Così ha scritto de Martino nell'epilogo alla ricerca sul tarantismo, riecheggiando il suo stesso pellegrinaggio e le Egloghe di Virgilio ("Tu canti (o Virgilio) per i boschi di pini dell’ombroso Galeso", Properzio):
"Se la Terra del rimorso è la Puglia in quanto patria elettiva del tarantismo, i pellegrini che la visitarono nell'estate del '59 provenivano da una più vasta terra cui in fondo spetta lo stesso nome, una terra estesa fino ai confini del mondo abitato dagli uomini, e forse oltre, verso gli spazi che gli uomini si apprestano a conquistare: una terra tuttavia che è bella, perchè la vita è bella, almeno nella misura in cui, secondo il destino umano, è soccorsa dalla vigile memoria del passato e dalla prospettiva dell'avvenire; una terra, infine, che anche in questo ricorda la siticulosa Apulia, dagli ampi orizzonti segnati dalla polvere delle transumanze, ma che al termine del viaggio si apriva all'improvvisa fioritura degli orti di Taranto e al dolce Galeso ombreggiato di pini e bianco per le greggi che vi si specchiavano".
- LA DISTRUZIONE del RETROTERRA socio-culturale non è specifico della mia città, ma dell’intero sistema del profitto capitalista della in-civiltà industriale su cui basa l’intera sua impalcatura finanziaria e speculativa. La mia non è nostalgia passatista fuori tempo, ma la constatazione che questa in-civiltà, così ben analizzata da Marx, ha come conseguenza una mutazione antropologica degli esseri umani.
http://ferdinandodubla.blogspot.com/…/mutazione-antropologi…
Così come il passaggio dalla civiltà contadina alla struttura sociale della produzione di denaro per il denaro attraverso la mercificazione. Le proprie radici culturali affondate nel cosmopolitismo e non ritrovate, producono l’agnosticismo etico dell’uomo senza più qualita’, se non i rituali dell’espiazione dei sensi di colpa, le gite fuori porta per ritrovare il contatto con Gaia e Demetra, le movide giovanili come danze tribali per i culti a Dioniso, i fuochi artificiali per le feste di ogni giorno, come tutta artificiale è la relazione con l’altro. Un deserto della coscienza se non interviene la coscienza di classe.
- Consiglio alcune letture 📖 per inquadrare questi fenomeni curate dal mio amico e collega, lo storico Roberto Nistri, che non a caso è anche uno studioso del rito della taranta sulle tracce demartiniane.
http://ferdinandodubla.blogspot.com/…/le-terre-del-rimorso-…
I colori del Tarantismo
di Roberto Nistri (http://nistrikos.blogspot.it/search/label/Tarantismo)
- Oggi il “metalmezzadro” è diventato l’esorcista della memoria, l’uomo senza qualità che affonda nel cosmopolitismo le sue radici culturali, espiando la colpa sociale della cancellazione dell’identità.
E da qui dobbiamo ripartire.
Nessun commento:
Posta un commento