Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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martedì 25 ottobre 2022

UNA PIAZZA E I SUOI BRACCIANTI

 

Vi presentiamo il documentario di Pino Adriano (scritto e girato in collaborazione con Silvana Pintozzi) Braccianti a Minervino Murge, girato tra il 1978 e il 1979 (andato in onda sulla RAI il 3 marzo 1979) attraverso le recensioni apparse sull'Unità dell'epoca.

trascrizione dall'Unità del 3 marzo 1979

- Sulla Rete 1 un programma su Minervino Murge
Seconda puntata di Foto di gruppo che presenta questa volta un programma su Minervino Murge, centro agricolo pugliese. A Silvana Pintozzi e Pino Adriano abbiamo chiesto di illustrare la loro trasmissione.

- Arrivammo a Minervino Murge una sera di novembre all'imbrunire, a conclusione di un faticoso sopralluogo nel quadrilatero dell'Alta Murgia compreso tra le "città contadine" di Altamura, Gravina e Spinazzola e, appunto, Minervino. Il paese si affacciava come un balcone di pietra bianca dalla Murgia sassosa sulla fertile piana del Vulture, con le sue piccole case aguzze disposte longitudinalmente su file parallele come denti di una sega. Apparentemente intatto, non sembrava aver risentito delle devastazioni del tempo, nè degli effetti ben più disastrosi dell'emigrazione e del conseguente fittizio boom economico che aveva distrutto il tessuto urbano e sociale delle "città" consorelle. Imboccata l'arteria principale, arrivammo in piazza: gremita all'inverosimile da una folla di uomini di mezza età, con i volti bruciati dal sole che a noi sembravano tutti eguali, raggruppati a due e a tre, ronzava un brusio assordante. Un altoparlante annunciava una riunione sindacale per i braccianti e i piccoli contadini, mentre un cartello affisso sul portone della Biblioteca comunale comunicava per la stessa ora una seduta della costituenda Cooperativa agricola dei giovani disoccupati. "Finalmente!" ci dicemmo con animo sollevato. "Non solo un paese che vive ancora di agricoltura, ma con una gioventù piena di spirito d'iniziativa, che reagisce e si organizza in nuove forme produttive". E, con rinnovato entusiasmo, affrontammo la cooperativa e i rappresentanti sindacali.
Doveva essere quello il primo di ripetuti soggiorni che ci tennero a Minervino per più di due mesi durante i quali ci sforzammo di comprendere con pazienza e semplicità la realtà del paese. Il primo problema fu quello di convincere i minervinesi che eravamo là proprio per capire e raccontare la loro storia e non per girare un film di soggetto esotico ambientato nei vicoli saraceni della rocca. Pur spogliandoci d'ogni saccenteria, mostrammo documenti trovati negli archivi del comitato di solidarietà di Bari relativi ai processi subiti dai braccianti dal '54 al '60 per invasione di terre, blocchi stradali, radunate sediziose, ecc., raccontammo episodi rintracciati qua e là nella scarsa letteratura esistente, insistemmo per chiarire fatti avvolti nel mito: frequentammo i numerosi circoli ricreativi, i bar, sostammo ogni sera a lungo nella piazza, entrammo nelle case. Ci conquistammo una certa credibilità e conoscemmo autentici personaggi di straordinario interesse umano e sociale che, un episodio dopo l'altro, con dignità, grande efficacia espressiva e arguzia, ricucirono col filo della memoria, sulla base della propria esperienza personale, cinquant'anni di storia, dalle lotte antifasciste, all'insurrezione del dopoguerra, all'occupazione delle terre, al fallimento della Riforma agraria, alla massiccia emigrazione degli ultimi decenni. Braccianti e contadini poveri, da sempre in lotta per un pezzo di terra, per una giornata di lavoro, per il diritto di sopravvivere, segnati dalle profonde cicatrici di ripetute amare sconfitte, avviliti dall'ingiustizia dei governi e dal disinteresse del potere politico, oggi i minervinesi non credono più nella possibilità di cambiamenti radicali: "E' sempre la stessa storia", dicono. "Fame, lotta e galera! Non finirà mai!". E i giovani della cooperativa? Abbiamo seguito passo passo anche la loro vicenda e continuiamo a seguirla. Da più di un anno si battono per l'assegnazione di terreni comunali, contro tenaci e cieche opposizioni, contro intimidazioni e denunce, per dimostrare che anche a Minervino si può vivere dignitosamente senza sussidio di disoccupazione, senza pensione di invalidità, senza raccomandazioni politiche, senza emigrare. E' ancora "sempre la stessa storia" o forse l'inizio di un futuro diverso per quanto difficile? "Mah, forse..." dice il giovane bibliotecario.
"E' difficile, vivendo qui, circondati dall'abbandono e dalla sfiducia, avere sempre la forza, o l'illusione, di dire che domani sarà tutto diverso".

f.to Silvana Pintozzi e Pino Adriano

Il 5 marzo 1979 l''Unità si occuperà ancora del documentario con un articolo, sempre nella pagina degli spettacoli, dal titolo "Un paese in lotta da quattro generazioni", a firma p.c., in cui si legge: "Questi giovani non chiedono la 'proprietà del 'fazzoletto' di terra; si organizzano per poter restare, lavorare insieme sulla terra, con la forza che deriva dall'essere in tanti e uniti; mettono sotto accusa una politica che ha voluto il "miracolo economico" sulla pelle dell'agricoltura e delle aree interne; parlando di risorse, di programmazione, lo stesso linguaggio dei politici e degli economisti più avveduti".
ivi, pag. 6.

Su questo blog vedi anche 

LO SGUARDO DEL BRACCIANTE di MINERVINO in Ernesto de Martino


A Minervino era stato girato anche il film d’esordio di Lina Wertmuller, “I basilischi” (1963).


Il documentario (durata 1h11') è nella sezione Movie Subaltern del nostro canale video. Questo il link #documentario



Braccianti a Minervino Murge (BA) RAI 1





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