Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 17 novembre 2012

Una nota sul qualunquismo

“per chi la crisi non è mai iniziata perché non è mai finita”


IL QUALUNQUISMO, falsa sintesi del senso comune, è l’avversario più insidioso non solo per la coscienza di classe, ma per l’emancipazione della coscienza di massa. La rivolta qualunquista, come oggi il fenomeno “Grillo”, che si abbevera alla cosiddetta ‘anti-politica’, è, al di là delle forme e modi diversi con cui si presenta, ricorrente nelle fasi di crisi economica e culturale, si alimenta del frantumato tessuto sociale e si presenta come antitetico al sistema. Ma antitetico non lo è: è solo oppositivo, cerca il consenso passivo di protesta , rinuncia ad una progettazione sociale di riferimento, a un disegno di classe. Per i comunisti, è un’insidia tanto più forte quanto più è la rinuncia ad una formazione politica di massa alternativa al sistema. Il marxismo offre invece strumenti scientifici sia per l’interpretazione della realtà, sia per la sua trasformazione rivoluzionaria. Agli albori del metodo scientifico moderno, il filosofo Francesco Bacone (1561-1626), accanto ad una pars destruens per abbattere gli idola tribus (gli errori della tribù, quelli radicati nella specie umana, che è fatta in modo tale che inevitabilmente commette errori), indica una procedura costruens, attraverso la cosiddetta dottrina delle tavole (un fenomeno si osserva e si studia attraverso la ricorrenza delle sue variabili). Il marxismo è progressivo anche rispetto a questo stesso metodo.

Espropriati del linguaggio aderente alla realtà, tutti sentono parlare di “riforme” e “stabilizzazione”, volendo intendere il significato contrario: misure reazionarie e instablità strutturale, quelle proprie del sistema capitalista avviluppato nelle sue contraddizioni. E’ una situazione storica già studiata da Gramsci con la categoria di ‘senso comune’, amplificata oggi dall’uso dei media sia tradizionali, la stampa e la tv, che cercano di esorcizzarla, sia innovativi, che creano l’illusione di un’autosufficienza identitaria, meglio sarebbe dire ‘di comunità autonoma’. Contrastare il qualunquismo dovrebbe voler dire, per la sinistra del nostro paese, contrastare quella deteriore aderenza al peggior senso comune che non ha sbocchi di alcun tipo. Il qualunquismo comunque si ammanti (solitamente è né-né) è oggettivamente di destra per questo: l’opposizione, contro tutto e tutti, si fa solo all’interno del sistema. La sinistra che progetta un’alternativa di sistema è di fronte ad un bivio: o consegnarsi alla residualità testimoniale e insussistente, stritolata dal senso comune di massa che non riesce a progettare la trasformazione sociale; o porsi coscientemente come una parte della contraddizione del sistema stesso, per emancipare la coscienza di massa e lavorare per cambiare i rapporti di forza, che non si modificano solo per condizioni e scelte soggettive, ma per le materiali condizioni di vita che definiscono oggi il profilo di massa delle contraddizioni sociali. (fe.d.)

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