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L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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lunedì 1 agosto 2022

ERNESTO DE MARTINO, CESARE PAVESE E LA "COLLANA VIOLA"

 

  • La scheda di Pavese
  • L'impostazione di De Martino
  • L'etnologo e il poeta

 

- Tra entusiasmo e cautela

LA CORRISPONDENZA della COLLANA VIOLA

 

LA SCHEDA di PAVESE

 In quei giorni usciva l’Antologia Einaudi 1948, un volume tra la strenna e il catalogo storico, curata personalmente da Pavese. A lui va ascritta la “scheda” di presentazione della collana viola.

“La collezione di studi religiosi etnologici e psicologici, la cosiddetta collana viola, è la più giovane del nostro catalogo e forse quella di cui più si sentiva il bisogno in Italia. Mentre in Inghilterra, in Francia, in Germania, in America da quasi un secolo la storia, la sociologia e la psicologia vanno rinnovandosi attraverso l’appassionato interesse per le società primitive e selvagge, per i loro culti, le loro istituzioni e tecniche, da noi ben poco s’era fatto per informare di questi conati di un nuovo e bizzarro umanesimo il pubblico colto. Le discussioni e i problemi sollevati dalle ricerche di Edward B. Tylor, James Frazer, Andrew Lang, Emile Durkheim, Leo Frobenius, Lucien Lévy-Bruhl, Walter Otto e tanti altri, nemmeno ci giungevano se non come pallida eco, e comunque non trovavano un ambiente adatto a quella rielaborazione e acclimatazione che costituiscono il naturale processo di ricambio di ogni cultura vitale. Un pioniere in questo campo fu, coi suoi studi sul Naturalismo e Storicismo nell’etnologia, Ernesto de Martino, nel cui nome abbiamo voluto iniziare la collezione. (…)


 

L’IMPOSTAZIONE di DE MARTINO

 La materia stessa della collezione viola costituisce un terreno assai fertile per la germinazione di motivi razzistici, esoterici, decadenti, torbidamente romantici, e nel complesso reazionari. (..) Il mio punto di vista è che le opere di questi reazionari - le più significative - debbono essere tradotte e fatte conoscere al nostro pubblico, ma a patto che siano precedute da una introduzione orientatrice che, segnalando i pericoli, operi nel nostro ambiente culturale come una sorta di vaccino definitivo. E’ il punto di vista di Bianchi Bandinelli nella sua eccellente prefazione al Frobenius. Devi aggiungere che in Italia la materia culturale che forma oggetto della collezione ha una assai modesta tradizione scientifica, e a noi tocca in certo modo la responsabilità di formarne una, il che significa per noi un accresciuto obbligo di vigilanza, di controllo e di cautela.

da de Martino a Pavese, dattiloscritto non datato (pres. 9/10 ottobre 1949)

da Cesare Pavese Ernesto De Martino, La collana viola, Lettere 1945-1950 (a cura di Pietro Angelini), Bollati Boringhieri, 1991, pag. 122-123 (nota) e pag.152. 

 

L’etnologo e il poeta

 

Povero Cesare / la mia amicizia gli fiorì dopo morto / modesta viola sulla tomba. / Così restò a me / il gusto amaro / di una pietà troppo tarda / ed il rimorso / di una disattenzione impietosa/ finché/ povero Cesare / fu nel bisogno.

Cesare Pavese e i due volti del Piemonte, Santo Stefano Belbo e Torino, la campagna ancestrale e la città aperta al mondo moderno. Per me: le Province del Regno e Napoli, anzi, nella stessa Napoli, la ragione illuministica e la jettatura, Vico e il culto dell’Avvocata, Don Benedetto e S.Gennaro. Un incontro di noi due, il piemontese e il napoletano, il poeta e l’etnologo, nella apparente casualità di una iniziativa editoriale: un incontro le cui ragioni inizialmente sfuggirono a me molto più che a lui, e che solo dopo la sua morte cominciarono a proporsi in me, dapprima come vago ritornante ricordo, e quasi come oscuro debito contratto con lui. Giunse poi il giorno - durante le ferie di agosto del 1962, in un villaggio di pescatori della “Terra del Rimorso” - giunse il giorno in cui rimeditando sul tema della “fine del mondo” e tracciando i primi contorni di un’opera storico-culturale che intendevo scrivere sull’argomento - quel ricordo vago e ritornante prese a crescere in me, e il debito a precisarsi nel modo col quale doveva essere pagato. Scrissi così questi versi, quasi “prologo in cielo” di un rapporto con lui che stava per essere affidato alla “terrena ragione” e alle sorvegliate analisi della ricerca storica. Ernesto de Martino /

dall’ Archivio Vittoria De Palma, il “prologo in cielo” in cui è inserito questo scritto è datato 1962, riprodotto in

- Cesare Pavese - Ernesto De Martino, La collana viola, Lettere 1945-1950, a cura di Pietro Angelini, Bollati Boringhieri, 1991, pp.191-192.

Cesare Pavese era morto suicida il 27 agosto 1950.








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