Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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lunedì 9 gennaio 2023

CATEGORIE PER UNA TEORIA DELLA SUBALTERNITA'

 

Clelia Bartoli è tra le studiose più rigorose e autrice creativa dei Subaltern studies internazionali e, per l'analisi delle categorie di Gramsci, applicata a una teoria generale della subalternità, degli studi subalterni in Italia. Sue le definizioni della figura di subalterno nella modernità, di subalternità nelle sue plurime dimensioni (la “doppia subalternità”) e l’accostamento della traccia filosofico-politica gramsciana all’’onnilateralità” di matrice marxiana della personalità umana in chiave psicologica e antropologica. /

 

"Un collettivo di studiosi indiani, nei primi anni ‘80, ha ripreso il progetto gramsciano di una storia dei subalterni dando avvio ad una corrente di studi denominata appunto subaltern studies

L’’86 fu (.) un anno significativo per i subaltern studies anche perchè cominciarono a destare interesse oltre i confini dell’India. Ma il vero boom di popolarità avvenne nel 1993, quando Ranajit Guha si legò al progetto culturale di critica al colonialismo promosso da Bernard S. Cohn. + L’adesione a questa impresa intellettuale veniva avvertita dai suoi fautori come una lotta effettiva contro la modernità coloniale per assicurare un miglior futuro al popolo dei subalterni, imparando ad ascoltarli, permettendo loro di parlare, rievocando il potere che li ha marginalizzati e documentando il loro passato. Questo sforzo critico investì non solo i contenuti della storia coloniale, ma anche la metodologia della ricerca storiografica. In definitiva il processo di assimilazione dei subaltern studies nell’accademia mondiale ha comportato tanto un loro incasellamento, e forse imbrigliamento, in filoni di studio già affermati, quanto un’espansione dei campi di applicazione. "

+ Bernard S. Cohn (1928-2003) è stato un antropologo americano e studioso del colonialismo britannico in India (ndr

Clelia Bartoli, La teoria della subalternità e il caso dei dalit in India, Rubettino, 2008, pag. 39,

dalla nota 7, ibidem

 

“ <Subalterno> è colui che è concausa della propria subordinazione, non per una tendenza masochistica ma per una svantaggiosa rappresentazione di sè e dei rapporti sociali in cui è coinvolto. (..) I subalterni sono quel residuo di umanità che la pubblicistica messaggera di un nuovo corso ha bisogno di dimenticare.”

ibid., pp. 70-71.

 

DIMENSIONI DELLA SUBALTERNITÀ

 

Non disporre di uno spazio di arbitrio, mancare della cognizione del futuro, non avere conoscenza delle cause e degli effetti della propria azione, non essere informato sulle ragioni o le norme che producono una reazione ai propri atti, non essere padroni dei mezzi necessari ad agire o non averne padronanza, non avere libertà nemmeno su se stessi, sul modo di pensarsi, forgiare desideri conformi ad un’immagine svilente di sé, queste diverse dimensioni della subalternità sono accomunate (..) da un’espropriazione della capacità d’azione e rappresentazione.

 

Clelia Bartoli, ibid.pag.60

 

I CODICI EGEMONICI

 

Il successo ottenuto dagli studiosi della subalternità, presso diversi settori disciplinari e in numerosi paesi, ha ulteriormente esteso e articolato le potenzialità semantiche della loro terminologia. ‘Subalterno’ viene così a designare chiunque sia escluso dall’accesso alla mobilità sociale in ascesa. E tale esclusione è dovuta al fatto che il subalterno abita un sistema di dominio che non gli consegna alcuno strumento per partecipare al controllo del potere. Egli non può comprendere, nè esprimersi, nè tanto meno essere compreso, perchè escluso dalla produzione e dalla padronanza dei codici egemonici.

 

Clelia Bartoli, ibid. pag.40.

 

clelia.bartoli@unipa.it - Dip. di Scienze giuridiche, Palermo

 

a cura di #SubalternStudiesItalia





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