L’orizzonte tracciato da Gramsci
costituisce un punto di partenza teorico indispensabile per lo studio dei
processi di soggettivazione politica e per implementare, rendere cioè adeguata
alle nuove forme della modernità, l’analisi marxista.
(a cura di Ferdinando Dubla, Subaltern studies Italia)
LA
SOGGETTIVAZIONE di MODONESI
Il concetto di subalterno elaborato da Antonio Gramsci ha offerto una prospettiva che ha permesso di aprire il quadro di analisi dei processi di soggettivizzazione politica. In termini thompsoniani, Gramsci concettualizzò la subalternità come esperienza della subordinazione, espressa dalla tensione tra accettazione/incorporazione e rifiuto/autonomizzazione dei rapporti di dominazione materializzata in una "disposizione ad agire come classe" che combina spontaneità e coscienza.
- La critica
che lo studioso messicano di Gramsci [profilo-1.] muove ai Subaltern studies
riguarda la questione di un soggetto politico che conquista, costruendola con
le lotte sociali, una coscienza rivoluzionaria e il rapporto con la cultura dei
dominatori. Per cui, senza l’analisi dialettica di queste relazioni,
subalternità assume o una connotazione generica, oppure si sovrappone ad
autonomia e antagonismo assumendo un significato ambiguo, all’origine forse
dovuta a una parziale (e dunque incompleta) conoscenza filologica del testo
gramsciano.
Quando
infatti si passa da una categorizzazione sociale a una politica, diventano fondamentali
le categorie gramsciane di egemonia, rivoluzione passiva, partito
dell’avanguardia rivoluzionaria (il partito comunista leninista “moderno
principe” che costruisce, con la coscienza di classe, l’egemonia dei
subalterni, che, da ‘gruppi disgregati’ diventano gruppi coesi e compatti verso
obiettivi e finalità strategiche) e senso comune, cioè la potenza materiale
dell’ideologia, classico esempio dell’intreccio dialettico indissolubile di
sovrastruttura e struttura nella lettura marxiana di Gramsci.
“Il rifiuto
dell’idea di una coscienza prettamente razionale, incarnata in India tanto dai
discorsi colonialisti quanto da quelli nazionalisti, porta la Scuola di Studi
Subalterni a riscattare le tradizioni premoderne - recuperando le riflessioni
di Gramsci sul folclore - come ambiti dell’azione collettiva e della politica.
(..) e lo stesso concetto di subalternità implica (.) un carattere relazionale
che esclude la possibilità di una piena autonomia, estranea all’interdipendenza
dai rapporti di dominazione,” per cui l’autodeterminazione del soggetto
subalterno risulta essere “in continua oscillazione tra la logica
dell’obbedienza e la possibilità del conflitto. (..) [Gramsci] tratta il
processo di soggettivazione assumendo la cultura popolare come punto di
partenza, come crogiolo di pratiche di resistenza. (..) Secondo Modonesi è
necessario stabilire un rapporto dialettico tra subalternità, antagonismo e
autonomia: “il conflitto è una risorsa e l’autonomia una conquista progressiva
e non uno stato di cose. (..) Nella nozione di subalternità usata e sviluppata
nelle ricerche della Scuola di Studi Subalterni scompaiono o si sfumano
dimensioni e articolazioni problematiche proposte dallo stesso Gramsci nei suoi
scritti: le classi, il potere, il vincolo tra soggetto sociale e soggetto
politico (il partito), le relazioni sociali che includono ma allo stesso tempo
superano il rapporto dominanti-subalterni in senso stretto (la società civile),
la forma di dominazione in senso ampio (egemonia), il ruolo degli intellettuali.”.
+
Modonesi
muove una critica motivata che è però stimolo ad ulteriori specificazioni e
approfondimenti sulla lettera di Gramsci e la lettura di Gramsci e delle sue
categorie analitiche in chiave di interpretazione della modernità, delle sue forme
caratterizzanti il dominio del capitalismo su scala imperialista e
multinazionale ma determinato nel concreto dalla sovranità dello stato-nazione.
Per cui diventa ineludibile affrontare il tema della resistenza cosciente o
passiva a quelle forme di dominio nelle sue varie stratificazioni (non a caso
Modonesi studia a fondo anche la categoria di ‘rivoluzione passiva’ in Gramsci)
[2.] e il partito-organizzazione dei subalterni capace di rendere operante la
ribellione dei dominati, partendo comunque dalle loro identità culturali e
dalle sedimentazioni di esse colte storicamente, uno dei perni su cui, appunto,
si strutturano gli stessi Subaltern studies.
+ Le
citazioni sono tratte da Massimo Modonesi, Subalternità Antagonismo Autonomia -
Marxismi e soggettivazione politica, Editori Riuniti, 2015, pp. 41/51.
1. Massimo Modonesi, Historiador, sociólogo de la política y latinoamericanista
Estudios
Maestro en
Estudios Latinoamericanos, Facultad de Ciencias Políticas y Sociales-UNAM,
México.
Dottore in
Scienze Politiche, Università degli Studi “La Sapienza”, Roma, Italia.
2. Revoluciones pasivas en América
Posted at IGS Archive: 03 Jan
2020
Originally published in Revoluciones pasivas en América | 2018
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