Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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domenica 20 gennaio 2019

Il PCI verso le elezioni europee


* di Mauro Alboresi, Segretario nazionale PCI

Con l’avvicinarsi della scadenza elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, il Partito Comunista Italiano prosegue il proprio impegno politico e la propria iniziativa per la partecipazione del Partito alla competizione elettorale della prossima primavera. Abbiamo, in questi mesi, più volte contestato e denunciato i fondamenti stessi di un neobipolarismo, in Italia ed in Europa, tra forze europeiste – e, più precisamente, fedeli ai dettami neoliberisti che in questi anni hanno contribuito alla erosione e alla perdita dei diritti per i lavoratori, le donne, i giovani in ogni Paese della UE – e forze sedicenti “sovraniste”, ma, più realisticamente, forze politiche che propongono e praticano una “rottura”  da destra rispetto al quadro politico governato dalle forze più organiche al liberismo di cui sono pervasi i fondamenti ed i pilastri su cui si articola l’Unione europea: esse, infatti, non mettendo in discussione le logiche fondamentali del liberismo,  fondano la loro politica sullo Stato “minimo” in economia e “massimo” nella gestione dell’ordine pubblico, al fine di alimentare il proprio consenso sulla xenofobia, sul razzismo e sulla guerra tra poveri, rinnovando la propria sudditanza alla NATO in vista di un asse privilegiato con Trump e la sua politica internazionale. 
Con l’avvicinarsi della scadenza elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, il Partito Comunista Italiano prosegue il proprio impegno politico e la propria iniziativa per la partecipazione del Partito alla competizione elettorale della prossima primavera. Abbiamo, in questi mesi, più volte contestato e denunciato i fondamenti stessi di un neobipolarismo, in Italia ed in Europa, tra forze europeiste – e, più precisamente, fedeli ai dettami neoliberisti che in questi anni hanno contribuito alla erosione e alla perdita dei diritti per i lavoratori, le donne, i giovani in ogni Paese della UE – e forze sedicenti “sovraniste”, ma, più realisticamente, forze politiche che propongono e praticano una “rottura”  da destra rispetto al quadro politico governato dalle forze più organiche al liberismo di cui sono pervasi i fondamenti ed i pilastri su cui si articola l’Unione europea: esse, infatti, non mettendo in discussione le logiche fondamentali del liberismo,  fondano la loro politica sullo Stato “minimo” in economia e “massimo” nella gestione dell’ordine pubblico, al fine di alimentare il proprio consenso sulla xenofobia, sul razzismo e sulla guerra tra poveri, rinnovando la propria sudditanza alla NATO in vista di un asse privilegiato con Trump e la sua politica internazionale.
I comunisti denunciano questa falsa contrapposizione tra forza politiche che hanno, parimenti, annichilito e annichiliscono la sovranità della Istituzioni democratiche del Paese e del popolo, hanno confermato e confermano una piena sudditanza alla NATO e al polo imperialista irriformabile rappresentato dall’Unione europea, hanno praticato e praticano politiche antipopolari e liberiste.
L’unica proposta vera di rottura del quadro politico che ha governato e governa il nostro Paese, per il Pci, è la rottura con la NATO e con tutti i vincoli derivanti dall’Unione europea, su basi progressive, per riaffermare la superiorità del valore della Carta costituzionale su tutti i trattati internazionali che con essa sono incompatibili e da cui il nostro Paese deve necessariamente rescindere per inverare i diritti e le promesse di libertà della Costituzione repubblicana. Per farlo sono necessarie le politiche che abbiamo riassunto nello slogan “più Stato e meno mercato”: politiche di pace e cooperazione internazionale, che ripropongano l’intervento pubblico nell’economia, che riaffermino l’esigenza delle nazionalizzazioni, delle gestione e della programmazione dello Stato; condizioni irrinunciabili per una vera rottura con le politiche liberiste e per praticare politiche davvero a favore dei lavoratori.
Il Pci, ribadendo la propria volontà di ricercare convergenze politiche nell’ambito della sinistra di classe, fatta salva l’irrinunciabile autonomia politica ed organizzativa di ciascuna delle sue diverse componenti, ha posto e pone a discriminante del confronto i contenuti programmatici. In questa ottica, appaiono condivisibili e importanti i punti programmatici enucleati da Potere al popolo, con cui il nostro partito ha tenuto due incontri, e che Pap ha offerto alla discussione e al confronto politico.
L’esigenza della rottura coi trattati e coi vincoli rappresentati dall’Unione europea e dalla NATO, sono per noi comunisti condizioni ugualmente imprescindibili per realizzare un programma di alternativa, che esclude evidentemente la riproposizione di un neocentrosinistra o di “fronti repubblicani”. Siamo impegnati ad affermare la necessità di lottare in questa fase per un’alternativa di sistema, non una mera alternativa di governo, in cui diritti sociali e civili siano affermati e si rafforzino insieme. In questo quadro, la questione di genere non può che avere un valore fondamentale.
Il Pci, ribadendo la propria volontà ed il proprio impegno per la partecipazione in qualunque caso alla competizione elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo – anche con una propria lista – conferma il suo impegno per  l’unità tra le forze comuniste e della sinistra di classe, su contenuti chiari e di svolta radicale per il Paese e i lavoratori, unendo identità e organizzazioni, nel rispetto delle reciproche autonomie politiche ed organizzative, valorizzando visibilmente anche nelle simbologie le pluralità e le distinte identità, ma sulla base di un programma politico di vera alternativa.


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