale scritto del 1930, Alcuni temi della questione meridionale. Gramsci evidenzia che l'alleanza di classe capitalista del Nord e del Sud identifica, nelle sue diverse forme, il blocco agrario-industriale imposto dalla borghesia italiana per soffocare i movimenti rivoluzionari contadini e operai; e l'unica risposta a ciò era necessariamente la proposta di una altrettanto forte alleanza di classe tra gli operai sfruttati del Nord e i contadini sfruttati del Meridione, creando così quel blocco sociale di classe rivoluzionario che avrebbe potuto rompere l'assetto socio-economico capitalistico imposto con l'unità d'Italia".


da Luciano Vasapollo, Prefazione a Nicola Zitara, “L’unità d’Italia - Nascita di una colonia, Jaca Book, 2010, (1^ ed. 1971), pp. 10/11/12/13


Nicola Zitara (Siderno, 1927/2010)

Luciano Vasapollo [Arena (VV),1955]


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