Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 17 ottobre 2009

Tagli di civiltà e di cultura

Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza
(Socrate)

Lo spazio pubblico della scuola è sotto attacco. E lo è da diversi punti di vista, tanto che il fenomeno dell’espulsione dei precari ‘storici’ costituisce solo la punta dell’iceberg, drammatico ed esemplificativo. Si vuol far passare il problema del precariato come ‘problema umanitario’, semmai di una necessità di ammortizzatori sociali, risolto (?) con i vergognosi ‘contratti di disponibilità’, che hanno visto contraria la sola CGIL. Ma ciò che si tace, è che senza questi ‘precari’ la scuola non avrebbe funzionato, e che senza questo indispensabile e prezioso personale della scuola non può esserci futuro per la qualità didattica e per la formazione adeguata delle nostre giovani generazioni. Tutto procede in questa maniera: sul tema della scuola è palese l’occultamento ‘ideologico’ (in senso marxiano) dei dati di fatto empirici, la falsificazione sistematica degli obiettivi veri, la costruzione di una ‘falsa coscienza’ delle classi dominanti del nostro paese.
La matrice di quest’attacco inaudito ha due facce: quella economica dei tagli selvaggi, della progressiva pauperizzazione strutturale (ammantata ideologicamente con il termine ‘razionalizzazione’) e quella culturale, nel senso che alla alfabetizzazione culturale di massa si vuole sostituire la cultura dell’impresa, del mercato, del denaro (ammantata ideologicamente con il termine ‘liberalizzazione’). Naturalmente si procede sulla testa di studenti, docenti, famiglie, dirigenti, personale della scuola. Ma con grave danno per tutti, per l’intero tessuto culturale del nostro paese. Per rendere organico l’attacco e innescare processi scarsamente reversibili, è necessario, all’attuale ministro dell’Istruzione e ai suoi mandanti Tremonti e Berlusconi, investire della politica di tagli e di deculturalizzazione la scuola secondaria superiore. Nella cosiddetta ‘riforma’ non si trova traccia di reali innovazioni pedagogiche, ma solo un goffo ricorso al linguaggio delle nuove tecnologie informatiche e telematiche, un involucro-simulacro, una forma ‘vuota’ in cui ridurre ai minimi termini gli impianti disciplinari e contenutistici. Ridurre, dunque: ridurre il numero dei professori, ridurre le discipline, ridurre l’orario per ridurre il tempo di permanenza a scuola; la revisione degli ordinamenti scolastici prevedono che il tetto massimo orario per gli istituti tecnici e professionali passi da 40 a 32, con l’abolizione degli esami di qualifica del terzo anno. La ‘razionalizzazione’ gelminiana prevede inoltre la ridefinizione dei criteri e dei parametri che presiedono alla formazione delle classi: incremento del rapporto alunni/docenti e alunni/classe; superamento delle attività di co-docenza e contenimento delle attività in compresenza tra docenti di teoria e insegnanti tecnico-pratici di laboratorio (riduzione del 30%); determinazione dell’organico dei docenti relativo ai corsi per l’istruzione degli adulti che tenga conto della serie storica degli alunni scrutinati e non di quelli iscritti, il che in parole povere significherà la scomparsa quasi totale dei corsi serali per l’istruzione degli adulti e degli studenti-lavoratori; accorpamento delle classi di concorso ai fini di una maggiore flessibilità nell’impiego dei docenti. Per completare, si prevede la riduzione nel triennio 2009/11 del 17% della consistenza del personale ATA determinata per l’anno scolastico 2007/08, il che appunto significa conseguentemente meno attività di laboratorio e di impiego della struttura scolastica, mattutino e pomeridiano.
La grancassa mediatico-propagandistica che accompagna gli annunci di Mariastar non sono sufficienti ad occultare, nascondere, mistificare la politica della tagliola che ancora più pesantemente si abbatterà, se non si ferma questa programmata demolizione, ancora più forte dal 2010. Il Consiglio dei Ministri, tra uno scandalo di escort e l’altro, è riuscito ad approvare, nel giugno scorso, questo disegno demolitore degli indirizzi della secondaria superiore. Da 400 indirizzi si passa a 6 licei con 10 opzioni per gli studenti. Due le new entry: il liceo musicale e coreutico e il liceo delle scienze umane. Il nuovo modello partirà gradualmente, coinvolgendo dall’anno scolastico 2010-2011 le prime e le seconde classi; entrerà a regime nel 2013.
La ’riforma’ spazza via gli attuali 396 indirizzi sperimentali, i 51 progetti assistiti dal ministero e le tantissime sperimentazioni attivate e propone sei licei: il liceo artistico, articolato in tre indirizzi (arti figurative, architettura-design-ambiente, audiovisivo-multimedia-scenografia); il liceo classico (sarà introdotto l'insegnamento di una lingua straniera per l'intero quinquennio); il liceo scientifico (oltre al normale indirizzo le scuole potranno attivare l'opzione scientifico-tecnologica, dove 'salta' il latino); il liceo linguistico (tre lingue straniere, dalla terza liceo un insegnamento non linguistico sarà impartito in lingua straniera e dalla quarta liceo un secondo insegnamento sarà impartito in lingua straniera); il liceo musicale e coreutico, articolato appunto nelle due sezioni musicale e coreutica (inizialmente saranno istituite 40 sezioni musicali e 10 coreutiche); infine, il liceo delle scienze umane che sostituisce il liceo sociopsicopedagogico, portando a regime le sperimentazioni avviate negli anni scorsi (le scuole potranno attivare un'opzione sezione economico-sociale, dove non è previsto lo studio del latino). Ed è proprio prendendo in esame quest’ultimo indirizzo che si rivela l’inconsistenza culturale dell’operazione berlusconian-gelminiana. Un caso eclatante, di specie.

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