lunedì 6 settembre 2010
IL CAOS NELLE SCUOLE: ECCO LA “RIFORMA” DELLA GELMINI, UNA MACELLERIA SOCIALE CHE DISTRUGGERA’ LA QUALITA’ DELL’ISTRUZIONE PUBBLICA!
Le scuole riaprono e la cosiddetta “riforma” della Gelmini appare in tutta la sua vera essenza: tagli indiscriminati e una macelleria sociale per il personale docente, gli ATA e i tecnici e amministrativi. La battaglia di queste categorie per il posto di lavoro è sacrosanta ma non è l'unico motivo delle mobilitazioni: è un modo per alzare la testa in un paese dove non si parla più di cose importanti. La propaganda sulla pelle delle istituzioni pubbliche è la sola arte di questo governo al tramonto e travolto dalle sue stesse contraddizioni interne, e la scuola è l’emblema significativo del fallimento di una politica che vuole escludere le classi popolari dalla cultura, dal sapere e dalla conoscenza. Togliere insegnanti, ridurre le cattedre, affollare all'inverosimile le classi, tagliare i fondi, esplicita un piano scientifico di rinsecchimento della scuola pubblica, fino a devitalizzarla, riducendone le funzioni vitali. Per questo governo il nemico è la scuola pubblica, il suo compito di fornire sapere e conoscenza per «non uno di meno». Il nemico è la scuola che costruisce uguaglianza e futuro. Il nemico è la fabbrica di cultura che ancora resiste, sopravvive nella riserva indiana della scuola, tiene vivo quello che è stato il suo ruolo negli ultimi 60 anni, fra mille contraddizioni: formare i cittadini della Repubblica.
Basta venire qui a Taranto e rendersi conto in questi giorni delle difficoltà enormi in cui versa l’Ufficio scolastico provinciale: le nomine dei docenti con contratto a tempo determinato, docenti che formalmente prendono servizio dal 1 settembre e vanno ad occupare i posti vacanti senza dei quali la scuola non può iniziare, sono in un ritardo ormai inammissibile; le nomine a t.d. del personale ATA bloccate in attesa di decreto ministeriale: ma anche senza bidelli e personale tecnico-amministrativo le scuole non possono funzionare!! Il taglio di 8 miliardi in tre anni della famigerata legge 133/2008, sta producendo i suoi nefasti effetti: sono migliaia e migliaia in tutta Italia gli incarichi non rinnovati, ma la questione, contrariamente a quanto dichiara sorridente l’incompetente ministro che straparla di impossibilità di assunzioni e di “carità sociale”, non riguarda solo i professori; riguarda la complessiva qualità della scuola pubblica. Perché se le classi si formano stipando un numero oltre i 25 alunni nelle nostre fatiscenti strutture, se ne vanno a farsi benedire sia la sicurezza che l’insegnamento di qualità necessario a tutti i nostri figli per superare le difficoltà di apprendimento o per valorizzare pienamente le loro risorse intellettive. Quando si formano classi da trenta e passa alunni si obbliga l'insegnante a non ascoltare più il bisogno formativo, legato sempre al contesto sociale. E invece i nostri studenti vanno ascoltati perché ogni allievo è un mondo con una propria storia, famiglia e quartiere, quindi ha potenzialità e caratteristiche diverse da tutti gli altri.
Siamo di fronte al licenziamento di migliaia di persone, a 10mila insegnanti dichiarati in soprannumero, a scuole elementari che non possono garantire più i tempi scuola richiesti dalle famiglie, a classi più affollate e insicure, all'impossibilità di assicurare risposte adeguate d'integrazione per gli alunni disabili. Mentre tutti i paesi evoluti investono in formazione, in Italia si approfitta della crisi per smantellare scuole, università e enti di ricerca. La Gelmini non è quella delle mille immaginette portate in processione nei cortei, né la giovane laureata costretta a riparare in Calabria per conseguire la sospirata abilitazione. È quella che si vanta di aver impostato una «riforma epocale» della scuola, rivendicando con una certa sfrontatezza la coerenza della sua azione attuale con quelle dei suoi predecessori.
Per lei e questo governo va tutto bene. Le proteste dei precari sono solo politica, e per questo è ben decisa a non incontrarli. Gli investimenti ci sono, ed anzi aumentano, salvo specificare come e dove. Il tempo pieno non è diminuito, forse è aumentata la domanda, vedremo. E altre facezie. Il capo del governo fa scuola, naturalmente, nel creare una realtà virtuale perfetta. La realtà che le famiglie incontrano ogni giorno narra di un mondo diverso. I tagli non stanno incidendo solo a livello economico, stanno ferendo profondamente le vite degli altri.
Si moltiplicano le iniziative e le mobilitazioni, si ricorre anche a forme estreme di lotta come lo sciopero della fame, ma tutto ciò non può avvenire nell’indifferenza generale e nel sordido silenzio dei media asserviti ai voleri del capo del governo e della sua corte di distruttori delle prerogative costituzionali. La cosiddetta ‘riforma’, che per igiene linguistica va chiamata con il suo nome, ‘macelleria’, è stata fatta dal ministero dell'Economia e non ha nessun senso pedagogico. Ecco perché chiediamo il ritiro dei tagli, le dimissioni del ministro dell'Istruzione ma anche dell'intero governo.
I docenti e tutto il personale della scuola non vogliono l’elemosina, vogliono la scuola per cui abbiamo lottato negli anni ’60 e ‘70, non quella che è costretta a rinunciare a tutto, al tempo pieno, alle ore di insegnamento e anche alla carta igienica.
I comunisti italiani sono al fianco dei lavoratori della scuola e si impegnano a diffondere le loro sacrosante rivendicazioni, in primis la restituzione degli 8 miliardi di tagli decisi con la legge 133. E l’assunzione dei precari già in graduatoria.
I ragazzi e le famiglie devono dimostrare che non sono spettatori di una corrida, ministra contro precari, ma protagonisti: occorre stendere intorno alla scuola un cordone forte, ampio, unitario di solidarietà. E sollecitare l'impegno di forze politiche e sindacali per la crescita e lo sviluppo della scuola pubblica.
Siamo per la costruzione di un fronte comune della società che non si arrende e non si arrenderà mai allo scempio della scuola della Repubblica. La scuola sopravviverà alla Gelmini.
Ferdinando Dubla, segreteria prov. PdCI – Federazione di Taranto
Basta venire qui a Taranto e rendersi conto in questi giorni delle difficoltà enormi in cui versa l’Ufficio scolastico provinciale: le nomine dei docenti con contratto a tempo determinato, docenti che formalmente prendono servizio dal 1 settembre e vanno ad occupare i posti vacanti senza dei quali la scuola non può iniziare, sono in un ritardo ormai inammissibile; le nomine a t.d. del personale ATA bloccate in attesa di decreto ministeriale: ma anche senza bidelli e personale tecnico-amministrativo le scuole non possono funzionare!! Il taglio di 8 miliardi in tre anni della famigerata legge 133/2008, sta producendo i suoi nefasti effetti: sono migliaia e migliaia in tutta Italia gli incarichi non rinnovati, ma la questione, contrariamente a quanto dichiara sorridente l’incompetente ministro che straparla di impossibilità di assunzioni e di “carità sociale”, non riguarda solo i professori; riguarda la complessiva qualità della scuola pubblica. Perché se le classi si formano stipando un numero oltre i 25 alunni nelle nostre fatiscenti strutture, se ne vanno a farsi benedire sia la sicurezza che l’insegnamento di qualità necessario a tutti i nostri figli per superare le difficoltà di apprendimento o per valorizzare pienamente le loro risorse intellettive. Quando si formano classi da trenta e passa alunni si obbliga l'insegnante a non ascoltare più il bisogno formativo, legato sempre al contesto sociale. E invece i nostri studenti vanno ascoltati perché ogni allievo è un mondo con una propria storia, famiglia e quartiere, quindi ha potenzialità e caratteristiche diverse da tutti gli altri.
Siamo di fronte al licenziamento di migliaia di persone, a 10mila insegnanti dichiarati in soprannumero, a scuole elementari che non possono garantire più i tempi scuola richiesti dalle famiglie, a classi più affollate e insicure, all'impossibilità di assicurare risposte adeguate d'integrazione per gli alunni disabili. Mentre tutti i paesi evoluti investono in formazione, in Italia si approfitta della crisi per smantellare scuole, università e enti di ricerca. La Gelmini non è quella delle mille immaginette portate in processione nei cortei, né la giovane laureata costretta a riparare in Calabria per conseguire la sospirata abilitazione. È quella che si vanta di aver impostato una «riforma epocale» della scuola, rivendicando con una certa sfrontatezza la coerenza della sua azione attuale con quelle dei suoi predecessori.
Per lei e questo governo va tutto bene. Le proteste dei precari sono solo politica, e per questo è ben decisa a non incontrarli. Gli investimenti ci sono, ed anzi aumentano, salvo specificare come e dove. Il tempo pieno non è diminuito, forse è aumentata la domanda, vedremo. E altre facezie. Il capo del governo fa scuola, naturalmente, nel creare una realtà virtuale perfetta. La realtà che le famiglie incontrano ogni giorno narra di un mondo diverso. I tagli non stanno incidendo solo a livello economico, stanno ferendo profondamente le vite degli altri.
Si moltiplicano le iniziative e le mobilitazioni, si ricorre anche a forme estreme di lotta come lo sciopero della fame, ma tutto ciò non può avvenire nell’indifferenza generale e nel sordido silenzio dei media asserviti ai voleri del capo del governo e della sua corte di distruttori delle prerogative costituzionali. La cosiddetta ‘riforma’, che per igiene linguistica va chiamata con il suo nome, ‘macelleria’, è stata fatta dal ministero dell'Economia e non ha nessun senso pedagogico. Ecco perché chiediamo il ritiro dei tagli, le dimissioni del ministro dell'Istruzione ma anche dell'intero governo.
I docenti e tutto il personale della scuola non vogliono l’elemosina, vogliono la scuola per cui abbiamo lottato negli anni ’60 e ‘70, non quella che è costretta a rinunciare a tutto, al tempo pieno, alle ore di insegnamento e anche alla carta igienica.
I comunisti italiani sono al fianco dei lavoratori della scuola e si impegnano a diffondere le loro sacrosante rivendicazioni, in primis la restituzione degli 8 miliardi di tagli decisi con la legge 133. E l’assunzione dei precari già in graduatoria.
I ragazzi e le famiglie devono dimostrare che non sono spettatori di una corrida, ministra contro precari, ma protagonisti: occorre stendere intorno alla scuola un cordone forte, ampio, unitario di solidarietà. E sollecitare l'impegno di forze politiche e sindacali per la crescita e lo sviluppo della scuola pubblica.
Siamo per la costruzione di un fronte comune della società che non si arrende e non si arrenderà mai allo scempio della scuola della Repubblica. La scuola sopravviverà alla Gelmini.
Ferdinando Dubla, segreteria prov. PdCI – Federazione di Taranto
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E' possibile avere una idea chiara del perchè a tuttoggi a Taranto non si sta procedendo alle nomine a td ? Puoi dirci qualcosa di più preciso? te ne sono grata
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