Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 7 dicembre 2022

LA SOCIETA' REGOLATA, NEXT REVOLUTION DI GRAMSCI

 

Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere

 

Nella dottrina dello Stato → società regolata, da una fase in cui Stato sarà uguale Governo, e Stato si identificherà con società civile, si dovrà passare a una fase di Stato - guardiano notturno, cioè di una organizzazione coercitiva che tutelerà lo sviluppo degli elementi di società regolata in continuo incremento, e pertanto riducente gradatamente i suoi interventi autoritari e coattivi. Né ciò può far pensare a un nuovo «liberalismo», sebbene sia per essere l’inizio di un’era di libertà organica. Quaderno 6 (VIII) 1930-1932 Miscellanea § 88. Stato gendarme - guardiano notturno, ecc. (ed.Gerratana, Einaudi, 1975, pag.764)


Marx inizia intellettualmente un’età storica che durerà probabilmente dei secoli, cioè fino alla sparizione della Società politica e all’avvento della Società regolata. Solo allora la sua concezione del mondo sarà superata (concezione della necessità, superata da concezione della libertà). Quaderno 7 (VII) 1930-1931 Appunti di filosofia II e Miscellanea § 33. Posizione del problema. (ed.Gerratana, Einaudi, 1975, pag.882)

 

Transizione dallo Stato integrale alla società regolata. Il tema è quello dei fini ultimi sottesi alla filosofia della prassi. In particolare, Gramsci riprende e per certi aspetti conduce a livello di categorizzazione concettuale le tesi di Lenin sul deperimento dello Stato socialista destinato a condurre verso la società socialista, dove la società si autogoverna senza più bisogno di interventi coercitivi. E si riconnette implicitamente al Marx dell'autogoverno comunista in cui  "il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti", all'autogoverno dei produttori del I libro de Il Capitale, al Marx ammiratore della Comune di Parigi.

Nelle note carcerarie ritroviamo l’idea di un processo in cui la contrazione dello Stato è direttamente proporzionale allo sviluppo della società regolata. La società regolata è una società autodeterminata, lo «Stato-coercizione si può immaginare esaurentesi» passando per una fase intermedia; una fase di

Stato-guardiano notturno, cioè di un’organizzazione coercitiva che tutelerà lo sviluppo degli elementi di società regolata in continuo incremento, e pertanto riducente gradatamente i suoi interventi autoritari e coattivi. Né ciò può far pensare a un nuovo “liberalismo”, sebbene sia per essere l’inizio di un’era di libertà organica.

 

"Nel Libro primo del Capitale, Marx chiarì che il «principio fondamentale» di questa «forma superiore di società» sarebbe stato il «pieno e libero sviluppo di ogni individuo». Ne La guerra civile in Francia, espresse la sua approvazione per le misure adottate dai comunardi che lasciavano «presagire la tendenza di un governo del popolo per il popolo». Più precisamente, nelle sue valutazioni circa le riforme politiche della Comune di Parigi, egli ritenne che «il vecchio governo centralizzato avrebbe dovuto cedere il passo, anche nelle province, all’autogoverno dei produttori». L’espressione venne ripresa negli Estratti e commenti critici a «Stato e anarchia» di Bakunin, dove specificò che un radicale cambiamento sociale avrebbe avuto «inizio con l’autogoverno della comunità»." 
(Marcello Musto, Il comunismo secondo Marx, in Su la testa, vol. 2021, n. 4, pag.92)

 

Libertà organica, dunque, da non confondere con la libertà individualistica. Libertà organica che significa tendenza a realizzare attraverso un «nuovo “conformismo dal basso”» una società in cui libertà e necessità coincideranno, dove la distanza tra autonomia e responsabilità e tra personalità libera e conformità al dovere tenderà ad annullarsi. + La società regolata teorizzata da Gramsci è una comunità incentrata sull’«uomo-collettivo».

 

+ Come sottolinea Nicola Badaloni, «si tratta di incorporare la volontà individuale in quella collettiva, col minimo di costrizione compatibile col maturarsi della nuova civiltà dei produttori»,

cfr. Nicola Badaloni, Il marxismo di Gramsci, Einaudi, 1977, p. 168.


a cura di Subaltern studies Italia







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