Appendice:
Pasolini e le culture subalterne
corso di
Antropologia filosofica - prof. Ferdinando Dubla (lezione 3.)
Università della Libera Età - Taranto
Ernesto
de Martino (1908-1965) intraprende il suo percorso intellettuale con lo
storicismo di Benedetto Croce, per il tramite di Adolfo Omodeo. Ma già nella sua prima opera,
Naturalismo e storicismo nell'etnologia (1941) scritto a trenta anni nel chiuso
clima angusto culturale del fascismo, il suo storicismo è uno storicismo
dialettico non idealistico. Lo studio etnologico, infatti, gli permette di
concepire la natura antropologica come dato modificabile dalla storia e non come
immutabile e permanente. Il disegno crociano di concepire la storia attraverso
le categorie concettuali dello spirito e della libertà, si aprono al mondo
della cultura dei popoli e da lì l’astuzia della ragione (Hegel) e il movimento
“progressivo” della civiltà della storia ‘lineare’ (storicismo idealistico) si
infrangono sugli scogli dell’atavico e dell’ancestrale del ‘primitivo’ [già il
pre-logismo di Lévy-Bruhl, ‘La mentalità primitiva” (1922)] in cui il dualismo
natura-cultura viene risolto dalla storicizzazione antropologica dell’inchiesta
sul campo. De Martino dunque vuole viaggiare, ma non come il turista alla
ricerca di esotismi della civiltà perduta, ma come ricercatore delle tracce del
mondo senza storia.
abstract: Ernesto de Martino è un
intellettuale di rilievo internazionale, il cui lavoro ha significativamente
influenzato l'etnologia attraverso una comprensione storica delle culture.
Formatosi nello storicismo di Benedetto Croce tramite Adolfo Omodeo, de Martino
sviluppa un proprio approccio critico, adottando uno storicismo dialettico
piuttosto che idealistico. Critica l'idealismo di Croce, proponendo una visione
dinamica della cultura, intrinsecamente legata alla storia e soggetta a
cambiamenti nel tempo. Il suo metodo dialettico usa la storicizzazione per
superare il dualismo natura-cultura, esplorando le culture tradizionali per
capire come queste abbiano affrontato le loro problematiche esistenziali e
storiche. Rifiutando visioni etnocentriche della storia, de Martino si oppone
alle concezioni di Lévy-Bruhl sulla “mentalità primitiva” e adotta un approccio
più autentico e storico tramite l’inchiesta sul campo. L’etnologo di origine
partenopea (quanto importante pochi lo hanno messo in rilievo) enfatizza la
comprensione delle culture “senza storia” valorizzando la diversità culturale
come fondamentale per la storia umana e spinge a riconsiderare le stesse
nozioni di ‘sviluppo‘ e ‘progresso‘. La sua visione unisce storicismo e
antropologia esistenziale, influenzata dal pensiero di Heidegger, e distingue
tra storicismo idealistico e dialettico, ponendo la volontà umana di
trascendere la storia al centro del suo pensiero. / fe.d.
Carla
Pasquinelli legge Naturalismo e
storicismo nell’etnologia di Ernesto de Martino
Appendice: Pasolini e le culture subalterne
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