Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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venerdì 8 novembre 2024

TORNIAMO A GRAMSCI. E AL SOGGETTO POLITICO. RIVOLUZIONARIO. *

 


Gli studi subalterni permettono un’estensione delle categorie concettuali con cui si pensa, per agire politicamente, il presente storico, nè la loro reductio nè il loro dissolvimento.

Il proletariato viene esteso ai gruppi subalterni e, da astrazione di classe presupposta, diventa reale motore della lotta delle classi, perchè inserito nella contesa egemonica. Che è il vero grimaldello che Gramsci offre nel Quaderno 25 - “Ai margini della storia-Storia dei gruppi sociali subalterni“  / Il passaggio dalla subalternità all’egemonia è dato però dall’autonomia, che è politica ma anche culturale. Che fa scaturire la “soggettivazione”, il soggetto storico agente nella prassi. Gramsci non è un filosofo “innocuo”, depotenziato della sua carica eversiva, genericamente nazional-popolare. Gramsci è un pensatore e uomo politico d’azione, marxista e rivoluzionario. / fe.d.

SUBJETIVACIÓN, REBELIÓN SUBALTERNA, TRANSFORMACIÓN REVOLUCIONARIA



Secondo Modonesi, l’autonomia, l’indipendenza di classe, è il ponte tra la subalternità e l’egemonia. La costituzione del soggetto politico rende autonoma la classe. Il processo di “soggettivazione” rende capaci i gruppi subalterni di contesa egemonica, sviluppando un processo rivoluzionario, formando e interpretando una “volontà collettiva”. In questo senso il “moderno Principe” è il partito, organizzazione della classe. Riferimento concreto della filosofia della prassi, è innanzitutto la prassi politica. Che è prassi rivoluzionaria con la conquista dell’autonomia del soggetto e dei gruppi subalterni ricomposti dalla frantumazione e disgregazione. È l’autonomia che trasforma la subalternità in un’egemonia che è combinazione di coercizione e consenso: non nel senso dell’egemonia borghese.

 

Sul libro di * Massimo Modonesi, Gramsci e il soggetto politico, Bordeaux, 2024

“la costituzione del soggetto politico culmin[a] nella formazione di una volontà collettiva”.

“Le collettività diventano soggetti politici grazie a fattori fondamentali che si realizzano processualmente, si alimentano e si interconnettono: coscienza-volontà collettiva e organizzazione del partito”.

“è in definitiva la lotta di classe a regolare il processo storico e politico”.

pp.38-39

“La volontà collettiva, pur poggiando sul solido terreno dei rapporti sociali materiali, si nutre di catarsi e di passione, di miti e di utopie, elementi di cui Gramsci si appropria criticamente e che inserisce nella sua visione originale della configurazione del soggetto storico”.  p.41

 - La condizione subalterna non può configurarsi come ‘subalternismo’; sebbene bisogna considerare che la stessa condizione di frantumazione e divisione dei gruppi subalterni, derivata anche da una coscienza di classe latitante o primitiva, porta all’”assoggettamento” in assenza di “soggettivazione”. Un “assoggettamento” dovuto all’offensiva nella contesa egemonica del dominio di classe che muta e trasforma le relazioni sociali e i rapporti di dominio nella “rivoluzione passiva”: rivoluzione perchè trasformazione, passiva per l’”assoggettamento”, appunto, dei subalterni.

Con l’espressione “rivoluzione passiva”, coniata da Vincenzo Cuoco, “Gramsci intende inquadrare un progresso politico che si verifica come reazione delle classi dominanti all’emergere delle istanze dei gruppi subalterni, accogliendone parte delle rivendicazioni in un processo di assorbimento e di restaurazione”. (G.Tarascio, Nazione e Mezzogiorno, Ediesse, 2020, pag.15)

 

La critica alla propria condizione ‘esistenziale’ non porta deterministicamente alla critica agli assetti sociali che producono i ruoli e le posizioni sociali. È necessario allora che il processo di ‘soggettivazione’ abbia il ‘soggetto politico’ che ricomponga la frantumazione e disgregazione in autonomia e coscienza di classe.

 

“dalla concettualizzazione e caratterizzazione della condizione subalterna parte il filo rosso che porta dalla passività all’attività o all’attivazione, alla prassi, a cui corrispondono nei Quaderni le nozioni più concrete di ‘azione politica’ o ‘azione collettiva’, espressioni che Gramsci usa con una certa frequenza - più la prima che la seconda -, come quando afferma, ad esempio, che l’”azione politica tende appunto a far uscire le grandi moltitudini dalla passività” (Q7,6,857). “ p.41

In questo blog cfr.

Il problema del soggetto rivoluzionario e la natura dialettica del concetto di subalterno




a cura di Ferdinando Dubla, Subaltern studies Italia 

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