Gli
studi subalterni permettono un’estensione delle categorie concettuali con cui
si pensa, per agire politicamente, il presente storico, nè la loro reductio nè
il loro dissolvimento.
Il
proletariato viene esteso ai gruppi subalterni e, da astrazione di classe
presupposta, diventa reale motore della lotta delle classi, perchè inserito
nella contesa egemonica. Che è il vero grimaldello che Gramsci offre nel
Quaderno 25 - “Ai margini della storia-Storia dei gruppi sociali subalterni“ / Il passaggio dalla subalternità
all’egemonia è dato però dall’autonomia, che è politica ma anche culturale. Che
fa scaturire la “soggettivazione”, il soggetto storico agente nella prassi.
Gramsci non è un filosofo “innocuo”, depotenziato della sua carica eversiva,
genericamente nazional-popolare. Gramsci è un pensatore e uomo politico
d’azione, marxista e rivoluzionario. / fe.d.
Secondo Modonesi,
l’autonomia, l’indipendenza di classe, è il ponte tra la subalternità e
l’egemonia. La costituzione del soggetto politico rende autonoma la classe. Il
processo di “soggettivazione” rende capaci i gruppi subalterni di contesa
egemonica, sviluppando un processo rivoluzionario, formando e interpretando una
“volontà collettiva”. In questo senso il “moderno Principe” è il partito,
organizzazione della classe. Riferimento concreto della filosofia della prassi,
è innanzitutto la prassi politica. Che è prassi rivoluzionaria con la conquista
dell’autonomia del soggetto e dei gruppi subalterni ricomposti dalla
frantumazione e disgregazione. È l’autonomia che trasforma la subalternità in
un’egemonia che è combinazione di coercizione e consenso: non nel senso
dell’egemonia borghese.
Sul libro di * Massimo
Modonesi, Gramsci e il soggetto politico, Bordeaux, 2024
“la costituzione del
soggetto politico culmin[a] nella formazione di una volontà collettiva”.
“Le collettività
diventano soggetti politici grazie a fattori fondamentali che si realizzano
processualmente, si alimentano e si interconnettono: coscienza-volontà
collettiva e organizzazione del partito”.
“è in definitiva la
lotta di classe a regolare il processo storico e politico”.
pp.38-39
“La volontà collettiva,
pur poggiando sul solido terreno dei rapporti sociali materiali, si nutre di
catarsi e di passione, di miti e di utopie, elementi di cui Gramsci si
appropria criticamente e che inserisce nella sua visione originale della
configurazione del soggetto storico”.
p.41
- La condizione subalterna non può configurarsi come ‘subalternismo’; sebbene bisogna considerare che la stessa condizione di frantumazione e divisione dei gruppi subalterni, derivata anche da una coscienza di classe latitante o primitiva, porta all’”assoggettamento” in assenza di “soggettivazione”. Un “assoggettamento” dovuto all’offensiva nella contesa egemonica del dominio di classe che muta e trasforma le relazioni sociali e i rapporti di dominio nella “rivoluzione passiva”: rivoluzione perchè trasformazione, passiva per l’”assoggettamento”, appunto, dei subalterni.
⁃ Con l’espressione “rivoluzione passiva”, coniata da
Vincenzo Cuoco, “Gramsci intende inquadrare un progresso politico che si
verifica come reazione delle classi dominanti all’emergere delle istanze dei
gruppi subalterni, accogliendone parte delle rivendicazioni in un processo di
assorbimento e di restaurazione”. (G.Tarascio, Nazione e Mezzogiorno, Ediesse,
2020, pag.15)
La critica alla propria
condizione ‘esistenziale’ non porta deterministicamente alla critica agli
assetti sociali che producono i ruoli e le posizioni sociali. È necessario
allora che il processo di ‘soggettivazione’ abbia il ‘soggetto politico’ che
ricomponga la frantumazione e disgregazione in autonomia e coscienza di classe.
“dalla
concettualizzazione e caratterizzazione della condizione subalterna parte il
filo rosso che porta dalla passività all’attività o all’attivazione, alla
prassi, a cui corrispondono nei Quaderni le nozioni più concrete di ‘azione
politica’ o ‘azione collettiva’, espressioni che Gramsci usa con una certa frequenza
- più la prima che la seconda -, come quando afferma, ad esempio, che l’”azione
politica tende appunto a far uscire le grandi moltitudini dalla passività”
(Q7,6,857). “ p.41
In questo blog cfr.
Il problema del soggetto rivoluzionario e la natura dialettica del concetto di subalterno
a cura di Ferdinando Dubla, Subaltern studies Italia
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