Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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giovedì 26 maggio 2022

LES ANNALES E IL DECENTRAMENTO DEL SOGGETTO

 

UN SAGGIO SULLE ANNALES sul sito Treccani (autore non reperito) può essere spunto di comparazione con contenuti e metodologie dei Subaltern studies.

 

Il decentramento del soggetto 4.

La storiografia delle Annales e l’opera di Fernand Braudel

L’histoire-bataille, il bersaglio delle Annales

 

- I fondatori delle Annales, sia quelli della prima generazione, come Lucien Febvre e Marc Bloch, sia soprattutto quelli della seconda generazione, come Fernand Braudel, hanno costantemente individuato come proprio bersaglio un tipo di storiografia che in lingua francese assume diverse definizioni: histoire-bataille, histoire historisante, histoire événementielle. Si tratta, in sintesi, della storia politica modellata sui grandi individui (sovrani, principi, pontefici), sulle azioni che li contraddistinguono (battaglie, regni, trattati, conquiste), sulla dimensione temporale che vi corrisponde (avvenimenti, periodi brevi, vittorie e sconfitte) e sulla forma espositiva che inevitabilmente ne discende (il racconto, inteso come biografia o intreccio di biografie).

Questo modello storiografico – e qui è soprattutto Braudel a far sentire la propria voce – implica una definizione dell’“oggetto storico” che conduce a fondare la storia sull’antropologismo. Per l’histoire-bataille è, infatti, storico solo ciò che può essere ricondotto a un’origine umana. La storicità deriva quindi dalla possibilità di attribuire eventi, reperti o documenti a un soggetto umano agente. Il documento storico, in questa prospettiva, va essenzialmente interpretato, cioè pazientemente decifrato alla ricerca della intenzionalità umana che contiene o dovrebbe contenere e che gli conferisce senso.


La posizione di Marc Bloch


Le Annales hanno inizialmente opposto all’histoire événementielle la posizione di Marc Bloch, secondo cui lo storico deve compiere, nel suo lavoro, una specie di oscillazione continua in grado di ricongiungere le coscienze umane e una storia intesa come “scienza del diverso” (Apologia della storia, Torino, Einaudi, 1969, p. 41). Bloch pensa, quindi, a un oggetto storico fondamentalmente costituito dall’uomo (“Il buono storico somiglia all’orco della fiaba: là dove fiuta carne umana, là sa che è la sua preda” – Apologia della storia, p. 41), ma ritiene che la dimensione umana non consista nella psicologia o nelle gesta dei grandi individui.

La storia va invece costruita connettendo il piano individuale ai contesti che lo circondano: l’economia, la società, la religione.


La posizione di Fernand Braudel


Laddove Bloch individuava unità, rimandi e legami, Braudel non vede più possibilità di conciliazione e mostra una serie di rotture. La prima, la più celebre, riguarda la differenziazione degli strati temporali. Non vi è un’unica temporalità, ricalcata spesso sulla scala del racconto di vite individuali, ma la compresenza di tre ritmi o durate.

In primo luogo: “una storia quasi immobile, quella dell’uomo nei suoi rapporti con l’ambiente: una storia di lento svolgimento e di lente trasformazioni, fatta spesso di ritorni insistenti e di lente trasformazioni, di cicli incessantemente ricominciati [...]

storia, quasi fuori del tempo, a contatto con le cose inanimate [...] Al disopra di questa storia immobile, una storia lentamente ritmata [...] una storia sociale, quella dei gruppi e degli aggruppamenti [...] le economie e gli stati, le società, le civiltà [...] La terza parte, infine, è quella della storia tradizionale, se si vuole della storia secondo la dimensione non dell’uomo, ma dell’individuo, la storia ‘événementielle’ [...] un’agitazione di superficie, le onde che le maree sollevano sul loro potente movimento. Una storia dalle oscillazioni brevi, rapide, nervose” (Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, Torino, Einaudi, 1986, vol. I, p. XXVII).

 

- Dimensione temporale e oggetto storico


La presenza di dimensioni temporali di lunga durata fa sorgere oggetti storici di natura differente. La serie di temperature che costituisce un clima, le linee e la conformazione degli spazi, le oscillazioni demografiche o dei valori economici sono oggetti storici che non ricevono senso da azioni o intenzioni umane, ma dalla serie che li collega. Disponendo alcuni dati in una serie di lunga durata, appaiono eventi che i contemporanei non hanno percepito come tali: si vedono apparire tendenze, curve, andamenti, che costituiscono condizioni di possibilità o di impossibilità storica. Il principio fondamentale della tripartizione proposta da Braudel consiste nell’affermare che ogni durata genera un proprio tipo di eventi. Evento, di conseguenza, non è tanto tutto ciò che conserva tracce umane e tende ad apparire mobile e mutevole, ma il prodotto della serie di elementi che appartengono a uno stesso tipo di durata. Il tempo storico, se ancora si vuole usare una definizione unitaria, è quindi costituito dal rapporto fra gli strati temporali; rapporto stridente e discorde, dato che essi non scorrono armonicamente, ma si trovano quasi sempre in disequilibrio reciproco.


- Il posto dell’uomo


L’uomo come agente storico perde ogni privilegio, perché il suo posto è di volta in volta definito dal rapporto tra la temporalità dell’esistenza umana e altre forme di durata anonime e impersonali. Se l’uomo non è più l’origine e il fulcro della storia, riportare ogni dato storico a un’esistenza umana può costruire un racconto letterariamente vivido ed emozionante, ma epistemologicamente pericoloso.

La storia dell’individuo “è la più appassionante, la più ricca di umanità, anche la più pericolosa. Diffidiamo di questa storia ancora rovente, come l’hanno sentita, descritta, vista i contemporanei, al ritmo della loro vita, breve come la nostra. Essa ha la dimensione delle loro collere, dei loro sogni e delle loro illusioni” (Civiltà e imperi del Mediterraneo, p. XXVIII). Braudel associa ripetutamente, nella Prefazione a Civiltà e imperi del Mediterraneo, la nozione di pericolo, o di sortilegio, o di maleficio, alla visione antropologizzata dei processi storici. Come nei sortilegi, appare qualcosa che, occupando tutto il campo visivo, in realtà impedisce di vedere.

“Gli avvenimenti risonanti spesso sono soltanto degli istanti, delle manifestazioni di ampi destini, e si spiegano soltanto per mezzo di questi”. (ibidem, p. XXVIII).

- Tempo: durate, movimenti, velocità


Decomporre il tempo in durate multiple, in movimenti a velocità diverse implica, e di questo Braudel è ben cosciente, frantumare il posto centrale riservato all’uomo: “siamo giunti a decomporre la storia in piani sovrapposti [...] O, se si preferisce ancora, a decomporre l’uomo” (ibidem, p. XXVIII). La storia, dice alla fine Braudel, non è sviluppo armonioso dell’umano, ma limite, condizione, differenza: “Davanti a un uomo sono sempre tentato di vederlo chiuso in un destino ch’egli fabbrica a stento, in un paesaggio che disegna dietro e davanti a lui la prospettiva infinita della ‘lunga durata’” (ibidem, vol. II, p. 1337). / fine


Fernand Braudel, Marc Bloch

Lucien Febvre, Fernand Braudel 



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