'Frontismo'
cominternista e linea politica rivoluzionaria
Il quinto plenum
del Comitato Centrale del PCC del gennaio 1934 consolidò le posizioni di quei
dirigenti espressione delle politiche di Mosca: erano chiamati i “Ventotto
Bolscevichi” ed erano guidati da Wang
Ming *
Questo gruppo era
composto da membri del Partito Comunista Cinese che avevano studiato a Mosca
presso l'Università Comunista dei Lavoratori d’’Oriente e che erano fortemente
influenzati dalle politiche e dall'ideologia sovietica. Erano talvolta visti
come rappresentanti di un orientamento più ortodosso e allineato con l'Unione
Sovietica all'interno del partito.
Il
conflitto con Mao Zedong
Disaccordi
strategici: i “Ventotto
Bolscevichi,” guidati da Wang Ming, sostenevano strategie rivoluzionarie più in
linea con le direttive dell'Internazionale Comunista. Questo spesso contrastava
con le strategie di Mao, che enfatizzavano l'importanza della guerriglia rurale
e l'adattamento delle tattiche alle specifiche condizioni cinesi piuttosto che
seguire meccanicamente direttive esterne.
Rapporto
con l'Unione Sovietica: i “Ventotto Bolscevichi”
tendevano a mantenere una stretta adesione alle strategie e tattiche promosse
dall'Unione Sovietica e dall'Internazionale Comunista. Mao riteneva che
l'applicazione di strategie guidate da ortodossie interpretative del marxismo e
del leninismo fossero inappropriate per la realtà cinese che doveva ricercare
una via rivoluzionaria indipendente.
Ascesa
di Mao: nonostante il potere e l'influenza iniziale dei
“Ventotto Bolscevichi,” le strategie di Mao dimostrarono maggiore efficacia sul
campo, specialmente durante la Lunga Marcia (1934-1935) e il consolidamento delle forze comuniste
nelle aree rurali. Questo portò a un cambio di leadership e strategie, contribuendo
all'ascesa di Mao all'interno del partito. Mao infatti criticava i cosiddetti
“Ventotto Bolscevichi” per una certa rigidità e incapacità di comprendere le
realtà del contesto cinese rurale. Era una lotta tra “due linee”, che fu più
tardi teorizzata come tratto distintivo della lotta di classe interna.
Nel complesso, il
conflitto tra Mao e i “Ventotto Bolscevichi” rappresentava una lotta più ampia
per definire la direzione e le strategie del Partito Comunista Cinese durante
un periodo critico della sua storia.
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* Wang Ming, nato Chen Shaoyu (1904-1974) fu una figura importante
nel Partito Comunista Cinese (PCC) negli anni '30 e '40. Era uno dei leader dei
“Ventotto Bolscevichi”, giovani comunisti cinesi formati presso l'Università
Comunista dei Lavoratori d'Oriente a Mosca. Questo gruppo era noto per il suo
forte allineamento con le politiche del Comintern (Internazionale Comunista). Wang
Ming era noto per la sua vicinanza all'impostazione strategica sovietica. Nel
1956, si recò in Unione Sovietica per motivi di salute e non fece più ritorno
in Cina. Durante il suo soggiorno in Unione Sovietica, continuò a criticare il
maoismo e il percorso politico intrapreso da Mao Zedong. Wang Ming rimase in
Unione Sovietica fino alla sua morte nel 1974. La sua posizione critica verso
il maoismo e il suo esilio di fatto in URSS riflettono le profonde divisioni ideologiche
all'interno del Partito Comunista Cinese in quel periodo.
Nell'immagine del
1937 scattata a Yan'an, Mao Zedong e Wang Ming, due figure chiave del Partito
Comunista Cinese, sono fianco a fianco durante una fase cruciale della
rivoluzione cinese. Questo periodo a Yan'an è noto per il consolidamento del
potere di Mao e la definizione delle strategie che avrebbero guidato il partito
negli anni a venire. - foto da Wikipedia
La foto si riferisce a
un momento critico nelle dinamiche interne del Partito Comunista Cinese (PCC)
durante la seconda metà degli anni '30, quando le tensioni tra Wang Ming e Mao
Zedong emersero in modo significativo.
Contesto
e significato:
- Fronte Unito: si riferisce alla collaborazione tra il Partito
Comunista Cinese e il Kuomintang (KMT) contro l'invasione giapponese. C'erano
differenze di opinioni su come questa collaborazione dovesse essere gestita.
Wang Ming credeva fermamente nell'importanza di lavorare all'interno del quadro
dell'alleanza, mentre Mao insisteva sul mantenimento dell'indipendenza del PCC
e sulla flessibilità tattica.
- Conflitto strategico: la divergenza di opinioni rifletteva le
diverse strategie politiche di Wang Ming e Mao Zedong. Wang, sostenitore di un
approccio cooperativo con il KMT, seguiva le linee guida dell'Internazionale
comunista a Mosca, mentre Mao enfatizzava la necessità di consolidare il potere
e l'influenza del PCC indipendentemente dall'alleanza.
- La decisione di Wang
Ming di trasferirsi a Wuhan, mostrava la sua fede nel Fronte Unito, ma permise
a Mao di rafforzare la sua posizione a Yan'an, che era la base centrale del
PCC. Durante questo periodo, Mao riuscì a consolidare ulteriormente il suo
potere all'interno del partito.
- Le conseguenze: l'uscita di Wang Ming da Yan'an lasciò il campo
aperto a Mao per affermarsi come leader indiscusso all'interno del PCC durante
la Guerra di Resistenza contro il Giappone, conducendo il partito attraverso
una fase critica della sua evoluzione.
Il periodo in
discussione specificatamente risale alla fine degli anni '30, intorno al
1937-1938, durante la Seconda guerra sino-giapponese, un tempo di grande
tumulto e riorganizzazione politica sia per la Cina che per il Partito
Comunista Cinese.
La traiettoria politica
di Wang Ming fu particolarmente segnata dalla sua tensione con Mao Zedong. Dopo
lo scioglimento del Comintern nel 1943, le aspirazioni politiche di Wang
svanirono, costringendolo a subire sconfitte politiche durante il cosiddetto movimento di rettifica di Yan'an,
avviato da Mao nel 1942. Fu indotto a
confessare pubblicamente i suoi errori. Mao, su pressione dell'Unione
Sovietica, lo incluse però formalmente nel partito, ma con ruoli marginali.
PER
SEMPRE “UOMO DI MOSCA”
Dopo l'istituzione della
Repubblica Popolare Cinese nel 1949, Wang trovò un ruolo come direttore del
Comitato legale centrale del partito ma partì poi per Mosca nel 1956 per cure
mediche, non facendo più ritorno in Cina. In Unione Sovietica, Wang divenne
critico del PCC, specialmente durante le tensioni sino-sovietiche degli anni
'60 e '70. Mentre i suoi scritti offrirono preziose informazioni storiche sul
PCC, alla fine Wang evitò le conseguenze della Rivoluzione culturale, restando
a Mosca fino alla sua morte nel 1974.
Il
movimento rivoluzionario nei paesi coloniali - Discorso al VII Congresso
dell'Internazionale Comunista, 1935 di Wang Ming
Il discorso di Wang
Ming al VII Congresso dell'Internazionale Comunista nel 1935 è un'importante
testimonianza del ruolo delle colonie e dei movimenti rivoluzionari nel
contesto globale del comunismo. Durante questo congresso, Wang Ming sottolineò la
necessità di sostenere attivamente i movimenti indipendentisti e rivoluzionari
nei paesi coloniali come parte della lotta contro l'imperialismo
internazionale.
L'abstract del discorso
di Wang Ming:
1. Solidarietà internazionale: necessità di rafforzare l'unità e la
cooperazione tra i lavoratori di tutto il mondo e i movimenti di liberazione
nazionale nei paesi coloniali. Wang Ming sostenne che le lotte nelle colonie
erano strettamente legate alla lotta globale contro il capitalismo e dovevano
essere integrate nella strategia del movimento comunista internazionale.
2. Opposizione all'imperialismo: Wang mise in evidenza come l'imperialismo fosse una forza opprimente nei paesi coloniali, sfruttando risorse e popolazioni a proprio vantaggio. Egli sosteneva che il rovesciamento dei regimi imperialisti fosse essenziale per il progresso del socialismo mondiale.
3. Ruolo del Partito Comunista: Wang Ming enfatizzò l'importanza di
rafforzare i partiti comunisti nei paesi coloniali, così che potessero guidare
i movimenti di liberazione nazionale e svolgere un ruolo centrale nella
coscienza politica e nell’organizzazione delle masse.
4. Fronte Unito: come parte della linea generale del VII Congresso,
Wang Ming sottolineò la necessità per i comunisti di collaborare con altri
movimenti e forze progressiste nei paesi coloniali per formare un fronte unito
contro l'oppressione coloniale.
Il discorso di Wang
Ming rifletteva il consenso dell'Internazionale Comunista di quel tempo, che
vedeva nei movimenti nazionalisti dei paesi colonizzati un alleato chiave nella
lotta contro l'espansione imperialista e un contrappeso alle potenze
capitaliste occidentali. Questo approccio avrebbe avuto un impatto duraturo sui
movimenti comunisti nei paesi in via di sviluppo nel corso del XX secolo.
In
conclusione:
Wang Ming era un
dottrinario, aveva studiato a Mosca e a Mosca tornerà a vivere fino alla fine
dei suoi giorni, criticando Mao e la rivoluzione a cui pure aveva dato un
importante contributo passando da Yan’an. Come ‘capo’ dei ‘Ventotto
bolscevichi’ era una cinghia di trasmissione del Comintern e soprattutto
alfiere del ‘frontismo’, a cui lavorò alacremente. Fronte comune con i
nazionalisti di Chiang Kai-Shek del Kuomintang (KMT) in lotta permanente per
l’egemonia del movimento rivoluzionario a colpi di massacri e assassinii
mirati. Di comunisti. Ma che vide prevalere i comunisti maoisti proprio perchè
l’alleanza frontista fu considerata solo tattica contro l’invasione dei
giapponesi in Manciuria. E soprattutto perchè non furono sopraffatti
dall’approccio cominternista che si voleva 'ortodosso' rispetto alle idealità
marxiste del primato della forza motrice
della rivoluzione, il proletariato industriale. L’autonomia di Mao da
Stalin si misurò proprio sulla forza motrice della lotta di classe. In Cina,
era il mondo sterminato dei subalterni contadini poveri. /
a cura di
Ferdinando Dubla
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