Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 22 febbraio 2023

SUBALTERN THEOLOGY, LA PRASSI DEGLI OPPRESSI

 

Cristianesimo e marxismo, croce e rivoluzione, eguaglianza e fraternità, pace e guerra, violenza e non-violenza, umanesimo religioso e umanesimo laico, conseguenze politiche del teismo e dell’ateismo, sono solo alcuni dei temi, oggi analizzati dagli studi subalterni con la Subaltern Theology, sottesi alle fondamenta filosofiche della teologia della liberazione. / Use tag.: #lacrocedellarivoluzione  #SubalternTheology

LA CROCE DELLA RIVOLUZIONE (1.)

I concetti di collettivo e comunità di base sono le fondamenta della teologia della liberazione (Gutierrez, Leonard Boff). L’incontro tra cristianesimo e socialismo rivoluzionari, superamento della distinzione tra umanesimo religioso e umanesimo ateistico e laico, è nel riscatto degli oppressi, nella liberazione dei gruppi subalterni, nella concreta solidarietà - fratellanza e nella contemporanea presa di coscienza della possibile autodeterminazione popolare contro le classi dominanti. La comunità dell’Isolotto di Firenze (don Enzo Mazzi, padre Balducci) negli anni 1954-1969, può essere inscritta a pieno titolo come esperienza della teologia della liberazione italiana.

La teologia fase suprema della filosofia. Ma della liberazione. Dopo la sussunzione medievale dell’ancella filosofica alla “scienza di Dio”, il dibattito sugli universali, innescato dalla cosiddetta «sententia vocum» di Roscellino di Compiègne (1050-1120) aveva sviluppato una sovrapposizione tra logica e misticismo, tra il nome delle cose e la loro essenza, derivata dalla loro stessa esistenza reale. Filosoficamente il problema verrà posto come la liberazione dell’essere, poi della ‘persona’: ma non più solo spirituale o secondariamente materiale, ma primariamente materiale. La teologia della liberazione, dunque, filosoficamente risolve la possibile divaricazione tra liberazione dell’individuo e liberazione collettiva, tra uguaglianza materiale di critica al classismo sociale e la fratellanza universale di azzeramento del classismo sociale. Che per i teologi della liberazione, significò, a leggere i loro scritti (Gustavo Gutierrez, Leonard Boff, Hans Kung, Hugo Assmann in particolare) una costante interlocuzione con il marxismo e con le idealità socialiste, fino alla identificazione rivoluzionaria: può essere il cristianesimo uno strumento della rivoluzione? Può, il cristianesimo, portare la croce della rivoluzione? Oltre la contingenza storica della sua diffusione in America Latina negli anni ‘70 e ‘80 del Novecento, lo spessore teoretico della teologia risulta essere una filosofia, come il materialismo storico e il comunismo dell’uomo ‘onnilaterale’ di Marx, della liberazione. (1. continua) / fe.d.

SUBALTERN THEOLOGY

Dobbiamo impegnarci per la liberazione di quanti sono stati spogliati del diritto legittimo di essere persone. La nostra missione consiste in questo: insieme agli esclusi del continente, la cui povertà non è una situazione naturale ma il prodotto di un crudele sistema sociale; insieme a quegli strati sociali totalmente depauperati dal sistema; insieme alle culture disprezzate e agli indigeni autoctoni discriminati, dobbiamo impegnarci nella ricerca di soluzioni adeguate ai molteplici problemi che il popolo sta vivendo! Un impegno quindi vólto alla liberazione, al cui contesto non sono estranee conquiste come la miglior distribuzione dei frutti del progresso, con in testa lo sradicamento della fame, il diritto a un’istruzione di base, uguaglianza reale. Dobbiamo lottare perchè venga abolita l’unilaterale divisione del lavoro, la costante dipendenza dei popoli sottosviluppati dalle nazioni industrializzate, affinchè vengano abolite le ingiuste condizioni sociali esterne ed interne. Un impegno per la liberazione, affinchè attraverso questa diventi possibile un nuovo modo di essere uomini e di essere cristiani: non attraverso la mera compassione o generose opere di misericordia, o attraverso solo riforme superficiali, ma affinchè si renda possibile ed effettiva la nascita di un “uomo nuovo” in un contesto sociale rinnovato, realmente giusto, fraterno e libero a tutti gli effetti.

Hans Küng, da Essere cristiani significa essere umani in modo radicale, in Boff, Küng, Greinacher, Il grido degli ultimi - La chiesa dei poveri tra nord e sud del mondo, Datanews, 1997 (ed.or.1995)  pag.36

LA PRASSI LIBERATRICE

 Il termine «Teologia della liberazione» risale a una conferenza tenuta da Gustavo Gutiérrez nel 1968 a Chimbote, nel Nord del Perù. Il termine poi dà il titolo al suo libro Teología de la liberación del 1971 e con esso acquisisce notorietà in tutto il mondo. La decima edizione riveduta del libro (1992) è preceduta anche da un’ampia introduzione. In essa l’autore chiarisce il significato di alcuni termini, passibili di malintesi: come, ad esempio, quello di opzione preferenziale per i poveri, di lotta di classe, di teoria della dipendenza e di peccato strutturale e sociale. (..) La Teologia della liberazione intende il lavoro teologico come partecipazione attiva, pratica – e pertanto trasformatrice – all’agire liberante integrale, complessivo inaugurato da Dio, grazie al quale l’agire storico dell’uomo è reso capace e chiamato a servizio della liberazione e dell’umanizzazione dell’uomo stesso. (..) le grandi conferenze dell’episcopato latinoamericano di Medellín (1968), Puebla (1979) e Santo Domingo (1992) hanno inteso se stesse come messa in pratica e realizzazione dello sviluppo complessivo della teologia cattolica del XX secolo, nel contesto socio-culturale e spirituale del subcontinente latinoamericano. Per questo è risultata essenziale la nuova comprensione della chiesa a partire dal Vaticano II che si diffuse in tutta l’America Latina. È quella concezione conciliare di chiesa del tutto incompatibile con la divisione – risalente al periodo coloniale e i cui effetti si fanno sentire ancora oggi – tra una cerchia ristretta di responsabili, vescovi, presbiteri e religiosi appartenenti alla popolazione bianca o, rispettivamente, ai missionari stranieri da un lato; e, dall’altro, una popolazione originaria passiva – composta dai cosiddetti indios autoctoni, dai discendenti degli schiavi di colore e dai meticci – considerata immatura e alla quale vengono offerti unicamente dei riti religiosi. /

da Gustavo Gutiérrez - G.L. Müller, Dalla parte dei poveri - Teologia della liberazione teologia della chiesa, Emi, Bologna, 2013, cit. da ed.digitale, cap.2 §1.

- Una nuova comprensione della teologia: riflessione teologica al servizio della prassi liberatrice di Dio. / Nonostante tentativi dell’ultimo Gutiérrez e di molti teorici della teologia della liberazione di rientrare nella comunità ecclesiale a pieno titolo, dopo scomuniche, abiure, anatemi, pentitismo e ‘irriducibili’, il debito di questa teologia con il marxismo è evidente, e, piuttosto che accusa, ne è un punto di merito: il fondamento teoretico ‘primo’ della teologia subalternista è una filosofia della prassi, utilizzando un’espressione cara a Labriola e Gramsci, la prassi degli oppressi, una Subaltern Theory.

 

SUBALTERN THEOLOGY E Il MOVIMENTO DEI PRETI OPERAI (PO)

Riteniamo convintamente che la comunità dell’Isolotto di Firenze animata da don Enzo Mazzi (incontrato personalmente nel 1977 nella biblioteca afferente la parrocchia tuttora attiva del quartiere), la rivista ‘Testimonianze‘ di  padre Ernesto Balducci e il movimento dei preti-operai (per diretta conoscenza durante il tirocinio di teoria politica e filosofia all’Università di Firenze) possano considerarsi espressioni contestuali a pieno titolo del movimento internazionale della teologia della liberazione inaugurato in America Latina da Gustavo Gutierrez e Leonard Boff. / fe.d.

Per quanto riguarda il movimento PO, esso fu fondato in Francia dal cardinale Suhard. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1949 (lo stesso anno in cui un decreto del Sant’Uffizio colpiva con la scomunica i comunisti e i loro simpatizzanti), la Mission de France fu guardata con sospetto dai responsabili romani e nel settembre del 1953 fu decretata la chiusura del seminario della Missione, dove si formavano i futuri preti operai, mentre nel gennaio del ’54 arrivò il provvedimento definitivo voluto da Pio XII: l’obbligo per i preti di lasciare il lavoro entro il termine ultimo del primo marzo “sotto pena di sanzioni gravi”.


PRETI OPERAI. LE ORIGINI (1.)


Avversati e/o scomunicati in ogni modo, quella dei preti operai non fu una “stagione”, ma l’emblema del movimento carsico di trasformazione rivoluzionaria degli anni ‘60 e ‘70 del Novecento. L’origine di questa importante figura di soggettività antagonista è in Francia. Si deve al cardinale Emmanuel Suhard (1874-1949) vescovo di Parigi nel 1940. Consapevole dell’indifferentismo agnostico maggioritario, un “sostanziale paganesimo” nella classe operaia e nel mondo subalterno, in particolare della banlieue parigina, si fece promotore di un ‘missionarismo’ laburista e a questo scopo fondò la Missione operaia di Parigi dalla quale uscirono, nel 1944, i primi preti operai. Accanto a Suhard, l’abate Henri Godin, morto troppo presto (1906-1944), ma, già assistente della Jeunesse ouvrière catholique, autore del libro considerato storicamente il fondamento del movimento PO (Preti Operai), “Francia, terra di missione?”, or. La France, pays de mission? (Les Éditions du Cerf, Paris, 1943) -

https://openlibrary.org/authors/OL126753A/Henri_Godin

 

Giuseppina Vitale, Il prete, la professione e la fabbrica. Soggettività e memoria dei preti operai, Studium, 2021

 /scheda/

 La vicenda dei preti operai copre un ventennio chiave del “Secolo breve”. L’esperienza lavorativa di alcuni sacerdoti italiani – ispirati dai precoci confratelli d’Oltralpe – pone le basi per una nuova teologia laica, guidata dalle stesse azioni di trasformazione storica che, nel corso del “Lungo Sessantotto”, hanno investito tutta l’Europa. Il volume intende ricostruire non soltanto una breve esperienza religiosa e anche politica, ma soprattutto la memoria di alcuni protagonisti dell’epoca. Attraverso le interviste a Roberto Fiorini, Luigi Consonni, Beppe Manni, Sandro Vesce, Carlo Carlevaris, Louis Magnin, Luigi Sonnenfeld e Giuseppe Dossetti jr., l’autrice intende creare una sorta di affresco capace di miscelare le azioni, i sentimenti, i ricordi con l’intricato contesto storico degli anni Sessanta e Settanta del Novecento.

 

PRETI OPERAI, UNA SCELTA DI CLASSE

 

Soprattutto l’influenza del movimento studentesco portarono una parte consistente del dissenso ecclesiale a compiere una scelta di classe, persino a schierarsi contro una Chiesa di classe. Nella Chiesa si sviluppò una sorta di coscienza critica che permise la permanenza di molti giovani e la proliferazione di una “teologia laica” che coinvolse pienamente le vite dei sacerdoti al lavoro.

Giuseppina Vitale, op.cit., pag.15

 

Subaltern studies Italia tornerà ad occuparsi dei preti operai, colonna subalternista, in particolare attraverso le biografie di esponenti del movimento italiano, come Sirio Politi, Bruno Borghi, Renzo Fanfani, attivi in Toscana - vedi  https://youtu.be/ynlQCPi95pU

trailer al docu-film realizzato dal regista Massimo Tarducci nel 2021 con il contributo e il patrocinio della Regione Toscana).

 

#SubalternStudiesItalia,  Use tag.: #pretioperai

 

Su questo blog vedi anche

I SUBALTERNI DI GUTIERREZ (Teologia della liberazione)

http://ferdinandodubla.blogspot.com/2023/01/i-subalterni-di-gutierrez-teologia.html

[ Conscientização ] La "coscientizzazione" in Paulo Freire

http://ferdinandodubla.blogspot.com/2021/04/conscientizacao-la-coscientizzazione-in.html

TEOLOGIA della LIBERAZIONE, TEOLOGIA DO OPRIMIDO [dedicato a Camilo Torres Restrepo (1929/ +1966)]

http://ferdinandodubla.blogspot.com/2021/04/teologia-della-liberazione-teologia-do.html

 

a cura di Ferdinando Dubla, Subaltern studies Italia - Appunti per convegno della Scuola di Filosofia  "Giulio Cesare Vanini" di Manduria, 28 febbraio 2023- https://t.me/scuolafilosofiaVanini













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