mercoledì 16 marzo 2011
Le bugie della Gelmini
Mimmo Pantaleo, segretario nazionale FLC-CGIL, su Liberazione del 15 marzo. Condividiamo e rilanciamo:
Le bugie di Gelmini, ospite della trasmissione di Fazio
Domenica sera la ministra Gelmini è stata ospite di una nota trasmissione televisiva. Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di ribaltare la realtà. Siamo senza parole. Una ministra senza credibilità e senza pudore, da un lato difende il presidente del Consiglio quando attacca gli insegnanti e dall'altro si fa promotrice del miglioramento della qualità della scuola pubblica. Ma di quale qualità sta parlando Gelmini? I dati la smentiscono clamorosamente.
Dal prossimo anno ci saranno meno 19mila 700 docenti e 14mila 500 Ata che si aggiungono ai clamorosi tagli degli ultimi due anni. Altro che contenimento della pianta organica, come affermato dalla ministra ieri sera!
La tristezza di questi numeri ci dice che le scelte politiche del governo di centro destra, in carica pressoché ininterrottamente da 11 anni, hanno messo alle corde la scuola pubblica, impoverendola di fondi, insegnanti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo (130 mila posti in meno in tre anni). Alla ministra chiediamo invece di dare una risposta alle migliaia di precari che da anni lavorano nelle scuole, nelle università e negli istituti di ricerca pubblici e che per colpa delle scellerate riforme del governo sono stati privati di qualsiasi speranza e prospettiva.
I dati Ocse 2010, poi, ci raccontano una realtà diversa: l'Italia investe meno nella scuola il 4,5 per cento in rapporto al Pil contro una media del 5,7 per cento. Ma disinveste anche in ricerca e università pubblica perché ritenute un puro costo e non una straordinaria opportunità per rivitalizzare la qualità economica e sociale del Paese. Questo ha significato il progressivo impoverimento dei comparti della conoscenza. Le scuole sono in rosso e sono costrette a fare affidamento sui contributi volontari delle famiglie (aumentati in alcuni casi fino al 300 per cento). Mentre la scuola pubblica languiva, la scuola privata godeva dei finanziamenti statali pressocché inalterati. Le università non sono più in grado di garantire la prosecuzione dei contratti a termine e a progetto, di fare i concorsi, di investire in ricerca. Vengono ridimensionati importanti progetti negli istituti di ricerca pubblica. Questa è la verita' che solo la ministra non vede o finge di non vedere perche è lei la responsabile principale, insieme a Tremonti, della crisi dei settori della conoscenza che è lo specchio della assenza di una visione di futuro del governo Berlusconi.
Fa specie inoltre che candidamente la ministra affermi che le retribuzioni del personale sono tra le più basse d'Europa quando è stato proprio il governo di cui fa parte che ha bloccato qualche mese fa i contratti in tutto il pubblico impiego e gli scatti di anzianità del personale della scuola.
Infine è gravissimo che Gelmini affermi con leggerezza che non si appassiona al dibattito tra scuola pubblica e privata. Le vogliamo ricordare, insieme alle centinaia di migliaia di persone scese in piazza sabato scorso, che è un ministro della Repubblica e che la Costituzione sulla quale ha giurato garantisce l'istruzione pubblica a tutti i cittadini. Se non si appassiona cambi mestiere!
La migliore risposta alle favole e alle manipolazioni della ministra è lo sciopero generale che la Cgil ha indetto per il 6 maggio. Chiediamo un'adesione massiccia di tutti i lavoratori per la difesa della scuola, dell'università e della ricerca pubblica.
Le bugie di Gelmini, ospite della trasmissione di Fazio
Domenica sera la ministra Gelmini è stata ospite di una nota trasmissione televisiva. Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di ribaltare la realtà. Siamo senza parole. Una ministra senza credibilità e senza pudore, da un lato difende il presidente del Consiglio quando attacca gli insegnanti e dall'altro si fa promotrice del miglioramento della qualità della scuola pubblica. Ma di quale qualità sta parlando Gelmini? I dati la smentiscono clamorosamente.
Dal prossimo anno ci saranno meno 19mila 700 docenti e 14mila 500 Ata che si aggiungono ai clamorosi tagli degli ultimi due anni. Altro che contenimento della pianta organica, come affermato dalla ministra ieri sera!
La tristezza di questi numeri ci dice che le scelte politiche del governo di centro destra, in carica pressoché ininterrottamente da 11 anni, hanno messo alle corde la scuola pubblica, impoverendola di fondi, insegnanti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo (130 mila posti in meno in tre anni). Alla ministra chiediamo invece di dare una risposta alle migliaia di precari che da anni lavorano nelle scuole, nelle università e negli istituti di ricerca pubblici e che per colpa delle scellerate riforme del governo sono stati privati di qualsiasi speranza e prospettiva.
I dati Ocse 2010, poi, ci raccontano una realtà diversa: l'Italia investe meno nella scuola il 4,5 per cento in rapporto al Pil contro una media del 5,7 per cento. Ma disinveste anche in ricerca e università pubblica perché ritenute un puro costo e non una straordinaria opportunità per rivitalizzare la qualità economica e sociale del Paese. Questo ha significato il progressivo impoverimento dei comparti della conoscenza. Le scuole sono in rosso e sono costrette a fare affidamento sui contributi volontari delle famiglie (aumentati in alcuni casi fino al 300 per cento). Mentre la scuola pubblica languiva, la scuola privata godeva dei finanziamenti statali pressocché inalterati. Le università non sono più in grado di garantire la prosecuzione dei contratti a termine e a progetto, di fare i concorsi, di investire in ricerca. Vengono ridimensionati importanti progetti negli istituti di ricerca pubblica. Questa è la verita' che solo la ministra non vede o finge di non vedere perche è lei la responsabile principale, insieme a Tremonti, della crisi dei settori della conoscenza che è lo specchio della assenza di una visione di futuro del governo Berlusconi.
Fa specie inoltre che candidamente la ministra affermi che le retribuzioni del personale sono tra le più basse d'Europa quando è stato proprio il governo di cui fa parte che ha bloccato qualche mese fa i contratti in tutto il pubblico impiego e gli scatti di anzianità del personale della scuola.
Infine è gravissimo che Gelmini affermi con leggerezza che non si appassiona al dibattito tra scuola pubblica e privata. Le vogliamo ricordare, insieme alle centinaia di migliaia di persone scese in piazza sabato scorso, che è un ministro della Repubblica e che la Costituzione sulla quale ha giurato garantisce l'istruzione pubblica a tutti i cittadini. Se non si appassiona cambi mestiere!
La migliore risposta alle favole e alle manipolazioni della ministra è lo sciopero generale che la Cgil ha indetto per il 6 maggio. Chiediamo un'adesione massiccia di tutti i lavoratori per la difesa della scuola, dell'università e della ricerca pubblica.
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