Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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venerdì 24 giugno 2022

ASPRO MONTANO: CAULONIA - - La “Repubblica rossa”, la Repubblica dei subalterni del Sud 2.parte

 

la 1a parte post blog 17 giugno 2022 

http://ferdinandodubla.blogspot.com/2022/06/aspro-montano-la-breve-vita-della.html

I SUBALTERNI E CAVALLARO -  PROGRAMMA RIVOLUZIONARIO E REAZIONE - SCRIVEMMO - LA BIOGRAFIA DI CAVALLARO - CEDERE A UN CAFONE




I SUBALTERNI E CAVALLARO

Gli stessi che lavoravano con i signorotti di Caulonia, braccianti, contadini, zappatori, non potevano fare a meno di sentire il suo richiamo e, a volte, succedeva che non obbedissero più con rassegnazione ai padroni, non chinassero più la testa come avevano sempre fatto, ma cominciassero a capire che avevano anch'essi dei diritti, e quello che prima facevano supinamente, come se fosse una condanna del destino, quei soprusi che prima sopportavano a testa bassa, adesso cominciavano a dar loro fastidio, cominciavano a farli ragionare, a renderli consapevoli della propria dignità di persona. E allora i rapporti col padrone diventavano difficili, non erano più scontati e succedeva che si ribellassero. La responsabilità di ciò veniva attribuita a Cavallaro.


Alessandro Cavallaro, Operazione "Armi ai partigiani" - I segreti del Pci e la Repubblica di Caulonia, Rubbettino, 2009, pp.45-46




PROGRAMMA RIVOLUZIONARIO E REAZIONE nel settembre 1944

La delibera del Comune di Caulonia a firma del Sindaco Pasquale Cavallaro del 2 settembre 1944 (foto 1.) di esproprio delle terre demaniali abusivamente acquisite dai grandi proprietari terrieri

- Era il primo passo di un’azione che mirava, (..), alla formazione di cooperative di braccianti e contadini per affidargliene la gestione. Ma l’obiettivo che si proponeva l’amministrazione comunale non era solo questo: in un secondo momento vi era anche l’intenzione di procedere alla spartizione dei grandi latifondi della borghesia agraria, molto spesso ingranditi ai danni della povera gente, che per futili motivi era costretta a cedere la poca terra che aveva per “quattro soldi” o perchè, addirittura, le veniva estorta con mezzi illeciti.

Si trattava di un programma rivoluzionario, che infiammava gli animi delle masse bracciantili e contadine , ma che, allo stesso tempo, faceva aumentare a dismisura l'odio padronale nei confronti della nuova amministrazione popolare e, soprattutto, nei confronti di Cavallaro, che ai loro occhi era il principale responsabile di quella situazione, che aveva fomentato quelle attese da parte del popolo, e messo in pericolo le loro ricchezze e la loro secolare supremazia nei confronti degli strati sociali più deboli della popolazione. Odio che si trasformò subito in strategia per riappropriarsi del potere , attraverso azioni che seminassero scompiglio e disorientamento fra le organizzazioni della sinistra , per indurle, con provocazioni continue, a perdere il controllo di se stesse e abbandonarsi ad atti sconsiderati, che portassero alla fine dell'amministrazione.

Ivi, pag.74

SCRIVEMMO

“Scrivemmo per la sola gioia di parlare di una civiltà, quella contadina, che stava per scomparire e della quale noi volevamo che rimanessero delle tracce; molta ingenuità, si può osservare, perché le tracce (e che tracce!) sarebbero rimaste anche senza il nostro piccolo contributo. Solo che eravamo giovanissimi e letteralmente affascinati, quasi abbagliati, da quel mondo ricco di umanità intensa. Quel mondo ha operato in noi come un grande mito travolgendoci totalmente.”


Frammartino Nicola a Vito Teti, in Vito Teti, Terra inquieta - Per un'antropologia dell'erranza meridionale; Rubettino, 2015, cit. da e.book, referre “La memoria della rivolta”

 

Biblio: Ammendolia I., Frammartino N., La Repubblica rossa di Caulonia . Il Sud tra brigantaggio e rivoluzione, Casa del libro di Reggio Calabria, 1975

 

Era il 1975, un periodo di grandi mutamenti, segnato da una modernizzazione veloce quanto incompiuta, ma anche da una riscoperta del passato e della tradizione che scatenava nostalgie ed entusiasmi. In quegli anni, la concezione del folklore come cultura di contestazione era incarnata da Luigi Maria Lombardi Satriani e da altri giovani studiosi, che lavoravano sulla lezione di Antonio Gramsci ed Ernesto De Martino. Il mondo popolare tornava al centro del dibattito culturale e politico grazie anche a una rilettura degli intellettuali meridionalisti degli anni Cinquanta, allo studio di comunità e paesi del Sud, ispirato dal Cristo si è fermato ad Eboli di Carlo Levi, all’esperienza di Umberto Zanotti Bianco e ai testi di Danilo Dolci, Rocco Scotellaro e Giovanni Russo. Sullo sfondo, il post-strutturalismo francese e l’antropologia americana permettevano di mettere meglio a fuoco gli oggetti d’analisi delle nuove forme di un nuovo folklore di cui diventavano protagonisti i giovani figli acculturati di emigrati e appartenenti ai ceti popolari. La memoria delle lotte contadine fu un aspetto centrale di quel processo: alimentata da personaggi come Enzo Misefari e Paolo Cinanni, eccezionali protagonisti delle occupazioni delle terre e dirigenti del PCI, che ho avuto il privilegio, in quegli anni, di registrare e accompagnare nei loro viaggi di “ritorno” nei latifondi occupati, poi messi a coltura, e adesso abbandonati. (..) Nel Sessantotto e negli anni Settanta la rivolta di Caulonia, ma soprattutto le lotte contadine per le terre, rappresentarono un elemento reale e mitico della contestazione giovanile.

Vito Teti, op.cit., ivi

 

LA BIOGRAFIA DI CAVALLARO - referre

 


La biografia di Pasquale Cavallaro, a cura dell' Istituto Calabrese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea, pubblicato il 25 febbraio 2020 in

https://www.icsaicstoria.it/cavallaro-pasquale/

 

CEDERE A UN CAFONE

Quella giornata così ricca di eventi, che avevano trasformato una manifestazione in una rivolta, si concluse la sera con un paese sotto assedio. Nessuno poteva più entrare o uscire liberamente e per farlo occorreva un regolare permesso di circolazione, necessario come lasciapassare da mostrare alle varie squadre addette al controllo. in una di queste squadre si imbattè un tal rappresentante della locale aristocrazia terriera , tristemente famoso per l'uso spregiudicato che aveva fatto del potere nei confronti della povera gente. Egli scendeva nei pressi della porta Sant'Antonio, ostentando indifferenza, quando lo fermò un giovane, chiamato "Nandu 'i Muzza", un popolano che più volte aveva dovuto sopportare, senza potersi difendere, le angherie e i soprusi di costui e, nonostante ardesse dal desiderio di fargli pagare tutte in una volta le sue malefatte, si limitò soltanto, visto che non aveva il permesso di circolazione , a invitarlo a tornare indietro, ma quello, sicuro di sè e del  timore che di solito incuteva all'umile gente, continuò per la sua strada. Non si rese conto che là, in una situazione straordinaria che si proponeva di sconvolgere i canoni tradizionali dei rapporti di classe, egli non faceva più paura e, allora, la mano profana del volgo si alzò minacciosa sul volto gentile del "signurinu", che, allibito, non credeva ai propri occhi. Scornato e gonfio d'ira, non gli restò che tornarsene a casa, avendo dovuto, per la prima volta in vita sua, cedere a un cafone.

Alessandro Cavallaro, ivi, pp.104-105.


Pasquale Cavallaro (1891-1973)

Caulonia (RC) 

foto dal link 

Sud e Democrazia : la “Repubblica di Caulonia” ed il sogno di Pasquale Cavallaro 
di Francesco Rizza

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