Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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lunedì 19 dicembre 2022

IL PARAGRAFO 5 del QUADERNO 25

 

Il commento di Joseph A. Buttigieg al §5 Q.25 dei Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci che ha ispirato la ricerca dei Subaltern studies in ambito internazionale

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Nessun gruppo sociale subalterno può superare la sua subalternità finchè non diventa capace “di uscire dalla fase economico-corporativa per elevarsi alla fase di egemonia politico-intellettuale nella società civile e diventare dominante nella società politica” 

(Antonio Gramsci, Q.4, ed. Einaudi, 1975, p.460) - - -

 

§5 Q.25

 

Criteri metodici. L’unità storica delle classi dirigenti avviene nello Stato e la storia di esse è essenzialmente la storia degli Stati e dei gruppi di Stati. Ma non bisogna credere che tale unità sia puramente giuridica e politica, sebbene anche questa forma di unità abbia la sua importanza e non solamente formale: l’unità storica fondamentale, per la sua concretezza, è il risultato dei rapporti organici tra Stato o società politica e «società civile». Le classi subalterne, per definizione, non sono unificate e non possono unificarsi finché non possono diventare «Stato»: la loro storia, pertanto, è intrecciata a quella della società civile, è una | funzione «disgregata» e discontinua della storia della società civile e, per questo tramite, della storia degli Stati o gruppi di Stati. Bisogna pertanto studiare: 1) il formarsi obbiettivo dei gruppi sociali subalterni, per lo sviluppo e i rivolgimenti che si verificano nel mondo della produzione economica, la loro diffusione quantitativa e la loro origine da gruppi sociali preesistenti, di cui conservano per un certo tempo la mentalità, l’ideologia e i fini; 2) il loro aderire attivamente o passivamente alle formazioni politiche dominanti, i tentativi di influire sui programmi di queste formazioni per imporre rivendicazioni proprie e le conseguenze che tali tentativi hanno nel determinare processi di decomposizione e di rinnovamento o di neoformazione; 3) la nascita di partiti nuovi dei gruppi dominanti per mantenere il consenso e il controllo dei gruppi subalterni; 4) le formazioni proprie dei gruppi subalterni per rivendicazioni di carattere ristretto e parziale; 5) le nuove formazioni che affermano l’autonomia dei gruppi subalterni ma nei vecchi quadri; 6) le formazioni che affermano l’autonomia integrale ecc. La lista di queste fasi può essere ancora precisata con fasi intermedie o con combinazioni di piú fasi. Lo storico deve notare e giustificare la linea di sviluppo verso l’autonomia integrale, dalle fasi piú primitive, deve notare ogni manifestazione del sorelliano «spirito di scissione».

Antonio Gramsci, Ai margini della storia. Storia dei gruppi sociali subalterni / cit. da edizioni Einaudi, 1975, p.2290

 

 

Il §5 del Quaderno 25 che ha ispirato il progetto di ricerca del Subaltern Studies Group, è molto più di un programma di studio storiografico. I sei punti elencati da Gramsci in quella nota rappresentano le fasi che i gruppi subalterni devono superare per arrivare a comprendere che devono avere le loro proprie organizzazioni, articolare le loro proprie posizioni (invece di lasciare agli altri di parlare in loro nome), uscire dalla mentalità corporativa e crescere fino al punto da diventare almeno potenzialmente “Stato”.

Joseph A. Buttigieg, Sulla categoria gramsciana di “subalterno”, 1997,  in Gramsci da un secolo all’altro, a cura di Giorgio Baratta e Guido Liguori, Editori Riuniti, 1999, p.36.






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